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Autore: ayaka91    08/04/2014    5 recensioni
Cosa succede ad Hogwarts 19 anni dopo?
Kotone Isobel McGonagall ha compiuto 11 anni ad aprile e aspetta trepidante la sua lettera della scuola di magia e stregoneria di Mahoutokoro, ma qualcosa non va secondo i piani e si ritrova catapultata in un mondo che non le appartiene, lingua diversa, cultura diversa, cibo diverso.
[Il signor Malcolm seguì con lo sguardo la figlia, diede un colpo di bacchetta e la scodella si lavò da sola per poi levitare sul ripiano a sgocciolare. Pensieroso estrasse da sotto il secondo giornale due lettere: una dalla Mahoutokoro e l'altra da Hogwarts, erano indirizzate a sua figlia. Se le rigirò tra le mani e osservò la lettera da quella che era stessa un tempo anche la sua scuola.
Signorina Kotone Isobel McGonagall
Casetta nel bosco
Taira
Omachi
Nagano
Japan
Nonostante la mancanza di numero civico con i mille incatesimi per tenere la casa nascosta ad occhi indesiderati, sua zia era comunque riuscita a trovarla, anche dall'altra parte del mondo.]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Note: -Staff di Hogwarts: Minerva McGonagall (Preside), Malcolm McGonagall (Prof. Trasfigurazione), Blaise Zabini (Prof. Pozioni), Penelope Light (Prof. Incatesimi), Neville Longbottom (Erbologia), Aurora Sinistra (Astronomia), Ernie Macmillan (Prof. Difesa contro le Arti Oscure)
-
Malcolm II McGonagall nella mia mente bacata è il figlio del fratello più piccolo di Minerva (Robert Junior), gli è stato dato il nome del secondo fratello di questi, in quanto ucciso dai mangiamorte 11 anni prima che Voldemort cercasse di uccidere il piccolo Harry. 
-Honoka Ishida è la moglie di Malcolm, Ishida è un cognome antico di una famiglia nobile giapponese quindi mi è sembrato ideale da utilizzare per una famiglia di maghi purosangue; il nome Hono-ka vuol dire armonia-fiore, non a caso lei ha un vivaio.
-Kotone Isobel McGonagall è la loro figlia, vive con i genitori in Giappone in una casa sotto l'incanto fidelis nella prefettura di Nagano. Nata il 10 aprile del 2006 nella città di Omachi. Il nome Koto-ne significa arpa/liuto-suono, ha lo stesso nome della nonna materna, Isobel è invece il nome della madre di Minerva...mi è sembrato carino usarlo.
-
Ho messo come insegnati molti personaggi che hanno frequentato con Harry nello stesso anno o in anni diversi, volevo che uno dell'ES fosse l'insegnante di difesa contro le arti oscure e poi mi mancava il rappresentate della Casa Tassorosso per questo ho scelto Ernie.
-
Il villaggio Taira esiste veramente e si trova vicino al lago Nakatsuna e ci sono davvero delle case vicine ad un sentiero che portano al monte, Taira si trova sotto l'amministrazione della città di Omachi nella prefettura di Nagano. (ringrazio google maps)
-Ho messo rating giallo perchè non so se più avanti (conoscendomi) ci saranno arti volanti, per il momento è tutto tranquillo xD
Bon chiudo dicendo che è la prima ff sul mondo di Harry Potter che scrivo, non mi sarebbe venuta in mente se non avessi letto la storia di Minerva McGranitt su Pottermore e soprattutto se non provassi amore spasmodico per personaggi che vengono solamente citati e su cui io ci faccio i miei film mentali xD.
Bien vi lascio alla lettura.

 

Capitolo 1: Una lettera indesiderata

 

Quella mattina Kotone si svegliò con il solito buon umore, si alzò dal letto e con gli occhi ancora pieni di sonno si diresse verso la finestra, fece scattare la serratura e la spalancò. Era una bellissima giornata, il sole era sorto forse da due ore. Poggiò i gomiti sul davanzale, si beò del tiepido calore estivo sulla pelle, respirò a fondo percependo i polmoni risucchiare avidamente quanto più ossigeno possibile. Quel lato della casa era circondato dalla vegetazione, tra gli alberi si poteva scorgere un sentiero e se lo si percorreva si poteva raggiungere un'altitudine ideale per poter ammirare il lago; si appuntò di salire lassù dopo pranzo. Felice di aver già qualcosa in programma per la giornata si stiracchiò, poi riportò l'attenzione fuori e in basso vide sua madre curare il giardino. Sorrise pensando alla faccia che avrebbe potuto fare qualche “Babbano”, come li chiamava suo padre, vedendo i fiori giganteschi, coloratissimi e perfetti del loro giardino, per non parlare di tutto quello che avrebbe potuto trovare nella serra.
In quel momento sua madre alzò lo sguardo.
“Ohayou* Koto-chan!”
La voce dolce e melodiosa di lei arrivò seguita dal suo sorriso. Kotone le sorrise di rimando prima di rispondere.
“Ohayou okaasan!**”
“La colazione è già pronta, poi vieni a darmi una mano?”
“Hai***”
Dopo aver risposto Kotone si allontanò dalla finestra per recarsi in bagno, indossò un paio di pantaloncini e una canottiera e scese giù in cucina.
“Buongiorno Kotone” le sorrise suo padre chiudendo uno dei due giornali che ogni mattina leggeva.
“Buongiorno papà, senti...mi spieghi perchè continui a farti mandare dal nonno quel giornale inglese? Quel Deeri Purofeto?”
Suo padre sbuffò una risatina divertita, come sempre quando sentiva sua moglie e sua figlia parlare, o meglio cercare di parlare in inglese.
“Daily Prophet” la corresse ancora divertito.
“Quello che è” brontolò Kotone sedendosi e prendendo le bacchette in mano. Sapeva di non essere una cima in inglese, nonostante il suo cognome -McGonagall-, ma la infastidiva comunque quel modo non troppo velato di suo padre di prenderla in giro.
Il signor Malcolm la osservò e sorrise teneramente nel vedere il delizioso broncetto sfoggiato dalla figlia. Si godette quel momento, sapendo che quel broncio ora non troppo serio presto lo sarebbe diventato.
“Me lo faccio spedire per restare aggiornato su ciò che succede dove stanno i nonni, voglio essere informato” spiegò.
“Ma nonno Robert e anche sua sorella zia...zia...” non ricordava mai il nome di quella vecchia signora, eppure era anche la preside di quella nota scuola di magia.
“Minerva” le andò incontro suo padre.
“Giusto! Beh loro dicono che non c'è da fidarsi di quel Deeri qualcosa, non dopo tutta la storia di quello che ha salvato il mondo magico, come si chiama quello di cui parla spesso nonno”
“Harry Potter”
“Ecco lui, anche tu hai detto che scrivevano tante falsità”
“Già” sospirò il signor Malcolm.
Immediatamente ricordò: si era già trasferito in Giappone e aveva iniziato a frequentare Honoka, improvvisamente suo padre si presentò a casa sua e lamentadosi per il lungo viaggio gli aveva poi intimato di tornare in Gran Bretagna e unirsi all'Ordine della Fenice nella guerra contro Voldemort. Ci era voluto poco per convincerlo, suo padre sapeva che tasti toccare, gli era bastato far cenno allo zio di cui portava il nome morto per mano dei Mangiamorte. Così aveva salutato Honoka con poche speranze di rivederla e aveva partecipato a quello scontro terribile. Come tutti aveva vissuto l'attimo di panico e smarrimento nel vedere il Bambino-che-è-sopravvisuto, il Prescelto deceduto ai piedi di Voldemort. Ebbe un brivido al ricordo del volto di quel mago folle, deformato dalla magia oscura.
“Otousan?****”
La voce di sua figlia lo riportò alla realtà. Per fortuna Harry Potter non era morto e il Bene aveva vinto contro il Male. Si sentiva fortunato, era sopravvisuto quando maghi migliori di lui non ce l'avevano fatta, era tornato in Giappone e aveva sposato Honoka.
“Sto bene darling” le rivolse un sorriso carico di affetto. Kotone ricambiò e si fiondò sul cibo.
Il signor Malcolm osservò sua figlia: i capelli lunghi così lisci e neri come sua madre, anche la sua corpotura, nonostante fosse ancora quella di una bambina, iniziava a prendere le forme esili delle ragazze orientali, come i suoi occhi inequivocabilmente a mandorla; se non fosse stato per il colore delle iridi -azzurro mare- e il naso appuntito, nessuno avrebbe potuto pensare che in lei potesse scorrere sangue britannico.
Kotone si lasciò andare ad un sospiro soddisfatto.
“Vado ad aiutare la mamma” enunciò e alzandosi portò la scodella nel lavandino prima di sparire fuori in cortile.
Il signor Malcolm seguì con lo sguardo la figlia, diede un colpo di bacchetta e la scodella si lavò da sola per poi levitare sul ripiano a sgocciolare. Pensieroso estrasse da sotto il secondo giornale due lettere: una dalla Mahoutokoro e l'altra da Hogwarts, erano indirizzate a sua figlia. Se le rigirò tra le mani e osservò la lettera da quella che era stessa un tempo anche la sua scuola.

Signorina Kotone Isobel McGonagall
Casetta nel bosco
Taira
Omachi
Nagano
Japan

Nonostante la mancanza di numero civico con i mille incatesimi per tenere la casa nascosta ad occhi indesiderati, sua zia era comunque riuscita a trovarla, anche dall'altra parte del mondo.

 

“Quando arriverà la lettera per la Mahoutokoro?” chiese Kotone seguendo sua madre per la serra e trascinandosi appresso un sacco di sterco di drago.
“Presto, scommetto che non vedi l'ora di iniziare le lezioni” fu la risposta della madre.
“Più che altro voglio avere finalmente una bacchetta tra le mani” rise “Mamma, anche tu hai frequentato la Mahoutokoro vero?”
“Vero, anche se tuo nonno non era d'accordo”
“Non c'è disciplina in quella scuola, insegnano solo ad agitare un bastoncino di legno come un qualsiasi fattucchiere da quattro soldi” Kotone recitò a memoria le parole del nonno.
La signora Honoka si portò la mano davanti alla bocca ridendo di gusto. Kotone si unì alla risata contagiosa della madre che si stava asciugando una lacrima per il troppo ridere.
“Lo dice anche della scuola di papà” continuò Kotone.
“La scuola che ha frequentato papà è una grande scuola, molto diversa dalla Mahoutokoro, ma prepara bene i futuri maghi e streghe”
“La Preside e zia Minnie vero?!”
“Si è lei”
“Chissà che noia, è esattamente come nonno Hirotaro: studio e disciplina”
Honoka si sollevò dopo aver curato l'ultima mandragola.
“Però ti piace quando nonno ti insegna l'arte della spada” e guardò la figlia con aria eloquente. Kotone le rivolse un sorriso tra il colpevole e il divertito. “Su torniamo in casa” aggiunse la signora Honoka.
“Hai” con uno slancio Kotone si sollevò e trotterellò vicino a sua madre per poi superarla e correre dentro casa. “Papà ho fame!” disse a voce alta mentre sfilava veloce le scarpe.
“Quando mai” rise suo padre “Vai a lavarti le mani prima”
Kotone, obbediente, salì le scale di corsa a piedi nudi, lavò velocemente le mani e scese di nuovo di sotto. Come un tifone si sedette a tavola e scalpitando si servì, congiunse le mani, pronunciò la formula solita prima di buttarsi a capofitto sul cibo. Troppo impegnata a mangiare non si accorse degli sguardi e dei mormorii tra i suoi genitori. Solo quando sentì lo stomaco pieno sollevò il viso da sopra il piatto con un'espressione di soddisfazione. Solo in quel momento si rese conto della voce di suo padre.
“Non è necessario che venga anche tu, ci rivedremo per le vacanze”
Kotone alternò lo sguardo tra suo padre e sua madre che non diceva niente e stava immobile.
“Che succede?” chiese con l'innocenza dei suoi undici anni.
Dopo qualche minuto di silenzio fu suo padre a parlare “Qualche giorno fa mi è stato offerto il posto di insegnante nella mia vecchia scuola”
“Hogwarts?”
“Si”
Kotone si sentì come dopo un terremoto quando il terreno solido sotto i piedi sembra diventare della consistenza del budino, pronto ad inghiottare ogni malcapitato che ci passa sopra. “Ma...ma...è in Gran Bretagna” nessuno le rispose, ovviamente i suoi genitori sapevano dove si trovasse la scuola. Suo padre non poteva partire e andare così lontano, anche se a lei non sarebbe cambiato nulla con l'inizio delle lezioni nella scuola giapponese, ma sua madre sarebbe rimasta sola per troppo tempo. Mentre pensava alla sua povera mamma tutta sola analizzò le parole di suo padre, gli avevano offerto un lavoro, ma forse lui non aveva accetato.
“E io ho detto di sì, con tua madre ne abbiamo già discusso”
Ecco, addio ultima speranza. Suo padre sarebbe stato lontano per tutto l'anno, si sarebbero rivisti solo durante le vacanze estive, ma soprattutto sua madre cosa avrebbe fatto per tutto quel tempo?
“Sono arrivate due lettere per te, non vogliamo costringerti a scegliere ciò che non vuoi...ma ecco, data la situazione credo che dovresti rinunciare a frequentare qui e andare con tuo padre a Hogwarts”
“EH?” fu l'unica cosa che Kotone riuscì a dire e subito dopo si ritrovò in mano le lettere dalle due scuole. Non riusciva a capire, troppe informazioni tutte insieme e sopratutto in maggioranza sgradite.
“Se verrai con me ad Hogwarts ci trasferiremo dai nonni” aggiunse suo padre.
“Lasciare la mamma? Lasciare il Giappone?” Kotone sentì la propria voce tremare. Non era possibile che stesse accadendo, non a lei; forse era un incubo, in realtà quella terribile giornata non era ancora iniziata e stava ancora dormendo nel suo letto.
“Kotone?”
La voce di sua madre che la richiamava, un misto di preoccupazione vedendo la figlia sconvolta e di rimprovero nel tentativo di placarla prima di ingaggiare una scenata. E a Kotone fu chiaro che non c'era più nulla da discutere, i suoi genitori avevano già deciso e lei lo sapeva; i suoi genitori avevano già vissuto separati per un lungo periodo per loro non sarebbe stato un problema, sua madre poi avrebbe avuto il suo lavoro da portare avanti, si sarebbe potuta anche spostare e, non dovendosi prendere cura di lei, avrebbe potuto partecipare a tutte le fiere di maghi che ci sarebbero state . Lo sapeva, ma l'idea di lasciare il Giappone le procurò la fastidiosa sensazione di avere un incudine sul petto. Con gli occhi pieni di lacrime e le lettere in mano si alzò da tavola.
“Kotone?” ripeté sua madre. Come risposta lei si scusò e sparì di sopra nella sua stanza.

 

Solo quando suo padre la chiamò per cena accettò di uscire dalla propria stanza. Aveva passato il primo pomeriggio a piangere, poi si era lasciata andare alla frustrazione e parecchi fogli avevano vorticato per tutta la stanza come se ci fosse un uragano. Non voleva essere disturbata e aveva fatto in modo che la porta non potesse essere aperta da nessuno e in alcun modo; suo padre aveva provato con vari incantesimi, sua madre addirittura con le maniere forti, ma nulla quella porta non si apriva. Aveva lasciato che la magia agisse senza alcun freno, comandata solo dall'odio per i suoi genitori per averla illusa di essere libera di poter scegliere e per non aver chiesto prima il suo parere. Alla fine aveva letto entrambe le lettere col risultato di sentirsi ancora più confusa e triste di prima.
Hogwarts era la scuola di suo padre è vero, ma era anche la scuola di tutti quei maghi crudeli -Voldemort e i suoi Mangiamorte- che avevano messo a rischio la felicità di tutto il mondo. Come potevano chiederle di frequentare una scuola del genere, impregnata di oscurità, a lei che non riusciva ad avvicinarsi alla katana di sua madre perchè in passato era stata macchiata di sangue. In più lì dentro sarebbe stata quella diversa, poteva scommetterci che tutti si sarebbero accorti del suo scarso inglese, avrebbe fatto una fatica immensa a stare al passo e probabilmente non avrebbe capito un'acca durante le lezioni. Per non parlare della paura dello Smistamento, se fosse finita in Tassorosso poteva iniziare a scriversi sulla divisa Zimbello della scuola, suo padre ne parlava come la Casa dei Fessacchiotti, le vittime ideali per gli scherzi peggiori; poi c'era Serpeverde, -in una famiglia di Grifondoro avere una Serpeverde è inaccettabile- aveva riso qualche anno fa quando suo nonno paterno le aveva detto quella frase, la sua considerazione per la Casa era andata peggiorando dato che nelle storie, inventate da suo padre per farla dormire, i cattivi erano tutti di Serpeverde.
“Kotone”
Il signor Malcolm richiamò di nuovo la figlia per la cena. La sua voce arrivò attutita nelle orecchie della ragazzina che si alzò meccanicamente, lanciò un'occhiata sconsolata alle lettere abbandonate sul letto e scese gli scalini. Suo padre l'aspettava ai piedi delle scale, lo sguardo fisso su di lei e poteva verderlo essere serio anche dietro quegli occhiali con le lenti sottili. Kotone abbassò lo sguardo, stava dando problemi ai suoi genitori e lo odiava, lo sapeva che avevano scelto l'opzione meno dolorosa per tutti e lei si stava comportando come una bimba di 5 anni che pesta i piedi per le caramelle.
“Papà...io” ma suo padre non le lasciò finire la frase perchè azzerò la distanza tra di loro, stringendo la figlia un abbraccio svanitore. Così Kotone definiva quel genere di abbracci, in cui letteralmente spariva tra le braccia di suo padre che l'avvolgevano completamente. In quei momenti si sentiva fortunata di avere un padre occidentale che non si faceva problemi nel dimostrare l'affetto nei suoi confronti. Per alcuni minuti si lasciò cullare dal calore e dal profumo di pulito, appoggiata al suo petto lo sentì accarezzarle i capelli e posarle un tenero bacio sui di essi. Suo padre sapeva come calmarla.
“Sono andato a prendere del sushi”
Decisamente, suo padre sapeva esattamente come renderla felice.

*Ohayou: buongiorno
**Okaasan: madre (termine per rivolgersi alla madre, dimostrando rispetto verso il genitore)
***Hai: sì
****Otousan: padre (stesso discorso come per okaasan)
  
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