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Autore: silviaspanda    12/04/2014    3 recensioni
Ci fu una pausa di silenzio,la quale,non risultava imbarazzante,neanche vuota,solo piena di cose mai dette.
'Ti sei mai sentito fuori posto ovunque andassi?Come se il mondo potesse andare avanti benissimo senza la tua presenza?' Domandò all'improvviso la ragazza,volgendo il suo sguardo non più alle auto ma agli occhi acquamarina del ragazzo.
Michael non fu sorpreso di quella domanda,anzi.
'Mi sento fuori posto ovunque,in realtà.Anche a quelle mega-feste di cui parlo.-Disse lentamente,gettando la sigaretta ormai arrivata al filtro giù dal tetto,sull'erba.-Mi sento sempre così solo,anche in mezzo a tanta gente.' Proseguì notando la sigaretta spegnersi a poco a poco definitivamente.
La ragazza non disse alcuna parola,prese Michael per mano e gli sorrise.
E quello bastò a colmare la solitudine dentro di lui.
Genere: Drammatico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Everithing's Not Lost.
"When I counted up my demons saw there was one for every day with the good ones on my shoulders I drove the other ones away."
 
                                                                                                      
Michael.

L'odore forte dell'alcool impregnava la stanza,e si univa al profumo dell'acqua di colonia,la quale,era rovesciata sul tappeto bianco della camera di Michael.
Il trillo della sveglia gli indicava che erano già le 7.00,e che era arrivato dunque il momento di risvegliarsi dal suo sonno pesante e prepararsi per un'altra  giornata di scuola.
La festa della sera prima l'aveva pressoche distrutto.
Era rientrato molto tardi,verso le 4.55 del mattino,e sicuramente bere tutti quegli alcolici non lo aveva aiutato.
Si alzò svogliatamente dal letto disfato,si stropicciò gli occhi e si passò una mano tra i capelli biondi.
Scese al piano di sotto a passo cadenzato,stando attento a non inciampare in qualche scalino in marmo.
Trascinò i piedi fino alla cucina,per poi sussurrare un 'buongiorno' che però non fu ricambiato da anima viva.
Sua madre era fuori,come al solito,e suo padre,come al solito,era già al lavoro,con le gambe sotto la scrivania o il culo poggiato su qualche sedile di un aereo diretto per chissà dove.
Michael era abituato a trovarsi solo,lo era sempre stato.
I suoi genitori lo obbligarono a crescere da solo fin da quando era poco più che un bambino di otto anni.
Non capiva neanche perché i suoi genitori vivessero ancora insieme nonostante fossero divorziati già da qualche anno.
A Michael non lo aveva mai detto nessuno,ma lui lo sapeva di essere un errore,di non essere frutto dell'amore fra due persone innamorate ma solamente il risultato di una nottata senza pensieri di due persone troppo poco in confidenza.
Ogni tanto gli sarebbe piaciuto crescere in una famiglia con due genitori presenti,in una famiglia che si possa definire tale,con una madre sempre sorridente e pronta ad ascoltarlo ed un padre affettuoso,uno di quelli che la domenica ti portano allo stadio a vedere giocare la tua squadra preferita.
Ma ormai la solitudine non lo spaventava neanche più tanto,era quasi come una compagna di vita.
Preso dai suoi pensieri aprì un barattolo di yogurt,il quale però non sembrava particolarmente invitante.
Lo guardò schifato per qualche attimo per poi lasciarlo lì sul tavolo,deciso ad andare a prepararsi.
Si diresse in bagno,dove giacevano i vestiti della sera prima,che sembravano nonostante tutto ancora in buono stato.
Diede una veloce occhiata allo specchio,dove vide la sua immagine riflessa;due cerchi neri contornavano i suoi occhi verdi,i capelli erano arruffati e il suo incarnato risultava ancora più pallido del solito.
Aprì l'acqua dal rubinetto e si passò dell'acqua fresca sul viso.
Dopodiché prese l'asciugamano e si asciugò,per poi indossare i suoi jeans neri,la sua maglia bianca e la felpa grigia.
Non aveva proprio intenzione di vestirsi in altri modi,voleva semplicemente stare comodo.
Calzò ai piedi le Vans nere e prese zaino e cellulare,dirigendosi verso la porta d'ingresso.
Pescò le chiavi di casa dalle tasche e chiuse la serratura.
Diede un occhiata al cellulare mentre si dirigeva verso scuola.
Per quanto odiasse lo studio,quelle quattro mura invecchiate gli piacevano alquanto,era un tipo abbastanza popolare lì dentro.
Le ragazze erano piuttosto attratte da lui per i suoi modi di fare il misterioso,per il suo modo infallibile di farsi desiderare.
Per non parlare del fatto che era uno che faceva abbastanza tendenza;da quando aveva cominciato a tingersi i capelli,tutti l'avevano seguito a ruota ad esempio.
Osservò la segreteria dei messaggi vocali,i nomi appartenevano tutti a ragazze,e tutti dicevano la stessa medesima cosa:

'Grazie per la serata,sono stata bene,spero di rifarlo qualche volta.'

Tutte ragazze del quale,francamente,non gli interessava più di tanto,ragazze da una notte e via in poche parole.
Non aveva ancora trovato una ragazza giusta per lui,era quasi convinto che neanche esistesse.
Le ragazze per lui erano tutte uguali,così dannatamente semplici da risultare complicate.
Senza rendersene conto arrivò a scuola,e all'ingresso trovò Ashton,uno dei suoi migliori amici.
Ashton era indubbiamente un bel ragazzo.
Portava i capelli biondo cenere ricci e ribelli,tirati indietro alle volte da una bandana,e aveva sempre il sorriso stampato sulle labbra,un bel sorriso,uno di quelli che fanno sorridere anche te dal tanto che sono belli.
Aveva inoltre due adorabili fossette che gli si formavano agli angoli della bocca quando sorrideva e una risata coinvolgente.
'Hai visto Luke e Calum?' Domandò il riccio scollando gli occhi dallo schermo del cellulare.
Luke e Calum erano gli altri due migliori amici di Michael.
Luke era il tipico australiano,capelli biondi e occhi chiari,altezza spropositata e classico aspetto da surfista,anche se, sinceramente,era sportivo come un sasso.Letteralmente.
Calum invece era tutto l'opposto,capelli scuri e occhi neri,talmente neri da potersi specchiare al loro interno,aveva l'aspetto di un orientale,ma guai a chi si azzardava a mettere in dubbio le sue origini,dato che aveva origini neo-zelandesi.
Erano piuttosto intimi,quei due.
Erano amici da molto molto più tempo loro due,e ancora nessuno aveva capito se stessero insieme o meno.
Si rivolgevano sguardi ambigui,come due innamorati,e di tanto in tanto si sussurravano cose all'orecchio,per poi sghignazzare insieme.
'Sono appena arrivato,come avrai notato.' Rispose acidamente Michael.
'Dormito male?' Chiese nuovamente il più grande.
'Non ho dormito un cazzo,se è quello che intendi.La festa di ieri sera a casa di Mark era spettacolare.' Spiegò Michael ad Ashton,con gli occhi che ancora gli brillavano,un po' per l'emozione e un po' perché la luce fiocca del sole era dannatamente fastidiosa.
'Bravo,fai baldoria al posto di studiare per il compito di Algebra,mi raccomando!' 
Michael gli rivolse uno sguardo di disprezzo,per poi tirare fuori dallo zaino un foglio con l'orario della giornata.
Alla terza ora aveva la seduta con la psicologa della scuola.
Non che ne avesse particolarmente bisogno,ma aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno che non fossero i suoi amici.
La scuola poi aveva avuto la brillante idea di mettere a coppie le persone in terapia,per non far saltare troppe ore e per non dover pagare troppo la psicologa.
Utile davvero.
Così oltre a sopportare i propri problemi,i ragazzi erano obbligati ad ascoltare anche quelli degli altri.
Arrivò il momento di entrare in classe,e Michael cercò di prepararsi psicologicamente al test di Algebra che lo aspettava.

April.

April sedeva impaziente sulle sedie di plastica blu che la scuola offriva fuori dallo studio della psicologa.
Batteva il piede contro il pavimento,spazientita.
Stava aspettando il suo compagno di terapia da ben dieci minuti.
Si arrotolò una ciocca di capelli rosso fuoco attorno al dito,e osservò per un po' le doppie punte dovute alle continue tinte per capelli.
April era nervosa da matti per questa cosa delle sedute dallo psicologo,soprattutto perché avrebbe dovuto parlare dei suoi problemi davanti,oltre che allo stesso specialista,ad un suo coetaneo.
Era sempre stata una ragazza problematica e lo sapeva bene.
Sempre chiusa nel suo guscio,sempre sola,troppo impaurita per aprirsi al mondo.
Era convinta che nessuno l'avrebbe mai capita,evitava di far sapere a tutti ciò che provava per paura di essere giudicata.
Erano poche le persone con cui andava d'accordo:il suo gatto e suo nonno.
Era stato proprio suo nonno a spingerla ad intraprendere il ciclo di sedute.
Suo nonno era l'unica persona a cui era veramente legata,le aveva fatto sia da padre che da madre.
I suoi genitori erano due persone alquanto strane.
Sua madre era un avvocato importante,una donna in carriera,una di quelle che non hanno tempo per un caffè,figuriamoci per crescere una figlia.
Inoltre,come se non bastasse,lavorava a Los Angeles,in America,mentre April viveva a Sydney,in Australia.
Di suo padre invece sapeva relativamente poco.
Sapeva che era uno zoologo,che aveva però avuto problemi con l'alcool e che era finito in carcere,ma per il resto non sapeva molto altro.
Erano una coppia mal assortita i suoi genitori,quello si che lo sapeva.
La sua amica più fidata era però la scrittura,che,se accompagnata ad una buona canzone,magari dei Coldplay,riusciva a tirare fuori il meglio di lei.
Quando scriveva la April Parker cinica e solitaria si trasformava in una April Parker realista e dannatamente sicura di sè.
'Hei,scusa il ritardo.'Disse una voce alle spalle di April.
April vide subito che quella voce apparteneva ad un ragazzo biondo e dagli occhi color acquamarina.
Lo aveva già visto in giro,era uno piuttosto in voga,e lo si capiva dall'odore di alcool proveniente dai suoi vestiti.
April non rispose,fece solo un leggero sorriso di cortesia.
'Credo che tu sia la mia compagna di sedute.Io sono Michael.' Sorrise il ragazzo porgendo la mano alla rossa.
Ad April parve strano che un ragazzo del genere avesse bisogno uno psicologo,sembrava così benvoluto da tutti,uno di quelli che non aveva nulla da temere,che aveva tutto dalla vita.
'Sono April.' Sussurrò a voce bassa la ragazza,giocherellando non più con i capelli ma bensì con il suo orecchino.
'Clifford,Parker,potete entrare.' Disse a gran voce la psicologa mostrandogli l'entrata del suo ufficio.
I due si alzarono all'unisono,guardandosi come per chiedersi aiuto a vicenda.
Varcarono la soglia e si trovarono in una stanza pressoché minuscola,con pareti dipinte alla meglio di un bianco sporco.
Al centro della stanza si trovava una scrivania ammuffita di legno,e due sedie rosso porpora,che non sembravano per nulla comode.
La psicologa,una donna dai capelli corvini raccolti in uno chignon perfetto sulla quarantina,li invitò a sedersi sulle cosiddette,ed entrambi eseguirono l'ordine.
La donna invece si sedette su una poltrona blu dalla parte opposta alla loro e li guardò per un lungo istante con i suoi occhi azzurri.
'Io sono la signora Marie O'Connel.Ma voi potete,anzi dovete,chiamarmi Marie.Dunque,presumo che voi due già vi conosciate...' Disse la donna.
I due scossero la testa.
'Beh allora presentatevi.Parti tu Michael.' Li intimò.
Il ragazzo si stravaccò comodamente sulla poltrona e sorrise in modo beffardo.
'Sono Michael,ho diciassette anni e non ho nessuna cazzo di ambizione nella vita.' Disse tranquillamente Michael con strafottenza.
'Bene...-Si ripetè Marie,forzando un sorriso.-Tu invece April?' 
'Ehm...Dunque,sono April,ho quasi diciassette anni e provo repulsione per il genere umano.' Si presentò April.
Ci fu un silenzio alquanto imbarazzante fra i tre.
'Ci sarà molto,molto lavoro da fare qui.' Sussurrò la psicologa scrutando i due.


ANGOLO AUTRICE.
Eccoci quii!
Dunque,premetto che è il capitolo più lungo che abbia mai pubblicato qui su EFP,però mi sembra abbastanza decente.
E' ben dalle tre di questo pomeriggio che ci lavoro,perciò spero sia di vostro gradimento!
Ringrazio le lettrici della mia storia 'Voodoo Doll.' per avermi ispirato come soggetto della storia Michael,dato che ero tipo indecisa al massimo hahaha.
Ebbene,come si denota dal titolo e dall'inizio del capito,mi sono appropriata di una strofa della canzone 'Everything's Not Lost' dei Coldplay,che amo,perciò vi consiglio di leggere il capitolo con sottofondo quella canzone.
Inoltre,se volete,il titolo mi è stato ispirato dalla meravigliosa canzone di Akron/Family 'Don't be afraid,You're already dead.'quindi,magari ascoltatevi pure quella che è proprio bella bella.
So,dopo questo lunghissimo Angolino dedicato alle mie riflessioni,vi lascio e spero di trovarmi qualche recensione.
Un bacio!
Sil 

Pubblicità occulta:
Il mio twitter: https://twitter.com/choco5sos
L'altra mia storia su Cal: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2055016&i=1
  
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