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Autore: BlackBou    10/04/2014    3 recensioni
Bucky e Steve. 70 anni dopo. La guerra li ha cambiati. Ma qualche volta, l'amore, riesce a sopravvivere a qualsiasi cosa.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome è James Barnes, ho combattuto durante la seconda guerra mondiale.
Ero nella 107esima unità, Ero un brav'uomo. Ero un bravo soldato. Ero un uomo leale, alla patria, alla guerra e ai suoi amici.
Poi sono quasi morto, in 70 sono invecchiato di soli 5 anni.
L'Hydra mi utilizzava per le sue missioni, ma la mia memoria riaffiorava, e allora mi tenevano in uno stato vegetativo. 
Steve perché non mi hai salvato? Steve perché non mi hai ammazzato?
Il mio migliore amico si chiamava Steve Rogers e lo conoscevo fin da quando ero solo un bambino. 
Io lo proteggevo quando era ancora un ragazzino rachitico. Poi è diventato Captain America e ci siamo salvati il culo a vicenda per tutta la guerra. Poi un incidente, io sono caduto, e lui non ha potuto salvarmi.
Lui mi chiamava Bucky.

Ho ricordi confusi, ogni giorno cerco di raccimolare più informazioni su chi sono stato, dopo la mia presunta morte. 
In realtà so chi sono stato. Sono stato il Soldato D'Inverno. 
Un incubo per molti, anzi per tutti. Un fantasma. Un mostro. Una leggenda da raccontare agli amici per farli rabbrividire. 
Vorrei tanto essere morto 70 anni fa. Come avrei voluto morire. Vorrei morire anche oggi. Io non voglio, ma devo ricordare.
Ci sono cose, flashback, che all'improvviso mi accecano.
Ricordo i suoi sorrisi, i suoi abbracci, la preoccupazione nei suoi occhi quando ero nei guai. 
Il mio senso di protezione nei suoi confronti. Durano pochi istanti, ma mi fanno sentire vivo. 
Anche se non lo sono, perché in realtà James Barnes detto Bucky è morto 70 anni fa.
Questi momenti durano davvero poco, soprattutto se li confronto agli incubi che mi tormentano ogni notte. 
Incubi in cui rivedo me stesso uccidere, distruggere, persone innocenti, donne, bambini, uomini d'onore.
Senza alcuna distinzione. 
Poi vedo me stesso nella mia "casa", il laboratorio in cui mi hanno tenuto negli ultimi 70 anni.
A volte mi sento una vittima, altre mi sento un mostro. 
Io vorrei solo tornare ad essere quel ragazzino di Brooklyn, il ragazzino che ero prima della guerra.
Ciò che mi fa andare avanti è Steve.

Ogni giorno viene a bussare alla mia porta. 
Non ho idea di come sia riuscito a trovarmi. Quando l'ho tirato fuori dall'acqua,onestamente, pensavo che non l'avrei mai più rivisto. Così sono scappato, sono andato lontano, tanto lontano. 
Ma dopo qualche mese lui è riuscito a trovarmi,io non ho mai aperto. 
Ogni giorno spero che lui torni in questo quartiere abbandonato, entri in questo palazzo squallido,e bussi alla mia porta.
Ogni giorno spero che torni. Non so perché, è una cosa piuttosto irrazionale, visto che non ho intenzione di aprire la porta. 
Probabilmente è il fatto che lui mi dia una scelta. 
Per 70 anni sono stato manipolato, la mia stessa essenza mi è stata rubata. 
Eppure quando Steve bussa alla mia porta, io mi sento potente. 
Mi sento potente perché posso decidere di non aprire.
La prima volta che è venuto, circa 30 giorni fa, le sue nocche hanno appena sfiorato la superficie della porta. 
Ma io sapevo che era lui. E lui è rimasto lì. 
A guardare la porta per tutta la notte. Sapeva benissimo che io ero lì dentro, sapeva che avevo sentito, sapeva che non volevo aprire quella porta.
Ed è così tutte le sere. Arriva alle 21. Va via la mattina successiva, quando il sole si alza nel cielo.
Oggi è in ritardo. Non penso che verrà. Guardo l'orologio, è quasi mezzanotte. 
No, oggi non verrà. Un sorriso amaro si fa strada sul mio viso: dovevo aspettarmelo. Lui è Captain America, non può attendere in eterno.
Così decido di uscire anche io. Non so dove andare, ma queste quattro pareti sono troppo strette per me, ora.
Apro la porta e lui è lì. Dannato bastardo.
Ha un'espressione indecifrabile, ha la faccia di chi non crede ai suoi occhi, è triste, è felice.
Lui è qui, è bello come allora. Toglie ancora il fiato.
Quello che mi sconvolge però è il suo sguardo.
Lui non è cambiato, è lo stesso ragazzo di Brooklyn, ha lo stesso sguardo che aveva 70 anni fa. 
I suoi occhi comunicano la stessà bontà e voglia di aiutare il prossimo. Nulla è cambiato in lui.
"Bucky..." lo sussurra appena. Ha evidentemente paura di una mia reazione, 
ha passato le ultime 30 notti insonni per vedermi e non vuole che io gli sbatta la porta in faccia. 
Mi stringe il braccio, quello metallico, e io tremo. La sua presa è forte e decisa, ma allo stesso tempo dolce. 
Vuole comunicarmi che non ha intenzione di andarsene, che non mi mollerà questa volta.
Così decido di voltarmi, di dargli una possibilità. Dio mio. L'ho guardato così da vicino quando ero ancora Il Soldato D'Inverno. 
Ma guardarlo da Bucky, dopo 70 anni, è tutta un'altra storia. Sensazioni e sentimenti completamente sconosciuti, tornano a galla.
Lui mi sorride dolcemente, è ancora teso.
Adesso vorrei solamente prenderlo a pugni. E abbracciarlo. Soprattutto abbracciarlo. 
Tutti i muri che avevo costruito stanno cadendo giù. Mi chiama un'altra volta. 
E la sua voce dolce e triste allo stesso tempo, fa cadere completamente ogni barriera. 
Non porto più la maschera, può guardare nei miei occhi.
Si avvicina e mi abbraccia. Mi avvolge completamente tra le sue braccia. In un primo momento vorrei restare rigido. 
Ma poi ricordo che lui c'era sempre, che c'è sempre stato, e che sempre ci sarà. Che è quasi morto per non farmi del male. E io lo amo. Ma ho paura di contaminare la sua aura pura, 
con tutto il male che c'è in me.
"Mi sei mancato" mi dice dolcemente all'orecchio. Ed è quasi come se qualcuno mi avesse dato un pugno allo stomaco. 
Mi sale la nausea, cerco di allontanarmi, non sono ancora pronto a questo. Ma lui prende il mio volto fra le sue mani e mi guarda
"Bucky sono sempre io, sono il tuo Steve. Guardami. Non voglio farti alcun male, voglio solo che tu ci sia, per me."
"Io non sono più quella persona" dico secco. Ed è la verità.
"Io non posso vivere senza di te, questi ultimi anni sono stati un vero inferno. So che ciò che è capitato a me è solo una parte di tutto quello che hai subito tu, ma anche io mi sono svegliato in questo inferno senza nessuno, tutti quelli che conoscevo erano morti, la guerra per cui ho donato tutto me stesso era finita e io non c'ero, e l'unica cosa che avrei voluto era qualcuno a cui aggrapparmi, per ricordare quel passato così felice. Così un giorno sono andato da Peggy e lei era dannatamente vecchia. Come dovrei esserlo io, e come dovresti esserlo anche tu. E ogni amico che mi sono fatto in questo nuovo secolo, ogni ragazza a cui mi sono avvicinato, non era e non sarà mai abbastanza. Solo tu puoi capire chi sono e cosa ho passato. Ti prego non lasciarmi di nuovo da solo."
"Sei egoista" gli dico "Magari io potrei capire te, ma tu riesci a capire cosa significhi aver distrutto e ucciso senza remore per anni e anni e anni, senza avere alcun controllo sulla propria mente e sul proprio corpo? Hai dei rimorsi tu, Steve? Io non credo."
"Io non posso credere che tutto il problema per te sia questo! Tu sei stato un uomo fantastico fino a 70 anni fa, tu non sei il soldato d'inverno, tu sei il mio Bucky. Non smetterò mai di crederlo." 
I suoi occhi pieni di lacrime, le guance arrossate, l'affanno e la rabbia. Vorrei solo baciarti Steve Rogers. Baciarti e portare te e i tuoi buoni propositi nel mio baratro profondo. E quasi come se avesse letto nei miei pensieri, Steve mi si avvicina e mi bacia. La sua bocca sulla mia, premuta forte. Così chiudo gli occhi e mi lascio andare dopo 70 anni, e mi faccio amare da qualcuno, anzi dall'unico che mi abbia sempre amato. Steve preme il palmo della sua mano sulla mia nuca e mi avvicina di più a lui, lo spazio tra i nostri corpi è inesistente. Piano, mi accarezza le labbra con la sua lingua, come a chiedere il permesso per un bacio più profondo. Così schiudo le mie labbra e lui si impossessa della mia bocca. Sono inerme davanti a tutto ciò. Non so che fare e il mio cervello è ormai andato in tilt. Così Steve mi accarezza il volto, mentre il nostro bacio diventa sempre più caldo, tanto da farmi girare la testa. Una sensazione di piacevole benessere si espande per tutto il mio corpo mentre Steve accarezza la mia schiena con la sua mano. Apre completamente la porta di casa, e continua a baciarmi finché non arriviamo sul letto. Mi ci spinge sopra e comincia a baciarmi ovunque, con una foga che non avrei mai immaginato potesse avere. Il mio corpo, ormai, non è più sotto il mio controllo. Ma non come quando gli scienziati dell'Hydra mi torturavano nei modi più atroci. Questa è una tortura dolce, una tortuna che vorrei non finisse mai.
Si sfila la t-shirt e io l'osservo come se quello sotto di lui non fossi io, ma un'altra persona, sono completamente ipnotizzato. Poi mi alza, vuole spogliare anche me. Ma il mio sguardo pieno di terrore parla chiaro. Non voglio. Non sono pronto. Il mio corpo non è il mio corpo. Sono pieno di cicatrici, cicatrici che significano morte e distruzione. Lui lo capisce, ha capito tutto.
"Anche quando non avevo niente, io avevo te. Non m'interessa chi tu sia stato e in cosa ti abbiano trasformato. Tu sei la mia ancora, ciò che mi tiene a questo mondo. Quando sei tornato le mie speranze di una vita vera si sono riaccese. Non permetterò a niente e nessuno di portarti via da me, non di nuovo." Si siede sul letto, e mi guarda fisso negli occhi " Io ti amo, Bucky. Non capisci che tu ed io ci apparteniamo?"
Non gli rispondo, semplicemente mi sfilo tutto ciò che ho addosso e faccio lo stesso con lui. E comincio a baciarlo, con una passione che pensavo fosse stata annientata per sempre. Penso di nuovo che lo amo. Anche lui mi ama. Posso provare a vivere nel modo giusto la vita che mi hanno strappato via. Potrei quasi essere felice. E così faccio l'amore con Steve, donandogli ogni parte di me, entrando completamente in simbiosi con lui.
Perchè noi siamo questo, due pezzi di un puzzle andato completamente distrutto, che alla fine riescono a ricongiungersi.

  
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