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Autore: highfunctioningtimelady    09/04/2014    3 recensioni
Sherlock riscalda John dopo essere caduto nel fiume durante un caso. L'incidente ha influenzato Sherlock più di quanto potesse immaginare.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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John tremava e batteva i denti violentemente nel taxi. 
Ancora una volta gli era stata puntata una pistola alla testa mentre veniva imprigionato in una stretta soffocante dal criminale che stavano inseguendo. 
Questa volta, comunque, il criminale spinse John nel Tamigi. Di solito, cadere nel Tamigi sarebbe preferibile ad una pallottola in testa, ma l'acqua era così dannatamente ghiacciata in quel giorno nuvoloso di Febbraio che John stava iniziando a pensare che la pallottola sarebbe stata meglio. 
Sherlock ordinò al tassista di andare più veloce. ''Avresti dovuto lasciarmi chiamare un'ambulanza, John.'' Il suo volto mostrava una chiara espressione di disagio.  Non guardava John, quasi come se non riuscisse a farlo.  Gli mise il suo cappotto addosso e chiese nuovamente al tassista di sbrigarsi. 
''Sto bene Sherlock, davvero'' John riuscì a malapena a far uscire le parole dai denti che battevano. ''Mi dispiace che quel criminale sia riuscito a fuggire.''
Sherlock gettò dei soldi al tassista e diede una mano a John a scendere dal taxi. Gli aggiustò il cappotto sulle spalle e lo aiutò ad entrare nell'appartamento. ''Ti preparo un bagno, devi toglierti questi vestiti freddi.'' 
John si lasciò cadere goffamente sul divano mentre Sherlock apriva i rubinetti della vasca. Sapeva di dover togliersi al più presto quegli abiti ghiacciati, ma le sua dita ghiacciate non collaboravano. Quando Sherlock tornò un paio di minuti dopo era riuscito a sbottonarsi solo due bottoni.
''Aspetta, ti aiuto'' Sherlock sospirò e prese la mano di John per accompagnarlo nel bagno. Lo fece sedere su uno sgabello  e si chinò per togliergli le scarpe e le calze.  ''Lo pensi davvero, John?'' chiese mentre iniziava a sbottonargli la camicia. 
''Penso cosa?'' rispose John, facendo del suo meglio per non tremare. 
''Che fossi arrabbiato.'' Sherlock gli disse mentre gli sfilva la camicia.
''Sei sempre arrabbiato quando qualcosa in un caso va storto''.
Sherlock prese un respiro profondo. Fece alzare John per aiutarlo a togliere i pantaloni, poi si girò per chiudere i rubinetti, lasciando John con soltanto un paio di boxer addosso. 
''Forza, questo ti dovrebbe riscaldare''  Sherlock disse aiutando John a entrare nella vasca. 
L'acqua calda sembrò ustionare il corpo gelato di John. Sherlock lo fermò prima che potesse tirarsi indietro ''Siediti,'' gli disse, ''ti abituerai subito''. 
John sospirò mentre si immergeva nell'acqua calda che sembrava avvolgerlo come una coperta. Guardò verso l'alto e notò l'espressione preoccupata di Sherlock ''C'è qualche problema?''
Sherlock si voltò per prendere un panno che poi immerse nell'acqua calda e posò sulla fronte di John. ''Lestrade prenderà quel criminale. E' il suo lavoro in fin dei conti. Non importa. Non importa.'' 
John sospirò nuovamente ''Certo che importa, Sherlock. E' un assassino. Hai lavorato su quel caso per tre settimane e io ho rovinato tutto. Mi dispiace.''
''Non importa.'' Sherlock immerse di nuovo il panno nella vasca e lo strizzò sulla testa di John prima di lasciarlo cadere e alzarsi voltandosi. ''Pensavo che ti avesse ucciso,'' disse piano.
John aggrottò le sopracciglia, confuso. Sherlock non era così emotivo solitamente. ''Pensavo che Mycroft fosse l'unico sentimentale nella tua famiglia,'' scherzò, cercando di alleggerire l'atmosfera. ''E' solo un po' d'acqua fredda, Sherlock. Ne ho viste di peggiori.''
Sherlock si voltò di nuovo verso John, cercando di trattenere la rabbia e la stanchezza. ''Da dov'ero non potevo vedere niente se non quel criminale puntarti contro la pistola e  buttarti giù dal ponte. Con il rumore del vento non riuscivo a capire se un colpo fosse stato sparato. Per quanto ne sapevo ti aveva ucciso. Per trenta secondi, finché non sei riemerso, ho pensato che ti avesse ucciso. Da dov'ero, tu sei morto per trenta secondi.''
John era scioccato dalla quantità di dolore e rabbia visibile sul volto del detective. Solitamente  era abilissimo  a nascondere le emozioni, e John rimase paralizzato per un momento di fronte alla profondità dei sentimenti di Sherlock. ''Mi dispiace...'' mormorò, non sapendo cos'altro dire.
Sherlock si schiarì la gola, cercando di ricomporsi. ''Trenta secondi sono un periodo lunghissimo nella mia testa, John''. Calciò via le sue scarpe e si sedette nuovamente per togliersi anche le calze. ''Ho cercato di ricordare dove vivono i tuoi genitori, perché dovrei dire loro personalmente che alla fine sei morto a causa mia. Non sono riuscito nemmeno a ricordare se sono vivi. Così dovrei dirlo a Harry'' Sherlock si tolse la giacca. ''Mi ha sempre odiato. Mi direbbe cose crudeli, che meriterei. Dovrei fare un elogio, perché tutti se lo aspetterebbero. E dovrei scusarmi con tutte le persone che conosci per averti portato via da loro. E poi niente avrebbe più significato. Perché saresti sotto terra. E io sarei ancora qui. E io non sarei in grado di restarci per molto altro tempo.'' 
Gli occhi di John si riempirono di lacrime di fronte all'emozione nella voce di Sherlock. Sentirlo così addolorato era come ricevere una pugnalata nel petto. 
Si mise goffamente a sedere nella vasca e tese una mano verso quell'infallibile detective che ora sembrava un cucciolo ferito. ''Sherlock, adesso tu mi ascolti, e mi ascolti bene perché non lo ripeterò di nuovo.  Lavorare sui casi con te è una scelta mia, soltanto mia. Sono perfettamente consapevole dei rischi che corro e so che c'è una buona probabilità che prima o poi mi troverò nel posto sbagliato al momento sbagliato. E so anche che  c'è una possibilità che tu non sia in grado di salvarmi in tempo. Ma voglio che tu sappia una cosa: darei volentieri la mia vita per te. Anzi, lo considererei un privilegio. Non devi mai pensare che quello che mi succede sia colpa tua.''
''No,'' Sherlock rispose semplicemente. Iniziò a sbottonarsi la camicia. ''La parte peggiore non sarebbe questa. Molte cose accadono per colpa mia, ma riesco ad andare avanti lo stesso. Ma...'' si fermò all'ultimo bottone e guardò in basso. ''L'idea di perderti. Per sempre. E' inaccettabile per me... Non sarei in grado di...'' lasciò la frase in sospeso. 
John realizzò quello che Sherlock stava dicendo e sentì la rabbia salire. ''Non ti azzardare. Non ti azzardare nemmeno a pensare qualcosa del genere. Il mondo ha bisogno di Sherlock Holmes. Tu aiuti le persone. Sei brillante, assolutamente brillante! Mi ucciderebbe sapere che qualcuno insignificante come me potrebbe causare al mondo la perdita di Sherlock Holmes''
Sherlock finì di sbottonarsi la camicia. ''John, sei tutto meno che insignificante. Da quando sei arrivato mi hai dato una ragione per continuare a vivere. Anzi, forse prima non vivevo affatto. Come potrei sopravvivere da solo dopo tutto questo tempo, dopo... te?'' 
John rimase profondamente colpito da quelle parole che mai si sarebbe aspettato di sentire.  E si sentì felice, perché quelle parole disperate che minacciavano morte allo stesso tempo erano parole d'amore e devozione. La sua rabbia svanì. ''Se davvero è questo quello che provi, dovresti cercare di sopravvivere anche senza di me, per farmi felice. Se a morire dovessi essere tu...  Come ti farebbe sentire sapere che-''  ''Ho capito'' Sherlock lo interruppe. Il solo pensiero gli aveva fatto riempire gli occhi di lacrime. ''Bene,'' John disse dolcemente. Poi continuò
''Ma non ha importanza ora. Ora siamo qui. E siamo insieme.''
Sherlock si tolse i pantaloni ed entrò nella vasca con John, che lo accolse tra le sue braccia.  
''Insieme.''
  
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