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Autore: Blue Fruit    06/04/2014    4 recensioni
Cosa potrebbe succedere se ad un certo punto Blaine decidesse di farsi crescere un bel paio di baffi?
Come potrebbe prenderla Kurt?
Chi dei due riuscirebbe a spuntarla?
One shot nata e cresciuta per far ridere.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questa ff è nata grazie ad uno scambio di battute tra me e Giin, è una one shot scritta con il solo intento di strapparvi un sorriso.
Buona lettura :)


I Don’t Shave for Kurt Hummel
 
Questa faccenda è incominciata nello stesso modo in cui iniziano tutte le più grandi tragedie: per scherzo.
 
Me lo ricordo come se fosse ieri:
Blaine era steso sul divano, indossava un paio di jeans e la canotta bianca che tanto trova comoda.
Mi aveva guardato con quei suoi grossi e pigri occhi da cucciolo e mi aveva detto:
“Amore, non ho voglia di farmi la barba per uscire, sono stanco.”
 
“Non ti preoccupare, stai bene anche così.” Gli aveva risposto un me ingenuo e del tutto ignaro dei danni che questa frase avrebbe poi creato.
 
Ho continuato a perpetuare nell’errore per molto, a dire il vero.
Blaine con quella barba era dannatamente sexy.
Così ruvida eppure piacevole al tatto, mascolina e profumata da quel dopobarba che la madre gli aveva regalato -dimostrandomi tra l’altro ottimo gusto per le fragranze- all’inizio mi aveva conquistato.
 
Baciarlo in quelle condizioni si era rivelato molto interessante, quel leggero fregamento della sua pelle ruvida sulla mia, morbida e candida, creava un piccolo e piacevole brivido ad entrambi.
Avevo una scusa in più per avvicinarmi ed accarezzarlo, baciarlo e coccolarlo.
Insomma, all’inizio non mi era sembrato un cambiamento potenzialmente deleterio.
 
Le altre persone non ci misero molto a notare questo nuovo look di Blaine e tutti erano concordi nel dire che un po’ di barba sparsa su tutto il viso lo rendeva molto bello.
Questo fu l’ennesimo errore, perché lasciare che le persone lo adulassero per questa sua scelta non fece altro che rinforzare il suo comportamento.
 
Arrivammo pian piano ad un punto in cui pensavo che se si fosse seduto su una panchina con la chitarra al Cetral Park avrebbero iniziato a lasciargli delle monete, credendolo un barbone.
 
Se fossimo andati avanti così arrivati alle Feste il mio amato Blaine sarebbe stato un perfetto Babbo Natale per i bambini di Times Square.
 
Un giorno quindi presi coraggio e gli feci notare che la lunghezza della sua barba stava rasentando il ridicolo.
Naturalmente, cercai di usare parole dolci e amorevoli.
 
“Blaine Davon Anderson! Se non ti decidi a tagliare quella barba andrai in bianco da qui al giorno della tua laurea, sono stato chiaro?!”
 
Blaine sbattè un paio di volte quelle sue lunghe ciglia e dopo la terza notte in cui ricevette da me un secco ‘no’ la frustrazione sessuale riuscì ad avere il sopravvent, superando la sua devozione per quell’ammasso di pelo.
 
‘Bene’ Pensai a quel punto, ‘è finita!’ Aggiunsi, in un moto di felicità e sollievo.
Per la seconda volta, però, dovetti ricredermi.
Fui ancora ingenuo e sprovveduto, lasciando che fosse lui a chiudersi in bagno con la schiuma da barba e il rasoio.
 
Uscì dopo mezz’ora, ma non si fece subito vedere.
Sapeva- ooooh , se lo sapeva- che non avrei mai approvato uno scempio di quel genere.
Come descriverlo?
Come un attentato alla bellezza.
Una presa di posizione contro il buon costume.
Uno schiaffo alla moda.
Un insulto all’ordine nazionale dei barbieri.
Un suicidio sociale.
 
Blaine pensò bene di eliminare la barba e di lasciare al suo posto un bel paio di baffoni, neri e lucidi, pronti ad allungarsi e a proliferare in piena libertà sopra le sue belle e sottili labbra.
Avrebbe potuto essere il frontmen di una tribute band dei Queen conciato così, ma poi sarebbe stato cacciato a pedate perché avrebbe passato ogni singolo concerto a lisciarsi i baffi e a raccontare al pubblico la loro storia.
 
Da qui in poi la situazione cominciò a degenerare in modo irreversibile, diventando per me non solo fonte di fastidio, ma anche di una vera e propria ossessione.
Ogni volta che lo vedevo arricciarsi quei baffoni neri mi veniva voglia di tirargli dietro qualche mia scarpa, di quelle con un leggero tacco, giusto per riuscire a fargli più male possibile.
 
Passava ore a giocarci, a curarli e a pettinarli.
Sì sì, avete capito benissimo.
Il nostro caro Anderson aveva comprato una spazzola piccola e carina per pettinarsi quelle pellicce di topo che si portava appresso.
 
Un giorno lo beccai metterci sopra del gel per poter dar loro quella forma riccioluta che lui amava tanto.
Inorridii alla sola vista di quella scena raccapricciante e scappai in cucina, sperando di non dover vomitare.
 
Sotto la doccia era solito passare un po’ di shampoo per capelli lisci e morbidi anche sui baffi, ottenendo quell’effetto lucentezza che tanto gli piaceva.
Una volta asciutti mi chiedeva spesso di accarezzarli per poter toccare con mano quanto quel trattamento li rendesse morbidi.
In quel frangente cercai di staccarglieli dalla faccia a mani nude, ma purtroppo riuscii solo a sradicarne un paio.
 
Dopo questa mia impresa fallimentare non mi parlò per ben due giorni, ma siccome io lo costrinsi a dormire sul divano cercò in ogni modo di chiedermi scusa.
Tutto inutile, era già troppo tardi da un pezzo.
 
Cercai di giocare la carta della tolleranza per convincerlo con piccoli passi a fare la cosa giusta, ma i miei nervi saltarono ancora quando lo vidi mangiare un biscotto con sopra dello zucchero a velo.
 
Le briciole iniziarono ad annidarsi in quella selva nera e lo zucchero li fece diventare per metà bianchi.
 
Blaine mi sembrò ad un tratto vecchio, vecchissimo.
Così tutto fu chiaro:
Odiavo quel nuovo look di Blaine perché oltre ad essere osceno lo rendeva anche vecchio.
 
Anderson con quei baffi pareva un perfetto vecchietto in pensione, pacato, mite e assolutamente passivo.
L’unica differenza stava nel fatto che i vecchi erano soliti coltivare orti, non folti baffi da imbecille.
 
Glielo feci notare in modo velato:
 
“Blaine, con quei baffi sembri un vecchio! Un vecchio ossessionato da suoi stupidissimi baffi! Quando ti deciderai a tagliarli?!”
 
E lui in tutta risposta cosa fece?
No, non decise di disfarsi dei sorci neri sotto il suo naso.
Oooh no, sarebbe stato troppo bello, troppo facile.
 
Decise semplicemente di entrare nel personaggio.
 
“Quei vestiti non si intonavano all’aria da signore che mi danno questi baffi.”
 
Disse, giustificando il suo osceno e nuovo abbigliamento.
Per poco non rovesciai tutto il mio tè a terra per la sorpresa.
Ancora una volta avevo sottovalutato il potere delle mie parole, perchè in quel momento Blaine si stagliava davanti a me vestito da vecchio.
 
Quello non era un arzillo ragazzo di 20 anni, ma un tranquillo e poco attivo uomo sulla settantina.
Per poco non svenni, Blaine aveva portato a termine un vero e proprio omicidio nei confronti della moda.
Dovetti trattenere le lacrime.
Quello che, al momento, stavo individuando come neo ex fidanzato stava indossando un gilet grigio cenere e una coppola degna del miglior vecchietto fiero del suo orticello verde e rigoglioso.
 
Peccato che il suo di orticello fosse nero e attirasse solo la polvere. O al massimo qualche insetto.
 
“Blaine, tagliati quei baffi.” Dissi, quasi piangendo.
 
“Sono orribili, sono orridi e ti invecchiano. Da quando li hai fatti crescere ti comporti anche come un vecchio, dove le hai lasciate le palle?” Sapeva perfettamente che quando mi arrabbiavo iniziavo anche ad essere volgare.
 
“Ma a me piacciono.” Mi disse, lisciandoseli con fare amorevole.
 
Cercai di essere comprensivo:
 
“O li tagli o il sesso te lo scordi a vita Anderson, per me questa storia può tranquillamente finire qui!”
 
Lo vidi finalmente sussultare e mollare quei maledetti baffi per portare le mani verso la mia direzione.
 
“Non ci provare neanche!” Urlai, allontanandomi.
 
Dopo un giorno lungo e sofferto finalmente quella selva oscura venne tosata, riportando l’equilibrio nell’intero Universo della moda, del buon costume e dello stile.
Mcqueen sarebbe stato fiero di me, ne ero più che sicuro.
 
Così ora finalmente ho riavuto indietro il mio bello e giovane fidanzato, ma a volte ancora lo becco sospirare davanti a quel maledetto pettine che usava per gli ormai defunti baffoni.
 Non ha avuto il coraggio di buttarlo e io non ho avuto il cuore di costringerlo a farlo.
 
Chissà, magari quando saremo una vecchia coppia sposata lascerò che quei cosi tornino ad infestargli il viso, giusto per avere qualcosa su cui battibeccare.
 

Ciao a tutti! :D

Vi è piaciuta questa storia? :) Personalmente mi sono divertita veramente molto a scriverla, spero che possa avervi messo un po' di buon umore :) Non sarebbe mai nata però senza il bellissimo senso dell'umorismo di Giin, quindi ringraziate anche lei perchè io alla fine l'ho scritta, ma è lei che mi ha dato l'imput principale :)

Il Kurt qui presentato in modalità isterica mi è stato ispirato dalla scena dell'ultima puntata, quando la Klaine è sul divano e Sam arriva ad interromperli, facendo partire la sgridata di Kurt nei confronti di Blaine.
Il titolo invece è ispirato alla frase che John Watson nel telefilm Sherlock dice alla sua Mary: "I Don't Shave for Sherlock Holmes"

Grazie a chiunque abbia letto, lasciatemi una recensione e fatemi sapere se vi è piaciuta o meno :)

Buona domenicaa tutti! :D
   
 
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