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Autore: fers94    06/04/2014    1 recensioni
Hanna e Caleb, due anni dopo essersi visti l'ultima volta a Ravenswood ed essersi lasciati andare pur consapevoli di amarsi ancora, si rincontrano per uno scherzo del destino alla NYU. Molte cose sono cambiate da allora, ma i sentimenti sembrano essere sempre gli stessi per entrambi. Quali saranno le loro reazioni quando si ritroveranno?
«No, non è troppo tardi, Hanna. Vivi di me e lascia che io viva di te. So che non è facile, ed io non pretendo tutto e subito, ma... Ma vale la pena tentare. Per noi, vale la pena. Dopo tutto quello che abbiamo passato...»
[Si ringrazia Gloria Bennet per il banner]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashley Marin, Caleb Rivers, Hanna Marin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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2. It isn't over
 
 
"I had hoped you'd see my face and that you'd be reminded that for me it isn't over."
[Someone Like You - Adele]
 

Quella mattina iniziava il secondo semestre. Hanna vagava per i corridoi della NYU insieme a Brit, la sua compagna di stanza del college, con cui seguiva regolarmente tutte le lezioni del corso di moda e design. Brit era esuberante come Hanna, ed insieme si erano trovate fin da subito.

«Ora abbiamo la prima lezione di informatica!» annunciò Brit.
«A che diavolo serve l'informatica ad una persona che vuole lavorare nell'ambito della moda?» sbuffò Hanna, mentre entrambe raggiungevano l'aula indicata sul tabellone del dipartimento.
«Per disegnare i bozzetti, tanto per iniziare!» soggiunse Brit, dando una scherzosa gomitata alla compagna.
«Io di computer non ci ho mai capito nulla...» 
«Neanch'io, tesoro, ma forse questa è la buona occasione per sfatare il mito!» concluse Brit, mentre entrambe erano entrate in aula e prendevano posto.
L'insegnante non era ancora arrivato, quindi Brit cominciò la sua classica esplorazione panoramica sui pochi soggetti maschili tra gli allievi presenti in aula, facendo vari apprezzamenti, mentre Hanna ascoltava divertita. Dopo qualche istante, Hanna si chinò per prendere il suo quaderno di appunti, ed in quel mentre entrò l'insegnante di informatica, il professor Edmond Norton, con il suo giovane assistente.

«Hanna, le lezioni di informatica si preannunciano più interessanti del previsto!» ammiccò Brit.
«Non dirmi che ti sei innamorata del professore...» ribatté Hanna, ghignando, ancora con lo sguardo basso nella sua borsa.
«Oh no, lascia perdere il professore... Ho appena avuto un colpo di fulmine con il suo assistente!» precisò Brit, sospirando sognante.
Hanna scosse la testa ridendo, per poi sollevarsi e guardare di fronte a sé.
Magari l'assistente era davvero bello.
Oh, eccome se lo era.
Il cuore di Hanna perse qualche battito alla visione che ebbe in quel momento.
Caleb.
Caleb Rivers.
Il suo Caleb.
I capelli più corti ed i baffi, la camicia, un aspetto più adulto e professionale, quasi elegante.
Ma era sempre bellissimo.
Non era possibile che fosse lui, no.
Hanna era a New York, la sua vita era cambiata, Caleb era il suo passato.
Ma lui era lì, Hanna l'avrebbe riconosciuto anche se fosse stato di spalle. Avrebbe potuto giurare che fosse proprio lui, anche se le sembrava impossibile.
Forse sapeva che lei era lì. Forse aveva bussato alla sua porta a Rosewood ed i nuovi inquilini gli avevano detto che lei e sua madre si erano trasferite a New York. Forse era venuto per ritrovarla, anche se non aveva il diritto di cercarla ancora. Non dopo quanto si erano complicate le cose. Non dopo quell'addio straziante.
Hanna sentì una gran confusione in testa. Da un lato rivederlo era l'ultima cosa che avrebbe voluto, da un altro, invece, avvertì una grande gioia nel trovarselo davanti così improvvisamente.

«Anche tu hai avuto un colpo di fulmine? Mi dispiace ma devo ricordarti che sei impegnata... Io invece no!» bofonchiò Brit, nel vedere Hanna paralizzata alla visione di quel giovane assistente.
Ed Hanna pensò che era come diceva Brit. Lei era impegnata. Lei aveva Dave, e Caleb era solo un capitolo chiuso del suo passato, che non era giusto riaprire.

«Hanna, riprenditi! Sembra che tu abbia visto un fantasma!» reclamò ancora Brit.
Oh no, lasciamo perdere i fantasmi.
Hanna non rispose, e posò lo sguardo sul suo quaderno degli appunti, distrattamente. Non sapeva se sperare se Caleb la vedesse o meno. Non sapeva come comportarsi nell'eventualità in cui lui si fosse accorto di lei, perché magari, invece, in realtà Caleb non sapeva che lei fosse lì. Magari era tutto un caso, uno scherzo del destino. Magari doveva andare così, i loro cammini dovevano incrociarsi di nuovo.
Essendo un assistente, sarebbe probabilmente rimasto a tenere le lezioni con il professor Norton per l'intero semestre, ed i ragazzi che seguivano le lezioni di informatica non erano poi moltissimi, quindi era abbastanza probabile che prima o poi l'avrebbe vista. Ed Hanna non sapeva se questa cosa la facesse felice o meno. Più che altro, ne era spaventata. Non era pronta a fare i conti con una situazione simile. Non era pronta a fare i conti con Caleb. Probabilmente non lo sarebbe mai stata.

«Salve, sono Edmond Norton e sarò il vostro insegnante di informatica per questo semestre. Lui è il mio assistente Caleb Rivers, sarà disponibile per aiutarvi con il lavoro in qualsiasi momento.» 
Il professore continuò a parlare per un tempo indefinito, ma Hanna si fermò ad ascoltare fino a quel punto, ignorando anche i continui commenti di Brit. Si concentrò completamente su Caleb. Osservò ogni suo gesto distratto, ogni sua espressione. Si isolò da qualsiasi altra cosa, dedicandosi completamente a guardarlo anche solo muovere la testa o le mani, qualsiasi suo minimo movimento era attentamente studiato dagli occhi di Hanna. E, senza accorgersene, tremava.
«Hanna, va tutto bene?» si fece sentire Brit, seriamente spiazzata dall'atteggiamento totalmente assente di Hanna, che non aveva spiccicato una sola parola da quando aveva visto Norton e il suo assistente.
«Tutto bene.» sussurrò di tutta risposta Hanna, senza distogliere però lo sguardo da dove l'aveva.
«Perché tremi?» chiese quindi Brit, afferrandole una mano.
«È tutto okay, Brit, davvero.» 
Hanna aveva delle reazioni incontrollate quando era in agitazione, e quello era decisamente uno di quei momenti. Pensò di uscire dall'aula per riprendersi da quel momento di sconvolgimento, bocciando però subito l'idea pensando che così sarebbe potuta essere notata da Caleb.
Ma poi fu Brit a tagliare la testa al toro. Alzò la mano, e Norton se ne accorse.

«Prego, signorina.» le disse, accordandole il permesso di parlare.
«Quali libri dobbiamo comprare per questo corso?» chiese, disinvolta.
A quel punto, anche a Caleb venne spontaneo guardare in quella direzione. Ed Hanna era seduta proprio accanto a Brit.
Sarebbe voluta sparire in quell'esatto momento, perché sapeva che proprio in quell'esatto momento, lui si sarebbe accorto di lei.
E così fu.
Caleb guardò Brit, ma fu solo per un istante, perché riconobbe una figura estremamente familiare accanto a lei, e subito vi girò lo sguardo.
Hanna.
Hanna Marin.
La sua Hanna.
Ed era bellissima come sempre.
E per quale scherzo del destino la stava ritrovando lontano chilometri e chilometri da dove si erano trovati anni prima?
Non era possibile, eppure stava succedendo.
Era proprio Hanna.
A Caleb arrivò il cuore in gola, e si paralizzò. Il destino li aveva riuniti esattamente come aveva sempre sperato. Ed una gioia inesprimibile lo riempì, anima e corpo, per questo si bloccò completamente.
E quando i loro occhi si incrociarono, entrambi avvertirono un brivido percorrergli la pelle e penetrargli fino a dentro le ossa.
Rimasero a guardarsi chissà per quanto, come se fossero le uniche persone in quella grande aula della NYU. C'erano solo loro due, il resto del mondo non esisteva. Immobili, l'uno pieno dello sguardo dell'altra. E nessuno dei due osava spostarlo. Finché, come erano soliti fare nei momenti d'imbarazzo, ad entrambi scappò di mordersi il labbro inferiore, nello stesso preciso istante, quasi come se l'uno dipendesse incondizionatamente dall'altro. Ed il fatto che lo fecero contemporaneamente, non fece che triplicare il rispettivo imbarazzo e l'assurdità di quella situazione. A quel punto, fu Hanna a distogliere lo sguardo da Caleb. Riabbassò la testa sui suoi appunti e rimase così per l'intera durata della lezione, a massacrarsi di dubbi. Caleb continuò invece ad osservarla, a pensare che fosse talmente bella da fargli venire le vertigini. Sospirò, completamente inconsapevole di quello che stava blaterando il professor Norton al suo fianco. Caleb era da un'altra parte, e lì c'era un panorama che lo rapiva da qualsiasi altra cosa. Ringraziò il cielo che non sembrasse avere alcuna intenzione di fargli prendere parola, poiché, date le circostanze, era sicuro che tutt'al più sarebbe stato in grado solo di balbettare.
D'un tratto, staccò gli occhi da Hanna solo perché notò un paio di fogli poco distanti da lui. Li afferrò, e capì che fosse l'elenco degli iscritti al corso. Senza esitare, li prese e gli diede uno sguardo, mentre Norton continuava a parlare. E, con sua sorpresa, su quei fogli non c'era solo nome e cognome degli allievi, ma anche un mucchio di informazioni anagrafiche e burocratiche, tra cui il numero della stanza del college. Non poté fare a meno di raggiungere la "M" della lista e catturare la riga intestata ad Hanna Marin. "209". Era tutto quello che aveva bisogno di sapere.


Finita la lezione, Hanna scappò letteralmente via, dall'uscita secondaria, evitando di passare davanti alla cattedra. Caleb se ne accorse. Capì che lo stava evitando, ma non la biasimava.
Aveva il numero della sua stanza, ma non avrebbe mai osato presentarsi lì. L'aveva ritrovata, ma non voleva costringerla a parlargli se lei non avesse voluto. Caleb non voleva ripiombare nella sua vita se lei non se la sentiva. Non voleva stravolgerle i piani. Anche se voleva riprendersela. La voleva disperatamente.
Fece un altro paio di lezioni con Norton, dove prese parola solo un paio di volte perché interpellato da qualche allievo curioso circa la sua età particolarmente giovane, dunque la sua prima giornata di stage alla NYU terminò.
Pranzò nel bar all'interno del college, cercando con gli occhi Hanna tra la folla, senza successo. Passò gran parte del tempo a pensare se quella che avesse visto fosse davvero Hanna, incredulo. Ma sì, era lei, ne era certo. Aveva anche letto il suo nome sull'elenco. Hanna era a un passo da lui, e lui non aveva idea di cosa fare. Aveva quest'irrefrenabile voglia di bussare alla porta della sua stanza, ma non voleva disturbarla. Lei lo aveva evitato, non voleva probabilmente vederlo e lui non si sarebbe imposto, malgrado avrebbe fatto di tutto per vederla all'infuori di quelle imbarazzanti lezioni.
Poi ebbe un'idea.
   
 
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