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Autore: Mikirise    12/04/2014    0 recensioni
"(…)ma anzi, pensò lucidamente che, in effetti, Rojo era il nome d'arte che faceva al caso suo, visto che gli ricordava i lunghi capelli di sua madre, gli alberi dalle foglie rosse che crescevano accanto alla sua vecchia casa, l'Italia, i pomodori, la Spagna ed infine Antonio, anche se non volle subito ammetterlo. Ed il rosso era il colore della passione, la stessa che lo portava a dipingere senza mai stancarsi né annoiarsi. Dovette ammettere che tutto quello che il rosso gli ricordava era parte integrante di lui, che lo rappresentava nella migliore maniera e che mai nulla gli sarebbe calzato a pennello come il rosso. Furono questi i pensieri che passarono per la testa di Romano quando disse “R come Rojo” girando la testa verso Antonio."
Ispirato a "L'amore ai Tempi del Colera", tenevo a dirlo data la recente scomparsa di Gabriel García Márquez.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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8. Il ritorno

Questioni di famiglia e di conchiglie

 

Romano Vargas tornò a casa sua il 30 settembre 1996.

Non aveva avvisato nessuno del suo imminente ritorno, quindi si ritrovò a dover chiamare un taxi. Fu una sorpresa enorme ed alquanto piacevole riconoscere nel tassista il cameriere de La Mascara, Sadiq Adnan, non tanto perché lo rendesse felice vedere lui in particolare, ma perché l'uomo, col sorriso stampato in faccia, aveva deciso di riportarlo a casa, offrendogli il servizio gratuitamente, a patto che andasse a trovarlo il prima possibile al pub, visto che, in quei mesi, diceva di aver sentito la sua mancanza, che mitigava la presenza della messicana perennemente infuriata col suo ragazzo.

Romano, nonostante sapesse bene che l'unica cosa che interessava al turco era fargli il filo, accettò il compromesso, stanco per il viaggio e desideroso di tornare nell'appartamento che condivideva con Arthur Kirkland. "Prometto" annuì, sapendo bene che Luz Maria Sànchez era di nuovo infuriata con Alfred F. Jones per averle rotto l'ennesima chitarra, con la scusa di voler utilizzare le corde per creare un arco e delle frecce. La convivenza della Sanchez con i Gemelli sembrava essere piuttosto dura.

Inutile dire che Romano era all'oscuro del tradimento di Antonio Fernandez Carriedo, ma tutti i cesarini, ad eccezione di Arthur, erano stati informati, in maniera piuttosto casuale. In realtà, all'inizio Antonio voleva mantenere il segreto per vergogna provata, ma lo aveva condiviso con Gilbert Beilschmidt e Francis Bonnefoy, Francis lo disse a Jeanne d'Arc, Gilbert lo tenne per sé, deluso dall'amico d'infanzia, deluso di aver capito ancor prima che le cose succedessero, quale sarebbe stata la loro fine. Fu Jeanne ad informare Elizaveta Herdevary dell'accaduto, e questa subito corse in casa di Antonio per sfogare la sua rabbia, che arrivò al suo climax in uno schiaffo energico di lei a lui. Non contenta aveva riferito il tutto allo Stratega, che aveva tristemente annuito: anche lui, come Gilbert, aveva immaginato una simile situazione. Durante un'esecuzione musicale a teatro, sbagliò qualche nota qua e là, distratto dal tradimento, che non credeva avrebbe avuto luogo, anche se lo temeva, e nel vedere la sua distrazione, Luz Maria, andata a trovarlo dopo una lezione all'università, chiese cosa lo preoccupasse tanto. Venuto a sapere il fatto, la messicana non aspettò a tornare a casa per raccontare il tutto ai Gemelli. Alfred Jones fermò l'informazione prima che arrivasse ad Arthur, per paura della reazione dell'inglese, e per paura di spalleggiarlo, portato dalle emozioni di sdegno che suscitava in lui il tradimento. "Questo è una vostra situazione, un vostro problema. Per quanto noi possiamo volervi bene, non possiamo mettere un dito in mezzo a voi due, ed Arthur non capirebbe questo, perché sarebbe accecato dalla rabbia verso di te, che hai tradito un membro del Circolo, un tuo amico e la persona che dicevi di amare. Arthur non accetterebbe questa posizione, ti darebbe addosso fin da ora. Non ringraziarmi, Antonio; vogliamo aspettare la decisione di Romano. Per quel che mi riguarda, però, non riuscirò mai più a vederti come prima, e se anche Romano decida di perdonarti, io non dimenticherò quel che hai fatto. Hai mancato di rispetto ad un mio amico, a Romano, e questo lo farà soffrire. Non perdono le lacrime di un mio amico. Non penso di essere l'unico; accetteremo, io, Matt, Luz ed Arthur, spero, la decisione che Roma prenderà. Hai pochi giorni per dirglielo, altrimenti lo faremo noi, e non sarà piacevole, per te. Abbi la decenza di dirglielo in faccia, questo ti dovrebbe rialzare a stato di merda"

Il fatto che Arthur Kirkland non fosse informato sull'accaduto era possibile per una ragione più che valida, per cui non aveva ficcanasato nelle faccende degli altri: l'incontro col piccolo Peter Kirkland, suo legittimo cugino, suo illegittimo fratello.

In quell'estate, Arthur venne difatti a sapere quel che era il suo passato e le sue discendenze. Secondo quel che diceva il bambino, tempo prima, molto tempo prima, Quinn, la madre di Arthur era corteggiata da entrambi i fratelli Kirkland, il maggiore, suo padre putativo, con una serie di inganni e strategie era riuscito a conquistare la bella bionda. I primi anni di matrimonio furono meravigliosi, a detta della donna, ma in tutti gli amori reali è giusto che prima o poi la fase idilliaca svanisca e dalla semplice infatuazione, dal solo innamoramento, si passi all'Amore. L'ultimo passo fu troppo difficile da fare, per entrambi. L'apparente calma di casa Kirkland poteva svanire da un momento all'altro ed il fratello minore dei Kirkland, il papà di Peter, Richard, vedendo uno spiraglio nel cuore di Quinn, la sedusse, la fece innamorare di sé e le lasciò in grembo il regalo più grande e bello che un uomo possa fare ad una donna innamorata. Certo, il dono sarebbe stato ancora più grande se solo avesse riconosciuto il figlio. Tuttavia, Richard Kirkland, temendo la reazione del fratello maggiore ed impedito dal poter crescere un figlio a causa del suo lavoro da militare, scomparve dalla vita dei Kirkland per un po' di tempo, quel tempo che bastava per far intendere la sua decisione di non accettare Arthur come figlio, di non andare contro suo fratello Joe e di creare da un'altra parte una famiglia sua, sua e solo sua.

Questo avrebbe dovuto spiegare il comportamento freddo e distaccato dei genitori di Arthur Kirkland: Arthur era simbolo del tradimento di Quinn nei confronti di Joe e della prigionia di Quinn in un matrimonio, sugellato dai figli, senza amore e via di scampo.

"Non capisco cosa tu voglia da me"

Peter Kirkland, sorridendo, rispose "Mio fratello!" Sembrava infatti che la madre del piccolo fosse morta durante il parto e che il continuo muoversi di Richard Kirkland facesse sentire il ragazzino piuttosto solo.

Ovviamente Arthur in un primo momento respinse più che poté la presenza del fratello, che aveva capito voler essere suo fratello non tanto per ricerca di una famiglia o di un nucleo familiare, quanto per noia. Il problema era che Arthur, per quanto volesse sembrare un ragazzo insensibile e poco incline alle emozioni, era un pezzo di pane e, andando a trovare la casa di suo padre, parlando con Richard, che non pretendeva per niente prendere il ruolo paterno nella sua vita, si sentì in dovere di non far crescere quel ragazzino nella solitudine, cosa che non era successa neanche a lui, in fin dei conti.

E fu in quella piccola casa Kirkland, così diversa da come era la sua vecchia casa Kirkland, che conobbe Sey, una ragazza di 20 anni, piena di vita e che girava perennemente con addosso dei sandali e delle magliette leggere, nonostante fosse inverno o anche solo autunno. Tipa interessante, lo stuzzicava sempre Francis Bonnefoy, mentre Arthur arrossiva guardandolo, non per imbarazzo, come sperava il francese, ma per rabbia.

"Cazzo! Sopracciglione, ti sei duplicato?" fu la prima domanda di Romano Vargas entrando in casa e vedendo il piccolo Peter bere del tè accanto all'inglese. Il secondo gesto dell'italiano fu gettare a terra la valigia, il suo giubbotto e disordinare un po' quella casa troppo pulita per i suoi gusti. Arthur, per una volta, lo lasciò fare, felice di rivedere l'amico dopo tanto tempo.

Dicono che Arthur Kirkland con Romano Vargas potrebbe essere un artista completo. Arthur, lo scrittore, è il pensiero e la parola, mentre Romano, il pittore, potrebbe essere l'immagine e la rappresentazione. Questo accostamento i critici d'arte lo trovano opportuno perché entrambi sviscerano la realtà, prediligendo la verosimiglianza piuttosto che l'idealizzazione. Divertente è invece pensare che entrambi hanno cercato la propria metà mancante nell'ideale e nella fuga della realtà, rappresentati da Antonio Fernandez Carriedo e Francis Bonnefoy.

Si può dire oggi, con certezza che i due artisti hanno condiviso per un po' di tempo l'anima, forse la condividono anche oggi, anche se non sotto il punto di vista amoroso. Per intenderci, chi più soffrì per la scomparsa di Romano Vargas dal 4 ottobre 1996 fino al 27 gennaio 1997 fu Arthur Kirkland, che incolpò per la scomparsa di quello che considerava suo fratello Antonio, intraprendendo una guerra contro lo spagnolo. E quando si ritrovò l'italiano, la mattina di quel gennaio, sdraiato sul divano, con addosso odore di mare e di conchiglie, fu, per lui, come ritrovare il suo ritmo naturale, la sua normalità, che festeggiò non parlando al minore per due intere settimane. Così imparava quello stupido ragazzino a scomparire senza lasciare altro che uno stupido biglietto e senza mai neanche chiamare.

Arthur definiva Romano suo brother. Francis diceva che più che frère, l'inglese sembrava la maman dell'italiano. Questioni di punti di vista. Di prospettiva, avrebbero potuto ridere i due ricordando il discorso che li aveva fatti diventare effettivamente amici e quell'amicizia è la stessa che è rimasta in piedi fino a giorni d'oggi, anche se ci fu un periodo in cui Alfred Jones ebbe paura che Arthur Kirkland gli rubasse il suo migliore amico, Kiku Honda.

Certo, anche gli altri cesarini furono contenti di rivedere l'italiano ed ognuno di loro pretese di parlare da solo col ragazzo, per poterlo aggiornare sulle situazioni amorose, economiche ed artistiche. Romano rispondeva alle novità con la massima freddezza che riusciva a simulare, ma in realtà non avrebbe fatto altro se non gridare "Davvero? Incredibile! Non ci voglio credere!" le stesse parole che disse, solo con più sarcasmo e con la minima mimica facciale.

Rimase quindi impassibile davanti ad un bacio appassionato tra Gilbert ed Elizaveta, sentendo, con una sola estremità delle labbra puntata all'insù, come si fossero fidanzati, non davanti ad un film romantico, o ad un tramonto, o sotto un cielo stellato, ma sudati dopo aver fatto una lunga corsa per il campo di calcio della Chiesa, davanti ad un salutare panino ripieno di uova, pomodoro, patate, maionese e patatine fritte. Elizaveta Herdevary avrebbe preferito qualcosa di più romantico, ma sentì quelle dichiarazioni così reali, così consone ad entrambi, che in quel momento non ci pensò e sudaticcia, esattamente come lui, gli diede il gemello di quel bacio dato tanto tempo prima, a parco de los Angeles. Dal canto suo, Gilbert Beilschmidt non accennò al fatto che il discorso d'Amore era uscito fuori dal tradimento di Antonio, che Elizaveta condannava e che Gilbert cercava, se non di giustificare, di comprendere.

Romano Vargas cercò di immaginare quei due come una famiglia, mentre si tiravano addosso matite, fogli, sassolini e si facevano pernacchie, iniziando a litigare furiosamente. Si preoccupò per i loro futuri figli, ma seppe fin da quel giorno che quel ramo della famiglia Beilschmidt sarebbe stato felice, anche se quei due sarebbero stati genitori infantili e forse un po' pasticcioni. Nessuno avrebbe mai detto che esattamente un anno dopo sarebbe nata Giada Beilschmidt, il piccolo gioiello di Rubino.

Romano guardò sorpreso la pancia di Jeanne d'Arc, cresciuta a dismisura in quei mesi e si stupì pensando che, nonostante le lamentele della bionda sul suo avere i piedi gonfi, la schiena a pezzi ed una gran voglia di torta millefoglie, aveva un viso riposato, un sorriso più bello e degli occhi più luccicanti e labbra più rosa. Jeanne rise al sentire le considerazioni del ragazzo "Si vede proprio che mi guardate con gli occhi dell'amore", poi spiegò che Arthur, nonostante i suoi molteplici impegni, passava molte ore cercando di farla sentire più comoda e più a suo agio possibile, portando con sé torte e dolcetti che assicurava non aver cucinato lui, poi accendeva la radio, scuoteva la testa ascoltando quelle canzonette da liceali che nessuno avrebbe mai ricordato dopo decenni, e faceva ascoltare a Jeanne e ad Alexandre i Beatles, i Rolling Stones, i Pink Floyd, i Led Zeppelin e, ogni tanto proprio perché doveva cedere alle richieste di Roderich, un po' di Beethoven. Jeanne disse che se qualcuno doveva essere il padrino del suo bimbo, sarebbe stato Arthur, che lo volesse o no.

Arthur Kirkland scuoteva la testa a disagio.

È un mistero sapere cosa succede ad un bambino nei mesi di gravidanza, a livello cerebrale, ma certamente i mesi in cui il bambino è la madre hanno importanza nella personalità della persona stessa. Forse per questo motivo Alexandre Guy Bonnefoy ama il rock classico, i romanzi realistici, la scultura classica e la torta millefoglie. Ed odia Beethoven.

Lo stesso italiano ascoltò le avventure dei tre più giovani cesarini, che avevano deciso di vivere insieme. Sembrava, infatti, che i fratelli minori di Luz Maria fossero arrivati ad uno stato d'indipendenza tale da poterla lasciare libera e senza sensi di colpa per aver lasciato i propri fratelli in miseria, togliendo una fonte di soldi, lei, alla famiglia. Per quello che riguarda i Gemelli, la storia si complicava un po', perché la storia stessa dei Gemelli era complicata. O forse no, anche se il modo di spiegarlo è un po' rude ed indelicato: Matthew ed Alfred erano figli di una prostituta; e questo spiegava perché i due condividessero la stessa madre ed avessero due cognomi e due nazionalità diverse. Questo stesso dettaglio potrebbe anche giustificare i loro due caratteri e quella continua ricerca di Alfred di un modo per fare soldi, per fare in modo che la madre non si dovesse vendere per assicurare a lui e a suo fratello un luogo dove vivere ed un'istruzione: Matthew e Alfred si pagarono da soli l'università e crearono quello che oggi hanno dal nulla, sfruttando, a volte, il talento dei membri del Circolo, a volte puntando sulla loro indole imprenditoriale, creativa ed originale; c'è chi dice che, senza i Gemelli, molti membri del Circolo, come Rojo e il Passero, ma sorprendentemente anche lo Stratega, non sarebbero riusciti a farsi riconoscere a livello mondiale. Quello che i due fratelli avevano fiutato nell'aria nel 1996 era la ruota della fortuna che stava girando dalla loro parte, dopo la mostra realizzata con Rojo, ed avendo la voglia e l'opportunità di potersi indipendizzare dalla madre, anche per non diventare di nuovo dei pesi morti; e se ne andarono dal loro vecchio quartiere di periferia, nonostante loro madre cercasse di convincerli a rimanere con lei. La convivenza con Luz Maria, però, era tutt'altro che semplice, perché già ai tempi Alfred e la messicana avevano creato un rapporto matrimoniale, che allontanava dalla loro normalità Matthew Williams. Insomma, il canadese era diventato l'ospite, il terzo incomodo, l'emarginato."A me sembra che nessuno arriverà mai ad amarmi" si era confidato con Romano.

"Qualcuno arriverà" aveva borbottato a mo' di consolazione l'italiano, con i suoi soliti gesti goffi ed imbarazzati.

Allora Matthew sorrise tristemente, guardando Romano, come se stessero patendo la stessa sofferenza, come se l'unico che poteva capirlo fosse lui. "Arriverà" ripeté il canadese.

Romano Vargas aggrottò le sopracciglia e pensò che, quel giorno, tutti i cesarini gli sembravano strani.

Fu quando chiese spiegazioni ad Antonio che venne a sapere il perché degli sguardi tristi di Gilbert Beilschmidt e Matthew Williams, della lontananza di Alfred Jones dal pesco, e del cattivo umore di Roderich Edelstein. Antonio parlò lentamente, con un sorriso tirato e le mani sudate, dopo averlo portato lontano da tutti i cesarini. Aveva lo sguardo basso, ogni tanto rideva nervosamente e scuoteva la testa, davanti agli occhi glaciali di Romano, che lo sentiva senza ascoltare e si concentrava per non scoppiare in lacrime e non mandare a quel paese lo spagnolo. C'era comunque dell'altro; qualcosa che non aveva detto neanche a Francis, che lo stava tormentando: non solo Alicia Rivas era andata a letto con lui ( non fecero l'amore, l'amore poteva farlo solo con l'italiano, ripeteva Antonio, e la belga era stato solo un errore), ma portava nel suo grembo il frutto del loro errore un bambino che sarebbe nato sette mesi dopo "Ma, giuro, io amo solo te"

Romano Vargas colpì al petto lo spagnolo, con tutta la violenza che poté, con tutta la forza che la sua rabbia aveva concentrato nelle sue mani e, nel mentre, migliaia di pensieri passarono per la sua testa. Il suo cervello lavorò per immagini e vide, in quegli attimi, il ricordo di Laura Donati a terra sul pavimento della sua vecchia casa in Italia, il ricordo di Arthur accanto alla grande finestra di casa, con il capo basso, poco prima del matrimonio di Francis Bonnefoy, il ricordo di Gilbert che guardava da lontano Elizaveta quando usciva con Roderich. Ricordò i pomeriggi della sua infanzia, seduto sul giardino in attesa di suo padre e come non riuscisse più a considerarlo suo padre, pensò ai Gemelli, cresciuti senza padre ed ossessionati dall'idea di dover trovare un modo per non essere abbandonati, ad Arthur che aveva lottato fino allo sfinimento per avere un padre e che aveva abbandonato un amore per lasciare un padre accanto al figlio.

Si chiese qual era la cosa giusta da fare e nel dolore che provò, tradito dalla persona che più amava in vita, colpì per la seconda volta Antonio, e per una terza, una quarta, una quinta volta, sempre con più rabbia, dimenticandosi di trattenere le lacrime, dimentico delle ultime parole di Cesare Vargas. "Convivi con le tue conseguenze" borbottò, asciugandosi gli occhi e correndo via.

Guardò per l'ultima volta il pesco di parco de Los Angeles e corse via.

Dicono sia entrato nella sua camera, sbattendo la porta e non sia uscito di lì per giorni. Nessuno lo vide uscire, almeno. La porta era chiusa a chiave, la finestra perennemente chiusa sia fuori che dentro e non usciva un lamento dalla camera, che doveva essere buia e con aria viziata. La camera di Romano, Romano Vargas, lo stesso ragazzo che odiava il buio e gli spazi chiusi . Eppure Romano Vargas non usciva neanche per andare in bagno o mangiare.

Incapace di cucinare, Arthur aveva chiesto a tutti di aiutarlo a far uscire l'amico dalla camera, pur sapendo che nient'altro se non cucina italiana avrebbe fatto uscire il ragazzo in preda ad un attacco di fame. Chiamò addirittura Feliciano Vargas, destando preoccupazione per Romano anche in Italia, tanto che i due fratelli minori del ragazzo avevano chiesto al padre di lasciarli partire per la Spagna. Bruno Vargas si negò categoricamente. Feliciano e Marcello mandarono a Romano una lunga lettera, la prima di una lunga serie, rimasta chiusa fino alla fine di gennaio.

In preda alla disperazione, Arthur Kirkland cucinò con l'aiuto di Alfred, nella speranza che il cattivo odore proveniente dalla cucina, la cucina che Romano tanto amava, facesse correre fuori il ragazzo e lo facesse gridare contro i due biondi e Matthew e Luz Maria, che non avevano impedito tale scempio. Il risultato fu che i quattro dovettero mangiarsi hamburger bruciacchiati per non buttare nella spazzatura cibo, azione che Luz Maria Sànchez non avrebbe mai fatto né lasciato fare.

Vennero tutti i cesarini a gridare alla porta di Romano, tranne Antonio che Alfred e Arthur tenevano a debita distanza e Jeanne d'Arc che era entrata in maternità, visto che Alexandre sarebbe nato pochi giorni dopo.

Tutti promisero di non muoversi da davanti quella porta se Romano non fosse uscito e si posizionarono sotto la finestra dell'italiano, organizzandosi a turni; in quei giorni, la vecchia casa di Cesare Vargas sembrò esser diventato un accampamento, piena della presenza dei ragazzi che bevevano caffè e parlavano tra loro. Mai il Circolo sembrò così unito.

Poi, la sera del 4 ottobre, Elizaveta Herdevary, frustrata dalla situazione, iniziò a gridare contro la porta e a tirare calci contro il vecchio legno. Fu lei a sfondare la porta e davanti agli occhi dei nove cesarini c'era una camera, vuota, con le serrande aperte e le finestre spalancate, con un gatto grigio, uscito da chissà dove, sdraiato sul letto ordinato (il letto di Romano non era mai stato ordinato) custodendo due piccoli fogli. Uno era per Antonio, breve e coinciso, diceva solo "Sta lontano da me". Il secondo, molto più lungo, diceva ai cesarini di non cercarlo, di non lasciare il prossimo piccolo Cesarino crescere senza zii, che lui non voleva più rivedere quel Bastardo e che sarebbe tornato, prima o poi.

Luz Maria Sànchez vide, accanto al gatto grigio, che divenne poi il gatto di Romano ed Arthur col nome di Cesarino, una conchiglia dalle sfumature rosa e bianche. Sentì il panico prendere il controllo su di lei e con un gesto veloce prese la conchiglia e la nascose tra le pieghe della gonna.

Ebbe paura di non rivedere più l'amico.

In realtà, uno dei due cesarini che videro Romano andar via fu proprio Antonio Fernandez Carriedo. Vide Romano Vargas seduto sulla panchina sotto il lampione, quella vicina alla casa dove viveva ai tempi, quell'incrocio tra via Miguel Hernandez e viale Tintoretto. Si sedette accanto a lui e fu lì, in quel momento, in quella conversazione che sembrava puntare ad una riconciliazione, Romano diede il suo addio ad Antonio. "Quel bambino" disse Romano alzandosi dalla panchina "non è un errore. Mio padre considerava me un errore. Il padre di Arthur comsiderava lui un errore. I padri di Matthew e Alfred consideravano loro degli errori. E ci abbiamo sofferto tutti e quattro, come nessuno merita di soffrire. Quel bambino non è un errore".

Antonio non rivide Romano fino all'autunno del 2001.

Intanto il Circolo si spezzava, dopo il momento di massima unione. Alfred ed Arthur annunciarono ufficialmente la loro avversione per Antonio e per ogni suo discendente, le donne del Circolo si chiesero se gli occhi di un bambino le avrebbero convinte, se non a dimenticare l'arrore di Antonio, a farsi chiamare zie, Francis Bonnefoy alzò le spalle e disse che non avrebbe smesso di vedere nessuno dei due, così come fece anche Gilbert Beilschmidt. Alfred li accusò di essere degli ignavi, ché si doveva prendere una decisione, ricordò che Antonio aveva tradito la fiducia di Romano e che questo faceva in modo che potesse tradire la fiducia di ognuno di loro.

"Ne abbiamo abbastanza di traditori" gridò Arthur.

Francis ribattè che non avrebbero dovuto vedere il mondo solo bianco o solo nero e che lo stesso Romano aveva scritto loro di non schierarsi in una guerra in cui nessuno di loro c'entrava nulla.

Il Circolo si divise davanti alla foto di Cesare Vargas sorridente.

Il gatto grigio sbadigliò, Luz Maria strinse la gonna e la conchiglia che in essa nascondeva.

Ah, Romano non sarebbe stato contento, quando sarebbe tornato.

Se sarebbe tornato.


 

NOte dell'autore


La primavera mi rende pigra. Questa è la verità. È una battaglia persa proprio dall'inizio.

Però mi sono divertita a pensare ad un Arthur-mamma-chioccia e ad un Alfred autoproclamato Eroe contro la fiducia tradita. Non so perché, secondo me questi panni gli stanno bene…

Ok, detto questo: Grazie per leggere, seguire e recensire la storia!

Non so se la prossima settimana riesco ad aggiornare, penso che essendo Sabato Santo avrò bambini vivaci in giro per casa… che non sarebbero un problema, se non avessero cugini più grandi adolescenti con la mania di Facebook. Queste nuove generazioni! xD

Ci si legge quando ci si legge!

  
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