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Autore: P4_TFE    09/04/2014    0 recensioni
La casa non era più abitata, ma nuovi proprietari erano all'angolo...
Genere: Horror, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Primo giorno di scuola

Mi svegliai alle 6:30, era settembre e di conseguenza mia madre mi iscrisse ad una scuola pubblica, non era di certo la più rinomata; era piena di bulli e di troiette alla moda, la cui tempesta ormonale avrebbe distrutto New York in meno di 30 secondi, ma anche se contro voglia dovevo andare in quel tugurio.

Appena staccai i piedi dal letto andai verso il bagno, non ero ancora entrato in quella stanza, ma già dalla porta sembrava bellissimo, entrai e subito notai le dimensioni della stanza, era enorme, le piastrelle che ricoprivano le pareti erano alquanto moderne, di un rosso scarlatto, macabro, quel rosso ricordava i delitti della casa, al solo pensiero mi veniva la pelle d'oca.

Uscito dal bagno mi diressi in camera, non sapevo cosa dovevo mettere, il primo giorno di scuola non avevo mai un fottuto vestito da indossare, non mi importava molto delle persone, ma volevo almeno sembrare un ragazzo che non trascurava il suo aspetto, anche se effettivamente era così, ad un tratto la finestra si aprì per il forte vento e il sole illuminò il mio armadio, una voce nella mia mente cantava cori gospel e all'apertura dell'armadio vidi una maglietta nera, con righe bianche in posizione orizzontale, aveva un che di grunge, lo stile che mi stava meglio, e che non era esageratamente ricercato e costoso, poi mi abbassai e presi un paio di jeans grigi, i miei preferiti, poi decisi di prendere il mio adorato paio di converse nere, invecchiate e un po' malconce, semplicemente perfette, non erano di certo i migliori abiti che un ragazzo della mia età potesse avere, ma io in quello stile mi sentivo a mio agio.

In seguito scesi al piano inferiore, presi la tracolla arancione e nera, quattro quaderni che non avrei usato di certo per prendere appunti, ma per scrivere qualche storia che in seguito sarebbe stata buttata nel cestino del corridoio con la speranza che un futuro regista l'avesse raccolto e avrebbe fatto di me una star; presi una sola penna e una matita e quel paio di cuffie che indossavo sempre prima di andare a dormire, gettai il tutto nella borsa e misi la giacca che mi faceva sembrare Edward Cullen con molti centimetri di differenza.

Uscii di casa, presi le cuffie e le collegai al mio Ipod, e cominciai ad ascoltare le solite canzoni strappa lacrime che mi facevano rimanere con lo sguardo in bilico tra il mondo reale e il mondo che era nella mia testa, quel mondo che nessuno avrebbe mai voluto vedere, pieno di odio e rabbia, ma che veniva mascherato alla perfezione dal mio grande sorriso e dalla gioia che emanavo ogni giorno.

Mentre riflettevo su come fosse passata questa giornata, ero distratto e ad un tratto non vedendo il semaforo dei pedoni diventare di colore rosso, una donna al volante stava quasi per investirmi, ma come sempre la fortuna mi assisteva e mi salvai,poi arrivai al cancello e incontrai già tre, quattro ragazze facili, che parlavano di quanti lavori di bocca avevano fatto in estate, il numero di una l'avrei preso volentieri, un servizietto non aveva mai fatto male a nessuno, ma ecco che il buon senso mi disse che dovevo stare lontano dal tranello del diavolo che “è uno spasso mortale ma il sole gli fa male”, arrivato al portone d'entrata,un ragazzo mi avvicinò e mi diede un foglio con su scritti i corsi facoltativi che potevo seguire, erano molti e potevamo sceglierne solamente 3, io scelsi il corso di musica, cucina e informatica.

Il ragazzo mi accompagnò nel auditorium, dove le matricole dovevano presentarsi, mi chiamarono e essendo un ragazzo italo-americano, il mio accento non era dei migliori, ma per fortuna nessuno lo notò e passai avanti, nel momento in cui io varcai la soglia della porta e ritirai il numero della classe in cui dovevo dirigermi, vidi una ragazza che sembrava non amare la compagnia, non era come le altre, sembrava chiusa e distaccata, aveva due grandi occhi neri, i suoi capelli erano castani e cotonati, e dato che io non avevo amici e lei sembrava non averne, decisi di andarle a parlare, cercando di essere il meno nervoso possibile, così mi avvicinai appoggiando dolcemente la mia mano sulla sua spalla, lei si girò con un sorriso quasi forzato e mi disse: -Ci conosciamo?-

Come un ritardato risposi: - No, ma che ne dici di fare un giro? Se non hai altri impegni-

Lei rispose, con voce delicata: - Certo, almeno parlo con qualcuno, io vado nell'aula B del corso di musica tu?-

Cominciammo a camminare e osservando il foglio della sezione dissi:- Anche io, tu che strumento hai intenzione di suonare?-

-Il basso tu?-

-Bhe! Suonerò la chitarra, o meglio già la suono, ma non sono molto bravo e diciamo che canto-

Forse non era una mossa molto furba dirle che non ero molto bravo, ma bisognava essere sinceri, ci furono circa 30 secondi di silenzio tra di noi, notai la sua esile mano tremare, due potevano essere i motivi, o era agitata perché non gli ero simpatico e quindi voleva sbarazzarsi di me, o era solamente agitata per la lezione, così feci entrare prima lei nell'aula, che si andò a sedere al ultimo banco, inizialmente rimasi imbambolato dietro di lei, ad un tratto sentii un brivido nel petto, lei mi prese la mano delicatamente e mi disse: -Non vorrai mica che qualcun' altro mi si sieda vicino-

Rimasi fermo a fissare il suo sorriso dolce e le sue sottili labbra, forse non aveva mai dato un bacio, a me piaceva così com'era, ma volevo averla solo come amica. -Certo! Io sarò il tuo eterno compagno di banco a lezione di musica ahah!- Sorrisi e mi misi a scrivere mentre il professore faceva l'appello, e lei era assorta ne suoi pensieri, con lo sguardo perso nel vuoto, fisso fuori dalla finestra, come se volesse evadere dalla sua stessa realtà, passò tutta la lezione e noi non ci rivolgemmo la parola, io stavo pensando ai miei scritti e lei ai suoi pensieri, finita la lezione svanì nel nulla dicendomi: -Ci vediamo all'uscita-

Non credevo fosse seria, ma dopo i corsi all'uscita lei mi venne in contro e disse: -Hei! Io vado a sinistra tu?-

Io sapevo di dover andare a destra, ma lei mi sorrideva, era così dolce che le risposi che anche io abitavo per quella zona, anche se non ero di lì, così lei cominciò a parlare: -Ho notato il tuo accento-

-Si, sono Italo-americano purtroppo, uno “sporco mezzo-sangue” -

-Segui Harry Potter? Anche io, ho letto tutti i libri e ho visto tutti i film tranne il secondo!-

Sembrava apprezzare Harry Potter, era un punto a vantaggio.

-Io abito qui, ci vediamo domani a scuola-

Si avvicinò a me e mi baciò la guancia, non tratteni l'emozione e divenni tutto rosso, così la salutai e aspettai che lei fosse entrata a casa e poi tornai indietro.

Arrivato a casa mangiai e andai a dormire, per poi svegliarmi alle quattro di mattina, faceva freddo, e prima di crollare di nuovo pensai ad alta voce ad una cosa: -Ma quella ragazza come si chiama-

Avevo parlato tutto il giorno con lei eppure non ci eravamo detti i nostri nomi.

Così sfinito andai a dormire, anche se un ticchettio nella vasca mi infastidiva.

   
 
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