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Autore: Naohi    08/04/2014    0 recensioni
"Ovunque questo messaggio sia arrivato, qualunque la cultura, il tempo e il luogo, posso comunque dire questo in seguito alla mia esperienza: l’uomo nel profondo è sempre uguale, non siamo nati perfetti e non ci sarà mai modo di diventarlo, perché ascenderemmo dalla nostra condizione di uomini e diverremmo qualcosa di diverso; né più né meno, semplicemente diverso."
Persona è un racconto breve ambientato in un futuro non troppo lontano, il dilemma di un uomo che non ha nulla, un emarginato, che viene tentato dallo sviluppo un impianto al cervello che si promette di far socializzare chiunque e di unificare i pensieri. Quanto vale alla fine l'individualità?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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La normalità è conformità alle aspettative collettive.

(Robert M. Pirsig)

 

PERSONA

 

Camminavo da solo per la scura via che era la strada del mio quartiere residenziale. Il cappio che sentivo legato al collo si stava stringendo, facendo uscire dalle mie labbra aperte un piccolo sospiro di vita, inspirando però barlumi di salvezza. (Dov'erano ora quei tanto ricercati amici? Ancora una volta il mio distinguermi dagli altri mi aveva portato alla solitudine?) Maledetto sia per sempre questo tristo mondo che già prima della mia morte mi aveva ucciso. Ma me ne ero reso conto troppo tardi e per troppo tempo ho deciso di continuare a vivere in mezzo a questo inferno. Preferisco che sia il vuoto a prendermi, a liberarmi da questa orribile realtà. Siamo nell'anno 2023 e queste saranno le ultime mie testimonianze che lascerò al mondo. Spero vivamente che al tempo in cui queste scartoffie verranno ritrovate sia avvenuto qualcosa di positivo che abbia potuto cambiare il mondo in bene, o forse è meglio che semplicemente gli uomini finiscano ciò che hanno iniziato e distruggano la nostra Terra, liberandola per sempre della nostra presenza.

Da sempre l’umanità ha cercato di seguire questa “linea di comportamento generale”, la chiamavano normalità. Ma che cos'è in fondo essa, se non una malattia che corrompe le menti delle persone e le priva della libertà di pensare, agire e parlare nella nostra unicità che Dio stesso ci ha donato, per distinguerci dagli animali? Ormai è tardi: noi umani ci siamo autodistrutti, abbiamo distrutto ciò che Dio ha creato, causando su di noi l’incessante pioggia grigia che non può essere altro se non le lacrime di tristezza del nostro Creatore, perché i suoi figliavevano rinunciato alla perfezione che ci aveva donato. Ma basta ora lagnarsi su ciò che ormai è successo, cercherò di raccontare, con la mentalità perversa che ho volutamente assunto, tutto quello che è successo.

 

PARTE PRIMA

 

“Ama il prossimo tuo come ameresti te stesso” usava spesso dire mio padre. E se io odiassi me stesso, cosa che effettivamente faccio, sarei allora giustificato ad odiare anche gli altri? Perdersi in queste riflessioni da adolescente depresso ora non ha alcun senso, visto e considerato anche che mio padre, forse l’unico “prossimo” che mi abbia mai voluto un poco di bene, ora riposava felice nel paradiso in cui tanto credeva. Ed io ero stato lasciato da solo qui sulla Terra  da ormai 5 anni, in questa casa decrepita e decadente.

Stavo sdraiato sul mio letto sudicio fissando la finestra. Pioveva. Ero estenuato dall'ennesima giornata di lavoro; lavoravo come segretario, ma non ero particolarmente bravo neanche in quello.

Mi stavo annoiando a morte come usuale, ma per qualche strana ragione decisi di rompere la monotonia e di accendere il televisore; non era una cosa che facevo spesso: non c’era comunque nulla di interessante e metà dei canali parlavano di politica, il resto era un amalgamato di pubblicità e di trasmissioni rincretinenti. Non misorprendeva che nell'ultimo decennio il quoziente intellettivo medio si fosse abbassato.

Ecco, neanche 5 secondi dall'accensione del televisore e già iniziavano le pubblicità, non ci può mai essere un attimo di pace. Stavo per spegnere l’aggeggio infernale, ma le mie orecchie captarono qualcosa di interessante e la mia mano si fermò. Ciò che sentii e ciò che vidi in quello spot mi stava riecheggiando nella testa e destava il mio interesse come mai avrei creduto possibile. Un microchip che stimolava incredibilmente la parte del cervello adibita alle relazioni interpersonali e che faceva apparire chiunque come una persona interessante ed accattivante, prefiggendosi il nobile obbiettivo di eliminare pregiudizi o discriminazioni. Su chiunque possedesse un chip uguale a quello però.

Che siano state le parole invitanti e promettenti o messaggi subliminali celati nel video che avevano intaccato la mia scarsa volontà poco importava, ciò che mi turbava era che stavo realmente considerando una simile pazzia come mia salvezza. Sentivo dentro di me due forze che combattevano, un tumulto interiore ed indescrivibile. Cercai di calmarmi e di pensare razionalmente. Guardai ancora fuori dalla finestra e, nonostante lo stress e la stanchezza, decisi di rinfilarmi le scarpe per andare ad osservare con più attenzione un mondo a cui non mi ero mai sentito di appartenere, cercando nelle persone che fino ad allora avevo sempre evitato e snobbato un qualcosa che indicasse un riscontro reale delle parole tentatrici della pubblicità.

Sapevo come per alcune persone stringere amicizie e creare relazioni venisse naturale, ma ciò che vidi mentre camminavo per il centro mi lasciò tanto stupito quanto affascinato: si poteva quasi dire che, nonostante l’enormità della città, tutti si conoscessero tra loro. Gruppi che si incontravano con altri gruppi, persone che non si erano mai viste prima dialogavano amichevolmente seduti su panchine, coppie timide e riservate che amoreggiavano senza paura in mezzo alla strada. Una visione del genere, se mi fossi fermato ad osservarla prima di questa svolta nella mia vita, questa possibilità di unirmi a loro, non avrebbe avuto altro effetto se non quello di far crescere l’invidia dentro di me, ma ora anche per l’individuo solitario ed odiato che ero si presentava una via d’uscita e questo mi faceva provare solo un sentimento di ansiosa attesa e di immensa curiosità. Eppure, questi erano sentimenti di cui prima non mi era mai interessato nulla, come mai ora mi importava di stare con delle persone che mai avrebbero potuto capirmi? C’era qualcosa che puzzava in tutta questa faccenda. Poteva forse essere un immenso complotto ai fini di rovesciare le mie credenze, o magari un modo degli Altolocati di controllare la popolazione? Poco mi importava, tanto la vita come la concepivo io era solo una continua noia e sofferenza; perché avessi continuato a viverla non lo so ancora.

Ritornai a casa a passo spedito a prendere tutti i miei risparmi: con un po’ di fortuna avrei potuto permettermi l’impianto immediatamente. Aprii la porta di casa in fretta e furia per avviarmi nella camera da letto, chiavi ancora dentro la serratura. Aprii il cassetto sotto allo specchio frantumato e presi tutti i pochi risparmi che possedevo. Alzando lo sguardo, riflesso nei pochi frammenti di vetro rimasti attaccati all'intelaiatura, mi imbattei in un immagine di me stesso che non conoscevo: stavo sorridendo. Era un sorriso brutto e tirato, ma involontario. Mi lasciò la pelle d’oca. Come avrei potuto fermarmi ormai, quando già solo il pensiero di poter cambiare mi cambiava in un modo che mai avrei ritenuto possibile.

Era ormai sera inoltrata quando uscii dal negozio di impianti, il chip già incastonato nella corteccia del mio cervello. Si presentava come una piccolissima piastrina di metallo cromato dalle forme raffinate ma semplici, situata appena dietro all'orecchio destro.

Il mio vagare per la strada, con occhi ritrovati che mi facevano osservare e capire tante cose che non avevo mai considerato, mi lasciava commosso: non erano più miei i pensieri che avevo e non era proprio questo ciò che mi aspettavo dal cambiamento, ma sicuramente questa differente visione della realtà rendeva tutto più accattivante. Sentivo una voglia improvvisa di comprare nuovi abiti, cambiare taglio di capelli, di comprare riviste e rammodernare la mia casa, di trovarmi un nuovo lavoro, di cercare amici. Amici, sì, quella ora era la mancanza che percepivo maggiormente, qualcuno con cui condividere tutte le nuove voglie che mi erano improvvisamente arrivate da dentro. Mi accorsi che in lontananza, nonostante la tarda ora, c’era un piccolo gruppo di persone che passeggiava, girovagando per le vie deserte. Una specie di sesto senso me le fece subito identificare come persone amichevoli aperte ad accettare anche me.

Corsi con tutta la velocità che le mie esili gambe mi consentivano di raggiungere. Il rumore provocato dai mocassini sull'asfalto fece voltare una delle figure, che ora riuscivo ad identificare, dalle forme e dal portamento, come una donna. Una donna bellissima nel fiore della giovinezza, dai lineamenti delicati e i fini capelli rossi raccolti in una lunga treccia. Nel vedermi le sue labbra carnose si incresparono in un sorriso, allo stesso modo nel quale si increspò il mio cuore alla sua vista. Assieme a lei potevo contare altri tre ragazzi e una ragazza, questa dai capelli bruni e dalle forme ben meno appariscenti, ma comunque belle. Non vi fu neanche bisogno di presentarmi che già avevamo iniziato a dialogare, io e questo gruppo che mai avevo visto prima, tutti accomunati dagli stessi pensieri ed interessi. Oh, quale fortuna pensai di aver avuto quel giorno e i giorni seguenti, dedicati solamente ad uscire e divertirmi con i miei nuovi amici. Ma fu ciò che accadde in seguito che mi fece davvero capire in quali guai mi ero andato ad infilare, a quanto grosso fosse stato il mio errore …

   
 
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