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Autore: tribute12g    06/04/2014    2 recensioni
Piccola OS senza pretese. Ovviamente Everlark, i miei preferiti.
Il tutto è ambientato dopo la guerra. Troviamo una Katniss come sempre dubbiosa e un Peeta come sempre dolce.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lo guardo mentre prepara una torta.  Guardo le sue mani, tanto distruttive quanto dolci e morbide.  Senza staccagli gli occhi di dosso gli vado incontro. Sposto delicatamente la torta e lo guardo.
«Vuoi venire nei boschi con me?» 
Lui accenna un sorriso e lascia tutto quello che aveva in mano. 
Usciamo dal Villaggio dei Vincitori e ci dirigiamo alla rete ormai non più elettrificata.  Ci passiamo sotto e dopo poco raggiungiamo il tronco cavo dove custodisco ancora il mio vecchio arco, lo prendo e ci addentriamo nel folto degli alberi. Lui si guarda intorno. C'era già stato qualche volta nei boschi ma non era mai andato più lontano di venti metri dalla recinzione.
Riesco a vedere nei suoi occhi la voglia di mettere su tela quel verde brillante con un tramonto all'orizzonte, di estraniarsi dal mondo per dipingere. 
Rimaniamo in silenzio per un po', so che è ancora arrabbiato con me, ma vuole fare di tutto per non darmelo a vedere.
  Giorni fa mi ha rivelato di volere una famiglia e io mi sono alzata e me ne sono andata, rimanendo per giorni nei boschi, facendo avanti e indietro dalla casetta al lago.
Durante quel lasso di tempo ho riflettuto, ho urlato e pianto. Finalmente avevo deciso. Peeta si meritava una famiglia, dei figli, e io ero finalmente pronta ad accontentarlo. 
Quando tornai a casa lo vidi sul divano che accarezzava Ranuncolo con il volto rigato di lacrime, e a quel punto gli ho detto si, ma a lui deve essere parso come un contentino e non mi ha rivolto la parola. 
«Dove vuoi portarmi Katniss?»
«Ora lo vedrai». Scosto le fronde che ci separavano dai nostra meta e ci troviamo davanti il laghetto, luccicante e pieno di vita. 
«Sediamoci» dico.
Raccolgo qualche mora, delle foglie di menta e le dividiamo in silenzio. Anche perché come puoi parlare avendo un'esplosione di sapore il bocca?
«Penso che farò a breve una torta alle more e menta, sono deliziose» dice Peeta
Lo guardo mentre pensa a come sarà la sua torta e mentre lo guardo capisco che è il momento di parlare.
«Peeta, ti devo dire una cosa molto importante. Io desidero veramente un figlio da te. Ci ho riflettuto sopra e mi dispiace averti fatto penare così tanto. Ha sempre avuto ragione Haymitch: potrei vivere cento vite e non ti meriterei ancora...»
Inaspettatamente lui avvicina il suo volto al mio e mi bacia dolcemente e mi chiede se la casetta abbandonata è tanto distante.
«No basta seguire quel sentiero e ce là ritroviamo davanti dopo 200 metri.»
«Perfetto».
Faccio per alzarmi ma lui mi prende in braccio; quelle forti braccia mi hanno protetto in tante notti sui treni, tante notti al villaggio... Eppure mi stupisco ogni volta della loro potenza. 
Dopo poco ci ritroviamo nella casetta. L'ho rimessa a nuovo. Non ho molto da fare al 12 così quando sono veramente annoiata vengo qua e la metto apposto. Ho sostituito i vetro rotti, aggiunto un tavolo con delle sedie e una branda abbastanza grande per due persone. Ho tolto il nido di una Ghiandaia Chiacchierona dal camino e ogni tanto metto in dispensa qualche scatoletta di cibo.  Delle foglie di menta e timo sono appoggiate sul davanzale della finestra e sprigionano un profumo meraviglioso.
«Cosa ci facciamo qui Peeta?» chiedo.
«Nulla in particolare, iniziavo solo ad avere un po' di freddo ma, non avevo ancora voglia di tornare a casa.»
Lui si avvicina al caminetto e con dei fiammiferi accende la legna, mentre io mi sdraio sulla branda a guardare fuori dalla finestra. Ad un certo punto sento che lui è sdraiato accanto a me così mi volto per guardarlo negli occhi. Azzurro. Un cielo estivo dentro i suoi occhi. In quel momento sento la fame della prima arena e della seconda che mi salgono dalle viscere fino al cervello. Gli prendo il viso tra la mani e inizio a baciarlo.
Ora non c'è nessun Banchetto a interromperci e nemmeno qualcuno che vuole montare la guardia al posto nostro. Lascio libero il mio istinto e lui fa lo stesso. 
Ci avvinghiamo sotto il sottile lenzuolo e dopo un po' inizio a sentire dolore, subito seguito da un brivido di piacere che mi scuote le membra. 
«Ti amo Peeta» sussurro. «Ti amo Katniss».

  Mi sveglio con in cinguettio degli uccelli e il profumo di pane nell'aria. Siamo ancora nella casetta ma Peeta deve aver trovato la strada per tornare al Villaggio. Ora é qui che affetta delle pagnotte. 
Mi alzo dalla branda e un dolore lancinante nel basso ventre mi costringe a sedermi, ma subito dopo si affievolisce, così mi rialzo. Mi guardo nel riflesso della finestra, mi sciolgo la treccia e la rifaccio, poi mi volto a guardare Peeta, che mi sorride porgendomi del pane. Lo assaggio e riconosco il gusto delicato della menta e quello un po' aspro della mora. Finiamo il pane e ritorniamo al Villaggio. 

                                                                            * Un anno dopo *

Sono le tre del mattino e questa paperella bionda ci ha svegliati piangendo. 
Peeta si alza, la prende dalla sua culla, torna a letto con la bambina in braccio e inizia ad accarezzarle il viso. Poi si gira verso di me e mi dice «Canta».
Non cantavo davvero da molto tempo e penso di essere arrugginita ma al contrario le note mi escono da sole. Bastano pochi versi di Deep In The Meadow che la bambina si riaddormenta tra le braccia di suo padre.
Mentre cantavo piangevo.
Ripensavo alle volte in cui cantavo a Prim quella ninna nanna, per tranquillizzarla. 
Ora la canterò ad un'altra Prim. 
Primrose Mellark, nostra figlia.






*Angolino del tributo*

non mangiatemi se fa schifo ma l'ho scritta alle 4 di domenica mattina ahahaha.

beh grazie per essere arrivati fin qui C:
  
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