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Autore: Ambros    11/04/2014    2 recensioni
Missing moment 5x15.
Dal testo:
- “Amore.” Stavolta sussurra, e non è più una domanda, perché sa che non avrebbe nessuna risposta. È una mano tesa. Con disperazione. Perché ha un bisogno disperato che Kurt la afferri, che Kurt lo ascolti. Che Kurt lo senta.
Ma Kurt non si volta. Forse sta ancora sperando di poter fingere un sonno che, per quanto sia agognato, non gli è concesso.
Rimane sepolto tra quelle lenzuola che non riescono ad essere più bianche di lui, la testa appoggiata su un cuscino che sembra troppo grande e troppo dispersivo per quel ragazzo che si sente improvvisamente così piccolo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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You are perfect to me.



“Kurt?”
Blaine apre lentamente la porta dell’asettica stanza d’ospedale, e una lama di luce infrange l’oscurità con prepotenza. Il ragazzo disteso sotto le lenzuola non si muove, solo le sue spalle si sollevano e si abbassano, seguendo il ritmo irregolare del suo respiro.
Ma Blaine sa che è sveglio. Lo sente nell’aria spezzata che viene risucchiata dai suoi polmoni, lo vede nelle sue mani pallide che si contraggono sul lenzuolo.
Lo sa perché ha passato un numero indefinibile di notti ad osservarlo mentre dorme, e potrebbe predire con precisione scientifica il movimento di ogni muscolo, il significato di ogni sospiro inconscio.
“Amore.” Stavolta sussurra, e non è più una domanda, perché sa che non avrebbe nessuna risposta. È una mano tesa. Con disperazione. Perché ha un bisogno disperato che Kurt la afferri, che Kurt lo ascolti. Che Kurt lo senta.
Ma Kurt non si volta. Forse sta ancora sperando di poter fingere un sonno che, per quanto sia agognato, non gli è concesso.
Rimane sepolto tra quelle lenzuola che non riescono ad essere più bianche di lui, la testa appoggiata su un cuscino che sembra troppo grande e troppo dispersivo per quel ragazzo che si sente improvvisamente così piccolo.
Blaine rimane ancora ad osservare la sua schiena, e si sente anche più piccolo di lui, perso in un mondo freddo e vuoto – che gli fa rabbia, gli fa solo rabbia, e pensa che un mondo che non è in grado di accettarli non può nemmeno meritarli. Ed è furioso quando si rende conto che quel pensiero potrebbe essere davvero patetico, che tutto è così schifosamente patetico.
Il disprezzo, l’odio, la paura, l’ignoranza, il loro mondo. Tutto schifosamente patetico.
Se non fosse per una cosa. Una singola eccezione che gli impedisce di urlare fino a farsi bruciare la gola che questo mondo è un ammasso di ipocrisia e finto perbenismo, e falsi sorrisi di superiorità dietro cui nascondete voi stessi, perché vi fate troppo schifo persino per guardarvi allo specchio. C’è una sola cosa che lo trattiene.
Ed è distesa nel letto di fronte a lui.
E trema.
Trema di dolore, trema di paura. Ma Blaine lo sa che trema anche di rabbia. Soprattutto di rabbia.
Una rabbia così simile alla sua, eppure così diversa.
La rabbia di chi ha ragione ma teme di essere troppo debole per dimostrarlo. La rabbia di chi ha paura, la rabbia che vuole solo urlare.
La rabbia di chi lotta e viene sconfitto.
I pugni di Blaine si stringono, la sua mascella si contrae. La rabbia che vuole proteggere. La rabbia che vuole solo essere rabbia.
“I medici dicono che domani potrai tornare a casa. Devono tenerti in osservazione stanotte per via dei …” Deglutisce, e quella parola fa fatica ad uscire dalla sua gola, e quando lo fa è densa di rabbia, esattamente come lui. “… colpi alla testa.”
Blaine quasi si aspetta che non risponda.
“Perfetto.” Fredda e a mezza voce. Una risposta che forse avrebbe preferito non sentire. Una sola parola non può essere densa di dolore, umiliazione, rabbia, paura, amore, non può, non è giusto.
Blaine sospira, socchiude gli occhi. Deve lottare contro la tristezza e la rabbia che gli stanno crescendo di nuovo nel petto, gonfiandogli gli occhi.
È per lui che non urla.
Si avvicina al letto, e si distende al suo fianco senza dire una parola; è incredibilmente scomodo, i muscoli della schiena e della gambe protestano per la tensione a cui sono sottoposti, il collo gli fa male già dopo pochi secondi.
Kurt rimane rigido e immobile.
Blaine gli poggia delicatamente una mano sulla spalla – non vuole fargli male – e comincia ad accarezzarlo lievemente, soltanto con due dita, impalpabilmente attraverso la vestaglia dell’ospedale.
Si sporge in avanti, gli bacia con tutta la dolcezza di cui è capace la pelle candida e tesa dietro l’orecchio. 

Pretty, pretty please
Don’t  you ever, ever feel
Like you’re less then
Less then perfect.


Mormora quelle parole come se fossero di seta, e spera solo che riescano a comunicargli tutto ciò che lui non riesce a dire – perché si sente ancora troppo piccolo, e insignificante.
Kurt si gira – i muscoli della sua schiena si tendono un attimo sotto i polpastrelli di Blaine, ed è la sensazione più bella che abbia mai provato – e lo guarda con quei suoi occhi blu, blu e pieni di lacrime e di perché. E Blaine non ha una risposta.
Ma non importa, perché Kurt non se la aspetta.
Si rifugia immediatamente tra le sue braccia, e Blaine lo stringe forte – quanto può senza fargli male – lo stringe finché non riesce a convincersi che è tutto passato, finché non riesce a mettere la paura e la rabbia in un angolo.
Lo stringe e lo sente sotto le proprie dita, nella propria pelle, e vorrebbe solo poterlo proteggere per sempre.

Pretty, pretty please
If you ever, ever feel
Like you’re nothing,
You are perfect to me.






***
Note:
Ho appena finito di scriverla; non ho ancora visto la puntata, ma nel vedere qualche spoiler ... Non so, ho sentito il bisogno di scriverla.
Spero davvero tanto che vi sia piaciuta ... Mi fate sapere, per favore? :)
Un bacione!

 
  
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