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Autore: mieledarancio    12/07/2008    13 recensioni
Si piega su di me e si avvicina al mio orecchio. «Non potrai vedermi, non potrai sentirmi, non potrai toccarmi... ma io sarò qui accanto a te», sussurra con voce tremolante. «Per sempre, Bill. Io sarò qui».
Porta una mano sul mio cuore.
Sì, Tom, è lì che ti terrò.
Per sempre.
Per sempre dentro di me.
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sempre Con Te









Sdraiato qui sul letto guardo il soffitto bianco e penso.

Penso a quello che sono stato e che ora non sono più.

Penso a tutto quello che avevo e che ora ho perso.

Penso a te.

E a quel maledetto giorno in cui il mio cuore si è frantumato in mille pezzi.






«Sei sicuro di saperla guidare questa macchina?».

«Fratellino, te l'ho già detto un milione di volte: so quello che faccio. E poi è ormai un mese che ho preso la patente».

«Sì, lo so. Ma non starai andando un po' troppo veloce?».

Tom mi rivolge uno sguardo seccato e torna a fissare la strada davanti a sé. «Mi sembra di sentire la mamma».

Sulle mie labbra si disegna un piccolo sorrisetto. «Sono solo prudente», mi difendo con una finta voce seccata.

Mio fratello ritorna a guardarmi e mi rivolge un sorrisetto beffardo. «Prudente, eh? Io direi stressante, piuttosto».

Ma che carino. Sempre molto gentile.

«Avanti, rilassati».

«Non posso rilassarmi quando tu vai così forte. Vuoi rallentare?».

«Se rallento, arriviamo domani!».

Sbuffo spazientito e sposto lo sguardo fuori dal finestrino per non guardarlo più in faccia e per fargli capire che sono arrabbiato con lui. Ma i miei occhi si riempiono subito di orrore.

«TOM, ATTENTO!».

Le mie grida si confondono con il rumore assordante dello scontro fra le due macchine, sento un forte dolore alla testa e poi più niente.

I miei occhi si chiudono e il buio mi invade la mente.






Stupido.

Sei stato solo uno stupido, Tom.

Cazzo, perché non hai rallentato?

Perché non mi hai ascoltato?

Perché?






I miei occhi si aprono piano e la luce mi acceca, facendomi male.

Sento la testa completamente vuota, non ricordo quasi nulla.

Dove sono?

Che cosa è successo?

Sento qualcosa di morbido accarezzarmi la guancia con dolcezza, ma non capisco che cosa sia.

«Amore mio... Sei vivo».

Mia madre.

La voce roca, spezzata dai singhiozzi.

Sento un fastidioso "bip" ronzarmi nelle orecchie e da questo riesco a capire di essere in ospedale, attaccato ad una macchina.

Un ricordo comincia a farsi vivo nella mia mente e con prepotenza mi riporta indietro nel tempo.

La macchina.

L'incidente.

Tom.

«T-Tom?».

La mia voce è quasi un sussurro, ma è abbastanza forte e dolorosa da poter arrivare con chiarezza alle orecchie di mia madre.

Passano i minuti e lei non risponde.

Perché non risponde?

Perché singhiozza così disperatamente?

Capisco che quel pianto vale più di mille parole.

Fa più male delle parole stesse.

E lì mi rendo conto.

Nonostante non riesca più ad aprire gli occhi troppo pesanti, questi si riempiono comunque di lacrime sotto le palpebre e il respiro mi si mozza improvvisamente.

Sto forse morendo?

Bene.

Ora il mio unico desiderio è questo.






Dovevo morire io, non tu.

Io ero dalla parte dove è avvenuto lo scontro.

Com'è potuto succedere questo?

Perché non sono morto anch'io con te?






«Perché sta così male? Non potete fare qualcosa per aiutarlo a mangiare?».

«Signora, noi stiamo facendo tutto ciò che è possibile fare per aiutare suo figlio, ma a volte non bastano solo le medicine per guarire un paziente. Se suo figlio continuerà a rifiutare le cure e smetterà completamente di lottare, sarà tutto inutile continuare a somministrargli i medicinali».






Lottare?

Perché mai dovrei farlo?

Non ha più senso ormai.

Non senza di lui.






«Bill, per favore... sforzati di guarire, non lasciarti andare così».

Georg cerca di prendermi una mano fra le sue e di stringerla, ma io mi ritraggo.

«No».






Mi dispiace, ma non vivrò in un mondo senza mio fratello.

Sarebbe come essere già morto, rinchiuso solamente nella gabbia che è il mio corpo.

Sono giorni che sono disteso su questo maledetto letto d'ospedale e ancora respiro.

Perché Tom non viene a prendermi, a portarmi via con lui?

«Perché non è ciò che voglio fare».


Apro gli occhi di scatto e volto la testa sul cuscino.

Questa voce.

La sua voce.

«Tom!», esclamo incredulo.

Non ci posso credere.

Lui è qui, è qui di fianco a me, seduto sul letto.

«Ciao, fratellino»
, mi saluta lui con un sorriso.

La sua immagine è così sfocata, così indefinita.

Allungo una mano per sfiorargli una guancia, ma non sento niente.

Sto accarezzando l'aria.

I miei occhi si riempiono subito di lacrime.

Fa male non poterlo toccare, non poter sentire la sua pelle sotto la mia mano.

Cazzo se fa male.

Tom mi sorride, ma il suo è un sorriso triste. «Fa male anche a me», sussurra piano.

«Tomi...», singhiozzo forte, guardando i suoi occhi così vuoti.

«Bill... che stai facendo?»
, mi chiede improvvisamente, guardandomi severo.

I miei occhi sono ancora pieni di lacrime, ma riesco comunque a guardarlo confuso. «Non lo vedi? Piango».

«Non intendevo quello e tu lo sai bene».


Il suo tono di voce è così duro, mi fa sentire quasi in colpa.

Sì, so bene a cosa si riferisce.

Ma la mia gola è improvvisamente troppo secca e la voce è scomparsa del tutto.

Punto gli occhi in quelli del mio gemello e cercò di aprire bocca per dire qualcosa.

«Io voglio solo stare con te».

È solo un sussurro, ma lui mi ha sentito.

Perché i suoi occhi sono così vuoti, ma al tempo stesso così pieni di tristezza?

Lui sospira pesantemente. «Bill... non è così che deve andare, non puoi fare questo». Si blocca un istante. «Io non voglio che tu lo faccia».

Dai miei occhi scappano ancora due lacrime. «Non mi vuoi più con te, Tomi?», chiedo con voce tremante.

«Non dire sciocchezze, lo sai che non potrebbe mai essere così!».


È arrabbiato, il suo tono di voce lo conferma.

Abbasso gli occhi, ma subito li rialzo, perché mio fratello mi chiama.

«Bill, ascolta. Io sono morto in quell'incidente, perché era così che doveva andare. Il mio tempo era scaduto, ormai. Il tuo invece no. Tu ti sei salvato ed ora sei vivo. Hai ancora tante cose da fare, non puoi buttare via la tua vita per me».


«Tu non ti rendi conto».

Tom mi guarda confuso e aspetta le mie spiegazioni.

«Tu sei la mia vita. Tu eri tutto per me. Come credi che possa vivere senza la persona più importante, quella che mi dava la forza di alzarmi e addirittura di respirare?».

Il silenzio cala pesante fra noi.

Sono minuti dolorosi questi che stanno passando ed io voglio solo che Tom mi porti via con lui una volta per tutte.

«So che in questi giorni hai pensato molto al perché io sia morto e tu no».


«Come lo sai?», esclamo sbigottito.

Lui mi sorride appena. «Perché io ero qui, accanto a te».

Il mio respiro si ferma per un attimo.

Tom allunga una mano per accarezzarmi la fronte. Io la vedo muoversi, ma non la sento.

E le lacrime ritornano a scorrere ancora una volta sulle mie gote.

«Bill, tu non hai la minima idea di quanto vorrei veramente poter tornare a stare con te come prima dell'incidente. Vorrei poterti parlare tutti i giorni, vorrei poterti toccare e sentire il calore della tua pelle e vorrei anche che noi potessimo essere i due gemelli che eravamo pochi giorni fa. Ma purtroppo non posso farlo e soprattutto non voglio che tu muoia. Non adesso».


La sua mano continua ad accarezzarmi e, anche se non la sento, porto la mia sopra la sua.

«Io non posso andare avanti senza di te».

«Ma io sono con te, Bill. Lo sono sempre stato e non smetterò adesso di esserlo».


Tomi mi fai male così. Non puoi dirmi queste cose e poi lasciarmi qui da solo ancora una volta.

«Quello che sto cercando di dirti è questo: non abbiamo bisogno di morire entrambi per stare insieme. Certo, non sarà come prima, ma la morte non può dividerci e non può spezzare il legame che c'è fra noi».


Piango e singhiozzo sempre più forte. «È un addio?».

Tom mi sorride, però è triste. «No, fratellino, non lo è».

Si piega su di me e si avvicina al mio orecchio. «Non potrai vedermi, non potrai sentirmi, non potrai toccarmi... ma io sarò qui accanto a te», sussurra con voce tremolante. «Per sempre, Bill. Io sarò qui».

Porta una mano sul mio petto.

Sul cuore.

Sì, Tom, è lì che ti terrò.

Per sempre.

Per sempre dentro di me.

Quanto vorrei stringerlo forte adesso.

Ma non posso.

Continuo a singhiozzare, ma Tom ritorna a parlare. «Ti prometto che, quando sarà il momento, verrò io stesso a prenderti e allora saremo di nuovo insieme come una volta. Per sempre. Però, Bill, devi giurarmi che farai una cosa».

Lo guardo negli occhi e so che quella sarà l'ultima volta che potrò farlo.

Almeno fino a quando non saremo ancora insieme, in futuro.

«Che cosa?».

«Vivi... per me»
.











   
 
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