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Autore: _GreenFlower    06/04/2014    6 recensioni
-Jack Frost (Le Cinque Leggende)
-Elsa (Frozen - Il Regno Di Ghiaccio)
-Merida (Ribelle - The Brave)
-Hiccup e Astrid (Dragon Trainer)
-Rapunzel e Eugene (Rapunzel - L'intreccio Della Torre)
-Victor (La Sposa Cadavere)
-Nod (Epic - Il Mondo Segreto)
Nove personaggi, sette cartoni diversi.
Cosa accadrebbe se si ritrovassero tutti a frequentare il Campo Mezzosangue?
Amicizia, litigi, amori malcelati, incomprensioni, misteri.
Nove adolescenti molto diversi, si ritrovano a condividere insieme la stessa avventura.
- Ho tentato di mantenere intatte le personalità dei personaggi, ma naturalmente alcuni potrebbero essere leggermente OOC -
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, FemSlash | Personaggi: Gli Dèi, Tre Pezzi Grossi
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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-Ehy  Rapunzel!-
Un ragazzo le correva incontro, l’armatura a intralciargli il passo.
Rapunzel era seduta sul pontile, guardava il sole tuffarsi nell’orizzonte, salutando il campo con i suoi caldi raggi aranciati. Si osservava nel riflesso dell’acqua, i suoi piccoli piedi sempre scalzi e la maggior parte dei suoi capelli immersi nel laghetto facevano strane forme dorate.
Le piaceva stare in contatto con le cose che la circondavano, con la natura.
Non aveva problemi di alcun tipo con la lunghezza dei suoi capelli perché, grazie al potere ereditato da sua madre Demetra, le rimanevano sempre lucenti e puliti. Per non parlare dei loro fantastici poteri magici. Molte delle figlie di Afrodite la invidiavano, ma lei non se ne faceva una colpa.
Il ragazzo l’aveva ormai raggiunta e si era fermato, le mani sulle ginocchia, per riprendere fiato.
-Eugene, non c’è nessuna fretta. Vieni, siediti qui.-
Gli sorrise.
Eugene rimaneva ogni volta spiazzato da quel sorriso. Era così puro, magico.
Si sedette di peso vicino alla bionda ed iniziò a giocherellare con un ciuffo dei suoi capelli.
-Ti volevo dire che tra una settimana ci sarà la caccia alla bandiera- si passò una mano tra i capelli, guardando l’orizzonte inghiottire il sole definitivamente.
-Si, me lo ricordo.-
-Sei dei nostri?-
La ragazza rise, e tirò un’amichevole scalpellotto al ragazzo affianco a lei.
-Certo. Secondo te ti lascerei solo a combinare guai?-
Eugene fece il suo sorriso sghembo, mentre la guardava divertito
Da fuori potevano sembrare una coppia, e in passato lo erano anche stati.
Ma Rapunzel sapeva di non aver mai davvero amato Eugene.
O meglio, lo amava, ma come un fratello. Ecco, erano esattamente come fratello e sorella, protettivi l’uno verso l’altro, uniti da un affetto sconsiderato.
Una volta Rapunzel aveva davvero pensato fosse amore, perché Eugene era stata l’unica persona, a parte la sua matrigna, di cui si era fidata ciecamente e a cui avrebbe donato tutta se stessa.
Ma, al contrario di Madre Gothel, lui non l’aveva mai tradita.
A distrarla dai suoi pensieri fu il ragazzo che, immergendo i piedi nell’acqua disse:
-Ah, dimenticavo… sono arrivati dei ragazzi nuovi.-
-Davvero?-
Il volto di Rapunzel si illuminò.
Adorava quando arrivavano ragazzi al campo, perché c’era sempre quel meraviglioso clima di novità. Lo amava e forse per recuperare il tempo passato rinchiusa in una stanza.
-Si, non li ho ancora incontrati, ma da quanto dicono sembrano simpatici. A parte quel Jack Frost.-
-Chi?-
La faccia del ragazzo si contorse in una smorfia.
-Non lo conosco, ma non mi piace. Per niente.-
La ragazza lo guardò con disapprovazione.
-Sai che non mi piacciono i pregiudizi.-
-Si, lo so. Sei sempre così buona e ingenua tu. E forse anche sconsiderata.-
-Io sono la sconsiderata?-
Eugene alzò le spalle, con aria di sufficienza, facendo ridere la biondina.
-Sai, Jess ci sta già provando. Si è già proposta per portarlo a fare il giro del campo.-
-Quella ragazza non si smentisce mai. Però è strano che ci provi subito. È presto anche per i suoi standard.-
-Oh, è non è neanche l’unica…-
Rapunzel lo guardò di soppiatto.
-Ora capisco.-
-Che?-
Eugene era scocciato.
La ragazza soffocò una risata.
-Brutta bestia l’invidia, eh?-
-Che? Scherzi? Quello non è paragonabile neanche a un mio capello. E poi… Ah, lasciamo perdere.-
La ragazza sorrise.
In quel momento, si senti risuonare il richiamo di una conchiglia.
-Vieni Rapunzel, è ora di cena. Andiamo a conoscere i nuovi arrivati.-
La ragazza lanciò un’ultima occhiata all’acqua calma del laghetto.
-Si, andiamo.-
 
 
Un colpo.
Un altro. Un altro ancora.
-Ehy, ehy, ehy, vacci piano con quella, figlia di Afrodite. Sennò, un mese, e te ne dovrò fare un’altra.-
-Non è colpa mia se le tue spade sono fasulle, Hiccup. E non chiamarmi in quel modo, sai che mi dà fastidio.-
-E secondo te perché lo faccio? Mi piace vederti incazzata. Mi sembri ancora meno una figlia di Afrodite. E le mie spade non sono fasulle!-
La ragazza non rispose, continuando a menare colpi su quel manichino , ridotto ormai a un pezzo di legno.
-Astrid, che ne dici di cambiare bersaglio? Quel coso è orami ridotto a pezzi.-
-Ti offri volontario?-
-Lo farei, se non sapessi già che non avresti alcuna pietà di me e che mi ridurresti come quel legno.-
-Sei un fifone, Hiccup.-
Lui non rispose, continuò a lavorare sul suo scudo, aggiungendo marchingegni di cui la ragazza non avrebbe saputo dire il nome.
Erano ormai da ore davanti all’armeria e, mentre Astrid aspettava che l’amico finisse la sua nuova invenzione, aveva fatto fuori tre dei nuovi manichini per l’arena.
-Finirai nei guai. Di nuovo.-
-Non possono sapere che sono stata io.-
-Astrid, lo fai ogni stramaleddettissima volta. A chi pensi che daranno la colpa?-
-Sai Hiccup, certe volte non ti sopporto proprio.-
-Per esempio quando ho ragione?-
La bionda stava per rispondere a tono, quando si accorsero della figura nell’angolo.
-Nod?-
-Sapete, siete proprio carini mentre litigate.-
Il ragazzo si mosse dal suo nascondiglio. Era alto, castano e apparentemente troppo minuto e inoffensivo per essere un figlio di Ares, vestito perennemente di verde. La spada pendeva dal suo fianco.
Hiccup arrossì leggermente e, abbassando lo sguardo sul suo nuovo scudo, borbottò:
-Che ci fai qui?-
-È così che si accoglie un amico? Comunque cercavo una biga. L’avete vista?-
-Per caso hai voglia di guidare?-
-Sono così prevedibile?-
-Anche di più, se è per questo. Devo ancora trovare un momento in cui non hai voglia di guidare qualcosa, pilota dei miei stivali.-
Astrid sbuffò verso l’alto, spostando da davanti gli occhi un ciuffo di capelli.
-Ehy bellezza, non ti stai mica scompigliando l’acconciatura, vero? Tua madre non approverebbe.-
Aveva un atteggiamento provocatorio e, visto che tutti conoscevano le reazioni di Astrid alle provocazioni, i ragazzi non si stupirono quando:
-Tu, lurido verme, come osi prenderti beffe di me?-
Si avvicinò minacciosa a Nod, talmente tanto che mancava poco che i loro nasi si toccassero.
Lui, però, non si mosse di un millimetro.
-Potrei farti a fette in questo preciso istante, Nod. Vorrei vedere con quale coraggio prenderesti per il culo una figlia di Afrodite, poi.-
Il ragazzo, vedendo la faccia seria di lei, alzò le mani in segno di resa.
-Ok, miss combattimento, ti credo. Non lo faccio più.-
Lei continuò a guardarlo, gli occhi leggermente socchiusi, tentando di cogliere la presenza del suo solito tono canzonatorio. Ma probabilmente decise che non ne valeva la pena, perché tornò al suo bersaglio di legno, menando colpi ancora più forti di prima.
I due la guardarono sospirando.
Quella ragazza non sarebbe cambiata mai.
Trovava ogni occasione per attaccare briga, volendo dimostrare di non essere come le sue sorelle e i suoi fratelli, voleva dimostrare di saper combattere oltre che a sapersi pettinare.
E per sottolineare il concetto, si curava poco di cosa indossava, se i suoi capelli erano spettinati, se aveva qualcosa fuori posto.
Ma nonostante tutti questi tentativi, era sempre bellissima.
Per questo motivo era poco accettata dalla sua “famiglia”.
Gli unici veri amici che aveva erano cinque pazzi, tutti un po’ come lei. Diversi.
-Avete sentito?-
Nod ruppe il silenzio che si era creato.
-Cosa?-
Hiccup, alzò lo sguardo un secondo dal suo lavoro per concentrare la sua attenzione sul suo amico.
-Nuovi arrivati. Pezzi grossi, dicono.-
-Beh, Nod, lo dicono ogni santa volta, ma io ancora non vedo nessun figlio di Zeus, Poseidone e Ade. A parte Victor, naturalmente. A proposito, io non lo vedo da sta mattina, sapete che fine ha fatto?-
-L’ultima volta che l’ho visto era oggi pomeriggio al padiglione. E se ti impegnassi meno a rompere ogni cosa che ti capita davanti, forse l’avresti visto anche tu.-
-Ah ah ah. Potrei morire dalle risate.-
-Più acida del solito Astrid. Problemi di cuore?-
-Il mio problema sei tu.-
Hiccup sospirò.
-Finitela ragazzi. Ho il mal di testa.-
Il ragazzo, senza rendersene conto, si toccò la gamba.
-Hiccup, posso… No niente scusa.-
A Nod era venuta una strana idea in mente, che cercò di reprimere subito.
-Odio le persone che fanno così. Bastarde.-
-Astrid, la camomilla non è nociva alla salute, sai?-
-Tu sei nocivo alla salute, questo si.-
Hiccup si portò una mano alla faccia. Era più difficile del solito, quella sera.
-Astrid, perché non vai a cercare Victor? Tra poco dovrebbe essere ora di cena. E lui sicuramente si scorderà di mangiare.-
La ragazza si tolse l’armatura, lasciandosi la spada su un fianco.
-Ok, ci vediamo a cena Hiccup.-
-E a me non mi saluti?-
Senza voltarsi, la ragazza alzò in aria il suo dito medio.
-Devo confessarti, Hiccup, che Astrid mi colpisce ogni volta con la sua eleganza. Mi chiedo se ci sia stato un errore ed in realtà lei è figlia di Ares.-
-Scherzi vero? È troppo bella per esserlo.-
Appena Hiccup si rese conto di quello che aveva detto, abbassò lo sguardo arrossendo violentemente.
Nod lo guardò divertito.
-E poi sarebbe stata mia sorela, quindi meglio così.-
Per un secondo ci fu assoluto silenzio. Poi Hiccup sorrise.
-Allora Nod, cosa volevi chiedermi prima?-
Nod indietreggiò.
-Niente, davvero.-
-Sembro così stupido?-
-Un po’-
Hiccup gli tirò un pugno scherzoso sulla spalla.
-No dico sul serio. Siamo amici, chiedimi quello che vuoi.-
Il ragazzo allora iniziò a muovere nervosamente il piede, mordendosi le labbra.
-Ecco… Ero curioso… Visto che non lo sa nessuno… E visto che ci conosciamo da un pezzo e mi è sembrato strano non saperlo… Ecco io…-
Si fermò un’ attimo, incerto. Poi trasse un lungo respiro e -Volevosaperecomemaihaiunagambadilegno-
Hiccup lo guardò incerto.
-Cosa?-
-Hai capito.-
-Non è vero.-
-Si che è vero.-
Nod sospirò.
-Va bene. Volevo sapere cosa ti è successo alla gamba.-
-Oh.-
Nod aspettava impaziente la risposta che però non arrivò mai, perché la loro discussione fu interrotta dal suono di una conchiglia.
Hiccup sospirò, sollevato.
-Oh, è ora di cena. Che peccato, devo ancora finire il mio scudo nuovo. Non fa niente, continuerò dopo. Nod perché intanto tu non ti avvii? Io finisco di mettere a posto qui.-
-Va bene, Hiccup, a dopo.-
Il ragazzo si trascinò a testa bassa verso il padiglione della mensa, calciando un sassolino.
Hiccup pregò tutti gli dei esistenti di non rimetterlo in una situazione del genere ancora una volta.
 
-VICTOR! ANDIAMO RISPONDI! DOVE DIAVOLO SEI? E’ ORA DI CENA!-
-Sono qui, Astrid.-
-Victor! Ma che diavolo fai sull’albero? Scendi!-
Victor sospirò, guardò il tramonto sul mare un’ultima volta e scese dall’albero.
-Ti ho cercato dappertutto.-
-Ero qui.-
-Lo vedo.-
Si sedettero tutti e due ai piedi dell’albero. Astrid prese un bastoncino, e iniziò a scavare delle buche nel terreno, sporcandosi le mani.
-Te l’ho mai detto che sei strana?-
-Si, ma detto da uno che si nasconde sugli alberi…-
-Non mi stavo nascondendo.-
Astrid lo guardò, un sopracciglio alzato e un sorriso strafottente.
-Ah no?-
Victor non rispose, rimase immobile a guardare il terreno. Capitava spesso, con lui, che le discussioni cadessero così, nel bel mezzo, susseguite da un lungo silenzio pieno di pensieri.
Astrid sospirò due o tre volte, prima di guardarlo.
-Oggi è arrivata gente nuova, lo sai? Pezzi grossi, a quanto pare.-
-Davvero?-
-Così dice Nod.-
-E da quando in qua tu credi a quello che dice Nod?-
-Infatti non ci credo.-
Una conchiglia risuonò nell’aria
Astrid si alzò, si tolse la terra di dosso e porse una mano a Victor, per aiutarlo.
Lui accettò l’aiuto, con un sospiro.
-Dai Victor, più energia. Andiamo a fare nuove conoscenze.-
-Non vedo l’ora.-
 
 
 
 
 
 
 
 
EHY!
Inanzitutto, grazie per aver aperto la storia nonostante le informazioni poco chiare. Sono di frettissima, avevo voglia di postarla e quindi l’ho fatto.
Amatemi.
Secondo, grazie di esser arrivato/a fin qua giù, nonostante beh… la storia.
Il fatto è che gironzolando per il Web ho scoperto che a nessuno (almeno credo) era venuta in mente questa fantastica idea di fare un miscuglio di cartoni e buttarli alla bell’e meglio (?) dentro il campo mezzosangue.
E mi sentivo costretta a dare l’idea a chi è più bravo di me nel scrivere per dare inizio ad una lunga discendenza.
NON. STO .BENE.
However, vi amo anche se non vi conosco, ma amare non fa mai male (CAZZATA), e se pensate che quella che ho avuto è un’idea geniale almeno la metà di quanto lo pensi io beh… VI AMO ANCORA DI PIU’! <3
Aggiornerò forse tra quattro anni (se tutto va bene) quindi non riponete le vostre speranze in me.
CI VEDIAMO! (forse) <3
 
  
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