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Autore: Sisya    10/07/2008    5 recensioni
Prendete un pomeriggio assolato, una coppetta di gelato, un gruppo di ficcanaso, una scommessa, un cagnolino troppo curioso, Roy, Riza, e una promessa.
Mescolate il tutto e aggiungete un pizzico di romanticismo *O* Buona lettura! {Irrimediabilmente RoyAi}
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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** A sort of Serendipity **
Ovvero. Due cuori, un (non previsto) incontro, un gelato, e i soliti spioni in agguato.

Titolo:
A sort of Serendipity
Autore: Sisya
Personaggi: Roy Mustang, Riza Hawkeye,
Genere: Romantico, (Comico)
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot, What if?,
Ah, troppo RoyAi in una volta sola potrebbe anche dare assuefazione XD
Note: Dunque, devo premettere un sacco di cose, e non so neanche da che parte cominciare >.<
Iniziamo col dire che chi mi conosce sa cosa aspettarsi XD ---> ovvero, tanta smielosità made in Sisya *O*
Beh, questo è il primo contest a cui partecipo in assoluto. Sono spaventata da morire e mi tremano le dita!
Anche se so benissimo di aver scritto di meglio, questo è davvero il massimo che sono riuscita a tirar fuori >.<
*Sisya si inchina, assume per l’occasione la classica posa da gelatina ondeggiante e rotola via*



 I tavolini all’aperto della piccola e rinomata caffetteria, situata proprio nel centro del grande parco di Central, erano disposti ordinatamente su tre lunghe file, tra le quali, come di consueto, le cameriere passavano avanti e indietro indaffarate per ricevere e portare le ordinazioni dei clienti. Era una bella giornata, luminosa e fresca come un panno di bucato, la prima dopo una cupa settimana di ininterrotto maltempo, perciò non era così difficile immaginarsi il perché di tutto quel vivace affollamento per le vie del parco.
I bambini giocavano a pallone e correvano a piedi nudi sulle ampie distese di prato, controllati a vista dalle madri; le coppiette passeggiavano lungo i viali tenendosi per mano, mentre qualcun altro si accontentava semplicemente di trovare una panchina all’ombra dove poter schiacciare indisturbato un pisolino.
E alla caffetteria, in una giornata che prometteva tanto bene, trovare un tavolino ancora libero diventava spesso un’impresa pressoché impossibile. Ma questo, non era mai stato un
suo problema.

Con una mano in tasca, l’altra abbandonata lungo il fianco, procedeva con passo baldanzoso e disinvolto verso la sua ignara preda. Sicuro di sé come non mai, sentiva già il dolce profumo della vittoria solleticargli le narici. Roy fece l’occhiolino a una cameriera, sfoderando un sorrisetto sfacciato, e quella lasciò perdere il cliente che stava servendo per seguirlo con lo sguardo sognante, le ciglia scure che sbattevano più volte. Soddisfatto del risultato, Roy si girò nuovamente, pronto a riservare alla suddetta preda, che sedeva qualche tavolino più in là, lo stesso degno trattamento.
- Ehilà - esclamò lasciandosi cadere sulla sedia di fronte a lei e protendendosi intanto coi gomiti sul bordo del tavolo per mostrarle il suo profilo migliore alla cruda luce del mattino - Non ci siamo già visti da qualche parte, noi due? -
La sconosciuta non fece una piega, né abbassò il giornale, impedendosi così di rimanere abbagliata dal suo innegabile fascino.
Roy inarcò un sopracciglio, sorpreso, mentre il suo ego maschile incassava con un certo risentimento il colpo ricevuto.
Si schiarì la voce, tentando di nuovo di attirare l’attenzione della donna.
- Ehilà!! Una giornata davvero splendida, non è vero? Sa, ho notato che era seduta qui tutta sola soletta e così mi sono detto, perché non farci compagnia a vicenda, così, per conoscerci meglio? Eh, allora, cosa ne dice? -
Silenzio. Niente, nessuna reazione.
Roy cominciò a irritarsi. Va bene tutto, ma adesso si stava proprio esagerando! Non era affatto normale che una donna lo ignorasse in quel modo! Era una cosa beh, contro natura, accidenti!
- E pensare, pensare che la mia povera madre avrebbe tanto voluto che -
- Senta, colonnello, la smetta per favore, mi sta annoiando. Non mi sono seduta qui per venire importunata da lei. E comunque, sua madre sta benissimo, non dovrebbe tirarla in mezzo per questioni simili. È così che riesce ogni volta ad adescare tutte quelle poverette? Accettano di uscire con lei pur di farla star zitta? Ah, beh, allora sì che finalmente mi si chiariscono molte cose -
La mascella di Roy sbatté a terra con un colpo secco.
Il tenente Hawkeye sollevò lo sguardo ambrato su di lui, arricciando le labbra per trattenere un sorrisetto divertito, e fece spallucce, stringendosi con noncuranza nel suo elegante kimono violetto.
- Comunque è stata una bella performance, davvero, complimenti. Non si può proprio dire che non ci abbia provato -
- Puoi puoi scusarmi un attimo, tenente? -
- Arrivederci, colonnello - replicò lei in fretta abbassando di nuovo gli occhi sul giornale e sistemandosi una ciocca sfuggita al fermaglio dietro all’orecchio, con un gesto meccanico, senza più minimamente curarsi di lui.
Rigido come un pezzo di legno e con un improvviso tic nervoso all’occhio sinistro, Roy Mustang ripercorse il suo tragitto trionfale all’indietro il più velocemente possibile. Del sorrisetto presuntuoso di poco prima non c’era già più alcuna traccia.

{Qualche minuto prima, e qualche problema in meno}

Roy si stiracchiò con un sonoro sbadiglio, pestando di proposito un piede a Jean per poter allungare le gambe sotto al tavolino.
Reclinò la testa sullo schienale della sedia, chiudendo gli occhi e ignorando bellamente gli appellativi poco carini che gli stava rivolgendo l’amico.
- Eppure, io sono convinto che una giornata spesa senza la piacevole compagnia di una dolce fanciulla, sia una giornata sprecata - stava dicendo il Generale Grumman sorridendo bonario.
- Mi sembra giusto. Nel mio caso, anche più di una non sarebbe male -
Il Maggiore Armstrong quasi scompariva con la testa sotto l’ombrellone aperto sul loro tavolino, ma il risucchio della sua granita faceva capire chiaramente la sua partecipazione attenta alla discussione.
- Potrei chiedere a mia sorella se vuole raggiungerci a -
- Si era detto ‘donne’, Breda - intervenne Havoc ridacchiando.
- Ehi, e con questo cosa vorresti dir… !! -
- Niente, niente, non ti scaldare. E comunque, dico solo che i gusti del colonnello in fatto di donne sono sempre stati piuttosto come dire? Selettivi, ecco -
- Mmh. Su questo concordo in pieno. Per questo ormai si va dicendo da tempo che preferisce di gran lunga le bionde - rincarò la dose Breda, incrociando le braccia sul petto.
- Ah, davvero? - esclamò sorpreso il Generale Grumman, i baffi frementi.
- Certo che sì. Specie quelle che snobbano sia lui che ogni suo tentativo di approccio, e che possibilmente girino anche con una calibro nove nascosta nella borsetta - asserì Jean continuando a ridacchiare.
- E noi conosciamo per caso qualcuno che corrisponde a questa descrizione? -
- Uhm, aspetta, eh, fammici pensare un attimo
uhm, dunque -
- Dunque, vi avverto che avete un secondo per tapparvi la bocca o giuro che vi polverizzo all’istante tutti e due - concluse Roy, una vena pulsante di irritazione sulla tempia.
- Ehi, ehi, ehi, nervosetto oggi il nostro colonnello -
- Tsk. Siete dei dilettanti invidiosi, e le vostre sono soltanto assurde insinuazioni. Perché Io, a differenza di voi, potrei conquistare qualsiasi donna, in tutta Central City, e non ce ne sarebbe nemmeno una che si rifiuterebbe. Ma non vale la pena di scomodarsi troppo per nessuna di loro -
- Ah, allora è così, eh, ne sei proprio convinto? -
- Certo. Più che convinto, Generale -
- Phfft. Il solito sbruffone - commentò allora Jean dando una boccata al suo immancabile mozzicone di sigaretta che teneva sempre tra i denti.
- Ti sbagli. Invece si tratta di un semplice dato di fatto - replicò Roy scuotendo la testa e facendo spallucce, come se la questione nemmeno lo riguardasse.
- Allora, io propongo quella graziosa signorina laggiù. Mi sembra perfetta - replicò il Generale Grumman.
Roy allungò il collo, scrutando curioso nella direzione indicatagli. Dopotutto, il Generale aveva sempre avuto un discreto buon gusto in fatto di donne.
- Ehm, ma propone in che senso, scusi? -
- Scommettiamo, ragazzo mio. Io dico che stavolta quella signorina potrebbe anche avere un po’ più giudizio, e che tu potresti ottenere un bel due di picche - Gli occhi del vecchio generale, dietro la spessa montatura, si illuminarono per un attimo, mentre il sorrisetto di Roy si allargava pericolosamente. Era forse una sfida?
- Uhm. E la posta in gioco, Generale? -
- Se mi sbaglio, in questo caso saremo tutti quanti disposti ad ammettere che non hai davvero rivali. Ma se invece dovessi vincere io, allora -
- La sorella di Breda sarà molto felice di concederle un appuntamento! - concluse al suo posto Jean, spanciandosi dalle risate.
- Ehi!! Insomma! - esclamò Breda infervorandosi, e tentando più volte di colpire l’amico con la forchetta del suo dolce alla frutta.
- Oh, mi sta bene. Allora? Cosa ne dici, eh? Chiunque essa sia? - domandò il Generale ridacchiando. Roy fissò per qualche secondo la sua mano, tesa a palmo aperto verso di lui, poi gli altri, poi di nuovo la mano. Sorrise sfacciatamente, stringendola con decisione.
- Chiunque. D’accordo. Ci sto. -
- Ehi, ma dice sul serio? E io che pensavo fosse più interessato a provarci con la cameriera - commentò Jean sgranando gli occhi, stupito. Roy inarcò un sopracciglio, voltandosi verso di lui con aria seccata.
- Ah, ma insomma, che bassa opinione avete di me. Mi sento molto offeso - rispose lui - Voi mi sottovalutate! Siamo già usciti insieme mesi fa -
- Che?? Non ci credo! Sta mentendo! -
- No, no, mi ricordo benissimo. È stato proprio un paio di mesi fa, mi pare - replicò Roy scrollando la testa e facendo spallucce. Si alzò con un sospiro, infilandosi una mano in tasca e allontanandosi a grandi passi. Jean si abbandonò in lacrime sulla spalla di Breda, soffiandosi il naso nella sua camicia.
- Ehi! Ma che schifo! Levati di dosso! -
- Ma lei stava uscendo con me in quel periodo!! -
- Ah, uffa, sempre la solita storia -

{Qualche minuto dopo … e parecchi problemi in più}

- Oh, andiamo! -
- No. Spiacente, ma proprio no -
- Ve lo sto chiedendo per favore! -
- Niente da fare -
- Ma avete visto anche voi chi è, no? - esclamò Roy sbracciandosi come un disperato, senza badare alle molte teste che si erano girate incuriosite verso di lui - Un’altra! Sceglietene un’altra! Una qualunque ma non lei! Andiamo, ragazzi, vi prego, siate ragionevoli! -
- Ma noi davvero non possiamo farci niente, colonnello. E poi non capisco perché si sta lamentando tanto! Anzi, secondo me sta perdendo del tempo prezioso -
- Stiamo parlando del tenente! Andiamo, questa storia è semplicemente ridicola! Non posso certo mettermi a corteggiarla! -
- ... e perché no? Il tenente è anche una bella donna, tra l’altro, non capisco davvero dove stia il problema signore - replicò Breda facendo spallucce con aria innocente, mentre tutti gli altri si affrettavano ad annuire.
- Ma ma non siete affatto corretti! Non lo siete, no! Ah, ma non finisce mica qui, ve lo assicuro, io -
- Quindi, però, lasciami capire - intervenne Grumman, bisbigliando con fare cospiratorio - Stai già ammettendo tu stesso di non essere irresistibile per
qualsiasi donna? Che ci sono delle dovute eccezioni? -
- -
- Allora? -
- -
- Uhuhu, perdindirindina, ma questa sì che è una coincidenza interessante! - esclamò Grumman, seguendo Roy con lo sguardo mentre ripercorreva per l’ennesima volta lo stesso tragitto, letteralmente fumante di rabbia.
- Oh, eccome se lo è, signore - ridacchiò Jean - Ora sì che il colonnello è
davvero nei guai -

Riza intravide un movimento alla sua destra, con la coda dell’occhio, e seppe che era tornato. Per fare cosa, questo ancora non le era chiaro. Stette in silenzio per un attimo, poi abbassò di nuovo il giornale, squadrandolo con le sopracciglia inarcate, come in attesa di una spiegazione. Roy però si limitò a starsene zitto a rigirarsi i pollici, con uno sguardo che avrebbe fatto concorrenza a quello di un cane bastonato.
- Mi scusi, ma che cosa sta facendo adesso? - domandò infine, alzando gli occhi al cielo con un sospiro che sapeva di rassegnazione.
- Nulla - rispose candidamente lui, rivolgendole un sorrisone ingenuo.
- E perché allora si è messo lì? -
- Ha prenotato tutto il tavolo, tenente?
- Beh, no, ma -
- Allora non vedo perché non potrei stare qui -
- Non ha pensato che magari io potrei non gradire la sua compagnia? -
- Ah. È così? -
- Ehm - lei esitò un attimo, a corto di parole - No, signore, ma io veramente -
- Ah. Perfetto. Allora posso rimanere - tagliò corto lui.
- No, non credo. Sto aspettando una persona - ribatté Riza con tono calmo.
Roy si sentì improvvisamente a corto di saliva.
- Oh. Ehm. Che che bello - fu il commento più espressivo che gli riuscì.
Lei abbassò gli occhi, senza scomodarsi nemmeno a rispondergli.
- Però io ho un disperato bisogno del tuo aiuto, tenente! -
- Ah, ma non mi dica - fece lei, rivolgendogli un’occhiata sarcastica. Si sporse sul tavolino, appoggiando i gomiti come aveva fatto lui poco prima e ringraziò gentilmente la cameriera che le aveva appena servito una coppetta di gelato.
Si portò il cucchiaino alla bocca, sorridendo leggermente - E allora, sentiamo, cos’avrebbe combinato stavolta, signore? -
Dietro di lui, e neanche in maniera troppo discreta, Havoc e Breda si stavano sbracciando, i pollici tirati in su in segno d’incoraggiamento, mentre il Maggiore lo salutava con un’aureola di cuoricini sopra la testa, e il Generale Grumman si nascondeva con molta nonchalance dietro al menu.
Roy avrebbe tanto voluto darsi qualcosa in testa per la disperazione.
Lei alzò gli occhi dal gelato, puntandoli, com’era prevedibile, sul tavolino lontano. Li riabbassò velocemente, senza scomporsi.
- Ah. Credo di aver capito -
- Sono stato un vero idiota ad accettare questa stupida scommessa, lo ammetto. Insomma, avevo detto loro “tutte le donne”, ma non avevo minimamente pensato che anche tu -
Riza assottigliò gli occhi, rivolgendogli uno sguardo gelido.
Roy sentì un brivido freddo corrergli giù per la schiena, come la terribile sensazione di essersi appena dato la zappa sui piedi da solo.
- Cioè, non aveva minimamente pensato che anche io fossi una donna, signore? -
- Beh S- cioè, no! No! Ma non si tratta di questo! Non avevo pensato che anche tu potessi essere qui! So benissimo che sei una donna, tenente! -
- Mh, buono a sapersi - concesse lei sbuffando, ma divertita suo malgrado.
Roy tirò un sospiro di sollievo interiore.
- Ecco ehm, infatti, a questo proposito -
- …? -
- No, volevo solo dirti che -
- Che cosa? - domandò lei, stando ancora un po’ sulla difensiva.
- Beh. Stai davvero bene, vestita così. Sei davvero molto bella -
- Ah. Grazie. È molto gentile, da parte sua - borbottò, presa alla sprovvista, e arrossendo suo malgrado. Roy sorrise, divertito dal suo imbarazzo.
- Allora faresti quattro passi con me? - domandò subito, illuminandosi come un bambino e cogliendo l’occasione al volo.
- No, signore, non lo farei -
- Oh - fece lui, rabbuiandosi altrettanto velocemente. Inclinò la testa da un lato, fissandola dritto negli occhi - Per favore, tenente ne va della mia incolumità personale, e tu sei la mia guardia del corpo! Hai il dovere morale di salvarmi da questa situazione! -
- Ah, sì …? Ma davvero, non sapevo che il mio incarico si estendesse a tanto! -
Lei rise, sbirciando di nuovo al tavolino di sottecchi.
- Andiamo, ti assicuro che non parleresti così se anche tu avessi incontrato la sorella di Breda! Somiglia a suo fratello in modo impressionante! -
- Colonnello, può sempre provare a rivolgere altrove le sue attenzioni, sono sicura che troverà qualcun’altra più che disposta ad aiutarla - concluse lei.
- Ah, ma non posso. Sei tu quella che devo conquistare! -
- Il che però è molto spiacevole per entrambi -
Lui fece per obbiettare, ma richiuse la bocca, esitante.
- Per favore, ti chiedo solo di farmi compagnia per un po’. Nient’altro -
- No, mi spiace, colonnello, ma non posso farlo -
- Oh, Riza, ti prego, ti prego, non - il suo tono era talmente supplichevole che probabilmente nemmeno si accorse di averla chiamata per nome. Si alzò in tutta fretta, con un sospiro, facendo stridere le gambe della sedia, e diede una pacca sulla testa di Buraha, accucciato a terra di fianco a lei, per svegliarlo dalla pennichella. Poi recuperò la sua coppetta di gelato, allontanandosi di qualche passo, silenziosa, scivolando leggera sui sandali colorati.
Sconsolato, Roy lasciò ricadere la testa sul tavolino.
Il messaggio era chiaro. Niente da fare.
- Beh - disse lei, fermandosi e voltandosi a guardarlo, la testa reclinata docilmente su una spalla, sorridendo suo malgrado - Allora, non viene? -
Roy si risollevò di scatto, spalancando la bocca.
- dici sul serio? -
- Le ho salvato la pelle tante di quelle volte, signore, una in più in fondo non fa poi tutta questa differenza -
Lui la raggiunse in fretta, con un sorrisone, e fece per prenderla per mano.
Riza si distanziò, gentilmente, dandogli una leggera pacca sulla spalla per tenerlo a distanza, con un’occhiataccia di rimprovero. Lui fece un mezzo sorriso, infilandosi le mani in tasca e riprendendo a camminarle di fianco.
Beh, dopotutto, anche così era già qualcosa.

Buraha scodinzolava davanti a loro tutto contento, mentre camminavano in silenzio lungo il viale ombreggiato. Roy si augurò di tutto cuore che agli altri rimasti alla caffetteria non venisse l’idea balzana di mettersi a pedinarli.
Continuò a sbirciare Riza di sottecchi, quasi come se volesse assicurarsi che non fosse un’allucinazione, e si accorse della sua andatura dondolante. Non era abituata a portare il kimono, ed era un po’ goffa, impacciata nei movimenti, anche se faceva di tutto per non darlo a vedere. Le avrebbe volentieri circondato la vita per sostenerla nel suo precario equilibrio, da vero gentiluomo qual era, ma non era tanto sicuro di voler rischiare di perdere un braccio. Era talmente concentrato su di lei comunque, che non si rese conto di quello che stava succedendo se non quando vide il suo profilo alterarsi.
- No, no! Buraha! Torna qui, Buraha! - esclamò Riza perdendo la calma per un istante mentre il cagnolino si infossava dentro un cespuglio a lato e scompariva dietro lo steccato - Oh, accidenti, lo sapevo che sarebbe finita così. Mi scusi un attimo, signore -
Sbuffando, gli mollò in mano il gelato e s’inginocchiò con qualche difficoltà davanti allo steccato, inclinando la testa.
- Aspetta, vado io a recuperarlo, lascia fare a me - si offrì lui con aria spavalda.
Roy le riconsegnò la coppetta, appoggiando un piede sull’alto steccato e cercando di fare leva con le braccia per sollevarsi. Il primo tentativo fallì miseramente, e lui si ritrovò col sedere a terra ancora prima di rendersene conto. Incrociò lo sguardo di lei, che si sforzava di non scoppiare a ridere.
- Ehi, non è così facile - ribatté lui, risentito.
Finalmente, Roy riuscì a scavalcare dall’altra parte.
Fece per girarsi e assicurarle che non ci avrebbe messo molto a riportarle Buraha, quando se la ritrovò di fianco, senza un capello fuori posto, che si spazzolava il kimono con una mano, mentre teneva la coppetta nell’altra.
Doveva essersi decisamente sbagliato riguardo la faccenda dell’equilibrio.
- Non ti chiederò come tu abbia fatto -
Lei si strinse nelle spalle e gli passò di fianco, guardandosi intorno in quell’ampia distesa verde e curata, puntellata qua e là di piccoli fiori screziati. Buraha si era spaparanzato al sole qualche metro più in là, in un fazzoletto di prato vicino a una panchina, e non sembrava avere intenzione di muoversi da lì in tempi relativamente brevi.
- Però, direi che ha trovato davvero un ottimo posto - commentò Roy ammirato.
Lei lo guardò ad occhi sgranati, incredula.
- Ottimo per cosa? -
- Per nasconderci - rispose lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Ma ma che sta facendo adesso? - esclamò Riza con tono esasperato, osservandolo sdraiarsi accanto al cagnolino e incrociare le braccia dietro la testa - Questa è una zona privata del parco, colonnello, e non possiamo restare a -
- I divieti sono fatti apposta per essere infranti, mio caro tenente - recitò lui, gli occhi socchiusi nel riverbero del sole, e un sorriso che andava da un angolo all’altro della faccia.
- Ah, ma davvero? Che strano, e io che credevo fossero fatti per essere rispettati, colonnello - rispose lei alzando gli occhi al cielo. Eppure andò a sedersi sulla panchina accanto ai due, forse avendo capito che non c’era poi molto altro da fare. Rimase in silenzio, composta, fissando dritto davanti a sé.
- Sei troppo rigida, tenente, dovresti provare a rilassarti un po’ ogni tanto -
- Se io mi fossi permessa di rilassarmi in passato, colonnello, lei probabilmente non sarebbe ancora qui a raccontarlo - replicò lei piccata. Lui ridacchiò, e il silenzio scese tra loro, come di consueto. Roy chiuse gli occhi, sbadigliando, e rimase fermo per qualche minuto a godersi la sensazione appagante del sole che gli scaldava la pelle.
Ma la sentì ridere, e questo lo costrinse a riaprire un occhio, curioso.
Buraha le stava saltellando intorno come un disperato, con la lingua a penzoloni, puntando alla conquista del gelato. Riza aveva sollevato le gambe a lato, sulla panchina, cercando di tenere la coppetta fuori dalla portata del cagnolino, e ordinandogli di stare a cuccia. Ma la sua voce aveva del tutto perso il tono autoritario di sempre.
- E io non potrei assaggiarti un po’, tenente? O metterai a cuccia anche me? -
Lei sobbalzò di colpo, voltandosi a guardarlo stupita.
-
Cos… cosa? -
- O te o il gelato, sono interessato a entrambi - precisò Roy senza riuscire a trattenere una risata.
- Ah, davvero? - esclamò Riza, arrossendo suo malgrado. Si alzò dalla panchina di scatto, e andò a inginocchiarsi di fianco a lui, spiazzandolo del tutto.
Il suo viso, la sua bocca. Era talmente vicina che per un attimo Roy credette
Gli cacciò direttamente il cucchiaino in bocca, irritata.
- Ecco, faccia pure - concluse, mollandogli per la seconda volta la coppetta in mano e tornandosene sulla panchina con le braccia incrociate sul petto.
- Il gelato dopotutto, è un po’ come una storia d’amore - rifletté lui mettendosi seduto e grattandosi il mento con fare pensoso.
- In che senso? -
- Entrambi devono reggersi su basi solide, perché altrimenti il tutto non può funzionare un granché bene piuttosto, sai cosa avevo sentito dire, tempo fa? -
- Sentiamo. Cosa? -
- Che il gelato ha anche uno straordinario potere afrodisiaco -
Riza si bloccò a metà del gesto di sistemarsi una ciocca di capelli biondi sfuggita al fermaglio, un colorito appena più accennato del solito e le sopracciglia inarcate.
Lo scrutò negli occhi per qualche secondo, e lui fece lo stesso.
- S-Se lo è appena inventato - concluse poi, sbuffando, ma faticando comunque a tenere giù gli angoli della bocca. Le labbra premute una contro l’altra per trattenersi dallo scoppiare di nuovo a ridere.
- Ah, e va bene, lo ammetto, mi hai scoperto. Beh, almeno, io ci ho provato -
- Di nuovo -
- Ehi, sono sempre stato un tipo ostinato - si difese Roy facendo spallucce. Lei scrollò la testa, tornando però a sedersi accanto a lui e incrociando le braccia alle ginocchia, il mento appoggiato sui gomiti scoperti. Sorridente, come un debole scorcio di sole. Roy la osservò, stupito. D’altra parte quella donna poteva vantare talmente tante sfaccettature che nemmeno in una vita intera sarebbe riuscito a coglierle tutte.
Era un po’ come guardare attraverso un caleidoscopio. Potevi anche passare una vita intera a osservarla, a cercare di comprenderla fino in fondo, ma alla fine lei riusciva comunque a sorprenderti, ogni volta.
E non avrebbe mai finito di imparare a conoscerla.
Si volse di nuovo verso di lui.
Roy si domandò se ne fosse consapevole, che quei suoi piccoli sorrisi sapevano scaldarlo dentro più di qualsiasi altra cosa.
- Allora? Com’è? -
- Mmh. Buono - mugugnò lui, col cucchiaino in bocca.
Lei si abbandonò nuovamente a una risata spontanea, ma stavolta si ricompose subito, tossendo un paio di volte per scacciare l’imbarazzo.
- Più o meno dell’amore? -
- Uhm. Non lo so, bisognerebbe provarli entrambi - Lui si abbandonò all’indietro sull’erba, ammiccando, le braccia dietro la testa e una gamba sollevata sull’altra.
Riza rimase un attimo interdetta, poi sospirò.
Era stato bello, pensò, poter fingere per un po’ che fosse tutto così semplice.
Ma non lo era, e non lo sarebbe stato mai, perciò lei poteva anche togliersi dalla testa certi pensieri inopportuni e smetterla di comportarsi così. Con Roy Mustang era pericoloso varcare certi confini, e lei doveva stare attenta a non caderci.
- Non dovremmo stare qui, colonnello - affermò quindi, con decisione.
- Ma non stiamo facendo nulla di male, e se i proprietari dovessero venire a -
- Io non mi sto riferendo a
quel divieto -
Tra loro scese il silenzio, per qualche interminabile minuto.
Il sorriso scomparve dal volto di Roy, quello di lei si contrasse nella solita maschera fredda che sapeva sempre riservare a tutti. Perfino a lui.
- Ma perché noi due non ci abbiamo mai nemmeno provato, Riza? -
Fu poco più di più un sussurro, ma fu abbastanza per farla sobbalzare.
- Ehi, respira - le ricordò Roy voltandosi a guardare il suo colorito pallido e gli occhi spalancati. La sua maschera, irrimediabilmente incrinata.
- P-perché dobbiamo rispettare la regola di fraternizzazione - rispose lei prontamente, una volta superata la sorpresa - E comunque - aggiunse, infastidita - Non è detto che lei debba per forza
provarci con ogni donna di Central City -
- Ah, allora è così. Capisco. Vuoi rimanere l’unica ad esserti persa l’esperienza? - domandò lui, ridacchiando.
- E poi ha anche il coraggio di venire a farmi una domanda del genere - borbottò Riza incurvando le sopracciglia.
- Ehi, stavo solo scherzando - si difese Roy alzando le braccia al petto in segno di resa - Rimarresti tu, certo ma anche la sorella di Breda -
- Non dopo che avrà perso la scommessa, signore - gli ricordò lei.
- Già. E la perderò di sicuro, non è vero? -
- Temo di sì, colonnello -
- E posso almeno sapere il perché? -
- Perché non riuscirà a conquistarmi? Siamo troppo diversi, ecco perché. Finirebbe per stancarsi di me, e io mi ritroverei messa da parte, e ne soffrirei. Ha detto lei che non può funzionare, le basi solide su cui basare un relazione per noi non ci sono -
- Ma noi potremmo essere l’eccezione alla regola, se soltanto mi lasciassi provare. Saremmo come un una gelatina! Si regge da sola, ed è buona uguale! -
Riza lo fissò come se fosse impazzito.
- Sta parlando del nostro ipotetico rapporto paragonandolo a una gelatina, colonnello - constatò poi con un sospiro rassegnato - Crede davvero di riuscire a convincermi che fa sul serio in questo modo? -
Roy ingoiò il vuoto. Una gelatina. Che patetico idiota!
- Potremmo almeno fare un tentativo - sussurrò lui di rimando. La sua voce sembrava sincera, e il silenzio che stavolta scese tra loro era realmente carico di aspettativa.
- Non funzionerebbe - replicò però lei, senza dargli il tempo di aggiungere altro. Senza guardarlo negli occhi, perché altrimenti non era poi così sicura che la voce le sarebbe uscita altrettanto ferma e risoluta.
Lui la fissò per un attimo, la fronte aggrottata, nascondendo a malapena la delusione. Poi tornò a distendersi, lo sguardo fisso al cielo sempre più buio.
- Allora è così che la pensi. Che io in un modo o nell’altro finirei per ferirti, giusto? Non hai mai pensato che anche così, finiremmo per farci del male a vicenda? - domandò infine, incapace di trattenersi.
Rotolò su un fianco, cingendole la vita con un braccio. Le punte dei loro nasi si sfiorarono, ma lui non si spinse oltre. Lei si ritrasse, per quello che il braccio attorno alla vita le permetteva, combattendo fino all’ultimo contro il rossore che le colorava le guance.
- Non tenti troppo la sorte, signore - disse freddamente.
- Eppure hai deciso di seguire uno come me - la interruppe - Perché? -
- Perché i suoi sogni sono quanto di più bello io possa immaginare -
- E mi aiuterai a realizzarli? Tutti quanti? - Lei annuì brevemente.
- Bene, allora. Segui il soldato, ama l’uomo. E permetti all’uomo di amarti, una buona volta. Per favore -
Prima che potesse rendersi conto di quello che stava succedendo, e delle conseguenze che questo poteva implicare, Riza si ritrovò le labbra di Roy che si muovevano con decisione sulle proprie, togliendole il fiato. Non avrebbe mai creduto di dover ammettere una cosa del genere, ma la colse impreparata.
Era più che sicura che ci fossero almeno cento buoni motivi per allontanarsi immediatamente da lui, e già che c’era approfittarne per mollargli anche un ceffone che gli rivoltasse la faccia e il suo odioso sorrisetto, il suo odioso, odiosissimo adorabile sorrisetto, ma in quel momento non riuscì a trovarne nemmeno uno.
Eppure sentiva chiaramente la bocca di lui sulla propria, che cercava gentilmente di schiudere la sua. Le sue mani, bollenti a contatto con la sua pelle, appoggiate ai lati del collo che le tenevano fermo il viso. E il suo respiro che la riscaldava.
Si ritrovò a schiudere le labbra sotto la pressione leggera ma decisa di lui, a circondargli la nuca per attirarlo più vicino, le dita affusolate e frementi chiuse tra i ciuffi dei suoi capelli scuri.
- Adesso basta, la smetta - sussurrò lei a fiato corto, premendo contro il suo petto per allontanarlo. I suoi occhi erano ancora ardenti, e lei fu costretta a distogliere lo sguardo - Basta così la prego - disse di nuovo, non riuscendo a trattenersi dal rimettergli a posto dietro a un orecchio una ciocca ribelle. Roy la fissò, confuso, a occhi sgranati.
- Ma -
- Per favore. È così che andrà, e mi sta bene. Lei deve sempre complicare le cose, e poi tocca sempre a me rimettere tutto a posto.
- No-non puoi dire sul serio! A me non sta affatto bene.
- Sai che mi allontanerebbero da te -
- Non lo permetterei -
- Succederebbe comunque -
- Ciò che ci tiene uniti - sussurrò lui, reclinando il capo sull’erba dopo aver sciolto l’abbraccio, e socchiudendo stancamente gli occhi - Io ho sempre creduto che fosse più forte di ciò che ci divide -
Riza non rispose, ma la stretta delle sue dita si intensificò per un breve istante.
- Mi dispiace -
Lui rimase immobile, socchiudendo appena gli occhi quando la manica del suo abito gli sfiorò il braccio.
Ma quando la mano di lei, nel buio, si intrecciò stretta nella sua, gli mancò improvvisamente l’aria nei polmoni. I polpastrelli freddi premettero sulla pelle infiammata.
- Ehi - sussurrò lei, un sorriso triste a incresparle le labbra dischiuse - Respira -
- Non ho proprio speranze con te, eh? -
- Mettiamola così. Se un giorno ci dovessimo per caso ritrovare nei paraggi, lei potrebbe sempre provare a offrirmi di condividere un altro gelato. Chissà, forse finirei per accettare pur di farla star zitta -
Lui rise, suo malgrado, ruotando il capo verso di lei.
- Davvero, accetteresti? -
- Se non altro, sarebbe per una buona causa -
- Ah, certo, per salvare il mondo dalle mie chiacchiere inutili, vero? -
- Certo, il mondo e qualche altro centinaio di povere innocenti che non sanno cosa le aspetta -
- Sì? -
- Accetterei di sacrificarmi per il bene comune, in quel caso, direi di sì -
- Ah, ma che gentile! Davvero, grazie di cuore! - esclamò lui ridendo.
La sua testa si appoggiò lentamente sulla sua spalla, coi boccoli biondi che gli facevano il solletico ad una guancia. Passò due dita sulla pelle morbida della gota fredda. Ad un certo punto trovò una sottile riga bagnata, che si affrettò ad asciugare col pollice.
- Va bene così - sussurrò debolmente, il respiro che si condensava nell’aria fredda. Nella penombra, la sua mano di nuovo, con urgenza, corse a cercare la sua, intrecciandosi tra le dita infreddolite dell’altro.
- Sì - asserì lui a voce bassa - Per ora, mi può anche bastare -

Then, I see you standing there
Wanting more from me
And all I can do is try

And that’s wonderful, that’s life
And we are,
We are free in our love.


- Io credo cioè, in teoria ne sono sicuro, ma io io sono innamorato di sua nipote - ammise riluttante, più a se stesso che al Generale di fronte a lui.
- Sì, certo, lo so bene. E la prossima volta andrà meglio, probabilmente - replicò Grumman ammiccando tranquillo.
- Non credo che ci sarà mai più una prossima volta - borbottò lui raccattando la giacca dalla spalliera della sedia - Già è stato un caso incredibile averla trovata qui oggi, figuriamoci se mai mi ricapiterà di ... beh, fuori dall’ufficio, intendo -
- Uhm, uomo di poca fede. Piuttosto, credi sia già tornata a casa? -
- Sì, penso di sì - rispose Roy senza entusiasmo.
- Ah, giusto, scusami un attimo, ma mi sono appena ricordato di dover fare una telefonata urgente -
Roy raschiò col cucchiaino all’interno della coppetta con sguardo vuoto.
Dall’interno del locale arrivava la voce squillante del Generale.
Probabilmente prendeva accordi per il suo prossimo appuntamento galante.
- Oh, mi dispiace tanto, mia cara, perdonami. Me ne sono completamente dimenticato! Sono così sbadato! Ma certo, certo. Sii buona, non negare l’ultimo desiderio a un povero vecchio smemorato. Ah, perfetto! Allora ci vediamo presto, mia cara, non mancherò di certo! Non vedo l’ora di passare un po’ di tempo con la mia nipotina preferita! - Roy rischiò di ingoiare il cucchiaino per la sorpresa. Grumman ricomparve poco dopo, sedendosi di fronte a lui come se nulla fosse, e riprendendo a mangiare il suo gelato con aria deliziata, i baffi frementi.
- Che cosa diavolo significa?? Vi stava aspettando?! - proruppe Roy.
- Ma certo. Dovresti saperlo. Le donne mi aspettano sempre! -
- E perché allora non si è presentato, e ha mandato me al suo posto dopo aver organizzato tutta quella storia della scommessa per … ? -
L’occhiata furbesca che il Generale gli rivolse parlava da sola.
- Non ci credo mi dica che non è vero e lei avrebbe fatto tutto questo per -
- Domenica prossima, alle otto, ho intenzione di portare fuori mia nipote nel miglior ristorante della città. Vestiti elegante, e se non ti è troppo disturbo vedi di essere un po’ più convincente. Non posso mica continuare così all’infinito, o anche lei finirà per dubitare della mia buona fede - si calcò il cappello sulla testa e fece per andarsene.
- Ehi. No, no, aspetti un attimo, ma -
- Allora, cosa ne dici, eh? Alla fine, ne hai trovata almeno una per cui valga la pena scomodarsi? -
- Io Sì. Credo proprio di sì -

{Qualche anno e qualche casuale appuntamento più tardi}

 Era difficile, molto difficile non notarli, sebbene non facessero nulla di particolare per attirare l’attenzione altrui.
Seduti sulla stessa panchina di quel giorno, lei appoggiata composta sullo schienale, lui era sdraiato a pancia in su con la testa reclinata all’indietro, una gamba accavallata sull’altra e l’espressione sonnacchiosa.

- Tra qualche minuto dovremo tornare al lavoro - gli ricordò lei senza staccare gli occhi dal rapporto che (con sommo disappunto di lui) si era portata dietro dall’ufficio durante la loro pausa pranzo.
Roy non diede segno di aver sentito.
- Signore? -
Continuò a tenere gli occhi chiusi e le braccia incrociate sul petto, che si alzava e si abbassava regolarmente col suo respiro. Ad un certo punto però, mentre lui si muoveva teatralmente nel sonno, la sua testa, in modo
del tutto casuale, andò ad appoggiarsi proprio sulle gambe di lei. Riza alzò gli occhi al cielo, spazientita.
- Guardi che tanto lo so che non sta dormendo -
Il bello addormentato non fece una piega, sebbene il barlume di un sorrisetto trattenuto a malapena gli increspò debolmente il labbro inferiore. Riza attese qualche altro secondo, tanto per dargli fiducia, ma poi inarcò un sopracciglio, visto che la risposta affermativa tardava ancora ad arrivare.
Sgusciò da sotto la sua testa, ed essa, rimasta senza appoggio, ricadde pesantemente sul legno duro della panchina con un sonoro
tong.
Roy si rialzò mugugnando qualcosa di imprecisato e massaggiandosi la nuca dolorante con una mano.
- Ah, non sei cambiata di una virgola. Sempre la solita insensibile. Quando ti deciderai a capire che io ho bisogno di riposo, molto riposo, altrimenti non riesco a dare il meglio di me! -
- Certo, certo. Ora infatti sarà libero di dare il meglio di sé finendo tutto il lavoro arretrato che ha accumulato -
- Donna insensibile e senza cuore - frignò Roy seguendola suo malgrado lungo il sentiero. Camminarono fianco a fianco per un po’, in silenzio. Lui con le mani in tasca e il naso per aria, lei dritta e composta come sempre, nella sua divisa immacolata, i documenti ufficiali stretti al petto. Riza tenne il capo basso, per nascondere il sorriso crescente che non sapeva frenare. Ma la mano di lui corse comunque, ancora una volta, a cercare la sua, che ciondolava abbandonata lungo il fianco.
Si strinse tra le sue dita, mentre camminavano.
E lì rimase. Dove era il suo posto.
Anche se doveva ammetterlo, qualche spanna più a lato non gli sarebbe mica dispiaciuta. Riza gli lanciò un’occhiataccia, indovinando chissà come i suoi pensieri. Lui rise, gettando indietro la testa.
Non bisognava per forza cambiare le cose.
Alle volte, funzionavano anche da sole, così com’erano.
Inspiegabilmente, certo. Ma funzionavano.
- Ehi, aspetta, cosa ne dici? Ti offro un gelato? -
- Stia attento, colonnello, guardi che un giorno di questi potrei anche finire per accettare il suo invito -
- Tenente, mi stupisco di lei, ormai dovrebbe averlo capito - replicò Roy tranquillo, facendo spallucce all’occhiata interrogativa di Riza - Io non aspetto altro -
Lei sorrise brevemente, lui ricambiò.
Certi legami, in fondo, hanno lo straordinario potere di renderci migliori.
- Ehi, ma aspetti, ma quella è la sorella di Breda! A proposito, la famosa scommessa, alla fine, come si è risolt Signore? … Signore, ma dov’è finito?! -

O insomma perlomeno ci provano.

{Qualche anno ancora}

Il Generale Grumman si sfilò il capello con un gesto tranquillo, appoggiandolo con un sorriso serafico sullo stesso tavolino di tanti anni prima e prendendo posto.
- Ehilà, finalmente ci si rivede Generale! - esclamò Jean con un cenno del capo.
- Buon pomeriggio a tutti, scusate il ritardo -
- Ma cosa stanno facendo adesso mamma e papà? Perché non mi hanno portato con loro? - s’informò il piccolo Maes sporgendosi dal tavolino con fare curioso.
- Ah, Ah. È il loro anniversario, ecco perché. E comunque, quel che stanno facendo non ti riguarda, mocciosetto - borbottò Breda piazzandogli sotto il naso la sua gigantesca coppa di gelato al cioccolato per tenerlo buono.
- ... ma nonnino, com’è che nascono i bambini? - continuò Maes imperterrito.
Il bimbo si passò una mano tra i capelli biondi, perennemente spettinati, e fece passare lo sguardo - due occhi più scuri dell’ossidiana - su ognuno dei presenti, domandandosi perché mai adesso tutti quanti avessero raggiunto il colorito di un lenzuolo. Certe volte gli adulti si comportavano in modo strano …
- È la forza dell’amore che muove tutte le cose! - esclamò il Maggiore Armstrong commuovendosi per l’emozione.
Sulla testa di Maes spuntò, com’era prevedibile, un punto interrogativo.
Falman si schiarì la voce, prendendo le redini della delicata situazione con la sua solita proverbiale competenza.
- Beh, dunque. Vedi, Maes, di solito, quando arriva il momento giusto, e ci sono un uomo e una donna che si vogliono tanto, tanto bene, un bel giorno in giardino, sotto un cavolo -
- Ma ... ma che stai dicendo!
No, No! Ascolta me, Maes, che è meglio. È come quando un’ape trova un bel fiore su cui si posa e - lo interruppe Jean sbracciandosi.
- Una cicogna! È una cicogna, cretino! Così gli confondi solo le idee! - esclamò Breda interrompendolo a sua volta.
- Se fosse stata davvero una cicogna, caro mio, la tua sarebbe sicuramente morta di fatica ancora prima di raggiungere casa tua -
- E tu la tua come minimo avresti finito per affumicarla -
- Che cosa?? Ritira subito quello che hai ... -
- In realtà -
Grumman si girò lentamente verso il nipote con l’aria di chi la sapeva lunga.
Anche tutti gli altri si zittirono e tesero le orecchie, in ascolto.
- Vedi, di solito, si procede per gradi, con appuntamenti e cose del genere ma tutto può iniziare anche semplicemente con un uomo che chiede a una donna se può condividere un gelato insieme a lei, perché no? -
Maes annuì, dondolando le gambe sotto il tavolo. In certi casi, bisognava ammetterlo, aneddoti del genere tornavano utili. Molto utili.
- E se la donna accetta, allora ci sono molte probabilità che i due si innamorino -
Un sorriso rilassato si distese sui volti dei presenti.
Cosa poteva esserci di più tenero e rassicurante di un caro nonnino che
- A-ah! Ma sta ben attento, non è mica tutto! Ora arriva la parte più interessante! Devi sapere che, soprattutto se si ha a che fare con uomini come tuo padre, alla prima occasione in cui i due rimangono da soli succede che -
Sei mani scattarono contemporaneamente a tappare le orecchie di Maes.
- Generale!! -


Angolino *O*
Dunque, ehm, solo un paio di ultimi chiarimenti, visto che magari vi sono rimasti dei dubbi più che legittimi XD
Prima di tutto l’ambientazione. È vero che c’è la caffetteria e che ci sono i tavolini e tutto il resto, ma comunque non ci sono mai scene in luoghi chiusi, quindi spero che così vada bene >.<
I personaggi sono tutti quanti un po’ OOC, soprattutto Riza a mio parere; io ho cercato di mantenerli IC il più possibile, ma mi rendo conto di non esserci riuscita. D’altra parte in una storia di questo genere, riuscire a dare al rapporto tra Roy e Riza lo spessore che merita non è facile, e si tende sempre a rendere il tutto un po’ più superficiale di quanto non sia in realtà. Riza però è un essere umano, può sorridere ogni tanto anche lei senza che necessariamente questo debba sfociare nell’ooc XO

So di aver affrettato troppo tutta quanta la situazione, e suona molto surreale che Riza ceda così facilmente, o che Roy passi da sfacciato dongiovanni a innamorato sincero, ma se si parte dal presupposto che entrambi si amassero già da tempo, nonostante tutto … oh, beh, non lo so, fate un po’ voi >//<
Grumman non era previsto, ma poi mi sono detta che sarebbe stato divertente inserire anche lui nell’allegra combriccola di gelatinari XD Il fatto che Riza abbia accettato di incontrarlo poi, lo ammetto, non sta né in cielo né in terra, ma credo che se fosse stato lui a domandarglielo non si sarebbe rifiutata a priori. Forse non si sarebbe mai messa il kimono per incontrarlo, ecco tutto, ma serviva a me per far quadrare le cose ù.ù La scommessa poi era solo un semplice (e banale, lo so >.<) pretesto, non ha nessuno scopo preciso, a parte quello di farla pagare a Roy, perché io sono sadica e lui se lo merita di sicuro ù.ù Mi vergogno immensamente dell’ultima parte, ma non ho davvero resistito, mi dispiace >//<
Grumman è pur sempre Grumman, no? XD E io ho come il sospetto che con degli esemplari del genere in famiglia, il nostro Maes crescerà piuttosto ehm … precoce ^^’’
Un ultimo chiarimento, per chi non avesse capito cosa cavolo centrasse il titolo XD
  Serendipity: un concetto filosofico, che indica la possibilità di scoprire una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un’altra. Ovvero, trovare qualcuno in un momento particolare della nostra vita, in una situazione particolare, in cui non stavamo cercando nulla, per poi scoprire che invece ogni passo che abbiamo fatto fino ad allora era stato un passo che ci avvicinava a lui/lei.
Destino? Semplice coincidenza? (un Generale impiccione che si diverte a programmarvi gli appuntamenti? XD) E, anche se non riesci a catturare appieno il significato del suo arrivo nella tua vita, dentro di te senti che la sua presenza sarà in qualche modo determinante per te, quasi che ti fosse stato in qualche modo destinato.
D’accordo, la relazione con la fic è molto (ma moooolto) stiracchiata, non c’è niente da fare.
Spero che comunque si sia capito dov’è che si voleva andare a parare.
È un pomeriggio “fuori dall’ordinario” per entrambi, ma in questo caso il concetto di Serendipity (preso decisamente alla larga, tra l’altro) è un po’ falsato dall’intervento imprevisto di noi sappiamo chi XD Inoltre, prima di concludere, ci tengo a specificare che ogni riferimento alle gelatine è stato puramente casuale ù.ù
I versi in neretto sono presi dalla bellissima canzone “Try” di Nelly Furtado.
Vi ringrazio tantissimo per aver letto! ^^


Sisya *O*


Questa fic ha partecipato al Contest RoyAi indetto sul RoyAi forum e su Efp Forum, con un punteggio di 8,1.
Ancora tantissimi complimenti alle vincitrici e alle altre partecipanti!

Commento di Shatzy.
Ci sono un pomeriggio assolato, una coppetta di gelato, un gruppo di ficcanaso, una scommessa, un cagnolino troppo curioso, Roy, Riza e una promessa. Il risultato finale non poteva che essere una storia dolcissima, a tratti romantica, a tratti comica, con una sottile vena di malinconia ad un certo punto, risolta poi nel finale decisamente comico che ben conclude il tutto. Si respira l’atmosfera estiva, l’aria fresca, e la dolcezza o la tensione instaurata tra i due, a seconda dei casi. Il punto di forza sono i dialoghi, sempre molto curati, da cui emerge una caratterizzazione buona dei personaggi; trovo che alcune riflessioni siano molto adatte alla situazione. Ottimamente caratterizzati soprattutto i personaggi secondari. Alcune parti della narrazione sono contrastanti o poco chiare, come il fatto che all’inizio della fic sia mattino e alla fine sera (non credo abbiano passato tutta la giornata fuori!), o la parte sul prato, dove non è chiarissima la loro posizione e i loro movimenti. Inoltre, la scena presa dall’immagine forse andava spiegata meglio, su alcuni punti sei stata molto precisa (la scelta di far indossare il kimono a Riza, per esempio), su altri meno, tanto che ad un certo punto il gelato scompare, e non si sa bene come o perché. A parte queste scelte tecniche e di concetto, la storia risulta comunque molto gradevole, ho trovato davvero ben strutturato il dialogo principale, sul prato, con i “non detti”, gli sguardi e gli imbarazzi. E una nota di merito al piccolo epilogo, comico, delicato e dolce, come dovrebbe essere l’epilogo di ogni storia d’amore.

Commento di Valy. Se dovessi descrivere con una sola parole tutta la fan fiction, utilizzerei colorata. Forse non ha neanche molto senso, però questa storia, secondo me, è piena di colore, comicità e allegria. Sarà che è ambientata in primavera/estate, sarà che c’è di mezzo una coppetta di gelato, ma i colori dominano, anche se non si vedono.
Una trama ben sviluppata, forse un po’ troppo accelerata nel finale, ma comunque molto comica, anche perché ci sono di mezzo tutti gli altri compagni è l’immancabile generale Grumman, penso che lui sia stato il personaggio chiave di tutta la storia. Bella la scena quando Roy e Riza affrontano l’Argomento, perché non ci hanno mai provato, ed è proprio da Riza cominciare ad elencare qualsiasi tipo di scusa, prima tra tutte quella della regola della fraternizzazione, e lui le abbatte una dopo l’altra, senza difficoltà e poi succede, si fanno una promessa, che sono riusciti a mantenere, e questo non può che fare felice un giovane cuore Royai come il mio.
Grammaticalmente c’è qualche errore, però questo non penalizza totalmente la storia, i caratteri dei personaggi sono simili a quelli originali e questo è sicuramente un bene. Trovare una trama per l’immagine che hai scelto non è stato sicuramente facile, ma hai sviluppato una bella storia, quindi complimenti.




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