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Autore: discord    09/04/2014    3 recensioni
Possiamo dire che Wendy Hughes, una giovane ragazza albina, l’unica figlia di John Hughes , orfana di madre e quasi di padre, č una ragazza difficile. Ma dicono sia la vita a trasformare le persone, e dunque, questa vita non era mai stata troppo allegra a parer della psicologa che la seguiva.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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                              CAPITOLO 4

                                                        The Test.



<< Da quanto la conosco? Dio, se potessi affermare di conoscerla da prima. >>
Come previsto Tom e Patrick si incontrarono dopo l’ultimo giorno d’estate, e adesso erano seduti nei tavolini color ambra di un qualsiasi pub londinese.
Appoggiò la tazzina che aveva fra le dita affusolate sul piattino in porcellana, poi lo guardò nello sconforto del suo sguardo. No, non aveva ancora imparato a capire quando parlavano sul serio, decisamente.
Si portò accuratamente un fazzoletto alle labbra. << Prima di cosa? >>
<< Della morte della madre chiaramente. >>
Lo disse in modo così naturale e insensibile che quasi impressionò l’uomo. << Oh.  A dire il vero non so molto al riguardo. >>
Patrick si scostò una sola delle moltitudini di ricce ciocche scure che  gi coprivano la piena visuale su Tom e  sospirò nel guaio dei ricordi.
<< Ciò che mi duole sul serio, Tom, è che l’ho sempre avuta davanti a me, ma ci è voluto tanto prima che la notassi. >>
L’uomo sorrise gentilmente.  << Continua. >>
Annuì, non amava parlarne, non lo aveva mai fatto, ma gli sarebbe stato utile sapere.
<< La signora Hughes era una donna eccezionale, perché era la migliore amica di mia madre. Eva Bianchi. Era Italiana. Essendo molto legata a mia madre veniva spesso da noi, o noi andavamo da lei, tuttavia non feci  mai conoscenza con Wendy, sapevo che esisteva, ma era timida e dannatamente riservata ed essendo più piccola di me la trovai infantile e la ignorai.  Poi quando mia madre scoprì che sarebbe venuta nel mio stesso liceo.. Non ricordo che aspetto avesse in quel periodo, la vedevo spesso, ma ho dimenticato. Ho solo un’immagine fissa nella mente. Mi rallegra e mi inquieta allo stesso tempo. Eva e Wendy sedute su un’altalena nel parco vicino casa sua. Alle loro spalle il rossore di un’alba appena accennata cominciava a diffondersi in un cielo più scuro, e le loro ombre diminuivano nell’erba frastagliata.
I capelli scuri di Eva erano legati sulla testa, lo sguardo era rivolto verso di Wendy che guardava verso il basso e rideva. Rideva, Tom. Un suono diverso da quello che conosciamo. Quella fu davvero l’ultima volta in cui le vidi insieme. Pochi giorni dopo, di sera inoltrata, lei venne da mia madre piangendo, la donna più solare del mondo era caduta e non era più mille pezzi. Ma cenere. Era successo qualcosa. Non è vero. Erano successe troppe cose e non aveva mai reagito. Sembrava stare meglio quando uscì dalla porta di casa mia. Ed il giorno dopo la notizia. >>
Silenziarono per lunghi attimi. Trovò buffo il modo solenne in cui Patrick parlava, un ottimo oratore, sapeva rendere il suo discorso la lettura di una storia. Poi l’uomo prese coraggio. << Cosa successe ad Eva Bianchi? >>
Patrick sorrise. Non era un sorriso, era una smorfia fatta per nascondere il vero dolore che affliggeva Wendy da anni, quello che condivideva con lei.  << Vedi Tom, è vero che prima o poi dimentichi il volto dei cari che se ne vanno. Ed è così anche per Wendy, sta dimenticando. Il suono della suo voce, poi i suoi tratti e i momenti. C’è solo una cosa che non si può cancellare: come muoiono le persone. Quel ricordo rimane  per sempre. E si intrufola ovunque, nei rimpianti, nella tristezza e nei sensi di colpa. >> - Si guardarono negli occhi. - << Suicidio. >>
Pian piano che quel sussurro riecheggiava fra le ore orecchie, si potevano notare le loro iridi dilatarsi al pensiero del dolore.
<< E’ per questo che vi siete legati? Condividevate il dolore. >>
Patrick rise ipocritamente.  << No, per una causa più stupida di questa. Quando iniziò il liceo, circa due settimane dopo la morte della madre, lei era li. E aveva perso tutto, l’insicurezza che portava addosso era evidente, e si materializzava in ogni suo singolo passo. E quando George e i suoi “amici” la videro trovarono la loro vittima. I suoi capelli bianchi, quelli erano la causa, lo stesso punto di forza che Eva le aveva costruito era appena stato demolito dagli insulti, e gli spintoni.  E qui entro in scena io.
Mi sentii spavaldo in quel momento, infondo stavo andando contro un ragazzino del primo anno. Ma la loro stazza era niente male, così finimmo entrambi KO. >>
L’uomo trattenne una risata infantile. Tutta via anche a lui dispiaceva, a tutti dispiaceva.  Ma sdrammatizzare è la cosa più facile da fare quando si ha timore che un momento esploda. << Un ragazzino del primo anno? Sul serio? Ti sei fatto battere da un ragazzino del primo anno? >>
Patrick si passò una mano sul volto, come se in quel modo potesse cancellare la sua precedente espressione e poi riprese ad essere l’esilarante ragazzo che tutti conoscevano. << Quel ragazzo era forte e popolare prima ancora che nascesse!.. E non volevo rovinargli la reputazione proprio il primo giorno. Fosse per me non le farei avvicinare nessuno. NESSUNO.  >>
Tom aveva i capelli più corti rispetto al loro scorso incontro,  sembrava che la luce del sole si dilettasse delle sue  ciocche ramate, aveva gli occhi di tutti addosso, forse per la barba incolta che si era lasciato crescere, o forse perché era Tom Hiddleston.  << Perché hai scelto me? Perché permetti che sia proprio io ad avvicinarmi a lei? >> Chiese l’uomo nel supplizio del dubbio.
Gli occhi di Patrick si spensero, come se le consapevolezze lo stessero bombardando, ma questa volta non era colpa sua, il vento stava per cambiare. << Un intuizione, Tom. Io sono tutto quello che ha, senza di me rimarrebbe sola. E tu mi sembri una persona affidabile. Questa stagione è iniziata con la strana intuizione che le cose stiano per cambiare. >>


                                                      
Quella mattina Wendy aveva aspettato che suo padre ripartisse in un altro dei suoi lunghi viaggi di lavoro prima di tirare un sospiro di sollievo e la casa ritornasse sua, come solitamente era.
Solo quando la vasca le affievolì le tensioni allungò il braccio verso il cellulare e digitò il numero di Patrick.
<< Canta per me, oh Diva, e giovami della tua soave voce.. >>
Ridacchiò giocando con la schiuma. << Dove sei? >>
Seguì una pausa, abbastanza lunga per una telefonata. << Con chi sei? >> Aggiunse con tono falsamente indifferente.  Patrick non fu  sicuro di volerle dire che stava cominciando a fidarsi di Tom. Non era ancora pronto a condividerla.
Ma comunque doveva. << Sono con Tom. >>
La fortuna era che non la poteva vedere,  o si sarebbe accorto della sua confusione.
<< Mio padre è andato. Vieni a dormire da me oggi? >>
Sentì un brusio di sottofondo in quella che doveva essere la sua indisturbata conversazione con Patrick, così ne approfittò per immergere ancora la testa  nell’acqua prestando attenzione nel tenere il braccio con il telefono ben sorretto. 
<< Non aspettavo atro! Comunque Tom ha chiesto per quella vicenda dell’iniziazione.. Hai già pensato a qualcosa di abbastanza crudele? >>
Ci pensò su un attimo. << Chiedigli solo se sta notte è libero. Riguardo a te, Patrick.. Ti aspetto fra un’oretta al massimo? Dobbiamo preparare tutto.. >>
<< Ok. Dice che è libero. >>
<< Perfetto. >>


Wendy Hughes non avrebbe mai lasciato, in  nessun modo, che Tom entrasse con facilità nel loro club. Né perché era un attore, né perché glielo aveva chiesto in ginocchio. Anzi avrebbe fatto di tutto per impedirglielo, se quelle prove sarebbero andate male, non avrebbe dato nessuna seconda chance.
Lei non si fidava, Wendy si sentiva tradita dalla vita, da Dio.
<< Che hai in mente? >> chiese Patrick.
Lo guardò preoccupata che fosse dalla parte del presunto novellino, con la paura che lo avrebbe aiutato.
<< Il rifugio. Ecco che penso.  Se troverà il vero motivo per cui è il nostro rifugio.. allora le altre prove saranno gradini facili da superare.  >>
Patrick boccheggiò un attimo. << Il rifugio, Wendy? Potrebbe essere complicata come prova per un uomo inciso dalla società odierna. Insomma,è vero: E’ una delle prime cose che abbiamo trovato nostre, ma non lo so se sia il caso. >>
Arricciò il naso. Si chiese se volesse aiutarlo in qualche modo e soprattutto perché. Era strano da concepire che qualcuno volesse entrare nel loro gruppo. Infondo gli avevano sempre abituati a farsi da parte.
<< No, voglio capisca.  Se fosse come gli altri.. Non avrebbe senso neanche rivederlo. >>
Il fatto che Wendy Hughes non fosse elastica dipendeva, a parer suo, dalla poca elasticità che il mondo esercitava nei suoi confronti.
E allora cosa poteva sembrarle solo un altro uomo in più sulla lista dei dannati?
<< Come vuoi. Ma ce la farà, ne sono sicuro. >>  Poi si girò per andare in un’altra stanza a chiamare Tom per avvisarlo di come prepararsi e a che ora vedersi.
Quando tornò, trovò Wendy distesa sul letto a guardare il soffitto, con le palpebre cadenti e il respiro lento. Si stava per addormentare. Si appoggiò sul letto, proprio accanto a lei e le tirò la spallina della sua canottiera fucsia aderente. Poi si limitò a sorridere e a stringerla a se, lasciando che appoggiasse la testa sul suo caldo petto.  Quello che non avrebbe mai valuto abbandonare.
Quando entrambi avevano ormai calato le palpebre, lei si illuminò come un faro in piena notte, quasi agitata. << Ma tu ci pensi che oggi è l’ultimo Week-end libero prima che inizi la scuola? >> chiese.
<<Il TUO ultimo week-end, Wendy. Il TUO.>>
Subito dopo si addormentarono.


Alle 18:30 precise Tom suonò il campanello svariate volte senza che nessuno desse segno di vita, prima di arrampicarsi sul balcone della camera di Wendy.
Appoggiò il suo naso sul vetro e li vide. Rannicchiati sotto le coperte come due innamorati. Pensò male, malissimo.
Ed inspiegabilmente della rabbia gli affiorò sul sistema nervoso, si sentiva preso in giro, avevano detto che non c’era nulla fra loro. Poi bussò delicatamente sul vetro.
I due aprirono dolcemente gli occhi prima di guardarlo e ridere, consapevoli di quello che stava pensando.
Poi Wendy si alzò con calma e, dopo essersi accuratamente stiracchiata gli andò ad aprire.
<< N- n- non avevate detto che non c’era niente fra voi.. voi..  >>
Gli sorrise.  << Ma noi stavamo solo dormendo. >> Poi guardò Patrick in modo che affermasse.
Ebbe giusto il tempo di sbollentarsi. << Quindi dove andiamo? >>
<< Primrose Hill.  >> Accennò la lattea.
<< Quella che nessuno conosce. >> Si prese la libertà di enfatizzare Patrick.
<< Ok.. Quindi campeggiamo. Dato che mi avete fatto portare la tenda. >>
<< Se ti piace definirla così.. Wendy, Tom.. Andiamo con la mia macchina, guido io. >>
Annuirono, non appena Patrick si voltò, Wendy sussurrò qualcosa a Tom.
<< La macchina di sua madre.  >>
                                                                                                           


                                                                                                                  ̃̃
<< Una casa abbandonata? Davvero ragazzi, mi aspettavo qualcosa di più originale da voi. La mia prova è una  caccia al fantasma? Wow, mi aspettavo qualcosa di più, sinceramente. >>  Beffeggiò l’uomo.
La casa aveva sembianze ottocentesche, non troppo sfarzose. Non sorgeva nessun’altra abitazione, abitata o meno nella zona. Era recintata con delle stecche di legno cedute a causa della pioggia, ma nel lato sinistro sorgeva un bel recinto dipinto di bianco, più nuovo.                                                                   
Tutta via era una casa abbastanza grande, gli infissi erano in legno vecchio. Alcuni vetri erano rotti e il vialetto che conduceva alla porta era dismesso. C’erano pozze di fango ovunque, ma la porta era chiusa.
L’alba attorno a loro rendeva quella casa lugubre e allo stesso tempo affascinante, come se nella continua corsa alla modernizzazione ci si fosse dimenticati dei pezzi.
<< Questa, Tom, è “Il Rifugio”. E’ nostra. Certo, finché qualcun altro la scoprirà. La prima prova consiste nello scoprire perché abbiamo scelto questo posto. Buona fortuna, hai tutta la notte. Se re frattempo vuoi entrare.. >> Disse poi Wendy, ignorando le precedenti parole dell’uomo.
Si avviarono verso la porta tentando di evitare le pozzanghere. Una volta arrivati Patrick diede una spallata leggera alla porta e questa si aprì in un corridoio stretto. C’erano pezzi di tappezzeria che cadevano sul pavimento scricchiolante e un ascia insanguinata appoggiata sul muro,Tom non fece a meno di notarla.
<< E quella? >> Accennò indicandola.
<< Rilassati. E’ per tenere lontani i curiosi. >> Disse esilarato Patrick.
Poi voltarono a sinistra nell’unica via del corridoio e si ritrovarono davanti al resto della casa. Doveva essere stato un posto accogliente per i precedenti abitanti.
Cominciarono a disporsi per la notte. Patrick e Wendy avevano le tende e i sacchi a pelo già nella casa, insieme a molte altre cose.
Tom osservò con stupore i resti di mobili antichi, e ne rimase meravigliato.
Tutte le stanze avevano la porta aperta, tranne una, e sembrava chiamarlo a gran voce. Come se il resto del mondo attorno a lui si fosse per un attimo spento.
Appena fece per sfiorarla Wendy gli afferrò il polso fermandolo. << Questa è la stanza di Higly. >> Gli disse lei, con il suo solito tono delicato.
<< Higly? >>
<< Tu stesso hai affermato di aspettarti dei fantasmi. Credi che questa casa non sia stata mai abitata? >> - Tacquero un attimo, in una pausa che sembrò fargli venire la pelle d’oca. - << Se sei serio, e non farai il buffone, ti farò entrare. Porta rispetto per i morti. >> Aggiunse.
<<  I morti sono morti. Non giocano a fare i fantasmi. >> Assunse l’aria di un maestro, che con aria ovvia spiegava un addizione elementare.
<< Scettico! E’ così affascinante credere in ciò che non si vede! Quindi che fai? >> Lo rimbeccò lei. Solo il fatto che fosse scettico a tal misura  le stava facendo ricredere sulle possibilità che aveva deciso di dargli.
<< Entro. E sarò serio, perché questa è la stanza di una persona che adesso non c’è più. Non la dimora di qualche assurdo fantasma! >>
Aprì lentamente la porta e affaccio la testa prima di farlo entrare.
L’uomo sentì i brividi infestargli il corpo, l’aria era diventata pesante, ed improvvisamente un peso gli sovrastò il cuore. Nessun fantasma, solo una sensazione, che lo fece ricredere perfino su se stesso.
Era probabilmente la stanza più intatta di tutta la casa. Qui i mobili erano sani, addirittura sorgevano degli scrittoi dove erano appoggia diversi libri antichi ed un taccuino, e ciò era strano.
Al centro della stanza un letto, o meglio, un materasso ingiallito. Lugubre.
<< Questa è la stanza di Higly Wilson. Una giovane fanciulla. E dico giovane perché riesco solo ad immaginarmela così. >> Disse ad un tratto la candida.
<< Come puoi dire che si chiama così? >> Wendy notò che non aveva più usato il passato  nei confronti di ciò che definivano un fantasma, e sorrise.
<< Dal suo taccuino, >> - Afferrò il taccuino sullo scrittoio e lo aprì alla prima pagina, mostrandoglielo. - << scriveva storie. Questa è la mia preferita. >> E glielo aprì nella pagina giusta.
Poi lui si schiarì la voce e lesse. <<  “Viveva un tempo una rondine, che con l’arrivo della primavera covò solo tre uova.
Di queste però, solo una si schiuse, e dal quale nacque un piccolissimo volatile.
La rondine, che amava il suo piccolo a dismisura, decise, con il passare dei giorni, che era pronto a volare.
Così la rondinella rizzò le ali e, una volta preso coraggio, si buttò dal detto, dove il suo nido era situato.
Ad un pelo dal terreno riuscì a planare, e se pur a fatica, continuò a grandi salti il suo gracile tentativo.
Quel che ancora non sapeva era, che in quella casa abitava un bambino, figlio di una grande stirpe di ricchi nobili. Che non appena lo vide, approfittò della sua debolezza per catturarlo.
Il giovane lo chiuse poi in una gabbia in giardino, dove lo avrebbe lasciato per i giorni seguenti.
La madre disperata nel vedere la sua creatura ingabbiata,non si perse d’animo, e continuò a portare il nutrimento alla prigione del suo piccolo,  con la speranza che un giorno sarebbe stato liberato.
Fu così per ogni giorno della stagione estiva, e se pur il bambino assistesse alla scena meravigliato, mai  decise di liberarlo.
Quando l’inverno tornò alle porte però, la rondine si rifiutò di migrare verso il caldo, ed un particolare e freddo giorno questa morì lasciando alla sua rondinella il suo ultimo pasto, e  il suo corpicino privo di vita proprio ai piedi della gabbia.
Solo quando il bambino vide il cadavere, il giorno seguente, decise di metter da parte l’avidità, e di liberarlo in modo che sarebbe potuto migrare verso un ‘altra primavera. Lontano dalla sua cattiveria e il freddo che non avrebbe mai riscaldato se stesso.”  >>

Si osservarono in silenzio, primi di ogni parola. Con i brividi sulle braccia.
Fu un urlo terrorizzato di Patrick a interromperli. Corsero subito in un’altra stanza, dove Patrick boccheggiava in un angolo.
<< Higly? >> Chiese speranzosa Wendy.
<< Peggio: un ragno! >>
Sbuffarono entrambi.
<< Avanti Patrick.. Non ti mangia. >> Replicò Tom.
<< No! Tu non capisci! Quello non è un ragno, è un mostro appena evaso da Jurassic Park! >>


Verso notte inoltrata Tom si aggirava ancora per la casa alla disperata ricerca della risposta che gli sarebbe servita a superar la prova.
Ormai aveva perlustrato ogni centimetro di quel piano.
Era il classico posto da Patrick e Wendy: Higly e le storie, una casa abbandonata, un posto isolato.  Ma non bastava, ci doveva essere qualcos’altro. Qualcosa che lui era troppo cieco per notare.
osservò che a differenza sua , Patrick e Wendy, avevano acceso qualche candela, piuttosto della sua modernissima torcia abbagliante . Doveva centrare qualcosa con la risposta pensò, chissà cosa.
Wendy non ci pensava neanche a dare indizi.
<< Abbiamo in progetto di comprare questa casa un giorno, restaurarla un po’ magari. E’ davvero importante. >>
Tom annuì, ma infondo non lo stava ascoltando era troppo preso.
<< Il piano superiore è agibile? >> Chiese. Era l’unica parte della casa che non aveva ancora avuto il coraggio di perlustrare.
Non appena Wendy si allontanò Patrick si avvicinò all’orecchio dell’uomo.
<< Si. Ottima via. Ma quando sarai lassù, spegni la torcia per qualche secondo. Prendilo come un indizio. >>
Si precipitò verso la gradinata pericolante. E quando arrivò notò che era un posto vuoto, una mansarda, una cantina. Spense la torcia e notò che una parte del tetto era crollata in modo evidente.
Come poteva essergli d’aiuto un posto come vuoto come quello? L’unica parte insignificante della casa.
Tornò al pian terreno scoraggiato e si sedette in un angolino da solo a pensare.
Wendy e Patrick non erano materialisti, amavano ciò che poteva essere loro solo nella loro mente.
Wendy, Wendy più di chiunque altro. Patrick era diventato così solo grazie a lei.
Pensò a tutti i posti in cui l’aveva vista. Alla premiere, casa sua, in un ascensore, Hide Park.. Ok..
Si chiese, ma quale posto l’aveva vista amare? La spiaggia! Una spiaggia vuota in un giorno grigio e lugubre come questa casa scura. Ma più di tutto l’aveva vista amare il suo lucernaio, ed era bellissima.
Rise, da solo, ma rise. Perché la risposta era sempre stata davanti ai suoi occhi prima ancora di arrivare.
Lei, che era bianca e atipica pensò, atipico come Wendy ci sono solo le stelle.
Corse ancora verso quella gradinata, sta volta senza la paura di cadere, si dimenticò perfino la torcia.
e quando arrivò lì, si stese proprio sotto la rottura del tetto. Ed eccola là la sua risposta: le stelle.
Non poteva essere altro, pensò. E in effetti non era male. Il cielo si era aperto proprio su quel tetto, quella notte nuvolosa, grazie al cielo.  E se le fortuna avrebbe continuato ad assisterlo, anche Wendy si sarebbe aperta a lui per magia, come quel cielo trapuntato per quel tetto abbandonato.
Fu un dolce picchiettio sulla spalla a risvegliarlo. Wendy.
<< Oh Wendy, ho trovato la risposta! >> - Disse con gran foga. - << Le stelle! >>
Lei sorrise. Ma non disse nulla. Solo si stese accanto lui, e osservò il suo bel quadro.
Con una mano lenta, l’uomo riuscì ad arrivare alla sua nuca senza farsi scoprire, e le accarezzò dolcemente i capelli.  Ed una sensazione così  era meglio di tenerla stretta al petto per un puerile gioco. Stava scoprendo la bellezza delle cose nuove, come del suo respiro irregolare.
<< La vedi quella stella, Tom? >> - Chiese ad un tratto, con la voce ancora più bassa del solito. - << Quella è mia madre. E’ bianca come me, adesso. >>
“ Si, Wendy “ pensò l’uomo “ Tu sei una stella bianca nelle tenebre della notte.”


                                                                   
Il giorno dopo tornarono a casa di Patrick per l’ultima prova di Tom. Che era più che altro un rito di iniziazione.
<< Dato che sei un attore ci sembra giusto farti fare l’attore. >> Dissero.
<< Ah si? >>
<< Non appena arriverà qualcuno, dovrai cominciare a bere questo frullato in modo da convincerlo a berlo, ma solo quando arriverà qualcuno.  >> Spiegarono.
Il frullato era apparentemente invitante, di un colore rosa con una fragola appoggiata sul bicchiere.
In realtà era un mischio di schifezze inimmaginabili, il colore rosastro era dato in parte dalla salsa rosa, ma ero un mix di ingredienti trovati qua e la per la cucina.
Sentirono Alex, la sorella minore di Patrick entrare in casa.
<< Oddio ragazzi! Ho una fame assurda, oggi il torneo è stato incredibile.. >>
Appena arrivò in cucina vide Tom con gli occhi serrati che sorseggiava una sorta di invitante frappè alla fragola.
Non appena riprese coscienza l’uomo ricominciò a sorseggiare il frullato con aria deliziata.
<< Che combinate? >> Chiese Alex.
<< Niente facciamo merenda.. Ti va del frullato? E’ delizioso. Vero Tom? Ne è rimasto un po’ se lo vuoi. >>
Le si stampò in faccia un mega  sorriso. << Oh certo che lo voglio! >>
Patrick le passò un bicchiere, e lasciò che facesse un sorso gigante, prima di avvicinarsi al lavandino per sputare.
<< Se non vi dispiace ragazzi, adesso sputerei anche io.  >> Aggiunse l’uomo.

Adesso che era nel club si sentiva realizzato.  Wendy e Patrick erano la sua caccia ai momenti.
Non poteva avere voglia di altro se non ripercorrere qualche passo indietro, non si era mai sentito così comune.
<< Buona fortuna per domani, Wendy. >> E la baciò sgraziatamente la fronte,  finalmente  poteva, e lei si fidava più di lui.
Adesso che non era più soltanto un’altro attore intervistato da suo padre.
L’avrebbe rivista più spesso, ora che era un po’ più vicino all’essere sua, ma la sua chiarezza, il suo essere così limpida e atipica, la sua purezza, il dolce suono delle sue parole gli sarebbe mancata in qualsiasi modo nella solitudine delle ore affollate.




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ANGOLO AUTRICE
Ehilà! Non sono sicura di quanto ci abbia messo, ma penso che sia passato un bel po’ di tempo.
Perdonatemi, ho una nuova scusa: L’ hard disk del mio computer è andato in coma farmacologico, così ho dovuto ripristinare tutto, o non si accendeva, così ho perso ogni tipo di file.
Sono andata in crisi e avevo deciso di smettere di scrivere. Poi mi sono ripresa.
Cooomunqueee! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, è un bel passo avanti per Tom. E no! Lui non è innamorato, è solo attratto.
Comunque pensavo di fare  qualcosa di più, ma poi ho pensato che avrei annoiato.  Spero che vi piaccia.
Come al solito, vado avanti solo se mi date la conferma, perché è inutile che aggiorni se la storia non piace a nessuno.
Come sempre e solo io, un bacio
- discord

P.S. Per qualsiasi curiosità ho scritto nelle mie bionote come contattarmi.





 
   
 
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