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Autore: marthiachan    14/04/2014    2 recensioni
Alcune rumorose famiglie avevano raggiunto l'atrio e, in mezzo a loro, un ragazzo riccioluto. Più alto della media dei suoi coetanei, con il viso serio e pallido, il suo vestito scuro spiccava in mezzo alla sala luminosa e alla folla multicolore che lo circondava. Non lo vedevo da circa un anno. Era molto cambiato, ma lo avrei riconosciuto anche fra mille.
Mi sono avvicinato e mi sono fermato di fronte a lui, aspettando che mi notasse. Lo ha fatto solo due secondi dopo e quando i suoi occhi si sono posati su di me la sua espressione denotava una certa irritazione.
“Potevi far venire un taxi. Non era necessaria la tua presenza.”
“Ho preferito assicurarmi personalmente che non fuggissi in Galles come due anni fa.”
“Era diverso. Avevo una casa in cui tornare.”
------- Seguito di "Conseguenze"
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: John, Watson, Molly, Hooper, Sherlock, Holmes
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sherlock's Diary'
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Eccoci alla fine.
Questo non è solo un piccolo epilogo che conclude una fic, ma è un epilogo che conclude una serie a cui mi sono dedicata per molto tempo. È stata la mia prima serie di ff su Sherlock ed è stato un po’ come crescere un figlio. E ora è arrivato il momento di lasciarlo andare.
Grazie a tutti coloro che hanno letto, recensito, seguito, ricordato o preferito una qualsiasi delle storie presenti nella serie.
Buona lettura e a presto.
 
Epilogo
 
 
Aprendo il frigo del laboratorio sono rimasto per qualche secondo a osservare il contenitore all'interno. Mi sentivo eccitato come non mai al pensiero della faccia che avrebbe fatto Hamish vedendolo. Beh, mi bastava immaginare come sarei stato felice io alla sua età se avessi ricevuto un regalo simile.
“Sherlock?”
La sua voce mi ha ridestato dalle mie fantasie e ho chiuso il frigorifero voltandomi.
“Molly ha detto che mi aspettavi qui e che avevi qualcosa per me.”
“Sì, certo.” ho annuito sentendomi improvvisamente a disagio.
Come potevo dargli un regalo simile? Con quali parole? Cominciavo a sentire l'arrivo di un certo nervosismo che poteva anche essere definito panico.
“Ok, di che si tratta?” ha chiesto facendo spallucce. “Se è qui in laboratorio sarà sicuramente qualcosa per un esperimento. Spero non siano insetti. So che a te piacciono, ma...”
“No, non sono insetti. Ecco, si trova nel frigorifero.” ho illustrato facendo un piccolo e ritardato gesto con la mano indicando l'elettrodomestico.
“E hai intenzione di darmelo o devo prenderlo da solo?”
“Se preferisci...”
“Forse è meglio se faccio io o qui facciamo l'alba.” ha commentato con sarcasmo raggiungendo il frigorifero e aprendo lo sportello.
“È il contenitore grande.”
“Mmm... interessante.” ha mormorato prendendolo in mano. “Grande e pesante. Sta in frigo quindi è deperibile. È un organo umano?” ha chiesto con un sorrisetto divertito.
“Apri il contenitore.”
 “Ok...” lo ha poggiato sul tavolo e poi lo ha aperto lentamente. “Oh, mio Dio.” ha esclamato quando ha focalizzato ciò che era contenuto all'interno. “È per me? È davvero per me? Mi hai davvero regalato un cervello umano per il mio compleanno?”
“Buon compleanno, Hamish.” gli ho augurato con un sorriso.
Mio figlio è corso fra le mie braccia stringendosi a me. Non ho potuto fare a meno di abbracciarlo.
“Grazie. È bellissimo.”
“Oh, beh, devi ringraziare anche Molly.”
“Lo farò.”
“E non dire nulla a Kenneth e Juliet o lo vorranno anche loro.”
Hamish è scoppiato a ridere contro il mio petto.
“Certo, potrebbe diventare una nuova moda.”
“Sì, beh, io non lo escluderei.” ho ironizzato sullo stesso tono. “Comunque, riceverai anche un altro regalo più tradizionale. Uno che puoi esibire in pubblico.”
“Non importa. Sono già molto contento.”
“Ne sono felice. Allora, magari, mi permetterai di assistere quando farai i tuoi esperimenti? Solo come osservatore, non interferirò.”
“Sarebbe bello... Papà.”
Ho aperto la bocca per replicare, ma non sono riuscito a dire una parola. Avevo desiderato sentirmi chiamare così da lui per mesi, e finalmente era successo. Ora però, non potevo fare a meno di pensare a quello che mi aveva detto sui fidanzati di Irene e sul fatto che non mi avrebbe mai chiamato così. Era cambiato qualcosa? La mia confusione doveva essere palese perché lui si è sentito in dovere di spiegare.
“Quello che ti avevo detto sugli uomini che ho chiamato Papà... Non mi importa per davvero. Sei tu il mio papà.” ha ammesso allontanandosi da me con lo sguardo basso. “Mi dispiace aver chiamato altri con quel nome.”
“Non devi dispiacerti.”
“Comunque, se avessi cambiato idea... Se non vuoi più che io ti chiami così, non lo farò.”
“Non essere sciocco Hamish.” l'ho rimproverato con finto tono irato. “Ne sarei onorato.”
Ho visto un sorriso allargarsi sul suo volto e coinvolgere anche i suoi occhi azzurri. Uno spettacolo raro e bellissimo. E poi mi ha abbracciato di nuovo.
“Ehi, è tardi, vi decidete? Dobbiamo uscire... Oh, mio Dio, ma quello è un cervello umano?” ha urlato John riportandoci con i piedi per terra. “Sherlock Holmes, che diavolo ci fai con un cervello umano?”
“Non è mio, John.” ho spiegato togliendomi i guanti.
“Cosa?”
“Infatti è mio, zio John.” ha confermato Hamish richiudendo il contenitore e rimettendolo in frigorifero.
“Sherlock, hai regalato un cervello a tuo figlio?”
“John, è per la scienza!” ho esclamato mentre rimettevo la giacca e mi apprestavo a uscire dal laboratorio seguito da John e da Hamish.
“Ma Sherlock, tuo figlio ha dodici anni!”
“Tredici, compiuti oggi.” Lo ha corretto immediatamente mio figlio.
“Visto, John? Tredici anni. È grande ormai.”
“Voi due, mi farete diventare matto...” ripeteva John sconsolato. “E tu,” ha detto all'improvviso a Hamish con tono severo, “non ti azzardare a coinvolgere la mia Harry nei tuoi esperimenti, chiaro?”
“Non potrei mai. È solo una bambina!”
“Infatti. Spero che te lo ricorderai.” ha intimato John con il suo tono da Capitano poco prima di allontanarsi con passo marziale.
Io e Hamish ci siamo guardati in viso e siamo scoppiati a ridere e poi lo abbiamo seguito.
 
 
   
 
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