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Autore: Valery_Ivanov    12/07/2008    5 recensioni
Ok, avviso in anticipo di non essere una cima nei racconti comici... anzi, questo è proprio il primo che ho scritto!!!^^'''' se vi andasse di dargli un'occhiata mi fareste immensamente felice!!!! *-* grazie a tutti, spero vi piaccia!!! 1 bacio
Genere: Parodia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti

Salve a tutti!!!!! Dunque, questa è una fanfiction che ho scritto e dedicato ad un mio carissimo amico (che “interpreta” il ruolo si Bianconeve… XD), il cui nome è Evaristo. E’ un grande, una persona carismatica, intelligente e simpaticissima (magari solo con qualche piccola mania di grandezza…^^’’’’). Comunque, visto che c’è qui questo meraviglioso sito, dopo averla scritta mi sono detta: perché non postarla? E’ vero, per tutti i vari personaggi ho usato dei miei amici, ma anche senza conoscerli dovrebbe essere abbastanza carina… credo…^^’’’’’’’’ oh, beh, io la pubblico, se fa schifo ditemelo!!!!!! Baci a tutti ^_^

 

BIANCONEVE E LE SETTE GIGANTESSE

 

C’era una volta, in un regno lontano lontano, su cui non staremo a dilungarci perché non ci interessa particolarmente, una bella e dolce principessa, dai setosi e morbidi capelli neri, dalle ciglia lunghe e sensuali, e dagli occhi verde smeraldo. La sua pelle era candida come la neve, e per questo i suoi genitori l’avevano chiamata Biancaneve. Ora, quello che nessuno sapeva, era che la principessa era in realtà un principe, anzi, un principesso, e il suo vero nome era Bianconeve.

«Che cosa? Stiamo scherzando???»

Alla morte dei suoi genitori, però, avvenuta anni prima, Bianconeve aveva deciso di assumere le sembianze di una donna, avendo dei modi così raffinati ed eleganti che tutti lo scambiavano sempre per una principessa.

«Ma porca puttana, mica dirai sul serio?!»

Il giovane principesso trascorreva le sue brevi giornate fra il canto degli uccellini, brevi perché molto tempo lo impiegava la mattina e la sera per fare e disfare il trucco. E doveva fare tutto da solo, perché non si fidava di nessun altro. Perciò ogni mattina si alzava all’alba e cominciava indossando la parrucca, mettendo le lenti a contatto colorate e le ciglia finte, schiarendosi la pelle con ingenti quantità di fard (di cui era il maggiore consumatore del regno), eccettera eccettera, e così la sera, al contrario.

Ora, questo principesso era così bello, ma così bello che la sua matrigna, una discendente di Narciso che passava tutto il suo tempo a specchiarsi, era invidiosa di lui, non conoscendo il terribile segreto.

«Ma quale terribile segreto! Io ti ammazzo!!!»

Un giorno, rosa dall’invidia, la regina chiamò un cacciatore, ordinandogli di portare Bianconeve nel bosco e di ucciderlo, portandogli il suo cuore come prova. Il cacciatore, un polacco che in passato aveva coltivato patate* finchè non si era reso conto che il mestiere di assassino rendeva molto di più, fece come gli era stato ordinato. Così una mattina, mentre l’ignavo principesso cantava con la sua voce melodiosa insieme agli usignoli, lo catturò e lo trascinò nel bosco, sordo alle sue implorazioni e cieco alle sue lacrime.

«Brutto stronzo, lasciami andare, o giuro che ti ficco quel tuo fucile del cazzo su per il culo!»

Ho detto “implorazioni” e “lacrime”…

«Ma vai a farti fottere! Tu e questo bastardo coltivatore di patate polacco!!!»

Il cacciatore, però, quando fu il momento di affondare la lama del pugnale nelle carni morbide e profumate del principesso fu vinto dall’emozione e si prostrò ai suoi piedi, chiedendo perdono.

«Col cazzo che ti perdono, stronzo che non sei altro!»

Bianconeve, nella sua immensa bontà, lo perdonò immediatamente…

«Scordatelo!»

…lo perdonò immediatamente e gli promise di non tornare mai più al castello. Il polacco allora uccise un cinghiale e portò il suo cuore alla regina. Quando arrivò alla reggia la trovò come sempre intenta a rimirarsi in tutti gli specchi del palazzo, decantando fra sé e sé la propria bellezza e sistemandosi i lunghi capelli. […]

Bianconeve, nel frattempo, correva disperato nel bosco, non riuscendo a trattenere le lacrime per la tristezza e la paura di quel luogo oscuro e selvaggio.

«Che schifo di posto»

Ho detto correva, Evaristo. Cerca almeno di andare a passo veloce.

«Che palle.... non rompere il cazzo»

Il giovane principesso, solo e disperato…

«Posso almeno fumarmi una sigaretta?»

Cazzo, Evaristo, d’accordo che non collabori, ma potresti almeno evitare di interrompermi continuamente?

«…»

Grazie. Dunque, il giovane principesso, solo e disperato, e stanco per la lunga corsa…

…vabbè, stanco e basta, si era addormentato accanto al tronco di un albero. La sua figura esile e graziosa, vestita di bianco…

«E te pareva»

…vestita di bianco, spiccava tra il verde delle foglie morte…

«Le foglie morte non sono verdi»

…spiccava tra il colore morto delle foglie morte…

«Potevi dirlo prima che non sai di che colore sono le foglie morte»

Ok, facciamo così: non ci sono foglie morte in questa foresta, d’accordo?

Dicevamo… la sua figura esile e graziosa, vestita di bianco, spiccava nell’oscurità del bosco, tanto che un giovane gigante, che passava da quelle parti, la notò immediatamente.

«Prevedo guai»

Ma no? Che genio…

Il gigante, il cui nome era Adelma, era in realtà una gigantessa, solo che da lontano mi era sembrato un maschio. Chiedo scusa. Si somigliano così tanto…

«Io non commento»

Ecco, bravo. Allora, la gigantessa, notata la bellezza del giovane Bianconeve, lo sollevò con tutta la delicatezza che possiedono le gigantesse.

«Immagino»

Tu staresti dormendo, ma vabbè. Lo sollevò e lo portò nella sua casa, dove viveva insieme alle sue sei sorelle, che in quel momento erano occupate a fare le pulizie di casa.

«Sfigate»

Grazie, Evaristo, i tuoi commenti sono interessantissimi… aspetta solo di arrivare alle prossime pagine e vedrai come mi vendicherò per bene…

«…»

Paralisi da terrore?

«Eh? Scusa, stavi dicendo qualcosa?»

Andiamo avanti, che è meglio. Dunque, Adelma posò il giovane Bianconeve, ancora addormentato, sul suo letto, attorno al quale si accerchiarono le sue sorelle. Lo osservarono tutte con stupore, ma anche ammirazione per la sua bellezza sconvolgente. Bisogna infatti dire che queste gigantesse erano piuttosto bruttine, per cui Bianconeve, pur non essendo tutto questo granché…

«Ehi!»

…sembrava loro bellissimo. Abbiamo scordato di dire anche un’altra cosa, in effetti: il nostro giovane principesso, pur essendo molto attraente e affascinante, era piuttosto bassino di statura, ed era questo il motivo per cui le gigantesse, abituate ai loro giganti, lo guardavano con stupore. In quel momento Bianconeve si svegliò e, trovandosi davanti tutte quelle facce sconosciute (e piuttosto brutte), si spaventò terribilmente.

«Che cessi»

…beh, usate l’immaginazione, no? Visto che lui non collabora…

Il giovane principesso chiese alle sette gigantesse chi erano e perché l’avevano rapito. Loro cercarono di calmarlo, dicendogli che non l’avevano affatto rapito, ma semplicemente salvato dal bosco, e che i loro nomi erano Adelma, Bertrude, Clautilda, Dominiana, Eugenida, Frigilia e Grezia. Bianconeve imparò immediatamente a memoria i loro nomi…

«Non ci riuscirei mai»

e le ringraziò tanto per quello che avevano fatto, chiedendo come poteva sdebitarsi. Ora, dovete sapere che Adelma si era innamorata a prima vista del grazioso principesso, ed aveva chiesto alle sue sorelle di aiutarla a conquistarne il giovane cuore. Bertrude, allora, suggerì a Bianconeve di restare lì con loro per qualche giorno, visto che non aveva più una casa a cui fare ritorno.

«Manco morto!»

Bianconeve accettò di buon grado, chiedendo alle gigantesse che lavoro facevano per sopravvivere e se poteva aiutarle in qualche modo. Clautilda rispose che lavoravano nelle miniere insieme ai nani di Moria, alla ricerca di pietre preziose, e Dominiana aggiunse che era un lavoro troppo duro e faticoso per le mani esili e delicate del principesso. Bianconeve propose allora di occuparsi delle pulizie e del mantenimento della casa e le gigantesse, che avevano sempre odiato il giorno delle pulizie, acconsentirono entusiaste. Così il giorno dopo, e quello dopo ancora, e quello dopo ancora, mentre le sette sorelle erano al lavoro, Bianconeve cucinava, lavava i panni, spazzava la casetta, rifaceva i letti e metteva in ordine…

«E perché dovrei fare tutta questa faticaccia?»

…tutto ciò che fa, insomma, una donna delle pulizie, e per questo era stato ribattezzato dalle gigantesse il “principesso delle pulizie”.

Nel frattempo la crudele matrigna aveva ordinato su ebay una boccia magica, la più economica, poiché, oltre ad essere incredibilmente vanitosa, era anche incredibilmente avara, e, una volta ricevuta, non si era più staccata da essa, cercando di capire quali fossero i suoi poteri e come farli funzionare. Una settimana dopo l’arrivo di Bianconeve alla casetta delle gigantesse…

«Come possono delle gigantesse avere una casetta?»

…la regina era finalmente riuscita a capire il funzionamento della boccia, e decise così di provarla. Si sedette allora davanti ad essa e pronunciò la frase magica (che non era “specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” perché, essendo quella una boccia e non uno specchio, non poteva funzionare):

 

Boccia, boccia, son io il tuo padrone;

Ora dimmi, qual è il tuo bel nome?

 

Aveva scoperto, infatti, che per prima cosa ad una boccia magica si doveva chiedere il nome. Allora dalla boccia si levò una voce profonda e cavernosa, che sembrava provenire dai meandri più oscuri dell’inferno.

 

«Io sono Theo, discendente di un’antica e nobile stirpe di produttori di thè. Fui trasformato in boccia da uno stregone malvagio e dal suo flauto incantato, e ho aspettato per secoli di trovare un nuovo padrone da servire. Sei tu, vecchiaccia, la mia nuova padrona?»

 

La regina, dopo essersi ripresa dallo shock di essere stata chiamata vecchiaccia, si risistemò il trucco e annuì, chiedendo poi alla boccia se era vero che avrebbe risposto sempre con la verità alle sue domande.

 

«Sarà così, mia regina. Cosa vuoi sapere?»

 

La donna, allora, tutta contenta, si sistemò un po’ i capelli guardandosi nello specchio sulla parete opposta, e poi pronunciò le famose parole:

 

Boccia, boccia, tu che non menti,

chi è la più bella fra queste genti?

 

La boccia si colorò improvvisamente di nero, e un denso fumo cominciò a spandersi intorno ad essa.

 

«Voi mia regina siete bella assai,

ma Bianconeve lo è più che mai»

 

Fumante di rabbia (ancor più della boccia), la regina fece chiamare il suo cacciatore polacco, chiedendogli spiegazioni. Tra le lacrime, l’uomo confessò di non aver avuto il coraggio di uccidere il giovane principesso e la donna, per punizione, lo costrinse a pulire tutta la sua collezione di specchi. Il pover’uomo implorò pietà, ma la regina fu sorda ad ogni lamentela, e così il cacciatore fu portato davanti a tutti gli specchi del palazzo. Ce n’erano di ogni dimensione, colore e forma, e le lacrime del polacco colarono numerose dai suoi occhi.

La regina, intanto, si era travestita da orribile vecchiaccia, ma era svenuta subito dopo aver visto il suo riflesso nel vetro della finestra (perché gli specchi erano stati dati tutti al cacciatore). Rinvenuta, era uscita dal paese camminando ad occhi chiusi, per non rischiare di vedere la sua immagine riflessa da qualche parte.

Ma torniamo al nostro Bianconeve. Il giovane principesso si trovava già da otto giorni presso la casetta delle gigantesse, e il suo affetto per le sette sorelle cresceva con il passare del tempo.

«Seeeee… aspetta e spera»

In particolar modo amava la compagnia di Adelma che, nonostante le dimensioni, era molto dolce e gentile, e adorava il canto come lui.

«Posso ridere?»

No. Un giorno, mentre le gigantesse erano al lavoro, bussò alla porta della casa una vecchietta con un cestino di mele e Bianconeve, golosissimo di frutta…

«Mi fa schifo»

…le aprì subito, comprando tutte le splendide mele. La vecchietta, che altri non era che la malvagia regina, gli propose di assaggiarne una prima di comprarle, e Bianconeve fece come gli era stato suggerito. Mangiò la mela con gusto, assaporandone il sapore dolce e succoso, mentre la vecchietta, che attendeva con ansia i suoi spasimi di dolore, lo fissava esterrefatta. Finito il frutto, Bianconeve ringraziò la finta venditrice e tornò dentro casa con le mele comprate, lasciando la regina senza parole. Tornata al palazzo chiedendosi come poteva il principesso essere ancora vivo, la donna trovò la fiala di veleno che avrebbe dovuto versare sulle mele sul tavolo e, furibonda per la sua dimenticanza, fece chiamare il cacciatore, per sfogare la sua rabbia su qualcuno. Questi, però, dopo essersi inchinato, fece notare alla regina che uno dei suoi capelli aveva una doppia punta, e la donna svenne immediatamente.

Intanto Bianconeve, tornate le gigantesse, aveva raccontato loro l’accaduto, e tutti insieme avevano mangiato le splendide mele. Dopodiché Eugenida aveva preso la parola, rivelando al giovane principesso che il re dei nani di Moria, avendo sentito parlare di lui, era curioso di conoscerlo e vedere se era davvero bello come si diceva.

«Ovvio»

Il re dei nani, infatti, era in cerca di una sposa…

«Che cosa?!?!?!?»

ma, conoscendo solo gigantesse, stava avendo dei problemi.

«O mio Dio…»

Organizzarono quindi, per il giorno dopo, di portare Bianconeve alle miniere, per conoscere il re.

Arrivato il momento tanto atteso…

«Ma da chi?»

…gli otto si misero in viaggio, giungendo ben presto alle caverne, dove i nani stavano già lavorando. Quando li vide, Bianconeve si spaventò moltissimo, non tanto per la loro bassa statura (erano poco più bassi di lui), ma per le lunghe barbe scure e ricce che portavano, e per la loro mole tozza e goffa.

«Che schifo»

Frigilia e Grezia lo condussero immediatamente dal re, che era (con grande sollievo di Bianconeve) molto diverso dai suoi truculenti sudditi: seduto su una roccia a gambe accavallate, con una corona di fiori fra i capelli e numerose collane colorate al collo, suonava una chitarra dal suono leggero e delicato, pizzicando amorevolmente le corde, con un’espressione beata sul viso.

«Ma cos’è, un figlio dei fiori? Hai sbagliato epoca, caro mio»

Quando Frigilia lo chiamò per presentargli Bianconeve, però, la sua espressione si tramutò e divenne terribile, terrorizzando il povero principesso, che cominciò a tremare.

«Coraggioso il giovane»

Non per dire niente, ma saresti tu…

Comunque, il re osservò attentamente Bianconeve con i suoi occhi sormontati da scure sopracciglia alla Colin Farrell, criticando quasi tutto del giovane principesso, aggrappato tremante a Grezia.

«Stronzo!!! Che cosa avrei che non va??? Vieni qui che ti apro il culo!!!»

Dicevamo…

Il re, pur mostrandosi molto scontento, alla fine decise che Bianconeve era comunque meglio di niente, e lo decretò sua futura sposa.

«Mai! Preferirei morire!!!»

Posso accontentarti, se vuoi…

«Ehm…»

Quella sera, tornati a casa, le gigantesse si complimentarono con il principesso, tutte tranne Adelma, il cui cuore piangeva dal dolore.

«Ah! Ti sta bene, zoccola!»

Anche Bianconeve soffriva immensamente per la decisione del re, ma non poteva rifiutare dal momento che non aveva neanche una casa.

«…sono fra l’incudine e il martello, insomma…»

Esattamente. Quando le altre gigantesse furono andate a dormire, Adelma si avvicinò al giovane principesso, seduto da solo sul suo letto a piangere, e lo abbracciò per consolarlo.

«Non mi toccare, brutta troia!!!»

Bianconeve ricambiò l’abbraccio…

«Mai!»

e si addormentò fra le forti braccia della gigantessa.

«Brrrr…»

Il giorno dopo le sorelle andarono al lavoro, come sempre, con l’intenzione di cominciare ad organizzare le nozze con il re. Bianconeve, rimasto solo nella casetta…

«Scappò»

…pianse.

«Cazzo, ma sembra Lucia Mondella questo!!»

Dopo aver asciugato le lacrime che rischiavano di farlo annegare, sentì qualcuno bussare alla porta e, aperto, si trovò davanti il cacciatore polacco, che lo stordì e lo portò via con sé. Quando la sera le gigantesse tornarono e non trovarono Bianconeve, capirono immediatamente che era stato rapito dalla sua matrigna…

«Come?»

e chiesero aiuto ai nani per liberarlo.

Nel frattempo, alla reggia, la regina aveva premiato il cacciatore permettendogli di ammirarla in tutto il suo splendore, e poi aveva fatto rinchiudere Bianconeve nelle segrete. Aveva deciso, infatti, di rubare la sua bellezza…

«Non osare!»

…per poter diventare finalmente la donna più bella del mondo, senza rivali. Così chiamò una strega dai capelli rosso fuoco per farsi fare un filtro che le permettesse di realizzare il suo crudele piano. La strega, una donna che aveva sempre la luna di traverso, accettò solo alla sessantaquattresima richiesta della regina (ovvero dopo mezz’ora), troppo stressata per poter rifiutare ancora. Così giunse a palazzo e cominciò a preparare la pozione richiestale, mentre Bianconeve, imprigionato nelle segrete…

«Piangeva»

…piangeva.

«Sai che novità»

Il cacciatore, intanto, approfittando del fatto che la regina era distratta dalla strega, era sgusciato, come solo i polacchi sanno fare, nelle prigioni, per poter parlare con il principesso che, appena lo notò, gioì profondamente…

«Che vuole mò questo?»

…gioì profondamente nel vedere quel volto che, già una volta, si era mostrato suo amico. Il cacciatore si scusò per quello che era stato costretto a fare, e chiese a Bianconeve come poteva aiutarlo a scappare. Purtroppo le chiavi le aveva solo la regina e il povero polacco era disperato, ma il principesso lo tranquillizzò dicendogli di andare a chiamare le sue amiche gigantesse, e l’uomo partì.

La strega, intanto, aveva appena commesso un errore a causa della regina (a cui era caduto uno specchietto nella pozione), ed era quindi stata costretta a ricominciare tutto dall’inizio, concedendo involontariamente un po’ di tempo in più al cacciatore.

Due ore dopo il filtro era ormai pronto, e la regina aveva fatto condurre Bianconeve nelle sue stanze. Il principesso piangeva, piangeva

«E daje»

piangeva, piangeva, piangeva, piangeva…

«Vabbè, mò basta!!! Gli finiranno le lacrime prima o poi, no???»

…piangeva…

«Ancora?!?»

…mentre la matrigna beveva un sorso dalla boccetta e la avvicinava alle sue labbra, ghignando malefica e sistemandosi i capelli. In quel momento, però, irruppe nella stanza il re dei nani, che afferrò la boccetta e bevve il liquido rimasto. La regina lanciò un urlo acutissimo e ci fu una fuga generale dei timpani dei presenti quando la pozione cominciò a fare il suo effetto, scambiando le sue sembianze con quelle del re dei nani e viceversa. In quell’istante entrò Adelma che, appena vide la regina (ovvero il re dei nani che aveva assunto il suo aspetto) se ne innamorò follemente, e la/lo (?) implorò di sposarla. Il re, che era in questo modo diventato più alto, risolvendo così il suo principale problema, accettò volentieri e, insieme alle altre gigantesse, tornò nel suo regno per organizzare le nozze.

Bianconeve, rimasto solo con la regina trasformata e il cacciatore…

«Piangeva»

…era paralizzato dal terrore.

«…beh, è già un passo avanti…»

La regina strillava, strappandosi istericamente i peli della barba e i capelli, e rompendo tutti gli specchi presenti nella stanza per non vedere il proprio orribile riflesso. Il cacciatore, da sempre innamorato di lei, cercava di calmarla, anche se gli ci vollero cinque giorni (durante i quali Bianconeve non si mosse dal suo angolo)

«Quanta spina dorsale»

…per riuscirci. Dopodiché entrambi partirono verso nuovi paesi, alla ricerca di un antidoto, e di loro non si seppe più nulla. Alcuni contadini dicono di aver visto una casa fatta di specchi in cui una donna molto bella si rimira tutti i giorni, mentre un uomo coltiva patate di tutti i tipi in un campo lì accanto.

«Banale»

Altri invece assicurano di aver sentito parlare di due cacciatori, un nano e un polacco, che vanno alla ricerca di tutti i maghi e le streghe del mondo, uccidendoli dopo averli consultati.

«Wow! Questa è più cruenta, mi piace

E Bianconeve?

«Già, e io? Che fine ho fatto?»

Dopo essersi sparalizzato, il principesso si era messo in viaggio, desideroso di allontanarsi da quel castello. Un giorno, mentre camminava per una stradina in mezzo ad un bosco, incontrò…

«Non lo voglio sapere…»

…una giovane ragazza con una gonnellina rossa e una camicetta bianca, avvolta in una morbida mantella rossa…

«No…»

…con un cappuccio rosso e un cestino per il pranzo.

«Noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!»

La ragazza gli si avvicinò…

«Tutto, ma non cappuccetto rosso!!!!»

e gli chiese dove stava andando.

«A fanculo, stronza!!!!»

Bianconeve le raccontò la sua triste storia…

«Ti prego, fammela uccidere!!!»

…allora la ragazza gli propose…

«Dai, mi fai diventare un killer!!! È un finale fichissimo, no?»

…di andare con…

«Senti, senti, io l’ammazzo e scopro che questa è la mia vocazione!!»

…lei…

«E comincio ad uccidere tutti i personaggi delle favole!!»

e

«Il prossimo è Cenerentola!!»

…Bianconeve…

«E poi la bella addormentata nel bosco!!!»

…a…

«E così via tutti quanti!!»

…cce…

«Pensa, puoi trasformare una storia schifosa in una fichissima!!!!»

…tta…

«Non sarebbe fantastico???»

…con…

«Ho sempre desiderato…»

E FAMMI PARLARE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

«…»

«…»

«…»

«…»

Finito?

«…»

«…sì…»

Bene! Grazie! Allora, dicevamo…

«Ma non si può proprio fare quello che ho propost…»

NO!!!!!!!!!!!!!

«…»

Dunque, Bianconeve le raccontò la sua triste storia; allora la ragazza gli propose di andare con lei e Bianconeve accettò con entusiasmo.

«…»

«…»

«…»

«…»

«NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!»

Vendetta dolce vendetta…

«…»

I due si incamminarono così verso la casetta della nonna di cappuccetto rosso, e neanche di loro si seppe più nulla, anche se siamo tutti sicuri che vissero per sempre felici e contenti.

«Se, come no…»

Beh, anche se con grande tristezza…

«Di chi?»

…è giunto il momento di scrivere la parola

FINE

 

«Come sei banale»

 

 

Ti sfido a fare di meglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si ringraziano per la partecipazione:

 

Evaristo, nel ruolo di Bianconeve.

Federico, nel ruolo della regina.

Robert, nel ruolo del cacciatore.

Le sette gigantesse, nel ruolo di se stesse.

Theo, nella breve comparsa della boccia magica.

Luca, nella brevissima citazione dello stregone cattivo.

Andrea, nel ruolo del re dei nani di Moria.

Luna, nella breve comparsa della strega.

E infine ME, nel ruolo essenziale e principale del narratore!

 

Bene, grazie di cuore a tutti, spero di lavorare di nuovo con voi!!!

«Io no!!!»

«Noi neanche!!!»

...ingrati…

 

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Allora, ci sono un paio di cose da dire… per cominciare, l’ultima frase prima dei ringraziamenti è una sfida al mio amico, che purtroppo non ha raccolto… =_= cattivo!!! XD altra cosa: dovete sapere che l’idea su Biancaneve mi è venuta perché Evaristo è piuttosto bassetto… quindi ho pensato di invertire la storia in questo modo!!!!! ^_^

Sì, lo so, è banale, è banalissimo, e non posso farci niente!!!!!!!!!! Buaaaaaaaaaaaah!!!!!!!!!! XD

Grazie a tutti per aver letto, e ringrazio in anticipo anche chi ha commentato!!!!!!! 1 bacio a tutti!!!!!!!

 

 

* Dovete sapere che l’amico a cui mi sono ispirata per questo personaggio è per metà polacco e metà siciliano… è uno dei migliori amici del mio ragazzo, che lo prende sempre in giro dicendo che i polacchi non fanno altro che coltivare patate…^^’’’’’’

… sì, lo so, è stupido, ma non sono mica un genio della comicità, io!!!! >.<

  
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