Capitolo 1 Moonage Daydream



Un'altra giornata di scuola è finalmente finita: vado verso casa, ascoltando la musica proveniente dalle mie cuffiette. Cammino lentamente, osservando i miei piedi che vanno avanti passo dopo passo, ripensando agli avvenimenti accaduti nell'ultimo mese... non proprio felicissimi: la mia famiglia si era sfasciata, e poi era successa “quella cosa”. Nonostante tutto non avevo perso il sorriso, ero sempre io. Frances, quella ragazza diciassettenne castana, con gli occhi nocciola e le lentiggini. Quella che aiutava tutti come poteva e che avrebbe dovuto chiamarsi Hope, speranza, anche se ora mi vesto quasi solo di nero. Un colpo di clacson interrompe i miei pensieri, e vedo mia mamma che si sbraccia dal finestrino per attirare la mia attenzione. Mi dirigo verso la macchina e lei guida verso una direzione che non è casa mia:

Mamma dove stiamo andando? Le chiedo

lei sorride enigmatica e poi mi indica l'aeroporto.

Partiamo per l'Australia!

Esulto mentalmente, avevo desiderato frequentemente di andarmene negli ultimi tempi: magari per schiarirmi un po' le idee, magari per sempre. Ci dirigiamo al Gate e poi mamma lascia la macchina a quello che dovrebbe essere il nuovo proprietario. La guardo interrogativamente, come faremo quando saremo lì? Lei sembra notare il mio sguardo e mi rassicura:

ne ho già presa un'altra lì... ma ti devo dare una cattiva notizia, purtoppo non vivremo insieme: tu avrai il tuo appartamento vicino al college e io sarò in un paesino non troppo lontano. Ti manderò degli assegni ogni mese e ci chiameremo non troppo spesso. È il lavoro, non ho deciso io-

mi dice, e poi le lacrime scendono dai suoi occhi. Mi affretto ad abbracciarla, e poi ci dirigiamo all'interno dell'edificio. Saluto mentalmente la mia vecchia città, poi finalmente salgo sull'aereo.

Il viaggio sarà lungo e stancante.

*il giorno dopo *

I passeggeri del volo Londra-Sidney sono pregati di allacciare le cinture, fra pochi minuti verrà effettuato l'atterraggio all'aeroporto di Sidney-

una fastidiosa voce metallica mi sveglia. Appena l'aereo atterra prendo il mio zaino e la borsa di mia mamma, che intanto di è alzata dal sedile e mi aiuta. Scendiamo e ci dirigiamo al tunnel che porta nell'aeroporto, poi recuperiamo le valigie e usciamo. Mamma mi indica un bus con la scritta

“Riverstone” e mi porge la valigia. Scoppio a piangere, ma poi la saluto, mentre lei mi dà l'indirizzo e le chiavi di casa e i moduli da consegnare alla Norway High School e mi dirigo verso la vettura.

Un autista scontroso mi fa cenno di salire e mi intima il silenzio. Mi siedo dietro e infilo le cuffiette, mentre una mandria di ragazzini rumorosi sale e fa casino. Quando arriviamo è tardo pomeriggio, chiedo informazioni all'autista e poi mi incammino. Un ragazzo che sul pullman non avevo visto fa la mia stessa strada, e non posso fare a meno di non notarlo: è biondo con gli occhi chiari e anche lui è vestito di nero e ha un labret. Cammina velocemente come me ascoltando la musica, anche lui.

Arrivata al mio nuovo appartamento faccio per tirare fuori le chiavi ma in quel momento il mio cellulare comincia a suonare: una chiamata in arrivo... è Stephen, il ragazzo che mi ha rovinato la vita, l'anno scorso: mi ha violentata. Non rispondo e scoppio a piangere rumorosamente. Mi giro e poi decido di aprire la porta... vedo che il ragazzo di prima mi stava guardando, poi salgo le scale e do un'occhiata. Scopro la mia stanza, al piano superiore,e con fatica trascino la valigia di sopra. Punto la sveglia del cellulare sulle 6.30, tiro fuori un pigiama e mi metto a dormire.

La canzone dei Nirvana “Smells like Spirit” è un ottimo modo per svegliarsi...

tiro fuori tutte le mie cose dalla valigia e inizio a sistemarle, poi con orrore mi accorgo che è tardi, perciò mi faccio una doccia mi trucco e mi vesto velocemente, poi infilo le mie Creepers e prendo la borsa per uscire di casa trafelata e affrontare il primo giorno di scuola. Nella massa rumorosa scorgo il ragazzo di ieri, poi il portone si apre e vengo inghiottita dalla folla che mi spinge dentro.

Prendo la direzione di un cartello che indica la presidenza e busso alla porta. Una vecchietta dal naso aquilino mi apre e alza un sopracciglio... quasi mi verrebbe da imitarla, ma non c'è motivo di rendersela nemica.

sono la nuova alunna, Frances...

si si lo so chi sei,mi interrompe abbastanza bruscamente, poi mi passa un foglio con i miei orari e mi indica la porta. Saluto gentilmente e me ne vado. Alla prima ora ho... letteratura, aula 105. entro e una professoressa abbastanza giovane mi presenta alla classe.

Ora vada a sedersi di fianco a Hemmings- mi intima.

È il ragazzo di ieri.

Ciao- lo saluto

mi volge un cenno della testa e il resto dell'ora passa in completo silenzio. Se non fosse per la voce di Mrs Brown-

Signorina, vorrei vedere a che punto è arrivata con il programma ministeriale: per favore venga alla cattedra. Mi alzo e senza alcuna espressione sul viso la raggiungo. L' interrogazione va abbastanza bene e torno al mio posto, ma la prof non è ancora contenta.

Visto che lei va bene nella materia, che ne dice di aiutare il suo compagno di banco? Così si integrerà meglio...

ho già capito dove punta questa, annuisco e in segno di risposta, per poi dirle:

se va bene a lui...

poi torno a sedermi.

Intanto lui alza le spalle

Poi la campanella suona e c'è l'intervallo. Una ragazza mora di capelli mi si avvicina e dice: ma tu hai stregato Luke? Lo sai che prima ha sempre rifiutato qualsiasi compagnia?