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Autore: sereve    08/04/2014    2 recensioni
Raf e Cry, una storia romantica in uno sfondo apocalittico, ma, come si sa, non si può decidere quando l'amore ti colpirà.
tratto dal ... capitolo: "Mi ritrovai davanti ad un paio di occhi grigi; quasi facevano paura da quanto erano chiari. Cercavo di muovermi ma ero come bloccata, ipnotizzata, quasi, da quello sguardo, che sembrava volermi leggere dentro. Vidi dietro di lui uno spostamento d’ombre e osservai, terrorizzata, il mostro che avanzava lentamente verso il ragazzo sconosciuto, puntando dritto al suo collo."
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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prologo: tutto può cambiare in una giornata

- ~~dai cavolo Christine! Svegliati!!!!- urlò Lucy dalla cucina svegliandomi
-arrivo- urlai con voce roca.
Quanto odiavo la mattina; di mattina bisognava andare a scuola, ergo svegliarsi presto, ergo alzarsi irritata a morte e maledicendo tutti di buon’ ora. Mi diressi verso il bagno cercando di evitare il solito cliché di sbattere il piede contro tutti i mobili della mia camera e mi guardai allo specchio; guance arrossate, capelli neri  scompigliati e occhi verdi assonnati.
Fantastico.
Mentre mi torturavo i capelli cercando di sciogliere i nodi , Lucy spalancò la porta del bagno come al solito. Le mie amiche avevano assolutamente ragione quando dicevano che io e lei eravamo completamente diverse:lei e i suoi capelli corti e di colore  biondo platinato, i suoi occhi azzurri e la sua carnagione abbronzata. Io naturalmente ero più alta (infatti adoravo chiamarla nana ) e lo stesso valeva per il carattere; riusciva a fare amicizia subito, era aperta e solare mentre io ero timida e riservata.
-bussare non esiste per te, vero?- le chiesi alzando il sopracciglio
-non mi conosci ancora a quanto pare- rispose mia sorella alzando le spalle.
Mi fermai ad osservarla attentamente;quel giorno indossava una maglia verde chiaro a maniche lunghe leggera  anche se era oramai inverno e un paio di pantaloncini neri corti per ginnastica.
-ma non stai morendo di freddo vestita così Lu?-
-naa-
Che bella risposta; ritornai in camera e presi un maglione lungo quanto bastava per fungere da vestito, mi misi le calze di lana e sopra dei leggins e mi infilai gli scarponi col pelo dentro per tenermi calda prima di affrontare il gelo e la neve. Perché non potevo andare a scuola in macchina?
Scesi le scale e rubai dalla cucina una mela prima di afferrare lo zaino e scappare a scuola ; i rimproveri di nostra madre sul perché la colazione è  un pasto importante erano DAVVERO noiosi. E ripetitivi.
-ciao!- gridai chiudendomi la porta alle spalle.
Solo avessi saputo che quella giornata la mia vista sarebbe cambiata radicalmente …..
Ero appena tornata da scuola e la strada era deserta; mi convinsi che fosse tutto normale, perché chi vuole uscire in pieno inverno per strada?
Corsi a più non posso per raggiungere casa mia e il suo calore tanto invitante quando notai una striscia rossa bordeaux  sulla neve, che partiva da un punto indefinito in mezzo alla strada e giungeva fino ai confini del bosco dietro le case; presi un po’ di coraggio e iniziai a seguirla camminando lentamente.
Non ci misi molto a capire dove portava; mi stavo dirigendo dietro casa mia. Ero terrorizzata a morte ponendomi tante, troppe, domande: cosa era successo? Era sangue quello per terra? Se sì, di chi? Era di Lu, dei miei genitori?
Lo spettacolo che poco dopo mi si presentò davanti era raccapricciante: mia sorella Lucy, la MIA Lu, chinata sul corpo dei miei genitori sporca di sangue. Per un secondo pensai che stesse cercando di aiutarli, quindi feci un  passo avanti verso lei.
Pessima scelta.
Appena sentì lo scricchiolio del ghiaccio sotto il peso del mio piede si voltò di scatto così che riuscissi addirittura a vederla meglio. Il suo giubbotto azzurrino, i suoi pantaloni lunghi lilla erano ricoperti  di sangue, come d’altronde le sue mani. Mai e poi mai mi sarei aspettata però che pure la sua bocca, le sue guance paffutelle con un leggero accenno di trucco fossero macchiate di rosso; ciò che mi spaventò di più furono i suoi occhi: quei bellissimi occhi blu, contornati dalla matita nera sbavata, diventati improvvisamente bianchi, vitrei e senza segni di vita, come se la sua anima non ci fosse più.
Tutta questa analisi durò solo un millesimo di secondo prima che si alzasse e iniziasse a correre verso di me con uno sguardo famelico; mi girai di scatto e corsi più velocemente che potei senza però riuscire a scapparle. Mi afferrò con la forza e mi piantò i suoi denti dritti nella giugulare, facendomi urlare e richiamando l’attenzione degli altri mostri. Una ventina di persone  uscirono contemporaneamente dal bosco; camminavano trascinandosi, come se le loro caviglie fossero rotte. Cercarono di raggiungerci ma qualcosa o qualcuno li trattenne. Prima di riuscire a vedere altro, mi accasciai senza sensi sul gelido terreno.
 

*SPAZIO AUTRICE
ciao! questa è la mia prima storia, quindi "pietà"! XD, no, comunque, sono stata consigliata da una mia fedelissima compagna e amica, quindi, ringrazio molto Alessandra ;) spero che vi piaccia e che vi abbia incuriosito e ... riguardo agli aggiornamenti, probabilmente saranno minimo due volte alla settimana, cercherò di farli quanto prima!
sereve
  
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