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Autore: Mewpower    09/07/2008    4 recensioni
"Il poco tempo che è trascorso dalla tua partenza mi è bastato per riflettere. Nessuno mi fermerà, neanche sotto tortura. Non rinuncerò a provare quell'emozione, quella gioia, la soddisfazione di vedere morto colui che veramente deve pagare! Il desiderio è troppo forte, non resisto, le mani fremono. So che sei preoccupato per me...ma io non mi tiro indietro! Farò quello che sento e poi forse...ci rivedremo!"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte anche il cielo voleva piangere: si dimenava, si lamentava emettendo strani brontolii annuncio evidente di un temporale in arrivo. Le prime gocce di pioggia bagnarono le strade oramai deserte. Solo qualche sentinella vagava ancora per quelle vie per garantire la sicurezza anche durante quelle ore nonostante il villaggio ora fosse al sicuro…
Poi la pioggia cominciò a cadere violentemente: il cielo sembrava disperato, aveva deciso di sfogarsi interamente in quella notte, le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento sarebbero state versate tutte insieme in una sola nottata… il peso che sopportava da diverso tempo finalmente stava per svanire.
Anche per lei sarebbe stato lo stesso: le sue sofferenze stavano per aver fine. Camminava lentamente sotto la pioggia incessante con la bocca semichiusa quasi respirasse affannosamente; testa china, occhi spenti, senza più vita, la luce che li rischiarava era scomparsa dopo quello che era successo. Un fulmine spezzò in due il cielo rischiarando per un attimo l’edificio, di fronte al quale si trovava. La ciocca di capelli che fuoriusciva dal cappuccio che portava era impregnato d’acqua, così come anche il suo candido viso, rigato da gocce trasparenti…Acqua piovana o lacrime?
Il lungo mantello nero la mimetizzava benissimo rendendola tutt’uno con le tenebre come a trasformarla in un demone pronto a cibarsi del sangue altrui. Altre figure si alternavano su quella stoffa corvina, ma l’acquazzone le rendeva quasi sbiadite se viste da lontano. La ragazza alzò gli occhi verso l’ospedale, la sua metà, era finalmente giunta. Avanzò di un passo, ma si bloccò all’istante: le gambe volevano cedere, era forse la sua coscienza che non la voleva far avvicinare, doveva assolutamente tornare a casa e dimenticare tutto…Se fosse entrata, il suo destino sarebbe mutato irreparabilmente. Ma lei si oppose con tutte le sue forze a ciò che l’animo, invece, ordinava. Anzi, si mise a correre verso l’edificio, incurante della sicurezza, fregandosene di essere vista.      Oramai nulla più importava.
Conosceva il luogo esatto, se lo era fatto dire dalla sua amica, ora felice e spensierata, non più angosciata come pochi mesi prima, al contrario di lei che si sentiva mangiar il cuore dal tormento, dal dolore e da quella irrefrenabile sete di sangue che non le permetteva più di dormire in pace. Continuava a pensare a lui. Stanza numero duecentoventicinque al secondo piano: saltò sull’albero maestoso che fiancheggiava la clinica, accedendo con estrema facilità all’interno. I corridoi erano piuttosto bui. Perfetto. Nessuno in quel momento era di guardia. Bene. La porta della sua stanza era davanti a lei. Ti ho in pugno. Entrò con passo silenzioso, anche se non ce ne era bisogno visto che si trovava in una camera singola. Si accostò al letto, lui dormiva. Fece calare dalla larga manica di quel mantello un kunai, quello che era stato usato dallo stesso dormiente pochi giorni prima. Lo fissò per brevi istanti maledicendolo ancora una volta e sperando di ritrovarlo all’inferno per perseguitarlo ancora. Lo puntò verso di lui e fu a quel punto che si svegliò: rimase sorpreso di vederla lì e poi lei, la santarellina del Villaggio, ma soprattutto rimase sconcertato nel vederla in quel modo vestita. Avrebbe voluto fermarla, ma le ferite già riportate non glielo permettevano. Si limitò a chiederle il perché, ma non ottenne risposta. L’arma tagliente perforò la sua carne, il cuore; bastò un solo colpo anche perché la ragazza ci mise tutta la sua rabbia, la sua furia, il suo desiderio di vendetta era stato placato. Osservare la pozza di sangue che macchiava le nivee lenzuola la fece un attimo rabbrividire, però poi sopraggiunse un sorrisino che spaventò persino se stessa. Mise tra i denti lo sporco kunai e scappò dalla finestra.
La pioggia incessante tolse parte delle tracce di quel delitto dallo scuro mantello che si agitava fortemente mosso dal tagliente vento che si era alzato. La chunin correva, pareva volare per quella fitta foresta, ma dopotutto aveva fretta, aveva ora la necessità di vederlo per un’ ultima volta…poiché non sapeva se si sarebbero mai più incontrati. Giunse al luogo prestabilito e lui era laggiù: si avvicinò sempre correndo e si inginocchiò. L’acqua piovana continuava a cadere e bagnava i loro visi, quello di lei che mostrava un certo rossore e quello di lui, scolorito e privato della vita oramai da giorni. Il suo corpo non era stato toccato, nessuno si era preoccupato di farlo, ancora i suoi occhi erano sporchi di sangue e come lacrime avevano solcato il suo volto. Lei lo fissava teneramente, ma con tanta disperazione nel cuore: la sua vita era finita con lui, ma l’amore che provava era sempre là, nel suo cuore. Quello non avrebbe mai avuto fine. Gli accarezzò il gelido viso e iniziò a piangere. Nel frattempo il temporale si stava placando: le scure nuvole portatrici di fulmini lasciarono il posto a delle soffici e gradite nuvolette dalle sfumature rosee e arancioni. L’alba sopraggiunse pian piano, il sole stentava a salire nel cielo, si limitava a far capolino dietro le colline verdeggianti. I primi raggi d’orati illuminarono la coppia: la ragazza amava quello spettacolo mattutino, ma non se la sentiva di ammirarlo da sola. Il kunai che aveva appoggiato a terra traforò la tenera carne del suo petto, creando una nuova scia di sangue che colorò il mantello che indossava. Estrasse la tagliente arma dal suo gracile corpo con le mani tremanti. Con le ultime energie si tolse quello scuro soprabito:
- Questo è tuo…- e si distese per terra accanto al suo amato.
- Ti piace l’alba, mi hai detto…adesso voglio condividerla con te…-
Gli toccò il petto ora tiepido per il tepore proveniente dal sole e aiutandosi con le gambe si spinse verso di lui, baciandogli le labbra mentre emetteva il suo ultimo respiro. Il sole si era innalzato sopra i colli tondeggianti e splendeva allegramente come per augurare ad Hinata e ad Itachi di rincontrarsi di nuovo nell’aldilà e di proseguire ad amarsi come fino ad allora avevano fatto.







Eccomi qua con la mia prima one-shot! Mi auguro che recensiate in molti! La passione per la coppia coppia ItaxHina è nata da poco, ma in verità Hinata la vedrei meglio con altri... Vi annuncio che qusta one-shot è uno spoiler per la mia prossima opera, ma prima devo finire la mia fanfiction tutt'ora in pubblicazione!!! Grazie a tuti coloro che recensiranno e...ci vediamo presto!  
  
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