Anime & Manga > Letter Bee/Tegami Bachi
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Autore: Root    13/04/2014    0 recensioni
In realtà, anche se Lag ancora non lo aveva compreso, tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento era andare vicino a Zazie, stringersi a lui il più che poteva e finalmente addormentarsi ascoltando il suo respiro regolare e il battito del suo cuore.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lag Seeing, Zazie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Returning the Smile You Have Had from the Start
Personaggi/Paring: Lag Seeing, Zazie; Zazie/Lag
Avvertimenti: Shounen'ai; Intrspettivo; Fluff
Desclaimers: Zazie, Lag e Letter Bee appartengono unicamente Hiryuki Asada-sensei.
Note: La fic è dedicata alla mia carissima sushina *___* In effetti è solo grazie a lei se mi è tornata l'ispirazione per scrivere su questi due adorabilissimi bimbi :D Il prompt me lo ha dato lei: “Lag comincia a provare degli strani sentimenti e dell'attrazione per Zazie.”.
Naturalmente il titolo non significa nulla, è il titolo di una canzone degli Emery, nulla a che fare con la fic.
Io ho cercato di fare del mio meglio, mia cara <3 É venuta incredibilmente più lunga di quanto mi aspettassi, ma non so se, oltre ad essere lunga, è anche leggibile (anzi, sono abbastanza certa che non lo sia, ma io ci provo lo stesso). In ogni caso, spero possa piacere a te, sushi, e a chiunque altro vorrà leggere :)

 

 

Non era mai facile andare a fare consegne, per i Letter Bee, c'erano sempre Gaichu dietro l'angolo pronti ad attaccare, pronti a mangiare il cuore di chiunque si trovasse dinanzi a loro; eppure, quella consegna era stata particolarmente difficile, sebbene fossero in tre. Lag, Connor, e Zazie, erano sfiniti al punto che, anche se trovavano a poche ore di cammino da Yusari, decisero che la cosa migliore era riposare. Zazie sprofondò nel sonno non appena si sistemò per terra, poggiato sulla pelliccia morbida di Wasiolka, anche Niche, accucciata accanto a Lag chiuse gli occhi e si abbandonò al mondo dei sogni.
Lag, invece, ancora non riusciva a prendere sonno; si sedette, le gambe alzate e le braccia portate a circondarle, la testa poggiata sulle ginocchia, mentre il suo sguardo vagava osservando tutto e nulla di ciò che lo circondava. Alla fine, si fermò sulla figura di fronte a lui. Zazie stava già dormendo profondamente, e Lag si soffermò, per un qualche motivo a lui non chiaro, a contemplarlo: il modo in cui era accoccolato contro il suo Dingo, il modo in cui i capelli corvini gli ricadevano sul viso, il modo in cui il suo petto si alzava e abbassava a ritmo con il suo respiro, Lag indugiò su tutti questi particolari. Senza rendersene conto, mantenne un attimo in più l'aria nei polmoni, tornando poi ad espirare in sincronia con Zazie, continuando a tenere lo sguardo fisso sull'amico.
Una ventata di aria gelida lo fece tremare e, senza una precisa ragione, pensò che sarebbe stato più caldo tra le braccia di Zazie.
“Tutto bene, Lag?”
La voce di Connor riportò il piccolo albino alla realtà, scuotendolo da quello stato di assorta contemplazione in cui era stato immerso per non avrebbe saputo dire quanto. In effetti solo in quel momento si rese conto su chi fossero stati fissi i suoi occhi per tutto quel tempo e quali fossero stati i suoi pensieri.
“Eh? Cosa?”, fece Lag scuotendo la testa, come per scacciarli via prima che Connor potesse vederglieli dipinti in volto. Il piccolo Bee si costrinse (e gli ci volle un grande sforzo e una piccola lotta interna) a posare gli occhi su qualunque cosa non fosse Zazie, disteso a poca distanza; decise che il soggetto migliore da osservare in quel momento fosse il terreno e abbassò la testa, facendosi ricadere sul viso i candidi capelli che, saggiamente, andarono a coprire il rossore che si faceva ogni secondo più intenso.
Lag non poteva vederlo ma, l'espressione di Connor, che per un attimo era stata confusa e leggermente preoccupata, venne subito sostituita da un grande sorriso (che sembrava molto volesse dire qualcosa tipo “ahhh ho capito tutto”) quando, seguendo il suo sguardo, si rese conto su chi il più piccolo si stava concentrando. Lag si trovò per un attimo a pensare che fosse una fortuna che Niche non fosse sveglia perché, di certo, avrebbe pensato che lui fosse triste o malato o ferito e gli si sarebbe gettata addosso per leccarlo e portare così via il dolore di inesistenti ferite. Non che Lag non apprezzasse, ma non era proprio ciò di cui aveva bisogno in quel momento.
In realtà, anche se ancora non lo aveva compreso, tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento era andare vicino a Zazie, stringersi a lui il più che poteva e finalmente addormentarsi ascoltando il suo respiro regolare e il battito del suo cuore. Lag ancora non se ne era reso conto, ma continuava comunque, senza saperne esattamente il motivo, a volere tenere gli occhi puntati sulla figura dormiente raggomitolata contro Wasiolka. Tutto ciò che sapeva era che anche solo questo lo faceva sentire bene; poter guardare Zazie in uno stato di tale tranquillità, con il viso disteso, senza alcun pericolo imminente, il peso che Zazie si portava sempre dietro, dimenticato per un po'.
All'inizio Zazie non si lasciava mai scorgere tanto vulnerabile; poterlo ora vedere in quel modo, rappresentava, da parte sua, un atto di immensa fiducia di cui, forse, neanche si rendeva pienamente conto. A quel pensiero Lag, dimentico delle sue guance rosse, sollevò la testa per posare nuovamente lo sguardo sul Bee dinanzi a lui; un sorriso si fece strada sulle sue labbra; di certo Connor lo stava ancora squadrando ma, in quel momento, Lag non ci fece caso, perso com'era a fissare Zazie da dimenticarsi ogni altra presenza attorno a sé. Continuava ad osservarlo, incapace di smettere di sorridere, senza capirne la ragione ma senza domandarsela; in quel momento era solo felice di poterlo guardare, forse più tardi, in una diversa occasione, se ne sarebbe preoccupato.
Di nuovo, venne riportato alla realtà, questa volta da una mano poggiata sulla sua spalla e, di nuovo, trasalì al sentire la voce di Connor, ancora sorridente.
“Forse dovresti dormire anche tu, Lag”
Solo in quel momento Lag si rese conto delle sue gambe pesanti, delle membra che gridavano per un po' di riposo, nonché delle palpebre che premevano per chiudersi per qualche tempo. Ed era stanco anche mentalmente, di certo; doveva essere quella la ragione dei suoi strani pensieri.
“Forse hai ragione, Connor”
Sì, decise Lag, era decisamente quella la ragione. Annuì, un po' all'amico e un po' a se stesso, accucciandosi accanto a Niche. Si addormentò praticamente all'istante, ancora dipinta nella mente l'immagine di un paio di occhi felini.

***

Lag era certo che ci fosse una più che logica spiegazione per tutto ciò; doveva esserci, anche se lui, in quel momento, non aveva la benché minima idea di quale fosse, né di come trovarla. Perché non era la prima volta che, svegliandosi la mattina e scendendo a fare colazione, trovava Zazie già seduto al tavolo,divorando tutto ciò che aveva davanti a sé (no, non la zuppa, naturalmente); eppure, era come se non gli fosso mai capitato prima.
“Ben svegliato, Lag!”, Zazie gli sorrise, e Lag sentì distintamente il suo cure perdere un battito e solo quando gli giunse alle orecchie un sonoro “buongiorno”, si rese conto che, in effetti, nella stanza c'erano anche Sylvette e Niche.
“Buongiorno”, rispose, finalmente guardandosi intorno, poi tornando a guardare l'altro Bee e ricambiando il sorriso.
Si sentiva piuttosto sciocco, Lag, in quel momento, eppure non poteva proprio fare a meno di pensare che gli sarebbe piaciuto tanto, davvero tanto, se fosse stato sempre così: svegliarsi la mattina e trovare ad accoglierlo il buongiorno di Zazie. Naturalmente, a quel pensiero, arrossì e, qualunque cosa stesse bevendo decise bene di andargli di traverso, provocandogli una fitta di tosse che sembrava avesse intenzione di durare per il resto della giornata.; due mani (Niche e Zazie), furono immediatamente sulla sua schiena. E (naturalmente), Lag si trovò a fissare Zazie dritto negli occhi, mentre il più grande lo stava guardando con un sorrisetto dipinto in viso, gli occhi sottili e i canini appuntiti ben in vista; e (naturalmente, perché la mente di Lag non poteva preoccuparsi di frenare tali pensieri), si ritrovò a pensare che erano davvero vicini, e che sarebbe bastato così poco per saggiare quelle labbra con le proprie.
Lag era certo di essere arrossito tanto che era impossibile che Zazie non se ne fosse accorto; e, non se l'era perso neanche Sylvette, considerando il sorriso che riuscì a intravedere tra i capelli bianchi, portati davanti al viso così da tenerlo nascosto il più possibile. Restò in quella posizione anche quando smise, finalmente, di tossire, convinto che tutti gli occhi nella stanza fossero ancora puntati su di lui; solo dopo un po' riprese a mangiare, cercando invano di accantonare in un angolino della sua mente il pensiero che Zazie era ancora lì, proprio accanto a lui.
E se anche la sua testa magari fosse riuscita a distogliersi da quel pensiero, di certo non lo fu il suo cuore, né lo furono i suoi occhi che, senza il suo permesso, cercavano di farsi spazio tra la coltre di capelli bianchi e fissarsi sulla figura seduta di fianco a lui, completamente ignara della tempesta interiore che Lag stava attraversando.
Eppure, anche se il più piccolo non se accorgeva, quando riusciva a controllare i suoi occhi vagabondi e a fissarli su qualunque altra cosa, ce ne erano un altro paio, scuri e sottili come quelli d un gatto, che si posavano su di lui.

***

 

Lag non aveva mai conosciuto l'amore; o meglio, lo aveva sì conosciuto, ma non in prima persona. Non amore che non fosse quello per sua madre, per la zia Sabrina, per gli abitanti di Campbell o per i suoi amici. Non il tipo di amore che fa battere il cuore talmente forte che si ha l'impressione che stia per acquisire una vita tutta sua e saltar fuori dal petto. Lag non aveva mai sperimentato questo genere d'amore. Era dunque comprensibile che fosse decisamente scombussolato dai sentimenti che lo investivano ogniqualvolta vedeva, parlava o interagiva in qualche modo con Zazie; sentimenti che, in effetti, gli facevano visita anche quando si trovava da solo, seduto sul letto nella sua camera, e l'immagine di Zazie si faceva prepotentemente spazio tra i suoi pensieri.
Doveva avere un'espressione strana, Lag, quando si perdeva nel suo piccolo mondo a riflettere su tutto ciò: tra un'espressione pensosa e l'altra, si ritrovava a sorridere; probabilmente doveva apparire anche un po' stupido, agli occhi degli altri.
“Ti senti bene, Lag? Devo leccarti da qualche parte?”.
“Non credo che sia questo il problema, Niche. O, almeno, avrebbe bisogno che lo facesse qualcun altro”.
Se Niche non comprese affatto le parole di Sylvette, Lag divenne (cosa che gli accadeva fin troppo spesso in quel periodo) talmente rosso che sembrava stesse per esplodere da un momento all'altro, per l'imbarazzo e per le immagini che quelle parole avevano fatto nascere nella sua testa.
Ma Lag ancora non aveva capito (o forse si rifiutava di farlo) il perché di tutti quelle strane e sconosciute sensazioni che si affollavano in lui; sembrava davvero che, in tutta quella situazione, Sylvette ci capisse molto più di lui.

***

Lag aveva l'impressione che le persone attorno a lui gli leggessero nel pensiero; non c'era altra soluzione che potesse spiegare il fatto che, improvvisamente, tutti sembravano sapere che voleva il più possibile evitare di restare solo con Zazie. E, naturalmente, sapendolo, tutti si impegnavano affinché accadesse; era come se al Bee Hive non ci fosse più nessuno. Lag non poteva in alcun modo evitare Zazie, non quando sembrava che in tutta Amberground fossero rimasti solo loro due.
Non era che Lag non voleva stare con Zazie, affatto; anzi, al contrario, probabilmente lo voleva anche troppo.
Lag non era stupido; certo, non aveva mai conosciuto e sperimentato l'amore personalmente, ma sapeva cosa fosse e, dopo settimane in cui, ogni volta che vedeva Zazie il suo cuore si dimenticava come battere a velocità normale e lui provava l'irrefrenabile desiderio di stringerlo a sé tanto forte da divenire un unico essere, e di non lasciarlo andare mai più, dopo tutto ciò, Lag aveva capito che, forse, si era proprio innamorato di Zazie. E, quindi, per evitare di fare qualcosa di incredibilmente stupido ed imbarazzante, desiderava davvero fare in modo da non rimanere da solo con l'alto Bee. Non che in quel momento paresse esserci una via d'uscita, ma Lag avrebbe preferito nascondersi finché non fosse tornata la popolazione in città.
Non c'è bisogno di agitarsi, Lag continuava a ripeterselo, come un mantra.
Perché, dopotutto, era pur sempre Zazie; era solo Zazie, per cui lui si era preso una cotta colossale, ma pur sempre Zazie. Perché mai Lag avrebbe dovuto essere tanto nervoso? Era stato tante volte solo con Zazie, eppure Lag era certo che, se adesso Zazie lo avesse guardato negli occhi, sorridendo come sempre faceva, lui non sarebbe in alcun modo riuscito a controllarsi, e avrebbe finito per fargli una dichiarazione d'amore in piena regola; e allora Zazie lo avrebbe odiato e lui sarebbe stato costretto a ritirarsi su di un qualche monte sperduto per fare l'eremita, nella speranza che il più grande si sarebbe dimenticato dell'accaduto.
Lag non poteva permetterselo; non poteva assolutamente permettersi di fare una cosa simile; non poteva permettersi di non vedere mai più Zazie. Aveva l'impressione di sentirsi male solo a pensarci.

Lag avrebbe dovuto essere abituato, a quel punto, ad essere riportato alla realtà mentre era perso nel suo piccolo mondo; eppure trasalì quando si sentì scuotere da due mani poggiate sulle sue spalle. Dovette sbattere più volte gli occhi, impegnati a fissare il vuoto, per riportarli a focalizzarsi su quanto aveva intorno.
Zazie lo stava guardando con un'espressione preoccupata; vedere i suoi occhi esprimere tanta apprensione nei suoi confronti fece sentire Lag tanto in colpa che pensò che, forse, la cosa migliore sarebbe stata colpirsi con Akabari e mostrare così a Zazie tutto ciò che gli si affollava in modo confuso nel cuore, cose che, probabilmente, non sarebbe stato in grado di descrivere a parole. La sua mano, istintivamente, si stava già muovendo per prendere la pistola, e lo avrebbe fatto davvero, se non fosse stato fermata da quella di Zazie, che gli si strinse attorno e iniziò a trascinarlo via, fuori dal Bee Hive. Lag sentì l'aria frizzantina della giornata pizzicargli il viso; anche quando si fermarono, subito fuori dall'edificio, la mano di Zazie non lasciò andare la sua. Lag era certo che il battito del suo cure potesse essere sentito anche nella Capitale.
“Sei sicuro di stare bene, Lag?”
“Eh? Cosa? Certo che sto bene, che domande! Perché mai non dovrei?”. Non suonava credibile neanche alle sue orecchie, ma almeno poteva provare.
Si mise a sedere sulle scale, portando l'altro Bee giù con sé. Si sorprese quando Zazie non disse nulla in risposta alla sua più che evidente bugia, ma lui stesso non fece nulla per rompere il silenzio; si limitarono a stare lì per un po', godendo della presenza l'uno dell'altro, gli occhi di Lag fissi a contemplare le loro mani, ancora unite, e quelli di Zazie fissi a guardare Lag.
Il piccolo Bee stava seriamente iniziando a pensare che quello era il momento opportuno per dire qualcosa, per far sapere a Zazie che, davvero, lui stava bene, anche se si era innamorato perdutamente del suo migliore amico. Forse non sarebbe andata tanto male, forse Zazie non lo avrebbe odiato e Lag non sarebbe dovuto andare a fare l'eremita per non vederlo mai più.
Sì, la soluzione migliore è dirglielo. La risoluzione era appena stata presa quando accadde qualcosa che Lag non si sarebbe mai aspettato. Fu un attimo: Lag sentì chiaramente una lingua poggiarsi sulla sua guancia e leccare, come per confortarlo, per farlo sentire meglio, e poi ritirarsi, talmente veloce che Lag avrebbe potuto pensare di essersela immaginata.
Lag ebbe un attimo per pensare che la lingua di Zazie non era ruvida come quella dei gatti; ebbe un altro attimo per pensare che non era stato come quando lo faceva Niche; e gli sarebbe bastato un altro istante per scappare dall'altra parte di Yusari Central, per l'imbarazzo, se non fosse stato bloccato dalla mano di Zazie ancora chiusa attorno alla sua, come per la paura (fondata) che Lag avrebbe potuto fuggire da un momento all'altro.
Zazie sembrava tanto scioccato e imbarazzato quanto lo era Lag; il colore del suo viso in quel momento era di una sfumatura di rosso probabilmente ancora sconosciuta.
“M-me lo ha suggerito Niche, ha detto che Sylvette aveva detto che ne avevi bisogno e... e quindi...”
Zazie stava balbettando, evitando in tutti i modi di guardare Lag; la sua voce era talmente bassa che Lag a malapena riuscì a capire cosa stesse dicendo.
Ma in qualche modo, vedere Zazie così timido e impacciato, e la sensazione della sua lingua sulla sua guancia ancora viva nella sua mente, fecero accendere qualcosa in Lag. Il piccolo Bee si avvicinò e, nel momento stesso in cui Zazie si voltò finalmente verso di lui, strinse gli occhi e, senza pensarci, chiuse la distanza che li separava, premendo le sue labbra contro quelle del più grande.
Non si poté considerare un bacio vero e proprio; nel momento in cui Zazie si rese conto di quel che stava succedendo, Lag si tirò via, ancora con gli occhi chiusi. Lì riaprì giusto in tempo per vedere l'espressione sconcertata di Zazie trasformarsi in un sorriso via via più raggiante. Lag, invece, era ancora leggermente preoccupato.
“Non mi odi, vero Zazie? Non ho rovinato tutto? Non dovrò andare a fare l'eremita e non vederti mai più, vero?”. La voce gli tremava, un po' per l'emozione un po' per la paura che Zazie davvero potesse odiarlo; un giorno si sarebbe reso conto di quanto stupida fosse quella paura, dopo quello che era successo, ma in quel momento, con il cuore che gli batteva tanto forte da impedirgli di ragionare, era giustificato.
La mano di Zazie si strinse ancora di più intorno alla sua.
“Perché dovrei? E perché mai dovresti fare l'eremita?”, disse, sollevando un sopracciglio, un'aria confusa dipinta in volto.
Poi aggiunse, forse notando il viso preoccupato dell'amico: “Certo che non ti odio, come potrei mai?”.
Lag sorrise a quelle parole, felice e leggero come se gli fosse stato tolto un enorme peso dalle spalle.
Erano ancora tutti e due rossi e imbarazzati e con i cuori a mille, ma questo non impedì a Zazie di avvicinarsi di nuovo a Lag, per dargli finalmente un bacio degno di questo nome; e Lag perse nuovamente contatto con la realtà, andando in piccolo mondo fatto solo di Zazie, delle sue labbra sulle sue, delle sue mani, una sulla sua guancia, e l'altra ancora stretta attorno alla propria. E Lag sperò davvero che non arrivasse nessuno, stavolta, a riportarlo alla realtà.

 

 

  
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