Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: Mentina    15/12/2004    4 recensioni
Questa fanfiction l'ho ritrovata tra i miei documenti perduti... è una mia reliquia, l'ho scritta tanto tempo fa all'improvviso, ascoltando una canzone di cui non ricordo nemmeno il titolo. E' un'occhiata alla vita di Misugi, qualcosa di piuttosto smielato, ma già che siamo sotto Natale...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMERS:

DISCLAIMERS:

~         Tutti i personaggi, etc di "CAPTAIN TSUBASA" sono © di Yoichi Takahashi. All rights reserved. First published in Japan in 1981 by SHUEISHA INC., Tokyo.

~        Un ringraziamento particolare da parte di Mentina va alle autrici stoiche della sezione Captain Tsubasa, a tutte le Mary Sue della sezione e alle Fanfiction di trenta capitoli…

~        Ho deciso di utilizzare i nomi originali (tranne quello di Amy… Yayoi proprio non mi piace, sorry per i fan) anche se non ho mai letto il manga, il motivo? Perché rispecchiano la personalità di chi li possiede… va bene, le prime volte che leggerete Wakabayashi probabilmente vi verrà da ridere, poi con l’andare avanti del tempo scoprirete che sotto il cappellino si nasconde Genzo e non Benji…

 

***Nagareoshi no oyasumi***

(la buonanotte delle stelle cadenti)

 

Mentre la sedia a dondolo mi cullava, sentivo il rumore delle onde del mare infrangersi a riva, il ronzio delle zanzare, il canticchiare delle cicale e i rumori che si sentono quando di sera il mare è calmo e la luna riflette una scia lattea sulla superficie argentea dell’acqua salata.

 

La luce soffusa che arrivava dalla lampada alogena che avevo lasciato accesa sul comodino, discreta e quasi nascosta, che bagnava di tenue luce nivea l’ambiente alle mie spalle.

La brezza frizzante della notte mi accarezza il viso.

 

Mi volto e la osservo, silenzioso, compiaciuto… innamorato.

 

È così dolce, il solo guardarla stringere tra le braccia quella creatura, frutto del nostro amore, quel bambino così tranquillo, che strizza i suoi piccoli grandi occhietti, che con le manine le accarezza il petto senza nemmeno saperlo, che la studia mentre si abbandona alla sua voce che sta cantando una canzone d’amore anziché una ninnananna, un motivo calmo come le acque del mare, dolce come il profumo di fiori, come la sensazione di affetto che li circonda, quel legame che hanno creato ormai più di nove mesi fa, quando ha iniziato a fare parte di lei, di me… di noi.

 

E’ una mamma paziente, premurosa, affettuosa… come lo è sempre stata, una persona stupenda, dolce e comprensiva, pacata e serena, forse poco capace di nascondere le preoccupazioni ma mai, mai ossessiva, gioca con lui ogni momento della giornata, alterna i sorrisi ai lavori di casa… una donna fantastica, capace di organizzare la giornata al meglio, di cimentarsi ai fornelli nonostante continui a sorvegliare il bambino.

 

Quando ripenso a me, ai momenti che abbiamo condiviso… al modo in cui mi ha detto che il nostro cucciolo aveva deciso di venirci a trovare sulla Terra, a come mi è stata vicina nei momenti bui, a quando da ragazzini, era sempre al mio fianco,  a quando mi sono accorto dei sentimenti che provo per lei…

 

“Mangaer… io penso che tu debba sapere qualcosa…” mi guardava stranita, confusa e curiosa con i suoi grandi occhi di cacao, aspettava impaziente ciò che dovevo dirle, nascondendo il desiderio di saperlo il più presto possibile “ ecco… io…” il sorriso di lampone che mi aveva regalato fino a quell’istante si stava piegando in uno sguardo preoccupato, lo avevo notato da come stringeva i lati degli schedari, uno dei suoi primi esami, appena dato, si era meritata un 29, solo una piccolissima dimenticanza, un blocco psicologico… poi si era sciolta ed aveva preso a parlare lentamente, socchiudendo gli occhi.

Avrei voluto farlo anche io, ma, non avrei mai potuto.

Continuavo a fissare quelle iridi di cioccolata, pescando le parole giuste, quelle che non mi ero preoccupato di cercare prima di quel momento, quando si era avvicinata e abbracciandomi aveva annunciato il voto preso… “capitano, qualcosa non va?” chiese tutt’ad un tratto.

“Come?” chiesi, poi cercai di farmi durare il cuore nuovo per altri dieci secondi e le rivelai ogni cosa.

“Manager, credo proprio di essermi innamorato di te” così, semplicemente, lasciandola immobile dinanzi a me, mentre gli schedari precipitavano pericolosamente nella sabbia del bordo campo…

 

Mi guardava dagli spalti, seduta a fianco di Nakazawa.

Le brillavano gli occhi mentre si avvicinava alla rete, la raggiunsi correndo nonostante lo avessi già fatto per 90 minuti. La osservai… era davvero bellissima. Incrociò le dita tra le mie, tra la rete e si avvicinò al mio viso dicendomi “che goal fantastico, capitano!” allora le sorrisi “tutto tuo” anche lei sorrise e poi mi fece segno di dirigermi verso l’entrata degli spogliatoi, mi avrebbe raggiunto là.

Ero ansioso di sapere che stava succedendo… le presi la mano e le diedi un bacio a fior di labbra.

Mi guarda titubante prendendo fiato. “Anche io ho qualcosa di tutto tuo, anzi, tutto nostro” la guardai senza capire, fino a che non prese la mia mano tra le sue e se l’avvicinò al ventre.

 

Ho spalancato la porta dello spogliatoio, tra le urla di Wakabayashi che era praticamente in mutande e quelle di Matsuyama che stava uscendo dalla doccia. “… io … lei … insomma …” tutti si stavano chiedendo se stessi davvero bene e addirittura Misaki mi appoggiò una mano sulla fronte.

“ehi, amico… che ti succede?” lo guardai con la faccia da ebete “niente, aspetta un bambino” si voltarono tutti guardandomi sornioni e tra subdole pacche sulle spalle simpatiche battutine saltellavano da una parte all’altra della stanza.

 

La mia vita mi corre davanti agli occhi attraversando l’immagine che osservo da un tempo indefinito.

 

Poi, separandomi dai miei ricordi, la vedo scrutarmi e avvicinarsi lentamente, senza stendere il piccolo nel lettino, tenendolo ancora tra le braccia, fino a giungere alle spalle dello schienale e adagiarmi sul petto il nostro piccino.

 

Gli sfioro una guancia, prendo tra la mia una delle sue minuscole manine e comincio a parlare.

 

“ Ehi… ciao cucciolo… sai una cosa? Un giorno, quando diventerai grande e forte, se lo vorrai, papà ti insegnerà a giocare a pallone, ti farà conoscere i suoi amici, potrai giocare con loro… vedrai quanto ti divertirai! E poi, quando sarai un po’ più grandicello decideremo quale sarà il ruolo più adatto per te… se farai il portiere come il grande Wakabayashi, lo chiamano Super Great Goal Keeper, è davvero formidabile, pensa che una volta riuscì a parare un tiro del Kaiser ad occhi chiusi… oppure chissà, diventerai un attaccante potente come Hiyuga, la Tigre… si allena con una palla medica ancora oggi… e, se diventassi una rivelazione come Tsubasa? Andrai in giro alla volta del * Boru wa Tomodachi *… - sorrido divertito – Tsubasa è un grande amico, amico di chiunque decida di correre dietro ad una cosa sferica a scacchi, al massimo crescerai come Misaki, pensa che già da piccolo aveva girato per il mondo in tantissimi paesi differenti, conosceva tante lingue diverse, chiamavano lui e Tsubasa la GoldenCombi… insieme sapevano mettere in difficoltà qualsiasi barriera difensiva. Sai cosa rimane? Un tiretto alla Matsuyama. Il rubacuori delle manager… ti vedo già correre con un’ hakimaki legata in testa… ma il regalo più grande, quello più bello, che tu potrai mai farmi, sarebbe di indossare la maglia con il numero 6 in nazionale” concludo e lo guardo.

 

Si è addormentato… forse per ora, parlare di calcio è troppo presto.

 

Lo tengo fermo su di me ancora un poco.

E’ così leggero, così tenero e indifeso… eppure, so che è forte, che diventerà un ragazzo fantastico, che quando crescerà sarà capace di rendermi il padre più felice dell’universo intero.

 

Ci guarda sistemando il lettino, mentre il suo sorriso lampone si dipinge ancora una volta sul suo viso, torna da noi in terrazza, ci accarezza a tutti e due, nella stessa maniera, passando lievemente la sua mano tra i nostri capelli, mi fa segno di portarlo in camera e mi alzo con cautela tenendolo con più delicatezza possibile, lei ci segue, lo sistema dopo che lo ho appoggiato e poi mi prende la mano.

Si alza in punta di piedi e mi dà un bacio sul naso.

Le accarezzo le guance mentre chiude gli occhi e sfioro le sue labbra con le mie.

Un bacio, un altro e un altro ancora, all’infinito.

Apro gli occhi le prendo una mano.

 

“Amy … mi vuoi sposare?”

 

sorride e mi circonda il collo con le sue braccia di perla, tocca appena la mia guancia e sento che una lacrima di cristallo, le sta attraversando la gota, non si muove, mi stringe sempre di più e sussurra

 

“… non aspettavo altro”

 

End

 

Nota dell’autrice:

Ed ecco che ne finisce un’altra.

Questa mi è piaciuta davvero… anche perché diciamocelo, quanti di noi giovani pulzelle hanno agognato a vedere qualche bella scena d’amore tra i nostri pupilli? … io l’unica scena un po’ un po’ che ricordo (purtroppo mi sono persa quella di Maki e Kojiro /me disperata piange stile fontana di Versailles) era quando Sanae porge un fazzoletto a Tsubasa e dice “… asciugati il sudore” -__-‘ a me ha fatto davvero schifo perché poi se lo è ripreso… ma che vogliamo farci? L’amour è sempre l’amour!!

In gamba, gente!

Un kisu gigante, Mentina

 

  
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