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Autore: Ermal    10/07/2008    2 recensioni
Chiunque avrebbe potuto affermare che il peggior difetto di Uchiha Sasuke fosse l'orgoglio.
Ovvio, perché Uchiha Sasuke era un ragazzino maledettamente orgoglioso e superbo.
Non avrebbe mai ammesso un proprio errore, non si sarebbe mai abbassato a chiedere scusa.
A nessuno.
E per nessuna ragione.
[KakaSasu] [Dedicata a Talia per il suo compleanno]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kakashi Hatake, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Pride



Scritta per il compleanno di Talia, mi scuso fin da subito per questo tremendo ritardo, ma l'ispirazione, la trama e soprattutto il tempo mancavano. Fra questo periodo di interrogazioni e l'ultima settimana di vacanza natalizia in Giordania, il tempo per scrivere è stato davvero poco. Ho abbozzato un'altra one-shot, una PWP per la precisione, ma dopo un po' ho avuto mille e mille ripensamenti per la trama e così ho lasciato perdere. Col risultato di tardare in modo obrobrioso. ç_ç

Gomen nasai.

Ma passiamo alla storia. ^^

Non è una ItaSasu, come è mio solito fare.^^

E' un tributo a te e alla tua “Non sono come lui”. ^^

Spero sia venuta bene, perché l'ho scritta completamente di getto in questo pomeriggio, l'unico libero dopo due settimane di studio. =ç=

Buon compleanno, Talia-chan!^^





Sicuramente, chiunque avrebbe potuto affermare che il peggior difetto di Uchiha Sasuke fosse l'orgoglio. Un orgoglio ferreo, impossibile da piegare, assolutamente insopportabile.

Ovvio, perché Uchiha Sasuke era un ragazzino maledettamente orgoglioso e superbo.

Non avrebbe mai ammesso un proprio errore, non si sarebbe mai abbassato a chiedere scusa.

A nessuno.

E per nessuna ragione.

Non avrebbe chiesto scusa a Sakura per le sue brusche maniere, non avrebbe chiesto scusa a Naruto per le sue provocazioni velenose.



Ragazzino,

mi guardi a testa alta,

mi sorridi con superiorità,

come se il tuo dolore e la tua ipotetica forza

ti dessero il diritto di giudicarmi

debole.

Eppure, quello veramente debole sei tu,

piccolo Sasuke.

Perché questo tuo incrollabile orgoglio,

altro non è che una disperata difesa

contro il giudizio altrui.

Perché sentire l'altrui pietà ti disgusta.

Ti rende troppo consapevole della tua situazione.

Un ragazzino

solo

e senza famiglia.

Nulla di più.



Uchiha Sasuke aveva un'unica, arrogante ambizione: uccidere il suo stesso fratello, Uchiha Itachi.

Be', questa era davvero una bella battuta.

Si è mai visto l'orgoglio infantile spezzare la superbia folle?

Ovviamente no.

Ma Sasuke non aveva mai tenuto conto di certe opinioni e non tenne conto neppure di quest'ultima quando decise di vendere la propria anima in cambio della promessa di una forza inumana. Abbastanza potente da poter distruggere Itachi.



Ragazzino,

tu sei ambizioso,

ma non sei ancora folle.

Hai camminato verso la pazzia di un folle.

Ma ancora non eri abbastanza stupido da cadervi

a tua volta.

Piccolo Sasuke,

hai avuto paura all'ultimo momento, vero?

All'improvviso tutto ti è parso

sbagliato, disgustosamente perverso, o no?

L'avevo detto: sei orgoglioso, ma non superbo.

Hai avuto abbastanza lucidità per rinunciare

ad un potere che ti avrebbe tolto tutto

senza darti nulla.

L'ho capito dai tuoi occhi quando ti ho raccolto dal fango.

E in quel momento mi sono sentito orgoglioso di te.

Perché la cosa veramente importante,

veramente giusta,

Sasuke,

non è distruggere la folle superbia di tuo fratello,

ma fare quel passo indietro

che serve ad evitarla.


Uchiha Itachi non avrebbe chiesto scusa a nessuno.

Neanche a Dio.

Uchiha Sasuke chiese scusa ad una sola persona quando tornò a Konoha.

Perché era sempre stato consapevole di essere un mocciosetto insopportabilmente orgoglioso, di essere una persona sgradevole, brusca e testarda, cieca a tutto fuorché alle proprie ragioni. Così cieco da non accorgersi di quella sola persona che aveva saputo vedere oltre la sua maschera, che aveva saputo guardarlo nel profondo dell'anima, senza compassione, senza pietà. Solo con quella comprensione data dall'essere simili, dall'essere altrettanto soli, altrettanto orgogliosi, scostanti.

Dalla reciproca e silenziosa ammirazione. Ammirazione per la determinazione con cui l'altro affrontava la vita, per la maturità di certe sue scelte, per la sua forza interiore.



- Gomen, Kakashi-sensei-



E Sasuke si rese conto di quanto fosse piacevole quel perdono silenzioso che sapeva di aver appena ricevuto, lì, mentre il suo sensei lo riportava a Konoha sulle spalle. Il ragazzino sentì il senso di colpa che gli aveva stretto lo stomaco fino a poco prima sciogliersi in sollievo: era pesante la consapevolezza di aver deluso la persona che più ammirava, che più si era avvicinata ad un padre, ad un mentore per lui.

Bruciava, invece, dentro di lui la determinazione a non vedere mai più quello sguardo di triste frustrazione negli occhi di Kakashi. Non lo avrebbe sopportato.



- Va tutto bene, Sasuke-




   
 
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