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Autore: macabromantic    12/04/2014    0 recensioni
Raccolta di pagine di diario, pensieri, descrizioni, desideri, flussi di coscienza di un gruppo di ragazzi costretti a passare la notte con il mascara che cola dalle ciglia della strada.
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[OCs: Ruri; Tai; Serafin; Daigh; Virgile. Potrebbero aumentare con l'avanzare delle storie. Non tutti sono collegati fra loro.]
Enjoy. ♥
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon, Lime, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Threesome | Contesto: Contesto generale/vago
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Serafin

 
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Stasera è una sera particolare. Non chiedetemi il motivo, non ve lo saprei spiegare. So solo che lo è, perché sento che è così che deve essere. Sai, quando hai addosso quella sensazione che qualcosa potrebbe cambiare da un momento all’altro, quando credi che finalmente il tuo destino potrebbe cambiare? Credevo che la mia speranza fosse morta ormai da tempo; ero pienamente convinto che non ci fosse più nulla, nel mio cuore, se non cenere che continua a sgretolarsi giorno dopo giorno dalle sue sottili pareti. E invece.
Invece c’è ancora la strana voglia di essere salvato.
E, Dio, come mi sento ridicolo a pensare una cosa del genere.
Ma non m’importa. Non mi è mai importato e non vedo perché dovrebbe cominciare a importarmi proprio oggi.
Sono qui, in questo squallido locale dalle pareti nere, il pavimento nero, i divanetti neri. Anche io oggi ho indossato un abito nero, uno di quelli con la gonna un po’ rigida che copre soltanto una minima parte delle gambe. Le calze, ho messo quelle nuove, quelle velate che ho comprato ieri, e sono nere anche loro. I capelli, i miei capelli che sono di un turchese che puoi riconoscere a distanza di chilometri, loro sono racchiusi in una treccia a spina di pesce che è l’unica cosa a farmi compagnia, oggi, in un lieve contatto sulla spina dorsale.
Mi guardo un po’ intorno perché devo, devo, devo farlo. Sebbene sia convinto che oggi la mia vita potrebbe cambiare, devo comunque fare il mio lavoro, e il mio lavoro è il più ignobile che possa esserci. Vendere il proprio corpo per vivere è forse quanto di più basso l’uomo possa fare nella sua disperazione. E, sì, lo so che sono disperato, lo so. Ma passerà, cambierà, perché oggi mi sono svegliato di uno strano buon umore. Non sono mai stato ottimista, ma oggi sì. Oggi sì. No, non lo so il motivo, e se lo sapessi, davvero, non aspetterei a dirlo.
Cammino fra la gente che beve un drink, che chiacchiera a voce alta di cose inutili, che ride, che è già ubriaca. Bevo qualcosa anch’io.
Dovrei smettere di bere, ma proprio non ci riesco. Come anche dovrei smettere di fumare. Dovrei smettere di fare tante cose, ma ad alcune non si può rinunciare, un po’ per obbligo, un po’ per abitudine. Come alla droga. Lo sai che ti fa male, ma come fai a smettere una volta che ne sei dipendente? Questo vale anche per la solitudine: detesti stare da solo, ti fa male, vorresti qualcuno al tuo fianco con cui condividere il tuo male, ma non va mai bene nessuno. E allora te lo chiedi: come fai a smettere di essere solo una volta che sei dipendente dalla tua stessa solitudine?
E quindi bevo.
E bevo.
E bevo.
E bevo.
Per dimenticare.
Per farmi male.
Per lasciare il passato lontano.
Per aspettare che un fottutissimo Principe Azzurro si accorga che ci sono anche io. Cazzo, ho i capelli dello stesso colore della sua maledetta divisa, quindi come diamine fa a non accorgersi di me? Riesci a vedermi anche di notte e a quaranta chilometri di distanza.
Coraggio, Azzurro, sono qui che ti aspetto, oggi più che mai.
Un uomo con un giaccone mimetico mi si avvicina, inizia a parlarmi. Non capisco bene cosa mi stia dicendo, ma parla e ride, allora parlo e rido anche io. Ha un sorriso delicato, un modo di fare che sembra così gentile; uno di quei sorrisi che t’incanta, una di quelle risate contagiose. Pochi minuti dopo, siamo chiusi in uno dei box dei bagni, e la sua delicatezza si è dissolta. Mi ha strappato di dosso i collant con così tanta violenza, con una brutalità tale che, guarda, ho dei graffi che gocciolano sangue sul bianco della mia carne. La mia treccia, la mia unica compagnia, si sta sfilacciando: vuole andare via. Tutto inizia a fare male, lì, partendo dall’unione delle mie gambe che sono due grattacieli instabili; le torri gemelle sotto l’assedio di un terrorista che si spacciava per galantuomo.
E, oh, è così triste, ma neanche oggi la mia vita cambierà, e sento che, in fondo in fondo, lo sapevo.



 
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Hello, sweeties. ♥
Giusto perché lo sappiate, non mi piace scrivere le note d'autore,
quindi è molto probabile che non lo farò mai se non al primo capitolo delle storie.
Detto ciò, sappiate che
sono disponibilissima al dialogo e allo scambio di opinioni;
per cui, se avete bisogno di chiarimenti o altro, non esitate a contattarmi.
Love you all,

Macabromantic.
   
 
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