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Autore: hemm0    08/04/2014    3 recensioni
'Depressione e manie suicide'.
È questo che c'è scritto sul mio modulo. Quelle quattro parole sono rimaste impresse bianco su nero, all'interno della mia cartella clinica, per due anni e qualche mese.
Non riesco quasi a ricordare come sia il mondo fuori, non ho una visione generale delle persone, delle cose, non ricordo odori o particolarità, tutto ciò che so è passato dall'ospedale prima di arrivare a me. Per tutto questo tempo sono rimasto qui, quando avevo voglia di sgranchirmi le gambe andavo a fare una passeggiata per i corridoi, niente particolarmente di esilarante.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è dedicata a mio fratello. 
Una delle persone più speciali per me, 
senza di lui probabilmente sarei un'altra.
Grazie fratellone, perché mi hai fatto capire che 
essere diverso non vuol dire essere strano. 



'Depressione e manie suicide'. 
È questo che c'è scritto sul mio modulo. Quelle quattro parole sono rimaste impresse bianco su nero, all'interno della mia cartella clinica, per due anni e qualche mese. 
Non riesco quasi a ricordare come sia il mondo fuori, non ho una visione generale delle persone, delle cose, non ricordo odori o particolarità, tutto ciò che so è passato dall'ospedale prima di arrivare a me. Per tutto questo tempo sono rimasto qui, quando avevo voglia di sgranchirmi le gambe andavo a fare una passeggiata per i corridoi, niente particolarmente di esilarante. 
Ogni giorno, alle undici del mattino, mi prestavo a raggiungere lo studio della dottoressa Hale, rispondendo a tutte le sue domande il più esaurientemente possibile. 
Alle tredici raggiungevo la mensa, uno dei posti più brutti che abbia mai visto ed uno dei meno amati, data la scarsa fame, ma ci andavo comunque, cercando di mangiare qualcosa col disperato bisogno di far passare il tempo il più velocemente possibile. 
Alle quindici andavo a mettermi in coda per prendere le pastiglie, ed alle diciassette raggiungevo la mia camera per riposare. 
Invece alle venti precise tornavo alla mensa, questa volta cercando si stare a debita distanza a tutto ciò che può essere considerato commestibile.
Questo per due anni. La stessa routine per ben settecento trenta giorno.
E dopo tutto questo tempo è strano infilare il mio vecchio e puzzolente pullover beige, con qualche buco qua e là, non mettendolo per andare dalla dottoressa Hale, ma per uscire. Per uscire davvero. Non è come quando ti auto convinci che stai meglio e ti faranno uscire, è il momento in cui ti sembra di vivere in un immenso vortice senza via di scampo, e tutto d'un tratto sei fuori, e stai bene.
Dopo tutto questo tempo sono guarito, adesso posso tornare a casa mia, posso tornare ad avere una vita, dopo tutto questo tempo tornerà il vecchio Michael. 
In realtà non sono sicuro di tornare ad essere quello di prima, dal momento che non riesco a ricordarmi assolutamente nulla di ciò che facevo prima di entrare in ospedale, non riesco a ricordare com'era la mia vita prima. 
Ho avuto una perdita di memoria dovuta all'ultimo tentativo di suicidio. Non so se essere più terrorizzato dal mondo esterno o da cosa le persone penseranno di me. Per tutto il tempo in cui sono stato qui nessuno mi ha mai guardato in modo strano, come se avesse paura di me, mi hanno sempre trattato in modo normale, ma durante questo due anni mia madre mi ha portato diversi libri, e in uno di questi, mi pare di ricordare, il protagonista subiva una mutazione genetica e quando camminava per strada la gente lo guardava come se stesse guardando un mostro. 
Non voglio che mi vedano come un mostro. 
Non sono un mostro, o per lo meno non credo di esserlo.
Prendo le ultime cose rimaste nel bagno e guardo il mio viso riflesso nello specchio, il solito viso sciatto ed il capelli biondi in disordine. Non mi è mai piaciuto il mio modo di apparire, non mi sono mai visto come un bella persona, ne ho anche parlato con la dottoressa, ma lei ha detto che chi ha sofferto di ciò di cui ho sofferto io, molto spesso, ha scarsa autostima, ma penso solamente che essere così per me è quasi normale, non voglio essere diverso, non penso di essere il ragazzo più attraente dell'ospedale, ma non mi colpevolizzo per questo, me ne sono fatto una ragione. 
Successivamente spengo la luce e torno alla mia valigia, infilando tutti i miei averi al suo interno. La raccolgo ed esco dalla mia stanza.
Mi viene fatto firmare qualche modulo, che anche i miei genitori firmano. "Cose tecniche, nulla di interessante" mi dicono. 
"Michael, puoi uscire. Divertiti lì fuori" Mi sussurra la dottoressa Hale, ed io le rispondo con un grande sorriso. 
Il 19 luglio 2012, io, Michael Clifford, esco dall'ospedale psichiatrico di Broome per tornare nella mia casa a Sydney. 
I miei genitori sembrano più felici di me. Mio padre mi porta la valigia ed è il primo ad uscire dall'enorme struttura, cammina a passo fiero, come se avesse appena combattuto una battaglia e ne fosse uscito vincitore, ed in un certo senso è avvenuto davvero. Invece mia madre resta composta, stringendosi nel suo giubbotto, ma continuando a sorridere, malgrado patisca il freddo più di noi, e restando a qualche passo più avanti di me. 
Appena lei mi apre la porta una forte ventata di gelo mi fa rabbrividire e socchiudere gli occhi. 
Li riapro nell'esatto momento in cui mi trovo fuori. 
Il mondo è così strano. Gli odori non sono come quelli che si trovano nell'ospedale. Qui fuori è tutto più naturale, in un certo senso più buono, meno finto. Anche il paesaggio è diverso, l'avevo sempre visto in fotografia e dalle finestre, ma così è tutta un'altra storia. 
A terra c'è un leggero strato di neve fresca, ma riusciamo tranquillamente a raggiungere la stazione per prendere il nostro treno, diretto a Sydney. 
Ho appena scoperto di  provare uno strano amore per il treno. 
Non per il treno stesso, ma mi piace guardare fuori e vedere paesaggi di ogni tipo che mi scorrono velocemente davanti agli occhi. E per la prima volta, dopo non so quanto tempo, riesco a sentirmi bene, riesco a sentirmi una persona come tutte le altre, e questo sentimento mi piace. 









Che dire, ciao.
Non voglio scrivere papiri in questa parte, perché non mi sembra proprio il caso.
Questa storia era presente in questa sezione, poi l'ho cancellata in un momento di smarrimento l'ho cancellata e diciamo che è tornata.
Se è ancora qui devo dire grazie a Claudia e a Vittoria che anche se non si conoscono si sono coalizzate per farmela continuare. 
Che carine.
Devo dire ancora che: 
a) questa non è una storia d'amore, non ci sarà nessuna ragazza, nessun triangolo, niente. 
b) Michael è l'unico protagonista, non ci sarà nessuno Calum, Luke o Ashton, solo lui ed altri personaggi, tutti frutto della mia fantasia (e che fantasia).
 Che altro dire, spero che vi piaccia. Recensite se avete voglia, è accetto le critiche. 
Mi scuso per eventuali errori.
Alla prossima.


Margie.
  
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