Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: Elettra_aMUSEd    08/04/2014    1 recensioni
Due anni. Sono passati due anni. E invece no, non è passato niente. Perché io sono ancora accanto al tuo corpo inconcepibilmente freddo. Perché ancora mi sveglio la notte ansimando, già pregustando l’amaro sapore della delusione, della consapevolezza che no, neanche stavolta troverò nel buio di questa mia stanza ormai troppo grande, ma d'altronde da quando sei scomparso tutto è più grande, immenso, senza confini, tutto è…troppo, e mi opprime.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ETERNALLY MISSED
 
 
Apro la finestra e mi lascio investire dall'aria fresca che viene da fuori.
Respiro. Aria vuota che riempie un corpo vuoto. Guardo fuori, ma non vedo niente, non realmente, ormai tutto sembra una schermata finta fatta apposta per riuscire a ingannarmi, per farmi credere e convincermi che la vita va davvero avanti.
E’ inverno. Di nuovo. E’ il secondo da quando non ci sei ma la mia mente non riesce a credere possibile che siano passati veramente due anni.
Due anni. Sono passati due anni. E invece no, non è passato niente. Perché io sono ancora accanto al tuo corpo inconcepibilmente freddo. Perché ancora mi sveglio la notte ansimando, già pregustando l’amaro sapore della delusione, della consapevolezza che no, neanche stavolta ti troverò nel buio di questa mia stanza ormai troppo grande, ma d'altronde da quando sei scomparso tutto è più grande, immenso, senza confini, tutto è…troppo, e mi opprime. Perché ancora la mia gamba trema. Perché non ci sarà mai abbastanza acqua da lavare via il tuo sangue dalle mie mani, macchia indelebile nella mia memoria. Perché ancora mi aspetto di vederti sbucare fuori all'improvviso da un angolo dietro la strada, da qualsiasi angolo dietro la strada, o di sentire la porta di casa sbattere dicendomi che sei tornato, che non te ne sei mai andato. Perché in realtà non sono ancora riuscito a lasciarti andare e perché forse ancora non ci riesco, non posso. Non voglio.
Perché i tuoi occhi di ghiaccio erano il fuoco che alimentava le mie giornate, una delle poche sicurezze della mia vita, un fatto certo.
Sospiro, e la mia mente inciampa di nuovo in questo dolore troppo scoperto, troppo fresco, un dolore troppo grande e impalpabile per riuscire a comprenderlo, a sopportarlo o a domarlo.
Un dolore peggiore di altri perché mi attacca all'improvviso, senza darmi il tempo di chiamare all'appello le forze necessarie ad affrontarlo, a combatterlo o anche solamente a riuscire a portarne il fardello. Mi sommerge a grandi ondate, mi toglie il respiro, mi soffoca, non permettendomi di risalire in superficie e respirare, mi illude di poterci riuscire tirandomi giù di nuovo all'ultimo momento, verso gli abissi, con le sue dita di ghiaccio scottante. E io, immobile, mi lascio trasportare dalla sua corrente di disperazione e angoscia, mi lascia consumare come uno scoglio.
Perché non ci sono alternative, non ci sono mai state. Perché in ogni ombra intravedo il fantasma della tua presenza, un fantasma comunque troppo fugace ed effimero per bastarmi, troppo scarno per sfamarmi, non adesso che sono ormai un vagabondo a digiuno affetto da una fame vuota e insaziabile. Ma non è questa la parte peggiore, no. Il peggio è dover masticare il vuoto e il nulla della tua assenza ogni giorno e mandarli giù da bravo bambino come se fosse tutto solo una medicina cattiva, il doversi abituare all'immobilità della normalità, il continuo trascinarsi ed arrancare avanti attraverso queste giornate che si ripetono l’una uguale all'altra, queste giornate che volano via troppo veloci ma mai abbastanza in fretta. Il peggio è questa vita senza te, il cui solo pensiero sembra una colpa, un peccato di cui l’anima non si deve assolutamente macchiare, nonostante questa non si possa veramente chiamare vita, non più, non dopo aver assaggiato lo splendore di una vita diversa, audace, temeraria, giusta ed essermela vista strappare via senza poter fare niente per evitarlo, non quando la vera essenza di ciò che ero è stata risucchiata dai buchi neri che erano i tuoi occhi su quel marciapiede. Spenti, neri, vuoti.
Chiudo la finestra, l’aria dell’ambulatorio sta diventando troppo fredda. Respiro profondamente e getto l’aria fuori, cercando di calmare il tremito che mi sconvolge il corpo, soprattutto il dolore alla gamba destra, e una vocina sarcastica nella mia testa mi suggerisce che molto probabilmente non è a causa del freddo.
Sbuffo. Mi dirigo verso la scrivania e mi siedo sulla poltrona, appoggiando la testa allo schienale. Getto un’ultima occhiata al mondo al di fuori di quella piccola finestra e vedo Londra, questa città che nasce, cresce, dorme e si evolve di continuo ma che non muore mai, Londra città di specchi freddi e deformi che va avanti senza mai fermarsi ad aspettare quei poveracci distratti che rimangono indietro come me.
Quel sole troppo giallo e troppo luminoso, ma nonostante tutto troppo freddo, alla fine decide di tramontare e di darmi un po’ di morte e di silenzio, un po’ di tempo per strisciare invisibile nelle ombre di un’eco infinta di dolore che viaggia attraverso le crepe dei ricordi, che si squarciano e si riformano più lucidi di prima.
Le tempie mi pulsano, sono stanco, e io più di tutti spero di riuscire a dormire stanotte, o sarebbe meglio dire che spero di non sognare perché sognare equivale ormai a non dormire, ma l’istinto ha già deciso per me e sceglie che non sarà così, che non dormirò neanche stanotte perché un sogno fittizio ed illusorio è sempre meglio di una realtà crudele e corrotta dal passare del tempo anche se nei sogni devi affrontare i tuoi demoni più nascosti, quelli più infidi e bastardi, quelli che vengono fuori solo la notte quando sei solo e nessuno può aiutarti e che scompaiono come nebbia alla luce del giorno, quelli da cui non puoi nasconderti perché ti accompagnano sempre perché si aggirano tra i meandri della tua mente, della tua coscienza.
Sbuffo di nuovo. Sono veramente stanco, stanco morto. Chiudo gli occhi e mi abbandono agli assordanti silenzi della memoria.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ok, va bene, questo è tutto. E’ la mia prima fanfiction in assoluto quindi cercate nei vostri cuori un briciola di bontà e abbiate un po’ di pietà perché alla fine dell’anno Babbo Natale vi giudicherà, e lui lo sa se siete stati cattivi.
Spero che vi sia piaciuto leggerla quanto a me è piaciuto scriverla e se avete una briciola di tempo potete anche lasciare un recensione, anche piccina picciò, e se non avete tempo…be’ , lasciate  una recensione lo stesso(anche se non vi è piaciuta, se vi ha fatto vomitare, insomma l’importante è che mi diciate cosa ne pensate, per me è molto importante). Grazie.
 
 
 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Elettra_aMUSEd