best friend.
Questa cosa qui sotto è dedicata a delle persone speciali:
Anita, Caterina, Federica,Giulia, Greta, Maddalena e Mariarosaria.
Siete meravigliose.
John
aveva sempre odiato dover stare sotto le coperte, senza forze, col
viso rosso ed il corpo tremante per via della febbre. Odiava le
innate premure di Mimi, il suo tè schifosamente dolce e
tutte quelle
piccole cose che non poteva fare per colpa della maledetta febbre.
Era
gennaio inoltrato ormai, la finestra era lievemente aperta per far
trasparire quel tanto di aria che basta a non soffocarlo, c'era il
Sole quel giorno ma il freddo era particolarmente pungente.
La
zia era uscita a prendere del latte e delle medicine prescritte dal
dottore; si fece coraggio e cercò di alzarsi per prendere
dell'acqua
in cucina.
-Tieni
il tuo bel culetto al caldo, Johnny.- La voce di Paul gli
arrivò
dolce alle orecchie come il miele che Mimi si ostinava a mettergli
nel latte. Il suo migliore amico gli si avvicinò sorridente,
la
chitarra alle spalle, le guance adorabilmente rosse per via del
freddo.
-Che
cosa ci fai qui?- La voce di John uscì un po' gracchiante,
come
quando cantava al Cavern per ore, senza un goccio di birra a
rinfrascargli la gola.
-Sono
felice di vederti anche io, John.- Dio solo sapeva quanto Lennon
amasse la risata di Paul, o forse neanche lui, visto che John sapeva
bene che quel Dio di cui tutti andavano blaterando, non esisteva.
E
se proprio esisteva, aveva fatto un po lo stronzo con lui. Ma di
certo non era il momento adatto per pensare a Dio, non quando c'era
Paul nella sua stessa stanza, sullo stesso letto.
-Beh,
visto che non ti sei degnato di venire a trovarmi neanche una volta
in questa settimana, ho pensato che ti fossi dimenticato di me.-
Sputò un po' acido, John, più di quanto avesse
voluto in realtà.
-Ho
avuto un po' da fare in questi giorni, ma sono venuto a farmi
perdonare!- Il più grande alzò un sopracciglio,
ma quel faccino
tenero e le labbra gonfie modellate in un broncio avevano l'unico
effetto di fargli sciogliere il cuore.
-E
come vorresti farti perdonare?- Domandò curioso il
più grande,
guardando il suo migliore amico mettersi comodo sul suo letto e
posizionare la chitarra sulle gambe in modo tale da poter suonare il
più comodamente possibile.
Iniziò
a suonargli una canzone dolce, una di quelle da Paul, quelle ballate
lente stracolme di parole d'amore.
Non
riconobbe la canzone, quindi pensò che il suo migliore amico
/che
poi tanto amico non era/
gli
avesse scritto una canzone, una canzone d'amore.
Quando
anche l'ultima nota scomparve tra quelle mura sbiadite, un bel
sorriso incorniciava le labbra sottili di John.
-Grazie
per questa cosa, Paulie, Ti amo anche io.- John rise e gli
mandò un
bacio, per poi stendersi meglio nel letto.
-Non
fare lo stronzo, John.- Borbottò il più piccolo
dandogli un pugno
sulla spalla, senza troppa forza. -Non sono un coglione, sai? So che
quello che c'è tra noi non è semplice amicizia.-
John aprì gli
occhi, precedentemente chiusi per colpa della stanchezza procuratagli
dalla febbre.
Voleva
dire delle cose, tante cose, ma preferì lasciar finire Paul.
-I
nostri sguardi mentre suoniamo, il tuo essere così
protettivo e
geloso nei miei confronti, i battiti veloci dei nostri cuori mentre
dormiamo insieme... non sono cose che fanno i migliori amici. Io
provo qualcosa per te, John, e sono sicuro di essere ricambiato.-
In
realtà, Paul aveva paura, una paura fottuta di essere
respinto o
insultato o magari preso a calci.-
John
si mise a sedere, guardò il più piccolo in quegli
enormi occhi
dolci e sorrise, un po' amaramente.
-Paul,
tu sei una persona fantastica, sei tanto intelligente e sei molto
bello. Se noi due stessimo insieme, ipoteticamente, saresti solo
sprecato con me, solo sprecato.-
Il
discorso di John non aveva senso, pensò l'altro. Oltretutto,
Paul
rimase a dir poco sorpreso e non seppe cosa dire per qualche minuto.
I momenti in cui John esponeva sé stesso a quel modo erano
estremamente rari.
-Come
puoi dire queste cose? Dove cavolo è andato a nascondersi John
sonounfottutogenio Lennon?
La
febbre ti sta facendo delirare.- Paul rise dolcemente, prendendo la
sua mano e baciandola con dolcezza.
-Paul,
dico sul serio..- Il più grande cercò di
spiegare, di dire cose di
cui si sarebbe pentito, ma Paul lo fermò. -No John, io
dico sul serio. Non ho bisogno delle tue petunie su quanto tu possa
essere orribile, perchè non lo sei. Sei perfetto, John, e se
non lo
sei per te, lo sei per me.-
Il
più piccolo non gli diede il tempo di respirare che
già le sue
labbra erano impegnate in un bacio famelico. Le loro lingue si
incontravano, ansiose di un un contatto più intenso.
Ballarono
quella danza umida per minuti interi, fino a che entrambi si
staccarono senza fiato.
-Sai
Paul, credo che ti sia fatto perdonare.-
Spazio
Autrice:
Salve a tutti!
Chissà perchè mi ritrovo sempre a pubblicare tardissimo...
Ok, non voglio perdere troppo tempo questa sera (lol), quindi dico che questa cosa qui sopra è schifosamente fluff, fa quasi male.
L'ho riletta e ho notato che sembra che vada tutto veloce, ma va bene così.
Avevo voglia do scrivere qualcosa di questo genere e l'ispirazione arrivata a Matematica fa sempre bene!
Non aggiungo altro :3
Un bacio a tutti quanti, lasciate delle belle recensioncine se avete voglia.
Miwa xx