Disclaimer: Il testo originale è
di proprietà di Mind
of the Childishly Naive, che mi ha dato il permesso di tradurlo.
Autrice: Mind of the
Childishly Naive
Link all’originale: http://www.fanfiction.net/s/8721797/1/The-Pressing-Silence-of-the-Sea
È un orologio interno che lo sveglia di buon’ora, e la prima cosa
che Law nota è il sommesso mormorio delle tubature del sottomarino al di sopra
dell’opprimente silenzio del mare. Quel rumore, unito all'aria gelida, è familiare e rassicurante — il suono di qualcun altro che respira nella sua cabina invece non lo è. Law si mette a sedere, voltandosi
verso la
stanza, mentre la sua mano cerca a tentoni la nodachi nel punto in cui questa è appoggiata tra lui e la parete. Le molle e il
telaio del letto esprimono il loro dissenso scricchiolando.
È solo Bepo, seduto sul pavimento ai piedi del letto.
Sta dormendo, afflosciato contro
un fianco del materasso, le braccia incrociate e la testa che ciondola da un lato.
Lentamente Law rimette a posto la nodachi, che rientra nel suo fodero con un rumore
secco, e sospira silenziosamente. Rimane
sdraiato lì ancora un momento prima di tirarsi a sedere,
spingere via la leggera trapunta e raccogliere le ginocchia al petto, guardandosi intorno nella
soffusa luce blu che passa per buio quando l'illuminazione principale è spenta. Ogni cosa è
esattamente come l'ha lasciata — la porta chiusa; l'oblò buio ad eccezione dell’occasionale guizzo di un pesce di
passaggio; il tubo portavoce dal ponte di comando silenzioso, perché non è aperto; i suoi libri stipati negli
scaffali; le sue mappe e i suoi appunti accatastati e sparpagliati sulla scrivania.
Bepo è l'unica cosa fuori posto, e non c'è modo di sapere quando
abbia deciso di intrufolarsi lì dentro. Probabilmente
faceva troppo caldo per dormire nella cabina principale assieme agli altri, perché questa si trova vicinissima alla sala macchine e loro sono in immersione da quasi
due settimane. A volte quella stanza diventa davvero soffocante e — essendo un orso piuttosto grande in un sottomarino tutt'altro che grande — Bepo tende a
soffrire
di claustrofobia più di chiunque altro.
È un vero piagnucolone.
La cabina del Capitano non è esattamente la più grande, perciò Law non
riesce proprio a capire cosa spinga l’orso a stiparsi negli alloggi più piccoli.
Dorme un po' meglio — magari è questo ciò che conta.
Adesso non sta dormendo poi così
bene, però. Gli occhi di Law si sono adattati
all’illuminazione piatta, e di conseguenza non gli sfuggono né il rapido movimento oculare dell'orso né l’occasionale fremito
che attraversa i suoi muscoli paralizzati
nel sonno. Il respiro agitato è un altro indizio. In tutta sincerità, Law non è minimamente sorpreso.
Ultimamente le notti agitate sono diventate più frequenti per
tutti: essere così vicini al Quartier Generale della Marina e alla terra sacra di Marijoa, dove il traffico di
esseri umani (e il traffico di specie rare) è fiorente... sarebbe sufficiente a rendere nervoso chiunque. Law non permette che una cosa del genere lo turbi — poche cose ci
riescono — perché a suo modo è un bene che
gli uomini
siano più tesi del
solito. Significa che sono consapevoli di dove si trovano, di ciò che stanno facendo e di ciò che c'è in gioco. Li costringerà a stare
all’erta, e così lui avrà una cosa in meno di cui doversi occupare.
Law si allunga all’indietro, appoggiandosi sulle mani, e si guarda intorno, cercando di decidere se gli convenga di più alzarsi o sdraiarsi di nuovo.
Il sottomarino si inclina all'improvviso — quasi impercettibilmente —, ma il lieve rollio dell’imbarcazione, da una parte e poi dall’altra
prima che finalmente il sottomarino si stabilizzi, non sfugge alla sua attenzione. Si è allenato
a percepire
questo genere di cose, perché un sottomarino non è una normale nave: non oscilla e non si inclina a meno che non sia in superficie. Sott'acqua le
correnti sono più grandi e la navigazione è più tranquilla (uno dei principali motivi per cui preferisce
questo tipo di imbarcazione), perciò se il sottomarino non è
perfettamente stabile significa che c'è qualcosa
che non va.
I fogli sulla sua scrivania e sulle pareti si muovono producendo
un lieve fruscio, una penna scivola giù dalla scrivania e rotola sul pavimento, Bepo emette un suono appena udibile di
fastidio e aggrotta la fronte mentre il suo corpo si irrigidisce.
La prima cosa che Law pensa è: ciclone.
Stanno navigando fra i sessanta e i novanta metri sotto il livello del mare, ma questa profondità è meno della metà di quella
che può raggiungere un ciclone della Grand Line.
Le molle di metallo del letto cigolano e scricchiolano rumorosamente quando Law si muove. Scavalca Bepo, che è proprio in mezzo ai piedi, e poi, posando una mano sulla sua testa, si alza. Bepo si muove assieme
al materasso, perché ci è appoggiato con la
schiena, ma, ad eccezione di un piccolo gemito
sconnesso,
non ci fa troppo caso. Law massaggia il pelo caldo sulla testa dell’orso,
grattando vicino all’attaccatura delle orecchie mentre si allontana, e Bepo si rilassa di nuovo, emettendo un lungo sospiro.
Le luci interne sono tutte abbassate, ma il corridoio getta comunque uno spiraglio di luce
intensa nella stanza quando Law apre la pesante
porta ed esce nel corridoio. Lascia la sua nodachi sul letto e la porta della
cabina
socchiusa.
—x—
Shachi e Penguin sono i due di guardia:
mantengono la rotta e gestiscono la strumentazione di bordo mentre gli altri si riposano un po’ — e Law sa che sono loro perché riconosce le voci che provengono dal
ponte di comando mentre sale la scala dal deposito del combustibile
sottostante. Stanno ridendo e parlando, e questo è un buon
segno che sembra confermare che i suoi primi sospetti erano sbagliati. Shachi e Penguin non sono due idioti: non starebbero lì a
cazzeggiare se qualcosa non andasse, e il sottomarino è sempre rimasto
stabile dopo quel primo, lieve rollio. Solo qualche
oscillazione di assestamento, niente a che vedere con le intense e violente
scosse tipiche dei movimenti ciclonici in superficie.
Non si può mai essere abbastanza sicuri, però, e così Law si avvicina alla porta aperta proprio mentre Shachi si alza dal suo posto e attraversa il ponte
di comando per razziare la scatola di ciambelle lì
vicino.
Penguin è il primo a notarlo sulla porta, e ci vuole solo un
secondo: si mette a sedere composto, ma non si alza.
«Ah! Capitano, buongiorno! Quando ti sei alzato?».
«Poco fa», risponde Law, incrociando le braccia e appoggiandosi con la spalla al telaio della porta. «Ho sentito il sottomarino che si inclinava di circa cinque
gradi. C'è un ciclone sopra di noi?».
«No, signore, niente del genere. Siamo appena usciti dalla corrente che porta ad est».
A questo punto interviene Shachi, gesticolando con la scatola in una mano e una ciambella
mezza mangiata nell'altra: «Dovremmo essere in vista dell’Arcipelago entro domani pomeriggio, Capitano».
Il Log Pose si trova sul pannello di controllo vicino alla sedia che Shachi ha lasciato libera, e punta a destra e verso il basso: bisogna proseguire, ma non nella direzione in cui si stanno
muovendo adesso. Non ancora.
Law rimane in silenzio per un attimo.
«Ci sono imbarcazioni in superficie?».
Penguin controlla. «Il sonar non segnala niente».
«Bene. Andate a svegliare gli altri e portateci in superficie, allora».
I due rispondono in coro, «Sissignore!» e si mettono
velocemente al lavoro. Law li osserva per qualche secondo prima di lasciare la stanza e proseguire lungo il corridoio.
Shachi smette di fare ciò che sta
facendo per il tempo necessario a sollevare lo sguardo e gridare, «Ti serve qualcosa, Capitano?».
Law agita una mano con noncuranza — in
effetti ha bisogno di qualcosa, ma può cavarsela da solo.
—x—
La cambusa è immersa
nell’oscurità, ad eccezione di un unico spiraglio luminoso
proveniente dal corridoio e della luce blu filtrata sopra al bancone principale, e a Law piace così.
Rovista in giro nella semioscurità, trova il pane, i coltelli a paletta, i tovaglioli e apre il frigorifero. Sul ripiano superiore, proprio all’altezza del suo sguardo, c'è un grande contenitore di plastica a cui è stata attaccata, con un
pezzo di nastro adesivo trasparente, un’etichetta con scritto “CAPITANO” e Law lo tira fuori e se lo rigira cautamente
tra le
mani.
Dev'essersi perso lo spuntino di mezzanotte, perché non ricorda di aver sentito odore di pasta-con-dentro-di-tutto-e-di-più o... qualsiasi cosa ci sia in quella ciotola.
Quei ragazzi sanno essere...
creativi... quando sono svegli e affamati, a qualunque ora della notte.
Sconcertato, Law ripone la pietanza nel frigorifero e al suo posto tira fuori la maionese e alcune fette di carne. Si blocca, però, in piedi davanti al frigorifero — l'aria fredda che s’insinua lungo le sue gambe, la mano sospesa sopra l’anta —, fissando quell’enorme, malinconica etichetta.
Sospirando silenziosamente, rimette a posto la maionese e la carne e tira fuori la pasta.
L’anta del frigorifero si richiude mentre
Law si allontana. Appoggia la ciotola sul bancone e prepara una
caffettiera, osservando distrattamente la bacheca appesa alla parete di fronte a lui. Ci sono un paio di stupidi
disegni e annotazioni; in particolare, però, gli altri hanno incominciato un qualche strano gioco con una griglia ricoperta di puntini: da quel che può vedere, quando è il tuo turno tracci una linea, da un punto ad un
altro, e, se per caso riesci a formare un quadrato, scrivi l’iniziale del
tuo nome al centro.
Law osserva la bacheca, chiude la caffettiera con uno scatto e prende una penna.
Completa ogni figura a tre lati che riesce a trovare e vi lascia le sue iniziali, rimette a posto la penna e si procura una forchetta.
Appoggia un fianco contro il bancone a isola e mangia la sua pasta, ascoltando la caffettiera che gorgoglia e sibila mentre il caffé è in infusione, e poi le conversazioni assonnate, attutite, e i passi pesanti davanti alla porta della cambusa man mano che Shachi fa alzare i suoi compagni dalle loro cuccette. Qualcuno si intrufola in
cucina a intervalli regolari per riempire una tazza da viaggio, afferrare un'altra scatola di ciambelle, dire
"Giorno, Capitano", chiedere se gli serva qualcosa; e Law augura loro buongiorno a bassa voce,
senza spostarsi dal bancone mentre gli altri si muovono attorno a lui.
Chiede se la spalla lussata di qualcuno va meglio, se le dita rotte di qualcun altro stanno dando problemi.
Nessuno gli chiede se la pasta gli piaccia, ma Law mangia l'intera ciotola.
In lontananza, quando la folla si è dispersa e ognuno ha trovato la
propria postazione, Law sente le valvole aprirsi e un lungo soffio di aria ad
alta pressione raggiungere le casse di zavorra. La cambusa sussulta un po' mentre l’acqua viene
spinta fuori; gli armadietti e i cassetti vibrano rumorosamente, i fogli fissati alla bacheca
svolazzano, la caffettiera tintinna quando il vetro urta il retro del bruciatore — e Law sposta il suo peso contro il
bancone mentre il sottomarino sposta il suo, di peso, e lentamente comincia la risalita.
N.d.T.
Uh, sono viva, a quanto pare. È un secolo
che non scrivo più niente, e dire che nel frattempo
le mie writing skills si sono un po' arrugginite è decisamente un
eufemismo, perciò qualsiasi tipo di correzione è il benvenuto!
La
storia mi ha colpito subito, appena l'ho letta, perché in questa fanfiction.
Non. Succede. Assolutamente. Niente.
Ma proprio niente di niente. Non è fantastico? *-*
Oh, e poi ho imparato come
funziona un sottomarino (be', più o meno)! Per
capire almeno a grandi linee che cosa cavolo stessi scrivendo ho usato la
pagina di Wikipedia su questo argomento, che tra l'altro è stata
addirittura in vetrina, quindi se ho
sbagliato qualcosa è colpa sua. La fanfiction è piena di
termini tecnici di ogni genere, quindi se qualcuno più esperto di me si accorge
che c’è qualcosa che non ha senso non esiti a farmelo sapere!
Per la
cronaca, il gioco con i punti e le linee di cui parla Law si chiama — molto
creativamente — punti e linee.
È tutto,
credo. Spero che questa fanfiction deliziosamente priva di qualsivoglia trama
sia stata di vostro gradimento :)