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Autore: Mauriziana    06/04/2014    0 recensioni
la storia si sviluppa nel tempo ed è una riflessione su sentimenti ed emozioni di una persona innamorata, o che crede di esserlo, probabilmente non corrisposta
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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~~senza rete

Devo parlare con te, altrimenti perdo la ragione.
Credevo di averla ritrovata, almeno in parte, ma non è così purtroppo.
Mi sono illusa, giuro! Ho continuato ad illudermi che avresti risposto.
Non ho una intelligenza brillante come la tua, ma non voglio nemmeno sottostimarla.
Ho sognato che stavi male e ti ho telefonato.
Avevo paura mentre componevo il tuo numero e mi tremavano le mani.
Non credere che sia una passeggiata telefonare a chi ti ha detto, esplicitamente, che preferisce che tu non chiami più.
Non potevo nemmeno immaginare la tua reazione.
Ma la necessità di sapere se stavi bene, ha vinto qualunque altra remora.
All’altro capo del filo non risponde nessuno. Poco dopo squilla il telefono.
E’ inconfondibilmente la tua voce che dice di avere trovato il numero sul…non so come si chiama!
Ho un attimo ( ? ) di smarrimento, così contenta di ascoltare la tua voce da non riuscire a connettere i pensieri.
Stupita ti dico – Sono  Giulia…
E tu – Devo andare a fare lezione…non ti sei più fatta sentire…tu come stai?
Io cerco di recuperare tempo, non riesco a parlare.
Ti richiamo per dirti come sto…
- Meglio di sera – aggiungi.
Non ha cancellato anche questo numero! Posso richiamarlo!
Ma tu perché hai richiamato me? Non ricordavi che era il mio?
Penso, forse no, chissà chi credeva che fosse!
Io sono sempre più basita.
Non è la cosa più ovvia da farsi per me, chiamare qualcuno che non vuole essere chiamato.
Non solo: chiamare qualcuno che non risponde alle tue lettere che sono tutte, indistintamente, l’espressione di una donna disperatamente innamorata
Ti richiamo, con identico patema d’animo, la domenica. Ho bisogno di sapere come stai.
E mi restituisci ciò che temevo. Stai male.
Da ultimo ti chiedo se posso richiamarti qualche volta, rispondi di sì.
Ti faceva piacere sentire una voce amica?
Ne dubito. O avevi dimenticato che era la voce di chi ti aveva rivoltato addosso l’anima come un calzino…
Ti scrivo.
Ho davvero bisogno di capire. Ne va della mia salute mentale, anche se tu non lo sai.
Mi hai mandato tanti messaggi tutti frustranti tanto sono stati evasivi e vaghi.
A partire da Fai uso della tua intelligenza e salta la forma per afferrare il significato. Così semplifichiamo le cose.
Ho pensato di essere stupida. Cosa mai avrei dovuto afferrare? Cosa avrebbe dovuto suggerirmi la mia intelligenza?
Ti stavo dicendo che credevo di provare amore per te e tu mi rispondi  - Fai uso della tua intelligenza?
Intelligenza per capire cosa?
E dici a me di essere chiara e diretta?
Credo di esserlo sempre stata.
Se c’è qualcuno che ha tergiversato non sono stata io, credo.
Posso sbagliare. Lo so!
Più avanti mi dici – 2 più 2 uguale 4.-
Pronto?
Quale due più due uguale quattro?
A cosa ti riferisci?
E lo ripeti due, tre volte e io continuo a non capire.
Per non parlare poi degli scimpanzé!!!!
Cazzo! Non puoi darmi modo di intelligere?
Mi ripeti, allo sfinimento, che ti dispiace se sono ancora innamorata di te, ma non sai cosa farci.
Hai ragione.
Non si può costringere chicchessia a nutrire sentimenti che non si provano. Che diamine! Ci mancherebbe!
Rispondi per compassione? Provi pena per me?
E’ possibile. Tu hai una sincera disponibilità nei confronti degli altri. Anche un’intensa compassione: anche tu proietti i tuoi sentimenti sugli altri: anche tu vuoi credere il meglio degli altri. Tu hai nobili sentimenti Massimo.
Io lo so.
Vado oltre. Credo di sapere ( e anche in questo caso posso sbagliare) che tu hai anche un forte bisogno di eccitamento emotivo e di romanticismo.
La tua inquietudine emotiva, la tua insistenza nel salvaguardare la tua solitudine, denotano, secondo me, la tendenza a non lasciarsi amare perché forse ti è necessario uscire, in modo spasmodico, da ogni impegno emotivo…
Tu hai paura di essere ferito e paura di essere rifiutato.
Cerchi, inconsciamente, di fare fronte ai tuoi sentimenti mandando questo messaggio – Io non ho bisogno di te.-
All’altro arriva – Non ho bisogno della tua presenza.-
Tu vuoi provocare rifiuto, temi di essere vulnerabile se  ti scopri. E hai paura di fare male.
Poi leggo : Ho ricevuto il tuo e- mail ieri sera ma non sono riuscito ad aprirlo. Le linee, quando funzionano, lo fanno con una certa decenza al mattino presto.
Poi…la lentezza, diventa impossibile da gestire.
Dapprima leggo superficialmente.
Poi mi chiedo: perché vuole farmi sapere che non è riuscito ad aprirlo?
Sì, può essere soltanto curioso di leggere quanto gli scrivo.
Ma quel poi e quei puntini…
E io che vorrei, vorrei…mi metto nei tuoi panni, che sono sempre e solo i miei, semplicemente proiettati…penso che mi manderebbe letteralmente fuori di testa se delle linee del cazzo mi impedissero di leggere quanto tu mi hai scritto.
Leggo e rileggo all’istupidimento, alternando euforia a depressione. Sì? No? Sì? No?
Sì! Perché no? Aggiungi che non vuoi farmi male, che non hai voglia di parlare, che ti ho scritto lettere profonde, che non te la senti.
E ancora.
Non può dirmi che mi vuole bene dopo averlo negato per anni.
Mi hai mandato per due volte due e- mail tronchi.
Io ci ho letto la tensione di chi vorrebbe scrivere, ma non vorrebbe, si dice di no, e invece di eliminare, spedisce e poi si trova gioco forza a spedirne altri due frettolosamente.
Riprendo il filo delle parole.
Ha ragione, se fosse così mi incazzerei tantissimo! Mi sono incazzata tantissimo! Sei uno stronzo! Sei uno stronzo!
E poi mi dico. Ma se anche fosse così, se per lui non era cosa, ha voluto solamente aiutarti se ti ha scritto – Mi pare di averti risposto in modo chiaro molto tempo fa. La risposta era negativa allora e lo è adesso. E mi dispiace per la sofferenza che ti provoca, Ma non so che cosa farci. Non era questo che chiedevi?
Io leggo le parole ma non le ascolto. Perché ascolto la disperazione che credo di leggere.
Quanto deve esserti costato? Quanto male ti sei fatto? Quanto sei stato male?
E non sono più arrabbiata…mi ci vuole un po’, ma non sono più arrabbiata.
Ti mando un messaggio breve. Provo a dirti malamente – Ti prendo per mano, sono qui con te.
E aggiungo: Se però tu pensi che sia rincoglionita, non rispondere.
Ma è pure vero che sono anche rincoglionita!
Ma non hai risposto però.
Mi sono illusa che la determinazione e la forza del mio amore avrebbero sciolto la corazza che impedisce alla tua passione di esplodere. L’ho sentita pulsare nella mia testa.
Evidentemente non ti ho amato abbastanza.
Spero per te che sia riuscito almeno ad incrinare la corazza.
E spero che starai bene.
E anche se mi sono sbagliata, non mi interessa.
Questo è il Massimo che amo. Non toccarlo.

 

  
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