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Autore: Clara Holmes    11/04/2014    2 recensioni
Che cos'è? Non lo so. Questa cosa mi è balenata in mente all'improvviso. Primo esperimento Whoufflè.
"«Ancora non funziona sul legno.», dice, sporgendo il labbro inferiore. Osserva estatica le sue movenze, soffermandosi più del dovuto sulla linea della sua mascella. Sorride.
Il Dottore ripone il suo cacciavite sonico nel taschino interno dell’ampia giacca color vinaccia, per poi riassestarsi gli occhiali dalle lenti rotonde sul naso.
«Non dovresti essere qui.», le dice, «Ad ogni modo dimmi, il tacchino è pronto?».
«Non ancora, Dottore. Non ancora.»"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 11
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ha trascorso le ultime settimane in compagnia di Twelve, illudendosi di tanto in tanto di scorgere nelle sue movenze e nel suo sorriso l’ombra di Eleven. L’ha persino abbracciato, rassicurando maggiormente sé stessa che lui del fatto che sì, lui è senza alcuna ombra di dubbio il Dottore. Arpiona con le mani la console del TARDIS e vi abbandona il capo.
«Non so dove sono.», continua a ripetere. Sorride, rimembrando la moltitudine di volte in cui ha proferito questa medesima frase. Il TARDIS emette uno sbuffo, un qualcosa a metà fra un singhiozzo ed il ronzio di un’ape.
«Ed il tacchino non è ancora pronto.*», dice, aggrottando ambedue le sopracciglia.


Ha incrociato nuovamente la sua linea temporale, dando luogo all’ennesimo paradosso. Lo osserva, il cravattino leggermente storto ed i folti capelli scompigliati, mentre si rigira fra le mani il suo cacciavite sonico.
«Ancora non funziona sul legno.», dice, sporgendo il labbro inferiore. Osserva estatica le sue movenze, soffermandosi più del dovuto sulla linea della sua mascella. Sorride.
Il Dottore ripone il suo cacciavite sonico nel taschino interno dell’ampia giacca color vinaccia, per poi riassestarsi gli occhiali dalle lenti rotonde sul naso.
«Non dovresti essere qui.», le dice, «Ad ogni modo dimmi, il tacchino è pronto?».
«Non ancora, Dottore. Non ancora.»
Lo abbraccia, incassando il mento nell’incavo della sua spalla. Il Dottore, le labbra stirate in un largo sorriso, la trascina con sé sull’erba. Poco lontano vi è uno stagno. Un tempo vi viveva una famiglia d’anatre, le dice il Dottore. Eh già, un tempo. Il Dottore mette su un cipiglio triste, ed i suoi grandi occhi verdi si adombrano.
«Tempo, – comincia – io ho sempre tempo. Ho talmente tanto tempo da non riuscire neanche a quantificarlo!».
Clara, una corona di fiori a cingerle il capo, continua ad accarezzargli una guancia.
«Vecchio stupido dottore.» Gli dice, nel mentre lo bacia. Il Dottore, le falde dell’ampia giacca macchiate di erba ed il cravattino nuovamente storto, continua a stringerla a sé. A Trenzalore non vi è mai stata tanta luce.

*Licenza poetica; sono perfettamente conscia del fatto che in realtà quel dannato tacchino finisca per cuocersi.
  
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