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Autore: Ruuka San    11/07/2008    7 recensioni
E’ ancora un po’ presto per un bacio, si disse Conan mentre sentiva la bambina ricambiare la stretta, devo prima cominciare ad amarla. Era ancora troppo presto. Ma per ora… quell’abbraccio che serviva ad entrambi, bastava.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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When you will need it

                                                  When you will need it...

 

La primavera regnava sovrana a Tokyo.

I ciliegi erano ormai in fiore, e per il parco c’erano petali rosa che danzavano con delicatezza cullate da un vento gentile, che accarezzava i visi dei bambini che giocavano tranquillamente.

C’erano mamme che guardavano i loro bimbi giocare, sedute nelle panchine a parlare con l’amica col cagnolino e nel mentre tenevano un occhio vigile ai loro pargoli.

Cinque bambini un po’ particolari, stavano per conto loro , seduti nell’erba smeraldina stavano in un silenzio un po’ innaturale per tre dei cinque bambini di sette anni.

La bimba castana, era sdraiata a pancia in giù e giocherellava con i fili d’erba.

Il bimbo più robusto di tutti stava seduto scompostamente e guardava gli altri bambini giocare.

L’altro bambino , il più magro dei tre maschi, era mezzo sdraiato e con gli occhi nocciola osservava le nuvole che pian piano si spostavano, senza accorgersene.

L’ultimo bambino, dai capelli neri e occhiali quadrati, era sdraiato a pancia in su e inclinando il viso,fissava l’altra bambina, dai capelli ramati, leggere un libro appoggiata a un tronco nodoso di un ciliegio con aria concentrata.

Il bambino dai capelli scuri era Conan Edogawa, e  sappiamo un po’ tutti chi è no?

Quel bambino troppo intelligente dai grandi occhiali e dal carattere premuroso.

Ma solo rare persone , sapevano della sua vera identità e una di quelle stava leggendo un libro.

Con la mente, tornò al giorno in cui la vide la prima volta.

Quella mattinata calda, in cui credeva che sarebbe arrivata solo un'altra stupida ragazzina.

Non sapeva che si sbagliava di grosso…

Ne rimase quasi magnetizzato, quando la guardò bene:

I capelli ramati di un colore particolare, il pallore naturale della pelle, i passi rigidi e privi di qualsiasi allegria, quel comportamento austero e i suoi… occhi .

Occhi color dell’acqua , che variavano tonalità a seconda della luce.

Potevano sembrare azzurri, potevano sembrare grigi , potevano sembrare verdi .

E soprattutto le emozioni che esprimevano quegli occhi che lo magnetizzarono.

Tristezza .

Era quella la sensazione giusta.

Amarezza, durezza , freddezza, indifferenza e tanta, ma tanta tristezza sapevano i suoi occhi.

Sembravano vuoti, ma davano l’impressione, che dentro c’era tutto .

Un tutto perfettamente nascosto ripensandoci.

E non si accorse nemmeno del suo nome e nemmeno della bambina che si avvicinava a lui.

Solo al rumore della cartella che si posò sul banco, lo ridestò da quella trance.

Per lui era sempre stata una specie di mistero, anche prima di sapere che lei in realtà era Shiho Miyano, la scienziata che creò il farmaco che lo fece diventare bambino.

Sapeva di amare Ran con tutto il suo cuore, ma quella ragazza l’attraeva sempre di più, di giorno in giorno.

Quando lei gli  raccontò all’Haido City di aver fatto un incubo in cui Gin lo uccideva per primo, si sentì felice.

Non del fatto che venisse ucciso e che la bimba avesse fatto un brutto sogno.

Dopotutto un sogno, è lo specchio della verità.

Tutto quello che credi di non sapere o di non voler sapere te lo si rivela in sogno.

E se lui era stato il primo ad essere ucciso dei tanti (anche prima del Dr. Agasa) significava che lei si era affezionata a lui e che quindi era stimato.

Non aveva mai sentito una sensazione simile, nemmeno dopo aver saputo che Ran lo ricambiava.

Per la prima volta si era sentito importante per qualcuno.

Per questo le fece indossare gli occhiali, per rassicurarla.

Ma una sensazione più forte, la sentì alla stazione.

Quando credeva che lei stesse per partire (dopo le frasi che aveva detto precedentemente) sentì un vuoto.

Come se una parte di te fosse sparita.

E ti lascia un segno che non può essere colmato.

Un senso di asfissia che ti arrovella lo stomaco.

Fu quello che provò, anche quando tentò di raggiungere il treno che prendeva velocità e sparì come era venuto.

E la rabbia lo pervadeva.

Ma appena sentì la voce della bambina dietro di lui (Ai appunto) sentì un groppo andare in gola e colmare il vuoto che aveva perso.

Non era scappata!

Avrebbe voluto piangere e ridere per la gioia!

Il culmine però, arrivò solo quando lei gli disse << Perché tu mi proteggerai, no? >>

Si sentì invadere di una sensazione strana.

Era uno strano calore, asfissiante ma gradevole…che cos’era?

L’unica cosa che riuscì a fare, fu un cenno col capo, mentre i due si guardavano con gli occhi lucidi.

E da lì, fu che si chiese… che io mi stia davvero affezionando a lei?

Impossibile.

Lui era innamorato di Ran.

Ran era innamorato di Lui.

Erano fatti per stare insieme.

Allora, perché da qualche periodo, l’immagine di Ran,era sempre affiancata a un immagine di Ai con quegli occhi tristi e che chiedevano pietà?

Decise che avrebbe trovato una risposta. Con urgenza.

<< Ehi Conan! >>

Una mano gli si era sventolata in faccia, che scoprì essere di Ayumi.

Vide tutti e quattro i ragazzi alzati, Haibara aveva posato il libro che stava leggendo dentro la cartella.

<< Conan, eri proprio assorto nei tuoi pensieri eh? >> esclamò Mitsuhiko guardandolo con sorpresa.

Il bimbo interpellato, fece un cenno col capo , e si alzò.

<< Andiamo a casa? >>

<< Si, Genta non si sente molto bene. >>

Così i cinque si incamminarono e poi si dovettero dividere e Haibara e Conan rimasero da soli.

Per un po’, camminarono in silenzio , poi fu Haibara a sciogliere la tensione.

<< A cosa stavi pensando prima Kudo-kun? >>

Lui la guardò ancora un po’ intontito.

<< Ehi, Kudo-kun ti senti male per caso? >>

Conan aveva fissato le labbra rosse di Haibara mentre parlava.

Perché non si era mai reso conto che le labbra di Haibara sembravano… invitanti?

No!

Cosa andava a pensare?

Non poteva pensare una cosa del genere di lei.

Pensa a Ran.

Ran.

Ran

Ran.

<< Kudo-kun! >>

Sentì la mano della bimba, dargli uno scappellotto sulla nuca.

<< Eh cosa? >>

<< Kudo-kun… ma che ti prende? Negli ultimi tempi sei molto strano… >> chiese la bimba, che iniziava a preoccuparsi delle condizioni del apparente bambino.

Conan la fissò.

Viso.

Occhi.

Labbra.

Avvampò in modo lento e atroce e scostò gli occhi da lei.

<< Non ho niente >>

Haibara, che non era per niente convinta, appena entrata in quella che era anche la sua casa, lo invitò ad entrare.

<< Davvero Haibara, non ho niente! >> cercò di rassicurarla

<< Scusami Kudo-kun, ma non prenderesti in giro nemmeno un cane. >>

Lo fece sedere sulla poltrona.

Il bimbo decise di cedere, ma preferì che ci fosse il Dr. Agasa e chiese di lui.

<< Non, lui non c’è. E’ uscito a fare delle commissioni fuori città, tornerà al massimo domani mattina. >>

“Perfetto” pensò l’ex liceale “ Dovrò stare da solo con lei… ma poi, qual è il problema?”

Nel mentre rifletteva in questo enigma, la ragazzina preparò il tè e lo portò nel salotto dove c’era Conan ancora assorto nei suoi pensieri.

“Non mi era mai capitato di restare sola con lui per così tanto senza qualcosa di pericoloso da fare… è piacevole” ammise pensando la bimba, con le guance lievemente spruzzate di un rosa pastello.

Posò il vassoio col tè nel tavolino lì accanto, si sedette accanto a Conan e gli versò il tè nella tazza.

<< Tieni >> gli disse la bambina porgendogli la tazza fumante << Forse ti farà bene. >>

Il ragazzo, che si riscosse dai suoi pensieri, sentendo l’aroma dolce del tè verde, ringraziò la bimba e lo bevve.

Ma così facendo, si scottò la lingua, e imprecò ad alta voce.

Haibara, rise alla scena << Kudo-kun, oggi sei un vero disastro! Ti porto un po’ d’acqua ghiacciata? >> chiese da brava crocerossina

<< Possibilmente >> disse con  un fil di voce il detective.

La ragazzina, ridendo fra sé, tornò poco dopo con un bicchiere d’acqua ghiacciato.

La ragazza glie lo porse e lui lo prese, solo che mentre beveva la bambina si era avvicinata un po’ al viso di lui e trasalì  spruzzandosi addosso l’acqua.

Haibara rise di gusto, esplodendo in una risata cristallina che Conan non aveva mai sentito.

Pensò che vorrebbe che non finisse mai di ridere, perché sembrava che lui si nutrisse della sua risata.

<< Questa non è la tua giornata Kudo-kun! >> disse la bimba fra una risata e l’altra << aspetta che ti aiuto a pulirti >>

Haibara prese un fazzoletto e pulì i lati della bocca con delicatezza quasi materna.

Conan, arrossì e divenne quasi viola.

Ma quando lei finì di pulirlo, la sua mano col fazzoletto, pressava leggermente un lato delle labbra carnose del bimbo.

Quello che sentì, fu una specie di scossa elettrica per la spina dorsale.

Sembrava che volesse che il suo viso si avvicinasse a quello di Haibara.

No, pensò ancora.

Io amo Ran, si diceva.

Io amo Ran.

Io amo Ran.

Io amo…

Haibara lo fissava e lui non poté non guardarla.

E i suoi occhi si ripuntarono sempre sui stessi punti.

Viso.

Occhi.

Labbra. Morbide, pensò istintivamente.

Le labbra di Haibara, sembravano fatte apposta per esserne tracciata la linea, per poterle pressare anche solo con un dito e per poterle baciarle.

Voleva baciarla.

Ed entrambi sapevano di voler baciare l’altro, anche se non sapevano di avere il desiderio corrisposto.

Senza neanche accorgersene, i visi si avvicinavano sempre più, e la distanza si faceva minima.

Quel maledetto telefono doveva squillare proprio ora, si domandò Conan, mentre Ai rossa in viso si alzava col capo chino andando a rispondere.

Non poteva squillare dopo?

Un attimo!

Perché stava pensando a quello?

Lui amava… no, non la amava.Lui amava Haibara.

La risposta gli arrivò in fretta, come se lo sapesse da sempre e lo avesse protetto costudendolo avidamente nel suo cuore.

E sorrise dolcemente nel vedere Haibara, ancora imbarazzata parlare al telefono con chissà chi.

Posò la cornetta del telefono e si avvicinò a lui.

<< Era il Dr. Agasa, è riuscito a sbrigarsi e sta arrivando->>

Non potè finire la frase che Conan le cinse la vita e la strinse a se.

Il viso era tra l’incavo del collo della bimba,affondato dai corti capelli ramati che sapevano di mandorla. Un sorriso che gli increspava il viso quadrato.

E’ ancora un po’ presto per un bacio, si disse Conan mentre sentiva la bambina ricambiare la stretta, devo prima cominciare ad amarla.

Era ancora troppo presto.

Ma per ora… quell’abbraccio che serviva ad entrambi, bastava.

 

                                                                          Fine

 

Bene... sotto consiglio di Shiho93 ho fatto una Onee-Shot che si riferisse alla drabble che ho postato "Abbraccio".

Potete perfettamente immaginare che le emozioni di Ai che prova in questa Onee-Shot, siano quelle della drabble.

Volevo ringraziare le persone che hanno commentato la drabble:

SuperC18: grazie mille per i complimenti ^^ spero che la onee-shot ti piaccia e mi raccomando, continua la tua fic che è bellissima!

Hatori: ti ringrazio davvero per i complimenti, perchè quello che hai detto conta molto... e con questa onee-shot il desiderio che avevi di leggere un qualcosa scritto da me su questa coppia sia avverato ^^ spero non ti deluda :)

Shiho93: ho seguito il tuo consiglio, quello di fare una fiction riferente alla drabble, spero ti piaccia ^^

Dany92: ti ringrazio molto, anche io spero di leggere qualcosa di tuo al più presto

Ora vado, il letto mi aspetta ^^ Spero che vi piaccia e che commentiate in tanti

Con affetto:

Anto Chan

 

  
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