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Autore: I Fiori del Male    06/04/2014    3 recensioni
Un urlo penetrante d’un tratto rompe il silenzio della nostra casa.
E’ Katniss, e proviene dal salotto; così dalla mia stanza per dipingere in fondo al corridoio mi precipito da lei per capire cosa sia accaduto.
Nella luce del tramonto che tanto amo e che tinge di arancio ogni angolo del soggiorno in questo momento, la vedo in ginocchio a terra, il capo chino ...
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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P.S. : C’è una melodia che vorrei ascoltaste mentre leggete, ed è questa: https://www.youtube.com/watch?v=6skk15tyDkE
 



Un urlo penetrante d’un tratto rompe il silenzio della nostra casa.

E’ Katniss, e proviene dal salotto; così dalla mia stanza per dipingere in fondo al corridoio mi precipito da lei per capire cosa sia accaduto.
Nella luce del tramonto che tanto amo e che tinge di arancio ogni angolo del soggiorno in questo momento, la vedo in ginocchio a terra, il capo chino, le mani strette sulla pancia gonfia.

- Peeta... – sussurra. Deve avermi sentito arrivare, ma non si volta. Muovo qualche passo verso di lei ma alza di scatto una mano.

- No! Non avvicinarti... –

Per un attimo lo stomaco mi si stringe in una morsa. Katniss ha ancora paura di me, dopo tutti questi anni. Pensa ancora che potrei brandire un coltello contro di lei, come feci nei primi giorni della nostra convivenza. Pensa che potrei davvero fare del male al nostro bambino.  Stringo i pugni per impedire che la rabbia prenda il sopravvento: d’altronde ha ragione ad aver paura di ciò in cui sono stato trasformato.
Poi, senza togliere le mani dalla pancia, alza il viso e volge a me lo sguardo.

- Peeta... questa cosa... si muove! –

D’un tratto capisco. Sento i muscoli rilassarsi mentre sorrido.

- Peeta... dev’essere un ibrido! Lo è per forza! Capitol City deve averlo impiantato dentro di me per uccidermi definitivamente! –

Scuoto la testa, continuando a sorridere. Forse si offenderà per il mio atteggiamento, ma in questo momento io sono l’uomo più felice di Panem. Il mio bambino si è mosso per la prima volta. Guardo Katniss, ancora in preda al panico. Io sono l’ultimo che possa dire di non capire il suo terrore. La paura che le cose non siano cambiate, che partorire possa ancora significare consegnare agli Hunger Games l’ennesima vittima.
Mi tremano le labbra e ho gli occhi lucidi.

- Peeta, cosa...? –

Mi avvicino a lei, lentamente, e la vedo spalancare gli occhi, terrorizzata.

- No, Peeta, non voglio che ti faccia del male! Non potrei sopportarlo ancora! –

Scuoto la testa e m’inginocchio accanto a lei.

- Ascolta. – dico, premendo di più la sua mano sulla pancia, assieme alla mia.  – Chiudi gli occhi però. –  La vedo esitare, ma poi decide di fare come le dico senza discutere. Ha le mani fredde, le sento gelide contro la mia pelle, ma ben presto vengono scaldate dalle mie e dalla sua stessa pancia in cui si agita una vita. Ce ne stiamo per un attimo così, lei dubbiosa e ancora spaventata, il respiro corto. Io sempre più felice di essere ancora vivo, nonostante tutto.

- Che cosa senti? – chiedo.
 



Peeta sembra non aver paura dell’ibrido che sta crescendo nel mio corpo, e non capisco come possa starsene tanto tranquillo, ma spinta dalla sua calma faccio proprio quel che mi dice.
A occhi chiusi, nel silenzio che è tornato ad avvolgere la nostra casa dopo le mie grida, posso sentire un battito costante e regolare.
Un cuore. Mi ritrovo a chiedermi se sia il mio o quello della creatura che abita dentro di me.

- Lo senti? – chiede Peeta. Annuisco.

- E non ti ricorda niente? –

Non mi serve pensare a una risposta ed evidentemente nemmeno serve a Peeta che io davvero gliene dia una. Questo suono è ciò che accompagna le mie notti da quindici anni. Un cuore che batte. Una vita, quella di Peeta, che nonostante tutto va avanti. E’ il suono più bello del mondo insieme alla voce di mio padre, al fischio della piccola Rue e al verso delle ghiandaie imitatrici.

- Ascolta Katniss, questo è il nostro bambino, non un ibrido. – Mi rassicura.

-Ma... se fosse davvero il nostro bambino, Capitol me l’avrebbe già portato via, come ha fatto con te! – esclamo, certa di aver ragione. C’è qualcosa di troppo... bello, in tutto questo, perché possa durare.

- Nessuno te lo porterà via. Capitol come la ricordi tu non esiste più. Gli Hunger Games sono finiti, le arene sono state distrutte. – mi ripete per l’ennesima volta, stringendomi ora tra le braccia e dondolandoci entrambi, avanti e indietro.

- Ti chiami Katniss Everdeen... –

- Mi chiamo Katniss Everdeen. –

- Hai trentadue anni... –

- Ho trentadue anni. –

- Sei mia moglie... –

- Sono tua moglie. –

- Vivi nella nuova Panem... –

- Vivo nella nuova Panem. –

- Questo è tuo figlio... –

- Questo è mio figlio. –

- Io, Peeta Mellark, vi amerò e vi proteggerò entrambi per sempre. –

Lo guardo. Non riesco mai ad abituarmi all’idea che mi confessi il suo amore con tanta leggerezza, anche se siamo sposati ormai da tanto. Ancora mi tormenta il ricordo di quei giorni in cui era così lontano da farmi credere di essermi immaginata ogni cosa; e spesso mi sveglio di soprassalto la notte, convinta di essere sola, di esserlo sempre stata.
Ma lo trovo sempre li, di fronte ai miei occhi, e capisco quello che voleva dire lui tanti anni fa, quando mi confessò che non aveva bisogno di svegliare anche me quando veniva scosso dagli incubi; perché gli bastava sapere che non ero sparita, che ero rimasta con lui.

Mi alzo, tentando di nascondere in qualche modo il viso in fiamme, ma Peeta si alza con me, stringendomi le mani. Non ha finito ancora.

- ... E tu mi ami. Vero o falso? – chiede.

Prendo una sua mano e la poggio su quella pancia che ora non mi pare più minacciosa mentre rifletto su quanto fossero sciocchi, sconclusionati i miei pensieri. Lui la accarezza dolcemente. Mi sporgo per raggiungere le sue labbra. Le sfioro con un bacio leggero, soffiandoci sopra, in un sussurro:

- Vero. –
 
 

*ANGOLO AUTRICE*

:) Be, che dirvi? Sono giornate, queste, in cui ho estremo bisogno di fluff. Questo ovviamente si riflette sulle mie storie. Ecco da dove nasce "Vita", da questo mio bisogno e dal fatto che a un certo punto mi è venuta voglia di scrivere in qualche modo di quel momento in cui Katniss si è sentita pervadere da quel terrore "antico quanto la vita stessa", e tuttavia in qualche strano modo anche meraviglioso.
Spero che questa breve storia vi sia piaciuta :)  Fatemelo sapere! :) 

Grazie mille a MatitaGialla che come sempre provvede al betaggio :) Vi consiglio di passare da lei a leggere le sue storie, che sono davvero belle! :D 

Un bacio :*  
   
 
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