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Autore: _Cthylla_    10/04/2014    2 recensioni
Non sempre il ballo delle debuttanti in società è noioso...
Avviso: la storia è presente in questa sezione ma compaiono unicamente personaggi originali da me inventati, presenti nelle long-fic "Occhi di smeraldo" ed "Occhi di smeraldo II"
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Occhi di smeraldo'
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Inadeguata.

Quella parola bastava ed avanzava per descrivere come si sentiva. “Inadeguata”.

Era il giorno del debutto in società insieme alle altre sue coetanee, tutte quante come lei appartenenti alle famiglie dell’alta società inglese. Era così assurdo…

Stessa età, stesso livello sociale, eppure lei continuava a sentirsi “inferiore”. Forse perché non era ancora “sbocciata”, forse perché a parer suo i vestiti alle altre ragazze stavano meglio perché rispetto a lei erano più in carne.

Si era unita al cicaleccio eccitato delle altre, naturalmente, non dando a vedere il suo disagio e trovando la solita calda accoglienza. Janice Brackenstall era una persona estroversa che non aveva problemi ad entrare in un gruppo, anzi, amava stare tra la gente. E non dava a vedere il suo disagio nel sentirsi “diversa”.

Le sue amiche erano quasi “donne”, ormai, mentre lei si sentiva una specie di elfo, biondissima e magra in quel vestito del suo adorato color rosa cipria.

Già aveva sentore di come sarebbe andata a finire. Dopo il primo ballo fatto semplicemente per proforma con chissà chi, il chissà chi in questione sarebbe filato dritto da una delle altre lasciandola a fare da tappezzeria, perché anche se Janice non era affatto brutta fino a quel momento non aveva avuto molto successo con i ragazzi che evidentemente preferivano un fisico meno… “elfico”.

Quante volte vedendo le immagini di quegli esseri nei libri che tanto amava leggere e rileggere milioni di volte aveva desiderato somigliare a loro?

Della serie “attenta a quel che desideri, che se poi si avvera non è scontato che possa piacerti”.

Ma era troppo tardi, ed eccola lì, Janice Elfo Brackenstall. Tanto che contrariamente alle sue amiche non si era nemmeno curata di sapere chi c’era e chi non c’era, parlando dei ragazzi in questione.

«quindi chi c’è? Il figlio di Stevenson c’è, vero? Rick Stevenson!...» la castana Amber Moore si fece aria con la mano come fosse accaldata mentre aspettavano di entrare «lui si che è un bel ragazzo!»

«a quanto ho capito c’è anche il figlio di Hogan Lancaster…» Amy Rovert invece si dava un’occhiata alle unghie. Dio se c’era fissata, quella ragazza!

«ah si? Sul serio?» May Adler dai ricci color bronzo ostentò un’espressione sorpresa «di solito partecipa a ricevimenti meno monotoni di questo».

«tipo?»

Anche Janice era entrata nella conversazione, ma giusto per non rimanere lì in silenzio come un’emarginata che non era.

«girava voce di una specie di rave party a cui ha partecipato anche il rettore della Winchester…» disse May «beati loro che si divertono!»

«non so se mi divertirei ad un rave».

«siamo in due, Elfetto» disse Amber, per poi sorriderle. Non la chiamava in quel modo per schernirla, era in senso affettuoso e anche Janice lo sapeva, però non contribuiva a migliorare il suo umore, soprattutto visto che Amber invece aveva un fisico da attrice, 95-60-80 già a quest’età.

«io comunque il figlio di Hogan Lancaster non l’ho mai visto».

«io si!» esclamò Amy «e ci ho anche parlato!»

«io no. L’ho visto ma non ci ho mai parlato. Che tipo è?» le domandò May.

«è un conversatore brillante ed audace» fece un sorrisetto «ma mai squallido. Non mi dispiacerebbe finire a ballare con lui e riprendere la chiacchierata da dove l’avevamo lasciata».

«chiacchierata in che senso?» indagò Amber, che aveva intuito un doppio significato.

«nel senso di “chiacchierata”, Amber. Sono una ragazza onesta, e lui non è tipo da macchiare l’onore di una vergine del suo stesso ceto».

Appunto, del suo stesso ceto no, ma magari con le “popolane” il discorso era diverso e di “onori” ne aveva macchiati diversi, sempre col permesso -o quasi la preghiera- delle popolane in questione.

«prepariamoci…è quasi il nostro momento!»

E Janice fece un inudibile sospiro.

Un elfo da tappezzeria.

Fantastico, proprio fantastico.

 

Il diciottenne Howard H.R.J. Lancaster non si sentiva fuori posto, lì, rendendosi conto che quello in un certo senso era l’ “ambiente naturale” di una persona del suo ceto. Ed anche rendendosi conto che più in là sarebbe andato più avrebbe dovuto partecipare ad eventi monotoni come quello, portando se non altro una ventata di energia col suo modo di fare.

Però si sentiva decisamente annoiato, anche se non lo dava a vedere.

Avrebbe preferito mille volte essere alla Winchester e poter partecipare alla rissa prevista per quel giorno contro quegli insopportabili etoniani.

Etoniani! Ma perché non sparivano dalla faccia della Terra? Tanto che esistevano a fare, quegli arroganti studentelli?

E invece no, era lì ad aspettare che le ragazze facessero il loro ingresso al braccio dei rispettivi padri. Tutte ragazze con le quali oltretutto non avrebbe nemmeno potuto combinare niente, il che rendeva la faccenda ancora più noiosa, così come noiose erano tutte quelle nobili ragazze…opinione che ovviamente non faceva mai trasparire…

Il fatto era che…uff. Erano tutte uguali. Sembravano fatte con lo stampino, non solo fisicamente ma anche caratterialmente, come se “figlia di nobili o altoborghesi” significasse essere automi programmati per comportarsi in un certo modo, dare certe risposte, appassionarsi a certe date cose e quant’altro.

Noia, noia, noia.

Le popolane perlomeno erano qualcosa di più “variopinto”. Andando per similitudini, le nobili erano un gruppo di cigni bianchi mentre le popolane erano un ammasso colorato di uccelli diversi dai colori carioca. E ad Howard Lancaster piaceva vedere almeno una nota di colore.

Ecco, finalmente le ragazze stavano per entrare.

“prima iniziamo, prima finiamo…”

Scendevano lungo un’apia scalinata a braccetto dei padri.

La prima era Amber Moore, la più “quotata”. Indubbiamente di bell’aspetto -ed Howard notò con un sorrisetto i suoi pari guardarla…un po’troppo avidamente- ma rientrava nel “classica nobile inglese”.

Dopo altre quattro ragazze eccone un’altra che conosceva, Amy Rovert. Non brutta e non sciocca, ma sperò che non si fosse fatta un’idea sbagliata durante la loro ultima conversazione perché non era esattamente il suo tipo.

Seguiva una ragazza dai ricci color bronzo lasciati bellicosamente sciolti nonostante fosse inappropriato -e questo gli piacque- anche questa non brutta, e che osservava tutti quasi con un sorrisetto di sfida alla faccia della compitezza alla quale erano tenute.

“promettente. Alla fine forse  non mi annoierò troppo” pensò Howard.

Osservò con totale disinteresse le tre ragazze che venivano dopo, convinto di aver già trovato la propria preda…

Fino a quando l’occhio non gli cadde sull’ultima della fila.

Non ricordava di aver mai provato niente di simile in vita sua. Nell’istante in cui il suo sguardo si era posato su di lei era stato come se il mondo fosse scomparso e fosse rimasta solo quella ragazza…

Ragazza? No, chiamarla così era riduttivo, per come la pensava. Quella creatura non era di questo mondo, ma era l’esatta copia dell’ elfa del sole di uno dei suoi libri: pelle olivastra, occhi neri, biondissima. Mancavano giusto le orecchie a punta.

Non era un’umana, ma un essere ultraterreno comparso per magia.

E a quel punto della ragazza dai ricci bronzei…chi se ne importava più? Cos’era una semplice mortale confrontata alla principessa della lontana terra di Avalon?

Aveva deciso: quella sera avrebbe ballato o con lei…o con lei. Nessun’altra.

«ehi Lancaster…Amber Moore me la lasci vero?»

Stevenson, sciocco Stevenson, come se a lui importasse qualcosa di Amber Moore!

«te la lascio volentieri, ma passa parola con gli altri che la ragazza in fondo alla fila è mia».

«la figlia di Brackenstall? Mmh…c’è di meglio, amico. Non dico che sia brutta, tutt’altro, ma…non ha molto da offrire».

“per chi non capisce un accidenti no, non ha molto da offrire, ma ha moltissimo da dare a me”.

 

A Janice sembrava ancora incredibile.

La serata contrariamente alle previsioni era andata a meraviglia e…non lo sapeva con precisione ma aveva la vaga idea di essersi perdutamente innamorata come accadeva alle principesse delle favole, così, al primo sguardo felino degli occhi smeraldini di quello che era stato il suo -e solo suo- compagno di ballo per tutta la sera.

Proprio il ragazzo di cui lei e le sue amiche avevano parlato prima di entrare in pista, Howard H.R.J. Lancaster, che aveva tenuto fede a quanto detto da Amy riguardo al suo essere brillante. Non l’aveva mai annoiata, aveva tirato fuori solo ed esclusivamente argomenti estremamente interessanti trattati da lui in modo lucido e critico, dandole anche altrettanta possibilità di esprimersi su di essi e trovandosi d’accordo diverse volte.

Inoltre aveva la sensazione -o era una speranza?- che la guardasse in modo…diverso…da come avrebbe potuto guardare un’altra.

Nemmeno se l’infatuazione fosse stata ricambiata! Ma era improbabile.

«siete una persona interessante, lo sapete?»

«lo siete anche voi, lady Janice. Moltissimo. Mi permettete di farvi un paio di confidenze? O lo trovate inappropriato?»

Confidenze, da ora? Diventando leggermente rosata la ragazza gli concesse gentilmente di procedere.

«la prima, e vi sembrerà audace:  mi piacerebbe se questa non fosse l’ultima occasione in cui avremo modo di incontrarci».

“OHMMIODDIOOOO!!!” pensò lei, diventando di un rosa più acceso.

«a-anche a me piacerebbe» ammise lei, volendo fargli vedere che anche lei sapeva essere audace. Lui sorrise.

Che meraviglia.

«ne sono lieto. La seconda, e la troverete strana…quando vi ho vista mi avete ricordato moltissimo una creatura ultraterrena di uno dei miei libri. Un’elfa del sole, precisamente. Ora mi troverete ridicolo, immagino…»

Janice abbassò gli occhi. «no…non vi trovo ridicolo. Anche io possiedo ed amo quei libri».

Howard parve capire di aver toccato un tasto dolente. E volle rimediare.

«credo che vi farò una terza confidenza, lady Janice…io trovo quell’elfa meravigliosa».

A quel punto lei rialzò gli occhi. «dite davvero?»

«si. Assolutamente. Una meravigliosa creatura…come voi».

E quello fu l’inizio di tutto.

   
 
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