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Autore: Zomi    13/04/2014    7 recensioni
Se ne stava tranquillo e calmo nella sala comune a lucidare le sue spade.
Seduto a gambe incaricate sul tappeto, con la schiena addossata al lungo divano, batteva un batuffolo di cotone sulla lima della katana, affilandone il taglio e colmando le lacune del filo del rasoio. Ghignò squadrando con occhio attento la sua spada.
La Wado rifletteva la sua immagine ghignate, soddisfatto per la cura e l’attenzione con cui si occupava delle sue katane, brillando sotto la luce solare che filtrava dall’oblò della sala.
Tutta la ciurma era scesa sull’isola, a rifocillare la dispensa e a sperperare Berry, e lui era rimasto il solo a bordo della Sunny.
Ma ancora per poco.
-Ohi ohi ohi-
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TACCHI
 
 
Se ne stava tranquillo e calmo nella sala comune a lucidare le sue spade.
Seduto a gambe incaricate sul tappeto, con la schiena addossata al lungo divano, batteva un batuffolo di cotone sulla lima della katana, affilandone il taglio e colmando le lacune del filo del rasoio. Ghignò squadrando con occhio attento la sua spada.
La Wado rifletteva la sua immagine ghignate, soddisfatto per la cura e l’attenzione con cui si occupava delle sue katane, brillando sotto la luce solare che filtrava dall’oblò della sala.
Tutta la ciurma era scesa sull’isola, a rifocillare la dispensa e a sperperare Berry, e lui era rimasto il solo a bordo della Sunny.
Ma ancora per poco.
-Ohi ohi ohi-
Con un sopracciglio inarcato, Zoro si voltò verso la porta d’entrata della sala, fissando la figura di Nami avanzare traballante, lamentandosi arricciando le invitanti labbra e socchiudendo gli occhi color cioccolato in una smorfia dolente.
-Oh- si gettò poco elegantemente sul divano dietro le spalle del compagno, sprofondando con il dolce visino su un cuscino.
I suoi ricci ramati le coprivano l’espressione sofferente, ma non attutivano i suoi lamenti.
-Ohi ohi ohi ohi-
Zoro sbuffò, rifoderando la sua katana.
-Si può sapere che hai?- sbottò rozzo e duro, voltandosi di tre quarti verso di lei.
Nami mugugnò, rigirandosi a pancia in su nel corto vestitino bianco che le copriva  a mala pena le cosce.
-I tacchi- piagnucolò, indicando con braccio teso i sandali che dondolavano insieme ai suoi piedini, tesi oltre il bracciolo del divano.
-Ah capisco- alzò gli occhi al cielo Zoro.
In verità non aveva capito nulla, ma di una cosa era certo: cose di donne.
Ergo, lui non le avrebbe capite nemmeno sotto tortura o con un corso.
Ma, nonostante la lacuna in materia, cercò comunque di applicarsi.
-Non li hai trovati in saldo?- tornò a voltarsi vero le sue spade, posate sul baso tavolo della sala, lucidandone la fodera.
Si trattava di Nami, per cui il problema riguardo un acquisto era o di soldi, o di soldi.
-No- piagnucolò acutamente la rossa –Li ho pagati con il 50% di sconto, meno duecento Berry perché ho fatto gli occhi dolci al commesso- si crogiolò al ricordo di quando li aveva pagati, non rimpiangendo per una volta i Berry spesi.
Era un paio di sandali divini.
Di-vi-ni.
Bianchi, in tinta con il suo bell’abitino, un tacco dodici mozzafiato che aveva fatto voltare tutte le teste dei passanti non appena li aveva indossati.
Un fine intreccio partiva dalla punta circondava il piede fin sulla caviglia, incorniciando il polpaccio, fino a quasi la sua metà, con dei morbidi laccetti di cuoio bianchi, che allacciavano la calzatura con perfetto stile.
-E allora che hanno?- borbottò lo spadaccino, fintamente interessato.
-Mi fanno male!!!- singhiozzò la cartografa, scalciando nell’aria.
-Hai preso un numero più piccolo per risparmiare?!?- si stupì –Ma sei masochista?!?-
-Che diamine farnetichi, cavernicolo- lo colpì con uno scappellotto sulla nuca.
-I tacchi, prima di indossarli per la prima volta, vanno ammorbiditi lasciandoli a riposo, con dentro della carta, per almeno un giorno- spiegò.
Zoro piegò il capo verso di lei, fissandola con espressione atona e vuota.
Bene, ottima informazione nel caso in cui si fosse mai ritrovato donna una mattina… ma, apparte quella fantascientifica ipotesi, a lui che poteva interessare?
Tornò a lucidare le fodere, sghignazzando.
-Tu invece li hai indossati subito, vero?- ghignò.
-Ma sono così carini!!!!!- gli piazzò davanti al naso il piedino arrossato, tutto stretto nei lacci degli altissimi sandali.
-Levami questo affare radioattivo dalla faccia- abbaiò, afferrandole la caviglia e spostandola rudemente.
-Zoro!!!!- piagnucolò maltrattata –Ho male!!! Cattivo!!!-
Lo spadaccino alzò gli occhi al cielo: ma perché non l’aveva ignorata, lei i suoi piagnistei, rintanandosi nella sua palestra?
-Mocciosa piantala, non so aiutarti, cerca qualcuno più… più…- espero? Medico? Più cosa di lui?
-Più galantuomo di te?- sbuffò la rossa, assottigliando gli occhietti sulla nuca del verde.
Lo fissò con rabbia, facendo quasi scintillare le sue pupille nocciola, da cui uscirono dei leggeri lampi, che fecero accapponare la pelle dello spadaccino.
-Ehi!!!- si massaggiò la nuca il verde disturbato –Ho ascoltato i tuoi capricci, più di così cosa vuoi?-
Nami arricciò le labbra offesa.
Diamine, era così idiota?
Voleva solo un po’ attenzione, delle coccole, la cavalleresca offerta di sfilarle quei maledetti tacchi e massaggiarle le piante dei piedi con affetto… era troppo?
Considerando il soggetto che aveva scelto, si, era troppo.
-Cavernicolo- alzò al soffitto il nasino –Chiederò a Sanji quando torna-
Si sistemò meglio sul divano, ancheggiando e piegando le braccia tra i capelli mossi e rossi.
Si aprì maggiormente la scollatura, gonfiando il petto e piegando verso il bacino la gonna del vestito, mostrando le belle e invitanti cosce.
-Che stai facendo ora?- sbottò Zoro, che seppur di spalle aveva notato i suoi gesti.
-Mi preparo all’arrivo di Sanji kun- sorrise malandrina la rossa –Vedendomi sarà di certo felice di occuparsi di me e io, in debito, dovrò assolutamente ringraziarlo…- accavallò le gambe, incrociando i piedini arrossati, mentre inarcava la schiena mettendo in mostra i seni sodi e floridi -… e sono certa che il mio ringraziamento gli farà molto piacere-
Zoro storse il naso, fissando la compagna tutta morbida e disponibile, a fare le fusa per un cuoco cretino dal ciuffo biondo e col cervello nei pantaloni.
Sempre che ne avesse uno.
-E credi che quell’idiota possa aiutarti?- sbuffò, posando finalmente le katane sul tavolo e dedicandosi a lei.
Nami ghignò per quella prima vittoria.
-Ovvio, Sanji kun è sempre attento ai miei bisogni- socchiuse gli occhi.
-Non è l’unico- ringhiò.
-A si?-
-Si-
-E allora…- si sollevò col busto, facendo leva sulle mani aperte contro il sedile del divano -… vediamo come mi aiuteresti tu-
Fece dondolare un piedino davanti al viso del verde, aspettando la sua mossa.
Quello, grugnendo, si mise a sedere sul divano, facendosi spazio accanto alla cartografa, sfilandole il tacco e iniziando a massaggiarle la pianta del piede.
Con piccoli movimenti rotatori delle dita, accarezzò con attenzione la caviglia e la pianta del piede, risalendo alle piccole e curate dita di Nami, stirandole una per una.
Sentì il piedino rilassarsi e riacquistare il candore quotidiano, rilassando i muscoli infiammati dal tacco.
Senza lasciar parlare la rossa, prese anche il secondo piede, ripetendo l’azione e massaggiandolo con la stessa cura e attenzione del precedente.
Credeva forse che quel damerino impomatato l’avrebbe trattata meglio di lui?
Si sbagliava, e non sapeva nemmeno quanto, ed era venuto il momento di dimostrarglielo.
Non soddisfatto di averla sollevata dal dolore ai piedi, iniziò a massaggiarla anche il polpaccio delle gambe, risalendo con calma e cura su tutta la gamba, raggiungendo le cosce, su cui si fermò abbracciandole entrambe.
-Allora?- sghignazzò, fissando la fine gonnellina della rossa piegata davanti a lui –Credi che il tuo Sanji kun saprebbe fare di meglio?-
Alzò gli occhi sul viso di Nami, certo di trovarla rossa sulle guance d’imbarazzo, pronta ad ammettere che lui, si lui, era l’unico che sapeva trattarla al meglio.
Ma, in barba alle sue cure e attenzioni, la bella navigatrice dormiva profondamente, rilassata sul divano e priva di imbarazzo e risposte.
Zoro grugnì infastidito, digrignando i denti.
L’avrebbe svegliata a suon di schiaffi se… se… se non fosse stata così carina e angelica, con quel bel vestito bianco indosso, le gote chiare e i capelli rossi a incorniciarle il viso, rilassato e felice.
Ghignò, alla vista del suo sorriso teneramente allargato sulla sua bocca.
Con calma, sfilandosi gli anfibi, si distese accanto a lei, abbracciandola per la vita e accoccolandosi su di lei. La sentì voltarsi e abbracciarlo per i fianchi, posando il capo sul suo petto, continuando a dormire profondamente.
Addormentata o sveglia, quella mocciosa l’aveva sempre vinta.
Ma quella volta, anche lo spadaccino aveva avuto la sua bella vittoria.
   
 
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