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Autore: Kere_Krawl    13/04/2014    1 recensioni
La storia di Zelena, la Malvagia Strega dell'Ovest, di come sia arrivata ad essere la ''Wicked'' che tutti conosciamo. Una storia per chi, come me, si immaginava un passato diverso per lei. Ho deciso di condividere con voi quella che era la mia immaginazione! Spero vi piaccia.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quite A Common Girl 

La giovane lanciò l’ennesimo grido nella piccola stanza buia e sudicia. << Piantala, Cora. Se ti trovi in questa situazione è perché tu ti ci sei voluta cacciare, aprendo le tue luride gambe. >> << Sei sempre stata una donna di spirito Mary, sai? >> ribatté la giovane chiamata Cora, afferrando con una mano un lembo del lenzuolo su cui era posta. << Eccolo, eccolo… Continua a spingere, inizio a vedere la testa. >> Cora spingeva a più non posso, maledicendo quella piccola creatura che tanto la faceva penare e ancor di più malediva la sua stoltezza. Doveva sbrigarsi. Suo marito non sapeva niente: con i suoi poteri era riuscita a nascondere la gravidanza in un modo ottimale. Ma se magari fosse andato a cercarla? Se fosse arrivato lì? << Eccolo, ci siamo… un’ultima spinta… >> Con tutte le sue forze, dopo una forte scossa di dolore, gridando Cora spinse fuori da lei quella creatura, lasciandola cadere nel panno dell’anziana nutrice. La vecchia riuscì a balbettare un << Ma cosa diavolo… >>. Poi i suoi occhi strabuzzarono, e cadde a terra, sbattendo la testa. << Mary? Mary? Che diavolo stai facendo? >>. Cora si spostò sul letto, stremata, passandosi una mano sulla fronte sudata. La levatrice era a terra, la faccia rivolta verso il pavimento: il cuore doveva averle ceduto. Un fagottino dimenante stava accanto a lei. Cora sfece quell’ involucro bianco, rivelando la creatura che vi stava all’interno. Nemmeno lei riuscì a trattenere un grido: il neonato, la creatura che lei aveva appena dato alla luce, era completamente verde. 
 

La donna e l’uomo camminarono lungo il sentiero. << Avanti Anna! Dobbiamo arrivare ad Oz prima di sera! >> le gridò l’uomo, camminando appoggiandosi ad un bastone. << Si, certo Finn. >> Anna gli stava dietro non riuscendo a sostenere il suo passo, mentre cedeva sotto il peso degli innumerevoli sacchi che aveva sulle spalle. Un rumore acuto squarciò il silenzio della notte. << Cosa è un lamento? >> chiese Finn. << No, sembra più una specie di pianto… Viene dal fiume. >> << Beh, credo sia meglio lasciare perdere… Anna dove stai andando? Vieni qui ora!! >>. Anna, ignorando le grida del marito, scese velocemente il pendio per raggiungere la riva del fiume. Un piccolo fagottino bianco galleggiava sulle acque. Anzi, per essere precisi, il mucchio di cenci stava levitando a pochi centimetri dal pelo dell’acqua. Anna afferrò il panno e lo disfece: la cosa che ne trovò all’interno era di uno strano colore, ma riuscì a far comunque breccia nel suo cuore. << Che diavolo è quell’affare Anna? Un rospo? >> chiese Finn, brusco. << No >> rispose Anna, sorridendo. << È un bambino. >>
 

<< Cosa hai fatto mamma? >> la bambina osservò la madre entrare nella stanza, nascondendo una guancia con una mano. << Niente Zelena, niente. Cara, voglio darti una cosa. >> Con una mano sempre a coprire la metà del viso, Anna mostrò un ciondolo argentato con uno smeraldo alla bambina. << Vedi questo? Mia madre lo diede a me, che a sua volte lo ricevette da sua madre. Voglio che sia tuo ora. >> Zelena prese il ciondolo, esaminandolo. << È  bellissimo! Grazie mamma. >> Anna sorrise. << Avanti, ora dormi. >> Si avvicinò alla piccola e le rimboccò le coperte. Intonò le note di una vecchia ninna nanna, che da piccola usava cantarle sempre sua madre.
Dormi bambina, vicino a me…
La mamma ti veglia, figlia di un re…
In fondo alla strada un castello aspetta te…
Un trono dorato è pronto per te
Rubini e diamanti daranno a te
Felice e contenta tu vivrai, dai retta a me
Dormi ora cara, la mamma è qui
Con te.
Anna aspettò che la bimba avesse chiuso gli occhi, per levare la mano dalla guancia. Un livido viola le colorava una guancia pallida, emanando una fitta di dolore. << Dormi bambina mia. Un giorno sarai una vera principessa. E quel giorno spero di poter essere accanto a te. >> Dopo averle dato un bacio sulla fronte, Anna uscì dalla stanza della figlia, non sapendo che non l’avrebbe vista mai più. 
 

<< Hai lasciato un’altra macchia, sgorbio! >> Finn Hudson sputò a terra, lanciando un osso ai cani che stavano vicino alla porta. << Pulisci immediatamente! >>. << S… subito padre >>. La ragazza corse dove il padre aveva sputato, passandovi di corsa uno straccio. L’uomo la guardò, la bocca storta in un’espressione di disgusto. << Guardati. Sei solo una palla di moccio… Sei più verde del vomito. Mi fai schifo. >> Sicuramente non più verde del tuo, vecchio ubriacone. La ragazza, Zelena, stava per ridere di fronte a quel pensiero, ma ricacciò immediatamente il sorriso per ottenere un’espressione più seria. << Dovresti solo gettarti a terra e ringraziarmi. Io e Anna ti abbiamo cresciuta, nutrita, ti abbiamo dato un tetto sopra la testa, nonostante tu non avessi niente a che fare con noi. E ora che tua madre è morta, io ho accettato di tenerti qui. Lascio anche che tu mi chiami padre. Non sono forse un buon uomo, Zelena? >>. << Si, padre >> mormorò lei a denti stretti. << Si, padre. >> la scimmiottò Hudson. Il vecchio si alzò dalla tavola, grugnendo. << Io me ne vado a letto. Non voglio sentire nemmeno un rumore, chiaro? >>. Zelena annuì, mentre l’uomo usciva fuori dalla stanza, sbattendo la porta. Rimase sola, a fissare lo scempio che l’uomo aveva lasciato sulla tavola. << Avanti Zelena. Non ci vorrà niente. >>. Iniziò a sistemare le posate, passando un cencio inumidito sulla tavola. Nello strofinare, un vecchio piatto di terracotta cadde dal tavolo, frantumandosi in mille pezzi. << Che è stato? >> gridò Hudson, irritato. Zelena andò nel panico. Ti prego. Ti prego, tirati su. I frammenti del piatto si alzarono in volo nella stanza per ricomporsi e formare nuovamente il vecchio piatto. Zelena emanò un sospiro di sollievo. Si immaginò suo padre mentre tutti quei cocci si infilavano nel suo enorme sedere. Di fronte a quell pensiero, esplose in una risata spontanea. Iniziò a cantare quella vecchia ninna nanna che le cantava sempre sua madre, danzando attorno al tavolo. << Io sono una principessa! >> esclamava, ridendo. Si fermò di fronte allo specchio vicino alla tavola, accarezzando la collana argentata con lo smeraldo che portava al collo. << Vedrai mamma. Vedrai. >>
 
  
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