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Autore: barbara_f    07/04/2014    1 recensioni
Una storia diversa dalle altre che ho già pubblicato; più delicata, più insolita, più breve.
5 sensi, 5 momenti importanti, 5 sensazioni, 5 emozioni, una sola voce narrante, quella di Edward, solo sette capitoli. Spero la segiuate con lo stesso interesse con cui avete seguito le altre FF
dal prologo:
"Mi guardai attorno, cercando di trovare una spiegazione logica a quell’insolita tensione, ma non c’era nulla, niente di diverso attorno a me: tutto era al posto giusto, come ogni giorno, come sempre...
Carezzai ancora la lastra d’acciaio e un leggero sorriso fiorì sulle mie labbra...
Era il luogo in cui preferivo stare e questa, era la mia ora preferita: quella della quiete prima della tempesta.
Fra poco la stanza sarebbe stata ricolma di voci, di suoni, di odori... fra poco, come animata da una magia nota, tutto avrebbe preso vita."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ciao a tutti!!!
sono tornata con una nuova storia, molto diversa dalle precedenti, meno dura, meno violenta ma altrettanto dolorosa e coinvolgente. i capitoli sono pochi e brevi ma, spero, abbastanza intensi da attirare la vortra attenzione.
una sola voce narrante, quella di Edward, vi accompagnerà in questo viaggio attraverso i CINQUE SENSI.
a presto Barbara.



Prologo


Osservare in controluce lo splendore dell’acciaio mi provocava sempre un brivido di piacere, adoravo sfiorare quella superficie liscia e algida.
I polpastrelli, accarezzavano quel piano freddo come si accarezza il volto di un vecchio amico, con confidenza e rispetto.
Respirai lentamente mentre un brivido mi corse lungo la spina dorsale.
Insegnare non era mai stata la mia massima aspirazione ma oggi li, in quel particolare luogo, in quella stanza, in quella strana piccola scuola, tutto mi sembrava diverso, quasi magico...oggi, forse, ero felice.
Come se fossi stato chiamato a svolgere un compito che mi era sconosciuto, mi avvicinai alla finestra passandomi una mano tra i capelli, la luce dall’esterno era così intensa, l’atmosfera così limpida...
Poi, improvvisa, una voce, inaspettata, inattesa, nota, mi sorprese alle spalle.
 
Non mi voltai.
 
Non volevo incontrare i suoi occhi, guardare il suo volto; non volevo perdermi tra i mille riflessi dei suoi capelli... non più.
Ero scappato dalla vita, fuggito da un sentimento troppo forte, troppo distruttivo... un sentimento talmente catalizzante, talmente assoluto da annientare il cuore e l’anima.
Rimasi a fissare il paesaggio che, filtrato dalla finestra, si distendeva davanti ai miei occhi.
Sapevo che se non mi fossi voltato, quella voce, la sua voce, che ogni notte popolava i miei sogni, sarebbe scomparsa lasciandomi solo, disperato, distrutto...
Una lacrima scivolò lenta sulla mia guancia...
Respirai profondamente, cercando di scacciare l’ansia crescente che mi tormentava ad ogni ricordo, quella sofferenza intensa che, anche a distanza di alcuni anni, ancora mi lacerava il cuore.
Il mio sguardo si perse tra il verde brillante e profondo del bosco che circondava il luogo in cui lavoravo e che ora mi era divenuto tanto caro.
Ero capitato per caso in quella piccola città circondata da fitta vegetazione e dolci colline; e quella città, con i suoi colori, i profumi e i sapori che la permeavano, con mani invisibili mi aveva attratto a se conquistandomi totalmente.
Ancora una volta il mio nome, pronunciato con dolcezza e struggimento risuonò alle mie orecchie... Quella voce che non mi abbandonava mai, ora era alle mie spalle, più reale del vero, più concreta di un sogno.
 
Non dovevo voltarmi, me ne sarei pentito...
 
“Edward!” mi chiamò, e una nota d’intenso dolore risuonò nell’aria ormai densa e impregnata di lei...
 
Allora mi voltai.
 
Ero solo, ancora una volta, assolutamente, incontrovertibilmente solo.
Era una giornata come tante, eppure una strana magia permeava l’aria... lo sentivo sulla pelle, lo percepivo sulla schiena.
 
Mi sarei dovuto sentire elettrizzato?
Avrei dovuto godere dell’atmosfera rilassata e felice che precedeva l’inizio della giornata?
Cosa avrei dovuto provare?
Cosa avrei dovuto fare?
Come avrei potuto convivere con i miei fantasmi senza nulla che riuscisse a distrarmi?
 
Mi guardai attorno, cercando di trovare una spiegazione logica a quell’insolita tensione, ma non c’era nulla, niente di diverso attorno a me: tutto era al posto giusto, come ogni giorno, come sempre...
Carezzai ancora la lastra d’acciaio e un leggero sorriso fiorì sulle mie labbra...
Era il luogo in cui preferivo stare e questa, era la mia ora preferita: quella della quiete prima della tempesta.
Fra poco la stanza sarebbe stata ricolma di voci, di suoni, di odori... fra poco, come animata da una magia nota, tutto avrebbe preso vita.
“Il mondo intero è un palcoscenico, e gli uomini e le donne, tutti, non sono che attori” diceva Shakespeare, e allora... che lo spettacolo abbia inizio!!!

 

   
 
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