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Autore: _Diane_    10/07/2008    1 recensioni
Perché anche –e soprattutto- i politici più freddi hanno un cuore.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Heidi Petrelli, Nathan Petrelli
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Until. The. End.
Perché anche –e soprattutto- i politici più freddi hanno un cuore.



Fuori, nubi dense e minacciose stavano scatenando la loro furia, fatta di saette, pioggia scrosciante e lampi. Un concerto di fragore, rumori più o meno assordanti, luci che inondavano il cielo, illuminandolo come fosse pieno giorno.
Invece, era quasi il tramonto. Era estate, il sole calava molto tardi e la luce si protraeva anch’essa fino ad ora tarda, se non fosse stato per quel temporale da lupi.
Nathan tamburellava le dita sul finestrino della sua auto, tranquillamente. Non voleva coprire il suono, la melodia che creavano le gocce d’acqua nell’istante in cui incontravano il freddo e trasparente vetro dell’auto che lo separava dal mondo esterno.
-Signor Petrelli, signora Petrelli…. Benvenuti nella mia umile dimora.-
Disse un uomo basso e paffuto, quando l’auto si fermò sotto un piccolo arco al riparo dalla pioggia, aprendo la portiera ed invitandoli a scendere.
-Nathan, siamo arrivati! Su, non sta bene fare aspettare i signori Smith.- Disse Heidi, notando il suo momento di torpore.

Nathan era seduto ad un lussuoso banchetto organizzato per intrattenere lui e la moglie, Heidi. Non era opportuno chiamarla “cena”, nonostante l’orario fosse proprio quello, perché sarebbe stato un insulto al cuoco ed a quelle prelibatezze europee servite sulla tavola imbastita.
Cosa non si faceva per ricevere favori ed entrare nelle grazie di un probabile membro del congresso degli Stati Uniti. Un punto a favore di questo, era sicuramente invitare il suddetto candidato ad un magnifico banchetto, magari offrendo una bella somma per sostenerlo anche economicamente –oltre che moralmente, ovviamente.
Quegli Smith, Nathan non li conosceva minimamente, nonostante la sua carriera da avvocato gli avesse fatto incontrare per vie più o meno traverse, mezza New York. Era stato Heidi a convincerlo ad accettare l’invito, perché lei e la signora Smith erano amiche d’infanzia.
-Quindi volete confermare l’appoggio per il mio qui presente marito, alle prossime elezioni per il congresso?-
Disse Heidi sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori ai signori Smith, tra un boccone ed un altro.
-Certamente! In questo momento di buio, servono proprio uomini forti e carismatici come lei, signor Petrelli.-
Rispose il padrone di casa, il signor Smith, poggiando il prezioso bicchiere di vino che stava bevendo. Dopo che l’uomo gli rivolse un sorriso, Nathan fu malinconicamente obbligato a farlo di rimando.
Forte e carismatico”.
Probabilmente quell’uomo era arrivato a possedere una casa grande e maestosa come quella, proprio lusingando fino alla nausea certe persone che venivano considerate particolarmente influenti rispetto ad altre.
Poi la discussione si spostò su argomenti più frivoli, dei quali Nathan percepì qualche vago frammento, preso com’era dai suoi pensieri. Non gli capitava spesso di essere così silenzioso quando stava in mezzo alla gente anzi, era il primo che partiva con i suoi discorsi-propaganda.
Però guardando Heidi, Nathan si sentiva ancora dannatamente in colpa. Non era tanto che l’incidente era successo, l’incidente del quale era colpevole quell’infido ricattatore che prendeva il nome di Linderman. Continuava a chiedersi come mai un uomo del genere potesse essere in rapporti tanto stretti con il padre, che aveva sempre stimato.
-E… Come stanno i piccoli Monty e Simon, i vostri figliuoli?-
Le parole che pronunciò la moglie del signor Smith, fecero riportare Nathan alla realtà. Heidi lo guardò, poi rispose rivolta ai padroni di casa.
-Bene, grazie.-
-Vostro figlio Lucas? Come sta?-
Chiese improvvisamente Nathan, aprendo bocca e dicendo più di due parole messe di fila, cosa che gli riusciva difficile quella sera. Nella sala da pranzo, scese improvvisamente un silenzio molto freddo. Si poteva sentire il leggero tintinnio delle forchette sul fondo dei piatti.
-E’ in camera sua.-
Disse piano la signora Smith.
-Posso andarlo a trovare?-
Chiese Nathan, alzandosi e poggiando il tovagliolo ricamato sul tavolo.


-Il cattivone, con la bomba esplosiva in mano, si avviò furtivamente tra i palazzi della grande ed ignara città, alla ricerca di una grande piazza in cui farla esplodere…-
Lucas stava muovendo due personaggi di gomma colorata in un grande plastico regalatogli per il suo ultimo compleanno. Niente lo rendeva più felice del narrare storie inventate da lui….
-Ed a quel punto cosa successe?-
Chiese Nathan, curioso. Si era accomodato sul letto del bambino, osservandolo giocare allegramente con quei personaggi, come tempo addietro aveva fatto lui.
-Si scopre che il cattivo in realtà non è che un povero ragazzo spaventato, che cerca di portare via la bomba per farla esplodere più lontano possibile dalla città!-
Disse il piccolo Lucas, girandosi e guardando l’amico dei suoi genitori seduto sul suo letto. Per poi continuare a narrare, come se leggesse da un libro.
-Quando ormai non c’è niente da fare, tutto sembra perduto…. Un uomo arriva, prende la bomba e va via, salvando milioni di persone.-
-No, scusa Lucas, tu sei un narratore eccezionale, però… Cosa dovrebbe farne della bomba, che esploderà comunque? Come riuscirebbe un uomo a portarla via in tempo?-
Lucas osservò Nathan per un attimo che durò un’eternità. Poi si girò verso il suo plastico, sorridendo. Il bambino alzò l’altro personaggio in alto con la mano, che superò tutti i grattacieli riprodotti nel plastico. Poi rispose alla domanda di Nathan, con una sola parola.
-Volando.-
-V…Volando?-
Cercò di dire il politico, ripercorrendo velocemente la sera dello schianto della moglie.
-Sì, volando! Mi piacerebbe tanto provarci… Sai, prima di… Prima che…-
Lucas abbassò lo sguardo, posando i personaggi ancora stretti nelle sue mani, a terra. Poi portò entrambe le mani al volto, sfregandole contro le guance, sulle quali stavano scorrendo delle lacrime sottili. Nathan se ne accorse, e lottando contro il suo dannato egoismo, raccolse da terra il personaggio che prima Lucas aveva alzato in alto e si accovacciò al fianco del bambino, porgendoglielo.
-Sei pronto per scoprire un segreto, un segreto talmente importante che non potrai mai dirlo neanche al tuo gatto?-
-Non ho un gatto…-
Disse Lucas, girandosi ed accettando il personaggio che Nathan gli stava offrendo.
-Allora, sei pronto? Vuoi provare a volare, o no?-
Il bambino osservò gli occhi scuri della persona che aveva davanti con intensità, come per capire se lo stesse prendendo solamente in giro. Poi, inaspettatamente, allungò le braccia verso Nathan, sorridendo.
-Hai un segreto come Superman?-
-Sì, più o meno…-
Nathan se lo caricò sulle spalle, spalancò la finestra, varcandola con un salto.


Era passato molto tempo da quella serata, dagli Smith. Tantissime cose erano successe, cose che avevano cambiato la sua vita radicalmente, forse per sempre.
Anche il gesto che si accingeva a compiere, sapeva che sarebbe stata la più grande rottura con il passato che ci sarebbe stata in vita sua. Lo percepiva.
-Tu hai salvato la Cheerleader perché noi... potessimo salvare il mondo.-
Questo flash-back di questo bambino, Lucas, lo travolse in maniera impressionante quanto sconvolgente, con una ricchezza di particolari paragonabile alla visione di un film in prima fila.
Nathan avanza verso Peter, arrivandogli talmente vicino da sentire il suo respiro affannato, la sua anima impaurita.
-Ti voglio bene, Nathan.-
-Anch’io, Peter.-
Furono le ultime parole che pronunciò, prima che abbracciasse il fratello. E volasse verso il cielo.



Qualche tempo prima, all’uscita della casa degli Smith. Nathan saluta con una vigorosa stretta di mano i due coniugi Smith, ringraziandoli per l’ospitalità. Proprio mentre sta per avviarsi all’auto, spingendo la carrozzina di Heidi… Una voce allegra gli giunge alle orecchie. Nathan si gira, vedendo arrivare di corsa Lucas, il volto sorridente come nessuno l’aveva mai visto prima. Il bambino saltò tra le braccia di Nathan che svelto, l’afferrò, stringendolo stretto.
-Grazie per tutto, signor Nathan.-
-Figurati, è stato un piacere conoscerti.-
-Sembri tanto severo e cattivo, ma in realtà… sei umile. Non vuoi che le persone sappiano il bene che gli vuoi, e che fai per loro.-
Nathan si fermò un attimo, colpito dalle parole di quel bambino. Che nel frattempo si avvicinò ancora di più a lui.
-Io osserverò ogni sera il cielo, chissà, magari ci rincontriamo presto!-
Nathan sorrise, poggiandolo a terra. Gli scompigliò un po’ i capelli, prima di salutarlo ed avviarsi con Heidi all’auto.


Ora, il presente.
Nathan vola con Peter, nel cielo immenso. La bomba sta per esplodere, non proprio come l’aveva descritta Lucas… Ma con modalità simili. Una frase gli venne in mente, mentre tutto stava per finire. La frase che gli aveva detto il bambino, descrivendolo. “Sembri tanto severo e cattivo, ma in realtà… sei umile. Non vuoi che le persone sappiano il bene che gli vuoi, e che fai per loro.”
Quanto avrebbe voluto che fosse affacciato alla finestra, ad osservarlo volare alto, sempre più in alto….


-Nathan, il figlio degli Smith, Lucas, soffre da anni di una grave malattia incurabile. Tra qualche mese morirà…-
Disse Heidi, quando lei gli propose di fare visita agli Smith. Un bambino innocente, con un grande futuro davanti a sé… Una vita spezzata, distrutta, per una stupida quanto aggressiva malattia. Il sogno di volare lontano, per sfuggirgli.

Furono le ultime parole che Nathan ricordò, prima che Peter esplodesse.
Prima che una lacrima gli sfuggisse via.
Prima che tutto finisse.


The. End.








Commenti dell’autrice:

Dopo tanto tempo, torno finalmente in questa sezione dedicata al telefilm più bello di tutti i tempi –almeno secondo me!- con questa fiction che volevo scrivere da qualche tempo. Ci sono riuscita solo ora… E ne sono immensamente felice. Esprime tante emozioni, che non potevo trasmettere in nessun altro modo, credo. Comunque, lascio a voi il piacere di leggerla e commentarla!!
Volevo solo sottolineare che ho fatto di tutto per descrivere un Nathan umano, che si preoccupa di più ad un innocente bambino che alla sua stramaledetta campagna elettorale.

Un saluto!
   
 
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