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Autore: Solstitia    06/04/2014    1 recensioni
Non per tutte le persone amare è così semplice, soprattutto se ti innamori proprio della persona sbagliata.
Iris questa cosa l'ha capita da molto, eppure non riesce a rinunciare a questo folle amore. Se in più, aggiungiamo anche un destino che non ne vuole sapere di stare al suo posto, cosa mai potrebbe succedere?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Quando si mette d'impegno,
il destino fa guai






 

 

È ufficiale. Sono le 10.30 e io ho già perso le prime due ore di lezione all'università. Perfetto, tanto era il primo giorno di scuola, quindi no, non dovevo fare buona impressione ai professori presentandomi alle loro lezioni!

A questo punto faccio prima ad andare direttamente al lavoro. Magari mi pagano per qualche ora in più.

Apro l'armadio in camera mia e opto per una camicia bianca semitrasparente e una gonna nera con le converse abbinate. Prima di uscire di casa, mi do un'occhiata allo specchio.

I miei lunghi capelli neri sono legati in una coda alta, con qualche ciuffo libero qua e là; mi sono truccata, se così si può dire, con un semplice filo di matita nera per evidenziare i miei occhi verdi. Ho sempre avuto la fortuna di avere la pelle candida come la neve, perfetta, senza necessità di applicare correttori o fondo tinta.

Afferro la mia borsa, chiudo a chiave il mio piccolo insulso appartamento e scendo a piedi i cinque piani che mi separano dall'uscita.

Lavoro nella pasticceria MakeAWish, la cui proprietaria, una donna sulla sessantina, dopo aver saputo la mia storia, mi aveva assunto senza farmi troppo domande.

D'altronde, se volevo assicurarmi almeno tre pasti al giorno, dovevo lavorare. Mia madre morì quando avevo ancora sei anni, mentre mio padre, dopo essersi risposato, mi pagò un appartamento e mi mollò li. Che vita fantastica vero?

Arrivai alla pasticceria in una quindicina di minuti ed entrai dalla porta sul retro per non disturbare il locale e la sua clientela.

-Miriam, scusa il disturbo- dissi alla proprietaria raggiungendola nel suo ufficio -Ti fa niente se inizio adesso?-

-Oh Iris...non dovresti essere a scuola?- mi chiese lei alzandosi dalla sedia e venendomi incontro.

-Beh...no oggi non ci sono le lezioni! Quindi ho pensato di venire qua...-

“Ti prego dì di si...”

-Va bene, se non hai di meglio da fare...puoi iniziare anche subito!-

La ringrazia sorridendole e subito andai nei camerini a cambiarmi. La mia divisa consisteva nella camicia che già indossavo, ma con l'aggiunta di un gilet nero e una cravatta rossa. Tolsi la gonna e mi infilai i pantaloni, anch'essi neri, e misi anche il grembiule con la tasca su un lato per il blocchetto degli ordini. Beh....era ora di lavorare!

 

La giornata non fu troppo pesante e in un batter d'occhi, erano già le 20.30.

“Dovrebbe arrivare a momenti” Non passò neanche un minuto da quando lo pensai, che il campanello del negozio suonò.

Lui era li, davanti ai miei occhi, vestito come sempre in giacca e cravatta, con un sorriso che poteva illuminare interamente il mio appartamento. Era perfetto, con quei capelli castano chiaro che gli ricadevano leggermente sugli occhi azzurri, con quel completo e...con quella fede nuziale all'anulare sinistro.

-Buonasera!- gli dissi sforzandomi di sorridergli.

-Buonasera Iris.- mi rispose lui avvicinandosi al bancone.

-Le servo il solito Signor. Anderson?- gli domandai preparando le pinze e un vassoio.

-Si grazie, mia moglie adora i vostri dolcetti alle fragole. E poi, ti ho detto centinaia di volte di chiamarmi solo Matthew o mi fai sentire troppo vecchio- mi disse sorridendomi.

Non è giusto. Perché un uomo così perfetto doveva essere sposato? Beh...in effetti era ovvia la risposta, ma non era giusto lo stesso! Ero letteralmente cotta di lui, fin da quando comparse per la prima volta dentro questo negozio, circa quattro mesi fa.

Senza pensarci, sbuffai infastidita mentre preparavo la confezione per “sua moglie”.

-C'è qualcosa che non va? Sei forse stanca?- mi chiese lui avvicinandosi.

-No...no va tutto bene, non si preoccupi! Comunque sono 5,35-

Matthew (al diavolo gli onorifici!) mi sorrise porgendomi la banconota e, prendendo i dolci, uscì dal negozio salutandomi.

Era giunta anche per me l'ora di tornare a casa, quindi andai a cambiarmi i vestiti e passai da Miriam per farmi dare la paga.

Quando arrivai a casa ero totalmente distrutta, quindi impostai la sveglia per le 7.30 e andai subito a dormire.

Il giorno dopo, miracolosamente, arrivai a scuola puntuale. Mi aspettavano due ore di biologia, una di matematica, una di storia e altre due di inglese. Perfetto, se non muoio oggi è ufficiale, divento immortale!

Agli armadietti mi aspettava Matt, il mio migliore amico.

-Allora Iris, come va? Ieri non sei venuta.- mi disse appenai mi avvicinai.

-Si me ne sono accorta. Non mi sono svegliata, quindi sono andata al lavoro.- gli risposi sbuffando.

-Che ne dici se dopo le lezioni andassimo al parco a studiare un po?- mi chiese lui aiutandomi ad aprire l'armadietto. Proprio a me doveva capitare proprio l'unico difettoso della scuola? Non si apriva nemmeno a prenderlo a pugni.

-Mmm...per me va bene.-

Ci demmo appuntamento davanti alla scuola alle 14.30 e, quando la campanella suonò, le nostre strade si divisero.

La mattina passò alla velocità di un bradipo addormentato e quando finalmente le lezioni finirono, mi ritrovai sfinita ancora più di prima di iniziarle.

Il parco era proprio dietro alla scuola, quindi non ci impiegammo molto ad arrivarci. Decidemmo di partire da biologia, Matt era un vero genio oltre che essere uno dei ragazzi più carini della nostra scuola. Le ore passarono e con esse anche la mia voglia di studiare. Stavo per chiedere a Matt di darmi una mano con un equazione, quando qualcosa, o meglio, qualcuno attirò la mia attenzione.

Al di là della strada che si affacciava al parco, c'era Matthew, fermo al negozio del fiorista con in mano un bouquet di rose rosse. “Saranno per sua moglie?”

Matt doveva aver notato la mia disattenzione, perché mi diede una pacca piuttosto forte sulle spalle.

-Terra chiama Iris, ci sei?- mi chiese fissandomi.

-Io...scusami ma mi è venuto in mente che devo fare delle commissioni. Ci vediamo domani!- gli dissi mentre raccoglievo le mie cose e le buttavo in qualche maniera nel mio zaino.

Senza farmi notare, attraversai la strada e mi nascosi dietro una cabina telefonica.

“Cosa sto diventando uno stalker?” Mi morsi il labbro proprio quando Matthew uscì dal negozio e si incamminò lungo la strada. Cosa dovevo fare? Seguirlo o lasciar perdere? Ohhhh...maledetta curiosità!

Lo seguì per una decina di minuti, finché non arrivammo davanti...al cimitero? Rimasi parecchio disorientata dalla sua destinazione...forse quelle rose erano per qualche parente morto...

Lo osservai entrare e dirigersi nella zona più nuova e depositare i fiori su una tomba. Non lo vedevo bene, ma sembrava piuttosto triste. Si fermò davanti a quella lapide per qualche minuto, finché finalmente non si tirò su e uscì dal Campo Santo. Al suo posto, entrai io camminando lentamente e guardandomi intorno. Non c'erano molte persone, la maggior parte erano donne anziane che accarezzavano la foto del loro caro e davano da bere ai loro fiori.

Ho sempre odiato i cimiteri, difatti, raramente vado a trovare la tomba di mia madre. Il suo ricordo è vivo dentro di me ogni volta che vedo una sua foto, o anche quando chiudo semplicemente gli occhi per ricordarmi il suo calore.

Ma, lasciando da parte le emozioni, era più o meno questo il punto in cui Matthew si era fermato. Mi guardai in giro, finché, qualche lapida più in là di dove ora ero, c'era un mazzo di rose rosse.

Lentamente mi avvicinai e leggendo il nome di quella persona, spalancai gli occhi e la bocca.

No, non poteva essere vero. Cioè...lui viene sempre al negozio, prende i dolci che sua moglie adora, indossa la fede nuziale! Ma...allora perché questa tomba porta il nome di Adele Anderson, amata moglie e figlia perfetta, morta circa quattro mesi fa ?

Lasciai il cimitero dopo essermi ripresa della shock.

Dovevo essere al lavoro alle 18, quella sera avrei lavorato solo due ore visto lo straordinario di ieri.

Quando arrivai in pasticceria, mi cambiai in pochi secondi e andai subito al bancone a servire la clientela. Non riuscivo a concentrarmi. La mia mente era ancora a ferma a quel che successe questo pomeriggio. Ho fatto male a seguirlo, avrei dovuto farmi gli affari miei. No, non è vero, io ho fatto male ad innamorarmi della persona sbagliata, ecco la verità.

Arrivarono le 20.30 in poco tempo, quindi lui sarebbe potuto arrivare in qualsiasi momento. Andai in fretta a cambiarmi e, dopo aver salutato Miriam, uscì dal negozio.

Mi incamminai per la via di casa, quando una macchina mi si affianco suonando il clacson e facendomi sobbalzare.

-Buonasera Iris! Ti ho riconosciuta da dietro...non c'eri al negozio, hai finito il turno prima?- mi chiese una voce che avrei riconosciuta anche in mezzo a mille altre.

“No, non ora.”

-S-si, ho finito adesso, sto tornando a casa.- gli risposi. Non riuscivo a guardarlo negli occhi.

-Se vuoi ti posso dare un passaggio! Su, sali.- mi rispose aprendo la portiera.

-No, non importa non sono molto distante.-

-Insisto- mi disse lui sorridendo -Accettalo come un ringraziamento per tenermi sempre da parte i dolci.-

Con la coda dell'occhio lo guardai e, lentamente, salì in macchina. Mi allacciai la cintura e girandomi, notai che nei sedili posteriori c'era la scatola della nostra pasticceria.

-Ha preso ancora i nostri dolci per sua moglie?- gli chiesi giocherellando con la mani, cosa che facevo spesso quando ero troppo nervosa, per scaricare un po la tensione.

-Si, li adora.- mi ripose sorridendo.

-Com'è sua moglie, se posso chiederlo?-

-È una donna fantastica, grintosa e...speciale ecco!-

-Da quanto tempo siete insieme?-

“Basta, dovevo smetterla di fargli domande, devo dimenticarlo!”

Quando mi accorsi che non mi aveva risposto, alzai lo sguardo e lo fissai. Sorrideva, ma i suoi occhi erano tristi. Deglutii a vuoto e senza pensarci bisbigliai: -Lei è morta-

Per poco non mi strangolai con la cintura di sicurezza quando Matthew frenò di colpo la macchina.

“Cazzo...non poteva avermi sentito...”

-Cosa hai detto?- mi chiese lentamente voltandosi verso di me.

“Merda...”

-Io....io non ho detto niente.- risposi balbettando.

-Iris, voglio che tu ripeta subito cosa hai appena detto!- mi disse alzando la voce.

-Io...ho detto che...lei è...morta.- sussurrai.

Nella macchina calò il silenzio. Non avevo il coraggio di guardarlo in faccia, quindi continua a guardarmi le mani.

-Scendi.- mi disse alla fine.

-Matthew io...-

-Ho detto che devi scendere!- urlò lui. Avevo la lacrime agli occhi.

-Matthew tu mi piaci! Mi piaci dal primo momento che ti ho visto in pasticceria, ma non volevo dirtelo perché...-

-Scendi!- tuonò di nuovo. Avevo rovinato tutto, non mi guardava più nemmeno in faccia. Asciugandomi le lacrime, aprì lentamente la portiera e quando scesi, lui ripartì senza dirmi niente.

Il giorno dopo, lui era sparito.

-Che strano che il Signor Anderson non sia venuto.- mi disse Miriam mentre pulivamo il locale.

-Mmm...- risposi. Non avevo dormito niente quella notte e non ero andata a scuola quel giorno. Matt mi tempestò di messaggi al quale io neanche degnai di uno sguardo.

Stavo pulendo sotto al bancone, quando con al scopa urtai qualcosa. Mi abbassai per guardare meglio sotto il mobile, quando vidi quella che sembrava una carta. Allungai la mano e quando la ritrassi, scoprì che era una documento d'identità.

-Cos'hai trovato cara?- mi chiese Miriam avvicinandosi. Io le mostrai la carta e lei l'aprì.

Certe volte, quando il destino ci si mette, sa essere proprio bastardo vero?

Matthew Anderson, nato il 13 settembre 1981 e tutti i suoi dati: altezza, peso, colore dei capelli e degli occhi e, naturalmente la via di casa.

-Deve essergli sfuggita quando mi ha pagato i dolci ieri sera. Tu abiti da quelle parti Iris, perché non gliela porti?-

-Io....avrei da fare stasera quindi...- le risposi arrossendo.

No aspetta, perché cavolo arrossisco? Lui mi odia, molto probabilmente se mi vedesse, mi chiuderebbe la porta in faccia.

-O avanti, non fare la timida.- mi disse la padrona dandomi una pacca sulle spalle e consegnandomi il documento.

Quindi eccomi qua, davanti alla porta di casa di Matthew, senza sapere cosa fare. A dir la verità, sono qui da cinque minuti, ma non so se suonare o no. Ma certo! C'è la cassetta della posta! Potrei infilare lì il documento, andarmene e riniziare una nuova vita a Miami sotto falso nome! Sbuffando, decido di suonare il campanello ed aspettare. Se non avesse risposto, avrei lasciato il documento insieme alla posta e me ne sarei andata (non a Miami).

Ho già detto che il destino ama fare brutti scherzi?

Pochi secondi dopo, una voce maschile chiede da dietro la porta:-Chi è?-

“Merda...”

-Ecco...sono Iris, della pasticceria. Ieri deve esserti caduta la carta d'identità quindi...- non riuscii nemmeno a finire la frase che davanti a me la porta si spalancò e una mano mi afferrò il braccio trascinandomi dentro, o per essere più precisi, facendomi schiantare contro il petto di un uomo.

-Iris...- mi bisbigliò lui all'orecchio mentre mi abbracciava.

Ero confusa....cioè...lui non mi odia?

-Mi dispiace- continua -Non avrei dovuto urlarti contro ieri sera, ti chiedo scusa.-

Non so cosa dire, sono immobile tra le sue braccia, con la bocca semichiusa e con lo sguardo fisso davanti a me. I suoi capelli mi solleticano la guancia, ma non so come reagire.

Lentamente scioglie quell'abbraccio e mi fa segno di accomodarmi.

Ci sediamo insieme in soggiorno, io su una poltrona, lui su una sedia.

-Mia moglie...Adele è morta circa quattro mesi fa, vittima di un incidente stradale. Qualche minuto prima che avvenne il disastro, mi chiamò e mi chiese se potessi passare alla MakeAWish per prenderle i pasticcini alla frutta che tanto adorava, ma io le risposi di no, che non potevo perché ero bloccato nel lavoro. Così ci andò lei, ma non arrivò mai a destinazione. Capisci? È tutta colpa mia se lei non c'è più! Ed è per questo motivo che ogni giorno vengo da voi e le prendo quei dolci. È una cosa stupida, vero?- disse Matthew guardandomi negli occhi.

Le lacrime mi salirono agli occhi.

-No che non lo è! Tu amavi...ami tua moglie! Sono io qui quella stupida.- mi alzai ed andai ad abbracciarlo, cosa che lui ricambiò subito.

Passai in casa sua altri minuti, in cui gli spiegai di averlo seguito e di aver scoperto la tomba di sua moglie. Lui non sembrò essersela presa e mi stette ad ascoltare.

-Mi dispiace di averti causato problemi, Matthew, ma quello che ti ho detto ieri sera, io lo provo davvero! Ma se il mio amore per te è un ostacolo, allora...me ne dimenticherò.- gli dissi mentre uscivo da casa sua. Lui non rispose ma abbassò lo sguardo.

Sorridendo, me ne andai.

Il giorno successivo, andai a scuola con l'animo in pace. Le cose si erano chiarite e tutto sarebbe tornato alla normalità. Certo, avrei fatto fatica a dimenticarmi di lui, ma con un po di fortuna ce l'avrei fatta.

Al lavoro Miriam mi chiese se avessi dato il documento a Matthew ed io annui.

Le ore passarono in fretta e presto furono già le 20.30. Staccavo alle 21.00, ma quella sera toccava a me fare l'inventario, quindi ero nel retrobottega, quando sentì il suono del campanello del negozio.

-Iris! Puoi servire tu il nostro cliente che sono al telefono?- mi urlò la padrona dal suo ufficio. Mi diedi un'aggiustata al grembiule leggermente impolverato ed andai al bancone.

Quando superai la porta, rimasi bloccata per qualche secondo.

-Mi puoi dare una brioche alla crema?- mi disse una voce familiare, posando le mani sul bancone. A quel gesto sorrisi.

Non portava la fede.


 


Note d'autore
Buongiorno dormiglioniii!
Questa storia è stata scaturita da...un mio recente sogno...si, dovrei smetterla di mangiare cose pesanti :3
Ho pensato di scrivere anche un secondo capitolo, ma mi paicerebbe sapere cosa ne pensato fino ad ora!
Alla prossima =D

Solstitia
  
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