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Autore: Artemis Black    13/04/2014    1 recensioni
E' un sogno messo per iscritto, un desiderio inconscio di tornare a Parigi forse. Tutto ciò che posso dirvi, è che la nostalgia ne fa un pò da padrone, con un pizzico di romanticità che caratterizza la "Città dell'amore".
"Ma è durante la primavera che sboccia l’amore, che in estate sfocia nella passione.
Parigi ti ruba l’anima, è inevitabile, ma soprattutto mi ha rubato il cuore e mi ha fatto sognare.
Fu tutta colpa di una donna, che incontrai a Trocadero mentre ammirava la Torre Eiffel in solitudine."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Blue Velvet
 

Immaginatevi una Parigi d’altri tempi, quella città magica che negli anni del dopo guerra riscoprì i valori dell’arte e dell’intellettualismo, ma che soprattutto cercava di tornare agli antichi splendori della “Belle Epoque” degli anni Trenta.

Immaginatela di notte, con le luci dei lampioni che illuminano fiocamente le strade della Senna, che creano ombre attraverso le folte chiome degli alberi al lato dei marciapiedi.

Immaginate la gente seduta fuori i Bistrot a prendere un caffè, a mangiare macarons o a sorseggiare del delizioso tè in compagnia di qualcuno o magari da soli con un libro, una macchina fotografica appesa al collo, nel tentativo di intrappolare la bellezza di quella città per sempre.

Immaginate gli artisti del quartiere di Montparnasse, sulla riva sinistra della Senna, all'incrocio di Boulevard du Montparnasse e Boulevard Raspail, i pittori e i poeti famosi che lo frequentarono dagli anni '40 in poi, rendendolo celebre fino ad oggi.

Parigi, quella città velata da una leggera foschia di malinconia in autunno, quando le foglie degli alberi cadono e la mettono a nudo, coprendosi talvolta di un leggero manto nevoso d'inverno. Ma è durante la primavera che sboccia l’amore, che in estate sfocia nella passione.

Parigi ti ruba l’anima, è inevitabile, ma soprattutto mi ha rubato il cuore e mi ha fatto sognare.

Fu tutta colpa di una donna, che incontrai a Trocadero mentre ammirava la Torre Eiffel in solitudine.

Indossava un vestito di velluto blu lungo fino alle ginocchia, con maniche lunghe e vita stretta, che disegnava perfettamente la sua linea graziosa e femminile. Aveva un leggero scollo a V davanti, molto elegante, impreziosito da un filo di perle bianche. Stringeva nella mano destra una pochette dello stesso colore delle scarpe, nera e lucida, da cui tirava fuori raffinate sigarette bianche. Le accendeva con un leggero movimento della mano, quasi fosse un passo di danza.

Aveva i capelli raccolti in uno chignon ordinato, le labbra piccole ma ben definite erano coperte da un rossetto rosso e gli occhi impreziositi dal poco trucco.

Si era fermata al centro della piazza, fumando.

La osservavo da lontano, così, fuori dal tempo come l'incarnazione di una Parigi di una volta.

Poi un uomo irruppe nella scena e con piccoli passi si avvicinò alla donna.

Si fermò ad una decina di metri da lei. Era alto, capelli brizzolati, con indosso uno smoking nero e una rosa appassita in mano.

La donna voltò la testa, forse riconobbe chi era, si guardarono a lungo, parlando attraverso gli sguardi. Nessuno dei due si mosse.

Io, spettatrice esterna, ammiravo la scena immaginandomi La Vie En Rose di sottofondo e con una storia d'amore d'altri tempi che si creava nella mia mente.

Vi chiederete perché qui? Perché ora? Quale posto migliore di Parigi per sognare?

L'uomo si mosse in avanti, la donna girò il volto, strinse le braccia. Lui abbassò lo sguardo sulla rosa, desolato.

Pensai:” Che le sarà capitato mai? Perchè non gli corre incontro, baciandolo... stringendolo a sè...”

Nessuno dei due osava guardarsi più, parlarsi. La donna stava per andarsene, quando la Torre Eiffel illuminò la notte, come di consueto. Entrambi alzarono il viso per ammirare quella meraviglia, poi i loro sguardi si incontrarono, forse per la prima volta e sotto quella nuova luce sorrisero appena.

Dalle guancia della donna, risplendevano le lacrime al chiar di luna, affievolite dal suo sorriso.

L'uomo le corse incontro, l'abbracciò, la strinse a sé per non perderla, come se la loro intera vita ne dipendesse. Infine, le prese delicatamente la nuca e la baciò, lentamente, dolcemente, con tutto l'amore del mondo:Finché il mio corpo rabbrividirà sotto le tue mani, mi importa poco dei problemi, perchè mi ami.” le disse.

Gli archi in trionfo, le trombe che squillano, i flauti che chiudono dolcemente la scena.

Ci vorrebbe un sipario.” pensai sospirando.

Distolsi per un attimo lo sguardo quando mi squillò il cellulare. Quando rialzai gli occhi, non c'era più traccia dei due amanti.

Che mi fossi sognata tutto? Può darsi.” pensai mentre finivo di battere a macchina quelle ultime righe di quella notte particolarmente strana.

Ma ti sarai sognata tutto! Ma dove la tieni quella testa, Sara? A quell'ora di notte poi!” continuava a dirmi una mia amica ogni qual volta usciva fuori questa storia.

Eppure io ancora fantasticavo su quella scena, sull'amore che aveva inondato il mio cuore per un attimo. Una storia così avvincente, che una scrittrice come me non poteva non mettere su carta.

La mia gatta Selene si strusciava tra le mie gambe, mentre finivo l'ultimo sorso di thè. Tolsi il foglio dalla macchina e lo misi in uno dei miei quaderni.

Erano le 11 passate e dovevo sbrigarmi se volevo arrivare in tempo da mia madre, per il consueto pranzo domenicale. Misi le scarpe e il giubbotto di pelle, poi presi la borsa e salutai affettuosamente la mia gatta con un buffetto in testa.

Quando aprii il portone di casa, una bici ci si schiantò addosso improvvisamente.

O mio dio! Mi scusi, sta bene?” chiesi al poveretto.

Dal cestello davanti, erano caduti tanti bellissimi fiori: riconobbi dei tulipani e qualche non-ti-scordar-di-me.

Pardon! C'est ma faute!” disse con un accento francese.

Oh, non si preoccupi.” risposi, mentre l'aiutavo a rialzarsi.

Devo ancora abituarmi che questa non è Parigi e riconoscere il mio portone di casa.” disse, pulendosi il cappotto.

Oh, è lei Mr. Dupont? Che, strano modo di presentarsi, comunque io sono la sua vicina, Miss Black.” dissi sorridendo.

Enchantè, mademoiselle.” disse, sorridendomi. Aveva degli occhi verdi bellissimi, che risaltavano in contrasto con i capelli neri.

Poi prese un tulipanorosso dal cesto e me lo porse.

Magari, la prossima volta ci incontreremo davanti un buon caffè.” disse.

Oh, certamente.” lasciandogli spazio per entrare nel palazzo e mi salutò con un lieve sorriso che parve del tutto sincero.

Annusai il tulipano sorridendo come una sciocca, mentre ero diretta a prendere la metro a Stratford per arrivare a Queensway.

Chissà, potrebbe essere quel pizzico di Parigi nella mia vita.” pensai.


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Buonasera! Spero vi si piaciuta questa piccola one-shot (a cui forse non negherò un proseguimento e forse una storia a se).
E' stato uno di quei pochi sogni che ho dovuto scrivere per non dimenticare e perchè è stata così realistico per me.
Spero lascerete una piccola recensione e fatemi sapere che ne pensate! 
See you soon,
Artemis Black

-Aggiornata il giorno 11/01/15-

  
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