Il dono della Morte
La fronte contro la superficie fredda dello specchio l'aiuto a riprendere un po' di fiato dai forti singhiozzi che continuavano a scuoterla da capo a piedi, da due ore e mezzo, ormai.
<< Basta, basta, io non ho scelto tutto questo! Non l'ho scelto, nessuno ha chiesto il mio permesso, nessuno! >>
Irene urlò. Giusto perché era l'unica cosa che desiderava e poteva effettivamente fare in quel momento. Voleva sputare fuori tutto il sudiciume che c'era in lei, che sentiva crescere come un grosso tumore nero, pestilenziale, e che purtroppo, l'aveva inghiottita da anni.
Le folte e lunghe ciocche castane scendevano giù per la sua schiena magra, giacendo inermi sulla sua pelle nuda e fragile come carta, illuminata dal pallido neon del bagno.
La ragazza batté un pugno sul suo riflesso, con tutto l'odio che aveva in corpo, gli occhi colmi di dolore incontrollabile, mandando in frantumi il vetro e procurandosi piccole ferite alle nocche. Minuscole gocce rosse cominciarono a disegnare venature e rivoli vermigli sulle sue mani, finendo sul lucido linoleum su cui si era abbandonata disordinatamente, senza troppo remore per il suo corpo.
Un brivido gelido la fece tremare. Scosse la testa in preda a voci inesistenti.
No. Lei la Vita non la voleva, e non l'aveva mai voluta.
Se solo, si ripeteva sempre, se solo non fossi mai nata!
Poco le importava che sua madre e suo padre l'aveva voluta così tanto, per crescerla, accudirla e amarla, e mandava a quel paese anche quella forza superiore che aveva scritto il suo nome nel libro della Vita, tempo prima.
Si odiava, odiava tutto. Per lei il Mondo non era altro che un Inferno: Bugie malcelate, sguardi invidiosi, malizia, denaro, politica! Di questo era fatto il Mondo in qui lei era nata. E lo odiava, lo odiava con tale intensità che pensare alla Morte non poteva far altro che farla sorridere.
Sì, l'unica cosa che sentiva davvero amica, era la cara e vecchia Morte.
Silenziosa e scura, di un colore indefinibile, si era fatta spazio in lei, prendendo sempre più il controllo della sua mente malata. Ma a Irene andava benissimo. Lei la desiderava, questa Morte.
Era pronta a gettare via il "dono" della Vita, come tanti l'avrebbero definita, come era pronta a gettarsi nelle braccia della Morte.
Almeno, quello, poteva sceglierlo lei, dato che Irene non aveva affatto scelto di nascere e nessuno aveva chiesto il suo parere in proposito. E tutto ciò non poteva che sembrarle ancor più ridicolo. E rise, rise con i suoi occhi spenti puntati al soffitto.
Poi, con un gesto repentino, cercò con movimenti fulminei qualcosa sul pavimento.
<< Eccolo. >>
La sua ultima parola. Oh sì, pensò, finalmente!
Irene afferrò il pezzò dello specchio frantumato, alzandolo e brandendolo in aria, incurante delle schegge di vetro appuntite che le penetravano i polpastrelli a sangue.
Poi fu un solo gesto deciso a decretare la sua fine.
Al cuore.