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Autore: ragazza interrotta    11/04/2014    0 recensioni
il pensar troppo e la notte vanno a braccetto, no?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Come sempre di martedì, la cosa più bella che mi capita è vedere Samuele. Credo che lo penso tutti i giorni, o per una cosa o per un'altra, per delle parole dette che mi sono rimaste impresse, non sò, però sono sicura di dedicargli un pensiero ogni giorno. Quella grande poltrona mi fa sentire esile, me lo ripeto dal primo giorno di terapia: è troppo grande per essere una poltrona, e troppo morbida, mi sembra di sprofondare quando sono seduta lì. Forse è messa lì di proposito, forse le sue imponenti dimensioni servono per farti distrarre e metterti nelle condizioni di parlare di tutto quello che ti passa per la testa, senza doverci pensare troppo. Ecco, sì, credo che sia questo il punto. Pensare troppo. Negli ultimi mesi ero consapevole che stavo decisamente sovraccaricando il mio cervello con innumerevoli pensieri, ma, gradualmente, le cose sono andate peggiorando. Nelle mie notti insonni, una volta, mentre con la mente mi appoggiavo ad argomenti e saltavo da interrogatori interiori a domande comuni, è successa una cosa nuova. Mi sono ritrovata a fantasticare e, come un'immagine capitata lì per caso, inopinatamente, come se l'avessi già vista e di conseguenza ha sucscitato in me nient'altro che un tiepido e tenero scalpore, e non una sensazione di imbarazzo, come se fosse un pensiero scomodo di cui ci si vergogna anche solo del fatto che la propria mente abbia immaginato suddetta cosa. Così, come se avesse dovuto succedere senza un perchè, nella mia mente si posa una scena dolcissima, una carezza che mi rincuora, con una delicatezza paragonabile solo all'immagine che essa ritraeva.
Due persone che fanno l'amore, me e Samuele. Non mi ci sono soffermata nemmeno un istante all'aspetto sessuale, assolutamente: qualcos'altro attirava la mia attenzione. L'amore. Non so dire se si trattava di un amore come quello degli innamorati; se dovessi raccontare di che tipo di amore si trattava, resterei allibita dal fatto che mai riuscirò a trovare una risposta adeguata. Sò per certo, però, che l'amore c'era, sapere che forma aveva non mi interressa. Il più puro dei sentimenti manifestato nel più umile e allo stesso tempo meraviglioso dei modi, gesti silenziosi, cauti, movimenti lenti per assaporare l'immensità del momento. La parte che ritraeva me non era ben chiara: la nitidezza era concentrata su di lui. Un' indulgenza incommensurabile si velava in ogni angolo del suo corpo, e tutti gli arti erano intenti a donarmala, senza perderne neanche una minuscola quantità. Le sue braccia sicure mi avvolgevano, ci stringevamo in un abbraccio appassionato. Mi ricoprivano per proteggermi da tutte le situazioni che non sono capace di affrontare. Aveva un viso amabile che, fin dalla prima seduta mi era parso curioso, diverso dalle migliaia di volti che ho incontrato, con quei particolari impercettibili che ti fanno soffermare qualche secondo in più per esaminarlo, era diventato di colpo un viso a me noto, senza più segreti nascosti da dover scoprire, senza più enigmi da risolvere. L'unica cosa che racchiudeva si trovava molto più in profondità, nei suoi occhi chiusi tranquilli, come se, oltre alla protezione del volto, necessitasse anche di quella delle palpebre. I suoi occhi erano dimora di parole spettacolari e piene, che quando le pronunci il solo suono della tua voce nell'atto di parlare, ti fa sentire sazio. In quel momento ho pensato che avrei potuto vivere respirando quelle promesse, vivendole; magari così potrebbe essere, chi lo sà. L'immagine, dunque, dipingeva colori tiepidi che sfumavano in intrecci di corpi nudi e gambe e braccia e volti. Labbra umide che si sfioravano leggere, forse per paura, forse per il troppo amore. E lui mi amava, Cristo, se mi amava! Dell'amore più autentico, genuino; mi donava protezione, mi rassicurava, mi salvava. Diventavamo un'unica persona. Ricordo perfettamente come mi sono sentita: confortata come dopo un lungo pianto, dove fanno male gli occhi per le troppe lacrime. Mi sono sentita amata di un amore nuovo, che mai nessuno nella mia vita è stato in grado di farmi provare, perchè diverso da quello materno, di un amico, di un compagno, di qualsiasi persona io abbia conosciuto. Mi sentivo completa di una pienezza che, come gia detto, non ho mai avuto l'occasione di provare nella realtà. E alla sua domanda "ti capita mai di pensarti mentre fai l'amore con qualcuno?", ho risposto semplicemente, sottovoce: "no"
  
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