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Autore: Mikalove822    13/04/2014    0 recensioni
Guardai per l’ultima volta la mia stanza, poi chiusi la porta. Una lacrima mi stava scendendo sul viso fino a cadere sulla moquette pulita, facendo un rumore che, anche se piccolo, era percepibile per le orecchie dell’uomo. Era triste lasciare la casa in cui ero nata e cresciuta, ma non potevo oppormi.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Guardai per l’ultima volta la mia stanza, poi chiusi la porta. Una lacrima mi stava scendendo sul viso fino a cadere sulla moquette pulita, facendo un rumore che, anche se piccolo, era percepibile  per le orecchie dell’uomo. Era triste lasciare la casa in cui ero nata e cresciuta, ma non potevo oppormi.Per non far scendere un’altra lacrima, mi affrettai ad andarmene. Zaino in spalla, scesi le scale e, arrivata alla porta d’ingresso, anzi, per ora di uscita, osservai la casa che non avrei rivisto più. I ricordi mi passavano davanti agli occhi come un film, ma come al solito i film sono sempre interrotti dalla pubblicità. In questo caso la mia “pubblicità” era Jane, mia sorella maggiore, che rovinava sempre tutto. Mi odiava e non accettava che fossimo dello stesso sangue, lei affermava che eravamo solo “conoscenti”. Mi tirò per un braccio starnazzando- Dai, muoviti, il nostro jet privato parte tra poco!- Quanto la odiavo, le piaceva vantarsi di avere i soldi e un jet privato, portare borse e vestiti di alta moda, andare in giro come se fosse una star di Hollywood…. Invece a me piaceva essere piuttosto “umile”, certo amavo fare shopping, portavo vestiti firmati ma non andavo in giro a vantarmene.  Con uno sbuffo salì sulla limousine. Un camion ci seguiva portando le nostre valigie e i nostri scatoloni. Durante tutto il viaggio fino al piccolo aeroporto nessuno disse una parola: Jane  mandava stupidi messaggini col suo iPhone di lusso, Hope, la mia sorellina (la chiamavo così anche se aveva solo 2 anni in meno di me), forse l’unica della famiglia che mi capiva, giocava con il tablet, mia mamma era indaffarata a mandare messaggi, fare telefonate di lavoro ecc. ed io con le cuffie nelle orecchie ascoltando la musica guardavo la città, in cui avevo vissuto, svanire.
  
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