IN
UN BATTITO DI CIGLIA
Ebbe giusto il tempo di un battito di ciglia,
il tempo che impiega una lacrima a percorrere la guancia, per guardare
un'ultima volta i suoi ormai spenti occhi grigi, e capire che non li
avrebbe mai più rivisti aperti. Ripercorse con lo sguardo il piccolo
tubicino di plastica collegato al suo naso, fino a raggiungere il suo
viso con un sorrisino stampato sopra, come se si stesse risvegliando da
un bel sogno senza avere voglia di aprire gli occhi. Gli parve di
sentire il bip dei macchinari ospedalieri, quando si accorse
che era semplicemente la sua immaginazione. Si ricordò quando a scuola
dicevano che poco prima di morire ti passa la vita davanti, in un
misero secondo. Ma come è possibile rivivere un'intera esistenza di
felicità e sofferenza in così poco tempo? Lui non lo sapeva, e non ne
era convinto, ma sperò che si fosse ricordata tutte le cose belle che
avevano passato insieme.
Il loro primo incontro.
-Quando dormi sbavi- gli aveva detto, e lui era rimasto
impalato, rosso di vergogna, cercando le parole per controbattere.
La prima lacrima solcò la sua guancia.
Quando lui le aveva toccato la gamba e aveva visto i suoi sogni più
infidi, quelli che la stavano portando alla rovina.
Altre lacrime caddero copiose.
Quando l'aveva vista con le ciocche grigie, troppo pallida per essere
vera, i loro occhi si erano incontrati, facendo loro capire che si
sarebbero sempre aiutati.
Strinse forte il lenzuolo, cercando di calmare i singhiozzi.
Quando gli aveva dato il primo bacio a fior di labbra, per poi
diventare invisibile, per andare ad avvertire Efesto.
-Stai attento Testa d'Alghe- gli aveva sussurato.
Si lasciò andare alla disperazione, sfogando tutto il suo dolore,
fregandosene degli sguardi indiscreti.
Quando si erano baciati veramente il giorno del suo compleanno, dopo
aver salvato l'Olimpo.
-Io non ti renderò mai le cose facili, Testa d'Alghe- aveva
detto.
Continuò a piangere, ricordando il momento in cui aveva esalato il suo
ultimo respiro, quando gli aveva detto con voce roca e labbra
screpolate, stringedogli la mano, due parole -Ti amo-.
Continuò a tenerla stretta, fin quando qualcuno non lo scosse per la
spalla.
Alzò lo sguardo e si mise in piedi. Un figlio di Apollo, aveva anche
lui gli occhi lucidi.
-Mi dispiace, Percy- disse abbassando lo
sguardo.
Lui alzò la testa, e cercando ancora di
contenere le lacrime, sussurrò:
-Un drappo per la figlia di Atena-
Note autore:
Salve. Vi dico subito che una lacrimuccia mi è scesa scrivendo questa fic :( Ecco cosa succede quando vado ai colloqui ed è pieno di ragazzini: mi metto le cuffie, canzoni deprimenti e... BAM!, le note del telefono mi si riempiono di drabble, OS, o, appunto, questa fic.