- Titolo: Pensieri ad Halloween
Autore/data: akiremirror / giugno
2008
Beta-reader:
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere:
introspettivo
Personaggi: Lily Potter, James Potter, Severus
Piton.
Pairing: nessuno
Epoca: ante HP1 – post HP7
Avvertimenti:
nessuno
Riassunto: Lily formula dei pensieri una settimana prima
dell’attacco di Voldemort. Sono pensieri dolorosi, ma che nascono da una
speranza molto più che fondata.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi
presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K.
Rowling e a chi ne detiene i diritti. Questa storia non è stata scritta a
scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è
pertanto intesa.
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Pensieri
ad Halloween
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Ottobre 1981
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Il fuoco scoppiettante nel camino stava scaldando
piacevolmente la sala, gettando luci e ombre sul mobilio e su James,
accucciato sul tappeto a gambe incrociate e con un’enorme zucca posata
davanti.
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Lily ridacchiò, seduta sulla morbida poltrona di velluto
posizionata poco distante dal marito.
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James si volse appena, rivolgendole uno sguardo truce,
mentre manteneva il controllo sulla zucca che stava cercando di
intagliare.
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"Cos’hai da ridere, donna? Non hai forse mai visto un uomo
alle prese con la nobile arte della decorazione?" chiese con voce falsamente
seria.
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"Oh!" esclamò a bassa voce lei "Le mie scuse, signor
marito, non volevo ridere di voi, né offendervi."
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"Sarà meglio per te!"
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Lily inarcò un sopracciglio, mentre la bocca le si piegava
in un sorriso e James le fece l’occhiolino.
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Harry, in braccio alla madre, si mosse pigramente e cercò
il proprio pollice in un gesto automatico.
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"Si è addormentato?"
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"Sì, finalmente." Sospirò Lily "Oggi è stato così
inquieto…"
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"Non ti preoccupare, si sarà agitato per tutto il trambusto
che c’è stato a causa dell’incantesimo. Del resto, Peter non è esattamente
l’esempio della precisione e della puntualità…"
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"Già." Commentò Lily, abbandonandosi all’ennesimo sospiro.
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In realtà era convinta che Harry non avesse risentito
affatto di quel paio di ore passate in compagnia di Peter, nel giardino di
casa loro, quanto piuttosto del suo stato d’animo. Ogni volta che lei era
agitata, il bambino lo sentiva, e quel giorno non era andata tanto
diversamente, ma non aveva voglia di spiegarlo a James, piuttosto scettico
relativamente a quel tipo di legame, o forse semplicemente geloso.
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Accarezzò una guancia paffuta di Harry e lanciò uno sguardo
preoccupato alla schiena del marito, di nuovo intento ad accanirsi sulla
povera zucca malcapitata.
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"Vuoi proprio addobbare la casa anche quest’anno?" gli
chiese.
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"Certo! Ormai siamo al sicuro, perché non comportarsi come
una famiglia normale?"
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Lily non rispose, spostando lo sguardo verso la finestra.
Era già buio e di sicuro gli abitanti di Godrig’s Hollow non erano impegnati
in attività tanto diverse da quella di James, ad una sola settimana da
Halloween.
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"Chissà" azzardò con timore "Magari ti verrà in mente di
fare anche una festa."
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"Non è escluso, però non ci ho ancora pensato. E poi, come
qualcuno qui dentro mi ricorda sempre, non sono io quello che poi deve
cucinare."
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"Ottima risposta. Però, se vuoi fare qualcosa, beh…allora
dovremo dire a Peter di parlare anche con Remus…"
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James si immobilizzò immediatamente, lasciando perdere il
lavoro che stava facendo. Il suo sguardo corse al fuoco senza vederlo davvero,
poi, lentamente, si volse verso la moglie, ferma immobile in attesa di
reazioni.
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"Ne abbiamo già parlato." Disse a bassa voce, assumendo un
atteggiamento completamente diverso rispetto a quello di poco
prima.
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"Sì, e tu non sei mai stato a sentire le mie
argomentazioni. Non può essere lui."
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James si volse di nuovo verso la zucca e riprese a
incidere, rovinando il lavoro fatto fino a quel momento.
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"Non possiamo esserne sicuri, Lily, e tra tutti quelli che
fanno parte dell’Ordine…lui è il più probabile."
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Calò il silenzio per alcuni secondi, poi James scaraventò
via il coltellino con cui stava lavorando, ma rimase rivolto verso la
zucca.
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"Sai che darei un braccio piuttosto che dubitare di uno di
loro, ma quello che è successo due settimane fa non lascia spazio a dubbi,
nemmeno per me."
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"Io dico solo che, proprio perché non sappiamo di chi si
tratti, dovremo far attenzione a non escludere dalla nostra vita chi non ha
colpe."
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"Quindi tu lasceresti entrare in casa tutti i membri
dell’Ordine, sapendo come stanno le cose?"
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Ora James si era volto per guardarla. Lily non abbassò lo
sguardo, e allungò una mano come a proteggere Harry.
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"Con lui in casa, no. Ma farei entrare gli amici, Sirius e
Remus. E Silente."
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"Peter dice che cercherà di andare da lui domani, e sai che
Sirius è già stato messo al corrente dell’incantesimo."
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Lily prese in braccio Harry e se lo posò al petto, poi si
alzò e si avviò verso l’uscita del salotto, lo sguardo del marito incollato
alla schiena. Quando arrivò alla porta, però, qualcosa dentro lei decise di
parlare.
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"So cosa vuol dire avere dubbi del genere su un amico,
James. Dovresti ricordartelo. E so anche molto bene cosa vuol dire vedere che
i dubbi che si hanno sono con buona probabilità fondati. Ma, te lo posso
garantire, tu devi ancora fare i conti con il rimorso di esserti voltato
dall’altra parte forse troppo presto."
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James per un attimo trattenne il fiato, poi corrugò la
fronte, quasi ferito da quel discorso, ma Lily gli rivolse uno sguardo
tranquillo.
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"Se vuoi usare prudenza, io di sicuro non mi opporrò, ma
non escludere troppo presto dalla nostra vita Remus. Non è di lui che dobbiamo
preoccuparci, di questo sono convinta."
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"Vorrei avere la tua stessa sicurezza."
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Lily gli sorrise un’ultima volta, poi si avviò verso le
scale, lasciandolo da solo.
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In cuor suo, mentre saliva i gradini con Harry che dormiva
beatamente su di lei, si chiese se l’uomo con cui condivideva tutto, persino i
pensieri, si fosse accorto del dolore che le teneva prigioniero il cuore da
qualche mese.
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Non gliene aveva mai parlato, non ci era mai riuscita, ma
non era un argomento facile per nessuno dei due. James era estremamente
geloso, anche se era bravo a nasconderlo, e far rivivere spettri del passato
non era una buona idea, non in quel momento. E lei era davvero troppo
tormentata da dubbi che, lo sapeva, non avrebbero trovato risposta tanto
presto.
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Entrò nella stanza del figlio e lo posò delicatamente sul
lettino, coprendolo con una copertina che Alice aveva ricamato appositamente
per Harry. Neville ne aveva una esattamente uguale e Lily sorrise.
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"Chissà, magari un giorno diventerete amici, chi lo può
dire…"
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Harry si mosse appena, accomodandosi meglio nel lettino e
Lily si scostò piano, senza far rumore. Non voleva scendere di sotto, non in
quel momento. Troppi pensieri e troppi dubbi avevano assillato la sua mente e
il suo cuore in quei giorni, ma ora che sembrava possibile cercare un po’ di
serenità era giunto il tempo di affrontare anche quello che fino a quel
momento aveva cercato di considerare come marginale.
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Eppure non era marginale neanche un po’, perché,
diversamente, lei non sarebbe stata così male.
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Si avvicinò alla finestra della stanza e guardò di nuovo
fuori. Lo faceva spesso, come se cercare nel buio con lo sguardo potesse darle
delle risposte. Tutto quello che le dava, invece, erano dubbi e sofferenze,
piccole spine che tornavano a far sanguinare il suo cuore, dopo anni di
apparente silenzio.
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Fissando il nulla di fronte a lei, la sua mente confuse per
un attimo il nero del cielo con il nero di mantelli che turbinavano veloci
attorno a lei, attorno alle persone cui voleva bene, attorno a innocenti senza
nome. E tra quei mantelli neri si intravedevano maschere d’argento, bagliori
di luce fredda e crudele, ostacoli odiosi e benedetti tra lei e la
verità.
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Il suo cuore sapeva che Severus era celato dietro una di
quelle maschere, lui stesso non aveva avuto il coraggio di negare, anni prima.
Ma, appunto, erano trascorsi anni…magari qualcosa era cambiato, magari la
persona che lei aveva imparato ad amare, al di là delle cupe apparenze, era
riuscita a fiorire e a ritrovare la via.
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Trattenne il fiato e artigliò una delle tendine della
finestra, mentre sentiva il familiare mostriciattolo che le teneva compagnia
da mesi mordicchiarle lo stomaco.
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Per tutti quegli anni, da quando era entrata a far parte
dell’Ordine, aveva vissuto nel terrore, ma nessuno aveva mai capito la vera
natura di quella paura viscerale che l’aveva presa ogni volta che aveva dovuto
impugnare la bacchetta contro un Mangiamorte.
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Certo, lei era Nata Babbana, era una Grifondoro, membro
dell’Ordine…tutte le carte in regola per essere attaccata ad ogni occasione.
Tutti credevano che fosse questo a farla impallidire, a volte, prima di uno
scontro.
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No, nessuno di loro poteva sapere…
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Lei era orgogliosa di ciò che era diventata e di ciò che
era stata, non aveva mai avuto problemi nel convivere con le sue origini e
anzi, per lei era motivo di vanto. Lei era lì, a combattere, a proteggere
quello che aveva scoperto come il suo mondo, e nulla poteva essere per lei più
importante, tranne che la sua famiglia, ma in fin dei conti una cosa si
confondeva con l’altra, ormai.
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La sua paura era una sola, sempre quella, sempre
terribile.
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Ogni volta che incrociava un Mangiamorte, mentre cercava di
preservare la sua vita o quella di altri, e nello stesso tempo di catturare
uno di quei folli…ecco, in quei pochi secondi durante i quali l’aria si
infiammava di rapidi incantesimi e tutto attorno a lei crepitava, lei
tremava.
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Dietro una di quelle maschere avrebbe davvero potuto
esserci Severus.
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Lei cosa avrebbe fatto se mai avesse dovuto riconoscerlo?
Avrebbe avuto il coraggio di attaccarlo, di ferirlo, o si sarebbe paralizzata
per l’orrore?
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E lui? Lui non avrebbe avuto problemi nel riconoscerla.
Cosa avrebbe fatto? Non poteva pensare che Severus avrebbe trovato il coraggio
di lanciarle contro un incantesimo…ma non poteva esserne certa.
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Ed eccola lì, la spina nel cuore che le dava il tormento.
Cos’era successo in quegli anni? Davvero gli orrori generati dalla follia di
un pazzo avevano travolto del tutto anche quello che un tempo era stato il suo
miglior amico, o qualcosa si era salvato?
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Fino a pochi mesi prima, con la morte nel cuore, aveva
tentato di convincersi che non ci fosse più alcuna speranza, ma ora non sapeva
più che pensare, perché qualcosa era cambiato.
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Era davvero solo una stupida speranza, una piccola cosa che
forse aveva un significato completamente diverso da quello che lei le aveva
attribuito, ma era anche un desiderio senza confini, non poteva negarlo. Forse
era questo a farle più male di ogni altra cosa, ovvero la consapevolezza di
tenere a lui ancora così tanto da arrivare a sperare anche oltre il
ragionevole.
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Davvero troppa confusione nella sua testa…
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Chiuse gli occhi e prese un bel respiro, mentre la sua
mente riportava a galla il ricordo della sera in cui aveva per la prima volta
sospettato che Severus avesse cambiato strada.
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Erano riuniti al Quartier generale, era la fine di giugno e
faceva un caldo terribile. Anche per questo, mentre Silente si era assentato
un attimo, lei era uscita in terrazza. Aveva lasciato Harry con Batilda, e la
cosa non stava lasciandola del tutto tranquilla, così aveva pensato di inviare
un Patronus all’anziana donna per accertarsi che tutto stesse andando bene.
Non si era accorta che anche Silente era salito alla terrazza. Per
discrezione, aveva deciso fosse meglio allontanarsi. Se Silente aveva deciso
di isolarsi, di sicuro c’era un motivo.
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Stava già ritornando sui propri passi quando una luce
argentea aveva fatto capolino oltre il parapetto. Senza pensare, si era volta
a guardare. Fu un gesto istintivo, dettato da un’innocente curiosità (e dalla
sua innegabile passione per quel fenomeno magico così particolare). Quello che
i suoi occhi avevano visto, però, la aveva lasciata oltremodo sorpresa: quello
era il suo Patronus.
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No, non il suo, ne era certa, ma uno assolutamente
identico.
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Innegabilmente sorpresa, era rimasta ferma dov’era, troppo
lontana per distinguere chiaramente le parole dell’animale, ma troppo vicina
per non sentire il suono di quella voce. Non aveva deciso di pensare
razionalmente di chi potesse essere quel Patronus, la sua mente,
semplicemente, aveva formulato un nome in una frazione di secondo, senza darle
il tempo di far nulla.
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Ricordava ancora con esattezza la sensazione che la prese
un attimo dopo: panico, il più completo e assurdo panico. Poteva davvero
essere il Patronus di Severus? Poteva sperare una cosa così assurda?
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In quei secondi aveva realizzato subito di aver troppa
paura di scoprire se avesse ragione o no, per il semplice fatto che, se poi
avesse scoperto di aver torto, ne avrebbe sofferto troppo. Il passare dei
giorni, invece, le aveva fatto scoprire di aver paura anche per altro. Già,
perché non aveva avuto esitazioni nell’associare la cerva a Severus, eppure la
cerva era anche il suo animale…sapeva fin troppo bene perché il suo
Patronus avesse quella forma, e ogni Patronus si delineava in base allo stesso
principio.
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Fino a quella notte era sempre stata convinta di aver ben
chiaro il suo ruolo nella vita di Severus, ma dopo aver visto quella cerva,
aveva cominciato a dubitarne. Forse era stata cieca, forse troppo poco
coraggiosa, forse spaventata. Ma ora i dubbi non la lasciavano in pace. Gli
aveva davvero voltato le spalle troppo presto? Non avrebbe mai trovato le
risposte, ormai quel che era accaduto non era modificabile, però poteva
sperare per il presente e per il futuro.
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Se davvero la cerva era di Severus, allora era lui una
delle spie di Silente, e questo poteva voler dire una cosa sola: Severus aveva
ritrovato la via.
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In quel caso forse un giorno, lontano o meno, avrebbe
potuto riabbracciare un amico.
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Luglio 1998
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Lily stava aspettando, impaziente. Sapeva che il
cambiamento a volte può non essere compreso subito, e che la persona ha
bisogno di alcuni secondi, se non minuti, per adattarsi alla nuova condizione,
ma aveva aspettato quel momento per diciassette anni, e non vedeva l’ora di
farlo.
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In realtà un pochino aveva barato, perché tante volte era
scesa giù per andare vicino a lui, ma non era la stessa cosa, perché lui non
aveva mai potuto vederla né sentirla.
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Ora avrebbe potuto.
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Ecco, la figura di Severus si era del tutto delineata, e
ora stava guardandosi attorno con fare spaesato. Il suo corpo era ancora così
vicino che lui non poté non vederlo, ma non parve turbato da quella visione.
Però non si era ancora accorto di lei.
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Gli si avvicinò, e allora lui la vide, rimanendo immobile,
come pietrificato. Lily sapeva fin troppo bene che cosa volesse dire
l’espressione spaventata e vergognosa che avevano assunto gli occhi di
Severus, ma davvero non c’era motivo perché la sua anima fosse ancora gravata
da tutti quei pesi.
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Ed era venuto il momento che anche Severus se ne rendesse
conto.
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Gli si avvicinò, gli sorrise e lo abbracciò stretto, finché
anche lui non l’abbracciò. In quel posto non era possibile piangere, le
lacrime non esistevano, ma entrambi sapevano che, se fosse stato possibile,
avrebbero pianto di gioia.
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