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Autore: Tomoko_chan    09/04/2014    9 recensioni
Naruto se ne è andato e ha portato con sè un pezzo di cuore dei suoi amici. Hinata è rimasta sola, ma il suo amato le ha lasciato comunque "qualcosa" per ricordarlo. Fra amici che tornano, nuovi colleghi, ultimi desideri da onorare, gruppi da riformare, cosa succederà alla allegra combriccola?
Alzò una mano e lentamente saggiò la pelle candida e setosa della sua guancia, la accarezzò dolcemente, e con il pollice gli sembrò quasi di riuscire a palpare la tragica via segnata dal passaggio delle sue lacrime, dove dopo meno di un secondo una vi si pose, ribelle. Si scoprì stupito di notare la realtà di quella goccia, concreta e umana. Non sapeva che gli angeli potessero piangere.

Torno con il promesso sequel di "Filosofia di vita.". Dedicata a Arcx e a Puffin, mie fedelissime e amatissime amiche.Song-fic, con canzoni di Ludovico Einaudi, Negrita, Evanescence, System of a Down,Serj Tankian.
[ NaruHina "unpochinoparticolare" ] [Coppia a sorpresa, KibaHana, SakuSaso, ShikaIno, accenni ad altre coppie, altre coppie in futuro, accenni a triangoli]
[DarkandLights][YinYang][Angst vs fluff][OOC giustificato]
19esimo capitolo dedicato al giorno dei morti, omake leggibile anche senza conoscere la storia precedente. Angst-Drammatico.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Kiba/Hanabi, Shikamaru/Ino
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli ultimi sognatori.'
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Gli ultimi sognatori.
Occhi Paradiso.
Andare
[ In cerca di aiuto. ]


[Ludovico Einaudi: Andare.]
Non riusciva proprio a decidersi, quella mattina. La sua testa era per aria, non faceva che pensare a cose totalmente diverse dal suo lavoro. Certo… cose… ma a chi la dava a bere? Stava pensando a Sasuke. Che era tornato. E le stava sconvolgendo la vita dopo nemmeno quattro ore.
Cosa doveva fare? Quel benedetto ragazzo non si meritava niente da parte sua, ne era cosciente. Fosse stata normale, si sarebbe comportata come i suoi amici, pronti a prenderlo a sberle e a sputargli la loro rabbia addosso, senza riguardi. Ma lei no, lei era una Hyuga, non era normale,  e se fosse stato per il suo cognome avrebbe fatto ben altro che prenderlo a schiaffi, ma lei era Hinata Hyuga, da sempre differente a tutta la sua famiglia, perciò abituata a pensarla in modo totalmente diverso. Aveva imparato a non farsi ingannare dai pregiudizi, a non dare niente per scontato, ad immedesimarsi sempre nel prossimo per capirlo meglio: la vita gliene aveva dato prova, era il metodo giusto. Che poi la vita che le dava ragione fosse la stessa di quella che le toglieva ogni cosa buona che aveva era un altro paio di maniche, un discorso a cui non voleva ritornare proprio adesso, nel pieno delle sue lucubrazioni mentali, perse in partenza. Il punto era che si era immedesimata in Sasuke. Sapeva che se solo ne avesse avuto il coraggio, avrebbe abbandonato ogni cosa per scappare via da quella casa e da quella città che le ricordava inesorabilmente lui. Adesso che aveva avuto il coraggio di tornare, per motivi ancora a lei ignote, le persone che aveva di più care non facevano altro che dimostrargli la loro rabbia. E lei non poteva fare altro che provare un moto di pietà, che comunque mai gli avrebbe dimostrato, ben sapendo come era fatto. Non poteva fare a meno di pensare, però, che nonostante tutto era felice di poter osservare il suo viso di persona, piuttosto che in una bieca foto posta sulla sua scrivania, insieme a tante altre. E così fece scorrere lo sguardo su quest’ultime, finendo per scontrarsi con il volto sorridente di Sakura. Non poté che immaginarsi la sua faccia appena avrebbe saputo del ritorno di Sasuke, appena rientrata dal viaggio in giro per il mondo insieme a Sasori. Ahah… sento odore di guai.
La porta si aprì di scatto senza preavviso. Hinata non aveva bisogno di guardare chi era all’uscio, perché ormai era abituata a quel comportamento irruento. E pensare che lei aveva tentato di insegnarle un poco di educazione…
<< Ehi, sorella. >> esordì infatti Hanabi, che senza tante cerimonie entrò nella stanza richiudendo la porta con il tacco << Ti ho portato il pranzo. >> annunciò, esibendo due bei piatti ricolmi di insalate ricche.
<< Grazie, Hanabi-chan. >> rispose lei, spostando i documenti dalla scrivania per fare posto al pranzo che stavano per condividere << Hai sentito quel singolo che ti ho fatto mandare in ufficio? >>
<< Onee-san! Non parliamo di lavoro anche mentre mangiamo! >> la rimbeccò lei, sgranocchiando la prima forchettata << Non mi dai mai tregua! >>
<< Scusa, imoto. >> mormorò Hinata, accennando ad un sorriso << Lo sai che ormai sono tutta casa e lavoro. >>
<< Tranquilla. >> la rassicurò lei << Comunque sì e… quella ragazza è davvero brava. >>
<< Già, è forte, anche se in genere non apprezzo la musica pop. >> concordò la maggiore, prendendo un altro boccone << Solo che… >>
<< E’ pazza e lunatica. >> concluse la minore << E’ molto volubile. Mi preoccupa molto il suo carattere. >>
<< Non so se prenderla o no proprio per questo motivo. >> per un attimo divenne pensierosa << Insomma, firmare un contratto con lei sarebbe rischioso. Tu che ne dici? >>
<< Sì, hai ragione, c’è da rifletterci. >> Hanabi terminò la sua insalata << Troverai la giusta soluzione. Sei diventata un’ottima imprenditrice. >>
Hinata arrossì un poco << Grazie, Hanabi. >>
<< Sarebbero fieri di te. >> mormorò la ragazza, alzando lo sguardo sulla sorella per osservarne le reazioni.
<< Non parliamo di loro. >> sussurrò la donna, diventando improvvisamente malinconica.
<< Hai ragione, scusa. >> disse mettendo a posto i piatti del pranzo << Beh, allora cosa ne pensi del ritorno di Sasuke? >>
<< Sono contenta. >> affermò Hinata.
<< Davvero? Non sei nemmeno un po’ arrabbiata per il modo in cui ha abbandonato tutti? >>
Hinata alzò lo sguardo su di lei di colpo, piena di sgomento. << Certo che sono arrabbiata. Ma lo capisco. >>
<< Ma, Hinata… >> tentò di obbiettare, ma perse le speranze, conoscendola << Non ti fidare subito di lui, almeno… >>
<< Hanabi-chan. >> lo sguardo era ferreo, duro << Ho ventisette anni. Non ho bisogno di qualcuno che mi difenda. >>
La ragazza rimase interdetta dopo quella risposta: era riuscita a far arrabbiare la sorella. Perciò era evidente che l’argomento “Sasuke” fosse da evitare, perché era un nervo scoperto che rischiava di spezzarsi in mille pezzi da un momento all’altro. Non sapeva cosa rispondere, era rimasta a bocca aperta, ed era andata in confusione. Deglutì, sul punto di scusarsi, ma qualcuno bussò alla porta.
<< Avanti. >> disse seria Hinata, la voce ferma.
La porta si scostò di poco lasciando lo spazio sufficiente per permettere alla testa capelluta di Itachi di sbucare allegra.
<< Hinata-san, sono tornato. >> annunciò, non muovendosi di un passo, per poi sorridere felice << Grazie per la mattinata libera. >>
<< Di niente, Itachi-san. >> rispose lei, ricambiando il sorriso << Piuttosto, tutto bene? >>
<< Sì, tranquilla. >> la rassicurò lui << Torno a lavorare. Se hai bisogno, chiama pure. >>
Detto questo richiuse la porta, incamminandosi verso il suo ufficio, senza attendere risposta.
Sarà soltanto una sensazione, pensò Itachi, con un sorriso soddisfatto, ma credo di aver salvato un altro povero cucciolo smarrito, questa mattina!
 
<< ‘ji-san? >> mormorò il bambino, smettendo all’improvviso di spostare il pastello blu sul foglio.
<< Sì, Kurama? >> rispose Kiba, continuando a guardare distrattamente la solita scena di bacio presente in tutti i filmetti del pomeriggio << Che c’è? Vuoi che ti aiuti con il disegno? >>
<< No.. >> il bambino sembrava assorto nei suoi pensieri << Quando torna ‘kaa-chan? >>
<< Non manca molto, sono quasi le sette di sera. >> affermò il moro, guardando l’orologio affissò sul muro del salotto, con aria familiare << Perché? Se hai bisogno di qualcosa puoi chiedere pure a me, lo sai. >>
Guardò il bambino, che aveva rivolto lo sguardo nuovamente verso il disegno, senza continuarlo. Raffigurava la loro bella casetta, la sua mamma, con lunghi capelli blu e occhi che si confondevano con il foglio bianco, se stesso, gli stessi capelli e la mano appena accennata stretta a quella della madre, e poi un uomo, alto, perso nella parte alta del cielo, con capelli biondi e occhi azzurri come i suoi. Amava quel bambino, con tutto se stesso, e gli faceva male vederlo così solo e bisognoso, delle volte. Non che fosse realmente solo, certo, aveva sua madre, sua zia, tutti quegli strani amici che gli facevano da zii, fra i quali lui stesso: a volte quella casa era talmente affollata che era difficile respirarci, senza incappare in amoretantozuccherosodaprendereildiabete. Però quel bambino talmente estroverso, giocoso e dal sorriso facile, perdeva spesso il suo sguardo nel vuoto, o più spesso oltre la finestra, con quegli stessi occhi cielo che amavano sognare ma che quando rimaneva assorto diventavano tutti seri e cupi. Perché quel bambino era intelligente, troppo per avere quasi cinque anni, ed era bello che fosse capace di parlare, camminare, saltare, contare, ma non lo era così tanto quando capiva di essere orfano di padre, che nonostante tutto non avrebbe mai incontrato capelli biondi e viso bronzeo in una persona diversa dalla sua cerchia familiare.
Hinata aveva voluto essere sincera con lui. Era una madre modello, lavorava sodo, non si prendeva mai una pausa per se stessa e amava raccontare le favole al suo bambino, ma mai avrebbe mentito sul motivo di quell’assenza: << Naruto, tuo padre, non c’è più, è in Paradiso, un morbo e un brutto incidente gli avevano fatto del male, così alcuni angeli lo hanno salvato e lo hanno portato in Cielo >>. Sapeva quanto male le facesse pronunciare quel nome, ma voleva che fosse ben presente nella memoria del figlio: per questo motivo evitava di pensare a lui con troppa insistenza fuori dalla cameretta del figlio, per questo il più delle volte si sentiva la sua voce dire “lui” e non “Naruto”, ma non aveva mai tralasciato la verità davanti al figlio. Lui aveva capito – perché come già detto, era incredibilmente intelligente – e raramente ammetteva di sentire il bisogno di quella presenza, soprattutto davanti alla madre che, quando glielo diceva, cominciava a parlare di lui con voce rotta e lacrime agli occhi. Così era diventata quasi un’abitudine per tutti parlare di Naruto senza mai citarlo realmente, inserendo la sua opinione fra le righe, quel “lui” sempre presente.
Così, un giorno di alcuni anni prima, vedendo quel bambino che non aveva nessuno da chiamare “papà”, si era ripromesso di essere sempre presente nella sua vita, offrendosi volentieri di fargli da baby sitter e di occuparsi di lui mentre gli altri non c’erano. Hinata lavorava, Hanabi pure, Shikamaru aveva finito gli studi e poi era diventato commissario, Ino aveva incrementato la produzione degli Yamanaka, tutti erano impegnati in qualcosa, mentre lui… non aveva voglia di fare altro che non fosse musica, così campava di rendita e continuava a scrivere e suonare, offrendo di tanto in tanto la sue esperienza in alcune scuole lì a Tokyo. Insomma, aveva tanto tempo libero, mentre gli altri no, e così non c’era gioia più grande che andare a prendere suo nipote tutti i pomeriggi all’asilo, comprargli un gelato, aiutarlo con i “compiti”, giocare con lui aspettando il ritorno della mamma. Una buona fetta della sua educazione spettava a lui, e Kiba non si era mai sentito così importante. Era una delle figure di riferimento di quel bambino, quindi non poteva permettersi errori.
<< Volevo chiederle… >> mormorò nuovamente il bambino, che adesso lo guardava negli occhi << ‘Ji-san, ma quel tipo è un tuo amico? >>
<< Se intendi Sasuke, sì, lo è. >> interiormente si infuriò, perché il suo “amico” era appena tornato e già minacciava di distruggere gli equilibri di casa << Perché? >>
<< Era amico anche di ‘tou-chan? >> chiese alla fine, gli occhi di un azzurro pieno di speranza.
Per un attimo rimase a bocca aperta. Con poche parole, con una domanda schietta e semplice, Kurama era riuscito a mettere sale su una ferita aperta.
<< Sì, lo era. >> rispose, decidendo di continuare con quella linea di sincerità << In realtà, Sasuke era il migliore amico di tuo padre. Si conoscevano fin da bambini. >>
Kurama socchiuse la bocca, stupito, poi sorrise.
<< Allora posso chiedergli tutto quello che voglio sul mio ‘tou-chan? >> domandò ancora, afferrando un lembo della maglietta dello zio, seduto con lui sul divano << Vero, ‘ji-san? >>
Kiba fissò il volto paffuto e speranzoso del bambino, l’ampio sorriso, le guance rosate, gli occhi azzurri spalancati, un mare intenso alla ricerca del giusto vento per un po’ di onde da surf. Non riusciva proprio a mentirgli, sapeva che era suo dovere dirgli la verità, ma desiderava ardentemente raccontagli una favola, piuttosto che una bugia che avrebbe rischiato di ferirlo, e si odiava per questo suo desiderio. E odiava Sasuke. Tanto.
<< Senti, io non so se potrai chiederglielo… >> gli scompigliò i capelli appena vide il suo volto rabbuiarsi << Ma glielo chiederò io, va bene? Se mi dirà che potrai, sarai libero di chiedergli tutto ciò che vuoi! >>
<< Grazie, ‘ji-san! >> esultò il piccolo, mettendo le braccia al collo del moro per spingere con la sua testolina sul suo petto, prontamente stretto dallo zio.
<< E adesso… solletico ! >> proruppe Kiba, prendendo a fargli il solletico sul pancino mentre il bambino sghignazzava bellamente << Guarda! Le senti le pulci che ti saltano addosso? >>
Il bambino rideva, felice, Kiba pure, mentre lo immobilizzava sul divano scostando tutti i cuscini, inutile mantenere ordine in quella casa, con quei due in giro! Fecero così tanto baccano, che non si accorsero del tempo che passava e, dopo un po’, delle chiavi che girarono nella toppa.
<< Voi due! >> esalò una voce alta e decisa, improvvisamente poco distante da loro << Fermatevi subito! >>
I due si bloccarono sul posto di colpo. Kiba era steso sul divano ormai sfatto e aveva reclinato il capo per osservare il suo interlocutore, una donna non troppo alta, con lunghi capelli blu e vestiti scuri. Kurama si era fermato a sua volta, a cavalcioni sulla pancia dell’uomo, lo sguardo stupito e un poco impaurito.
<< Stavate forse… >> continuò la donna, facendo un passo avanti nella penombra, rivelandosi essere nessun’altro che Hinata << facendo la lotta senza di me? >>
Cominciarono a ridere tutti e tre, e Hinata lasciò la spesa sul pavimento e corse verso di loro, prendendo a tirare cuscinate tutta allegra.
Hanabi entrò dopo qualche minuto e trovò i tre intenti a picchiarsi. Sbuffò, sonoramente, cominciando a lamentarsi.
<< Lo sapete a chi tocca ordinare, poi? A me! Io ordino i vostri casini! Perché voi non fate niente! >>
Loro non risposero e lei rimase imbronciata per qualche altro secondo, ma era tutto inutile, amava troppo quei tre, così sorrise, felice di vederli felici, e andò a sistemare la spesa.
                                                                                                                                                                           
Hinata affettava zucchine, patate, cipolle, peperoni e molto altro con gesti precisi e secchi. Hanabi l’aiutava, poco distante, passandole tutti gli ingrediente per quella ottima cena che stavano preparando. Kiba e Kurama invece erano in salotto, in missione “Ordine! Ordine!”. Kiba era il capitano, Kurama il sergente.
Suonarono alla porta. Hanabi si asciugò le mani con il panno della cucina e andò all’ingresso, pronta ad aprire la porta, ben sapendo chi era ad attenderla. Abbassò la maniglia, felice, per poi ritrovarsi faccia a faccia con un volto bello quanto familiare. Gli saltò al collo.
<< Neji-nii-san! >> salutò, felice, continuando ad abbracciarlo mentre lui entrava in casa e richiudeva la porta con un piede << Sei in ritardo, sai? >>
Neji se la scrollò di dosso affidandole la busta che teneva in mano.
<< Dolce. >> spiegò, giustificandosi, per poi scompigliarle i capelli e andare in soggiorno << Dov’è il mio nipotino preferito? >> chiese, ad alta voce, subito raggiunto dal bambino euforico, che si strinse alla sua gamba con uno squittio << Ciao, furfante! >>
<< Ji-san! >> lo salutò il bambino, per poi tirargli i pantaloni << Fammi volare! >>
Neji prese il bambino dai fianchi e lo sollevò in aria, imitando il rumore di un aereo in volo.
Hinata, dalla cucina, si era fermata a guardarli. Era incredibile come suo cugino fosse cambiato, in quegli anni. Rimaneva sempre il solito scorbutico, ma allontanarsi dalla loro “famiglia” gli aveva fatto bene; continuava ad essere premuroso con le due cugine, che da sempre considerava sorelle, e quando rimaneva in compagnia del piccolo Kurama diventava quasi un’altra persona: si divertiva, faceva divertire lui, giocavano, si volevano bene.
Suonarono ancora una volta alla porta e nuovamente Hanabi andò ad aprire, trovandosi davanti Ino e Shikamaru che, senza tanti complimenti, entrarono in casa come al solito, sistemando le loro cose all’ingresso per poi unirsi al gruppo.
Hinata infornò le verdure e mise a cuocere la carne. Si voltò, ancora una volta, per guardare i presenti.
In quegli ultimi cinque anni, ricordava a fatica una sera completamente da sola, o in compagnia del figlio. C’erano sempre Hanabi e Kiba, che ormai si era traferito da loro, e almeno tre sere a settimana tutta la loro cerchia si presentava all’ora di cena. Hinata aveva imparato a cucinare per una decina di persone, e quasi mai c’erano avanzi. Erano sempre lì, con le loro voci squillanti, le loro risate melodiose, i battibecchi accesi. Sapeva perfettamente che tutti si trovavano lì di comune accordo, ma non lo avevano mai fatto presente alla ragazza. Era il loro modo di non farla sentire sola, di non farle crescere da sola quel bambino adorato da tutti, di non farle ricordare l’eterno assente, comunque sempre presente nei suoi pensieri. Kurama aveva imparato a chiamare tutti zio e zia. Non aveva preferiti, ma con tutti aveva un rapporto diverso. Era affezionatissimo a Kiba, con cui passava tanto tempo, a Hanabi, sua unica vera parente di sangue, a Neji, che lo faceva sempre volare e divertire, a Shikamaru, con cui ogni tanto sonnecchiava, a Sakura, quella ragazza così strana con i suoi capelli rosa e gli occhi verdi che picchiava tutti, addirittura a Sasori, con quei suoi discorsi stranissimi, ma c’era una cosa che l'aveva sempre turbata. Kurama guardava le foto appese per casa, conosceva il volto del padre, spesso Hinata gliene parlava; poi vedeva Ino, così simile a lui, le si sedeva vicino, si lasciava coccolare, delle volte la guardava per diversi minuti, totalmente in silenzio, cercava di essere molto più educato, in modo da non darle fastidio, di non deluderla. La vedeva così simile al padre che credeva fosse davvero sua sorella, e attraverso di lei cercava di non deludere il padre, cercava di renderla orgogliosa. Proprio come quella sera, quando lo vide avvicinarsi a lei per darle un fiore rubato da un vaso, mentre Ino ricambiava con un bacio sulla guancia. Aveva cercato di spiegargli che era inutile quel comportamento, ma le era mancato il coraggio di togliergli anche quella specie di legame che lo teneva stretto a lui, così non aveva mai fatto davvero qualcosa per cambiare le cose. Hanabi le si avvicinò, preparando la tavola.
<< Sai, ho parlato con Kiba. >> le sussurrò la minore, in modo da non farsi sentire da nessuno << Mi ha detto che Kurama pomeriggio gli ha chiesto se poteva parlare con Sasuke di lui. >>
Hinata la guardò, accigliata << Cosa gli ha risposto? >>
<< Che prima glielo doveva chiedere, poi gli avrebbe fatto sapere. >> si voltò verso la sorella << Hinata, non va bene. Devi fare qualcosa. >>
<< Non dirmi cosa devo fare, Hanabi. >> le rispose lei, atona << Sono capace di badare a mio figlio. >>
Hanabi si ammutolì, lasciando che il discorso si interrompesse lì, incapace di dire altro per la seconda volta. Ino si avvicinò e andò a salutare Hinata. Il profumo del cibo invitò tutti a sedersi. La cena cominciò.
 
Successe verso le dieci, ormai al dolce, quando non si sa come si finì inevitabilmente a parlare di Sasuke. Fortunatamente Kurama era già a letto, altrimenti avrebbe sentito qualcosa di sgradevole.
Fu Neji a cominciare, quando seppe la novità.
<< Cosa? Ed è entrato in questa casa? >> urlò.
<< Questo non è così grave. >> rispose Kiba << Lo è di più il fatto che ora Kurama comincia a chiedere di lui. >>
<< Ma perché? >> chiese ancora Neji << Hinata, Hanabi, come avete potuto permetterlo? >>
<< Non so se possiamo fidarci >> concordò Shikamaru, riflettendo su quella situazione assurda.
<< Ma non doveva proprio permettersi a tornare! >> proruppe Ino << Come ha potuto? >>
<< Senza contare il fatto che non ha ancora dato spiegazioni. >> confermò Hanabi.
<< Io ci ho provato, ma non è cambiato per niente >> affermò Shikamaru << E’ il solito irrasci… >>
<< Smettetela! >> l’interruppe all’improvviso Hinata, fino a quel momento in silenzio, sbattendo le mani su tavolo e alzandosi in piedi << Vi ricordo che state parlando di un vostro amico, dell’uomo che mi ha salvato la vita! >>
Tutti rimasero a bocca aperta, stupiti per quella reazione forse non così tanto spropositata.
<< Non vi permetterò di parlare ancora così di Sasuke. >> continuò la ragazza, la voce ancora arrabbiata << E’ solo per merito suo se sono ancora qui! Lo conosco e lo giustifico per essere andato via, avrei fatto lo stesso! >> inspirò col naso, tentando di calmarsi << Adesso è tornato e vuole rimediare ai suoi errori, ne sono sicura. E voi siete cattivi a infangarlo così. Perciò smettetela, oppure continuate, ma fuori da questa casa! >>
Smise di parlare, guardò tutti i suoi interlocutori negli occhi e poi andò via, salendo di gran lena le scale. Arrivò in camera sua, che chiuse con forza, e si sedette sul bordo del letto, al buio.
Si prese il volto fra le mani, provata da quella giornata assurda, e prese a massaggiarsi le tempie pulsanti.
<< Ti prego. >> disse, parlando ai fantasmi della notte << Aiutami. Non so cosa fare. >>
Non ottenne risposta.



<< Ti aiuterò, mon cherì . >>


 
Angolino di Tomoko.
Gommenè! Sono in ritardo, lo so :( Ma sono piena di impegni... e uff!
Che dire? Credo che la prima cosa che vi salterà all'occhio sia proprio
il centric su Kiba-kun ! Volevo dargli un ruolo importante, almeno all'inizio,
perchè è la figura che più si avvicina a Naruto, secondo me. Quindi...
vi piacciono i nostri tantissimi ji-san (zio) ? :D mi sono divertita tantissimo
a scrivere questo capitolo. Inoltre volevo descrivere un pò più accuratamente
il modo di reagire alla perdita di Hinata nel confronto del figlio, e sicuramente
come si comporta lui. E beh! C'è un pò di rivalsa di Hinata, che si dimostra
forte con la sorella e la famiglia, perchè ha imparato che deve esserlo!
E Neji? E' passatto dalla parte dei buoni!! Alleluia! E Itachi? Avete notato
il rispetto che ha nei confronti di Hinata? u.u E Ino? Era ovvio che Kurama
possa essere un pò confuso su queste somiglianze, giusto? 
Vi piace KURAMA? Scoprirete il motivo del nome nel prossimo capitolo
(e in quello dopo) che sarà davvero angst.
Quante domande! Mi aspetto che rispondiate a tutte y.y 
Appena posso rispondo alle recensioni, scusatemiiiii! GRAZIE A TUTTI!

 
   
 
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