Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Clockwise    14/04/2014    3 recensioni
Può una striscia di vernice gialla impedirti di vivere?
Il trasporto pubblico a Londra è efficiente, benché caro.
E Cassandra ha paura.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mind the gap
Oltre la linea gialla
 
 
Nella galleria, l’aria è sempre fresca, c’è sempre questo venticello impalpabile che gironzola. Cassandra si alza dalla panchina e fa qualche passo avanti, guardando a sinistra verso il resto della piattaforma. Dà un'occhiata all'orologio. Anne non è ancora arrivata, ha appena guadagnato dieci minuti di ritardo e cinque treni che Cassandra si è vista correre davanti. Sbuffa. Eppure casa sua non è lontana da lì, la stazione metropolitana di Blackfriars, non capisce perché è così in ritardo.
Cammina ancora, fino ad arrivare accanto alla linea gialla, e si sporge appena. Chissà se anche laggiù è fresco. Forse no, riflette, sarebbe riparato dalla piattaforma. Si tira indietro, tornando dritta. I binari rilucono alle luci della banchina, inghiottiti, pochi metri alla sua destra, dal buio della galleria. Fa un passo avanti, le scarpe calpestano la linea gialla.
 
 
Ultimamente, ha smesso anche di salutarla. Si incontrano tutte le santissime mattine, in quell’università del diavolo, e lui abbassa gli occhi. Ogni volta, da un paio di settimane a questa parte.
Anne sostiene che sia colpa sua.
«Sei te che non lo saluti mai per prima! E poi quella volta, lui ti ha salutata e tu non l’hai visto…»
«Non avevo gli occhiali!»
«Va bene, ma lui non lo sapeva, e ci sarà rimasto male. E adesso ti tiene il muso, e fa bene.»
Anne, è dura ammetterlo, ha ragione. Lei non saluta mai per prima, anzi, spesso cambia strada se lo intravede, si finge impegnata in una conversazione. Da qualche parte, nascosta dentro di sé, c’è anche una spiegazione a quel suo comportamento così poco razionale, Cassandra lo sa, il problema è tirarla fuori e spiegarla a parole umane.
 
 
E se saltasse giù?
Il pensiero le saltella in testa ogni volta, ne è spaventata, perché è di una semplicità e una logica disarmante, da bambini. In fondo, cosa glielo impedisce? Perché diamine non potrebbe saltare? Ha forse una palla di piombo alla caviglia, qualcuno a tenerla per le braccia? Affatto. C’è solo una linea gialla.
 
 
Provando a psicanalizzare il problema, be’, il problema è lei. Nemmeno quell'altra, che alla fine è solo una scusa, ma Cassandra stessa e le sue stupide paure. Ma anche un po’ lui, diciamocelo.
Certo è, che andare a prendere il caffè con quella biondina di medicina non è che l’abbia fatta felice. Guardarli ridere e parlare accanto al distributore automatico è stato doloroso, soprattutto perché glielo legge negli occhi che ci tiene e vuole tornare con lei – sì, Anne gliel’ha confermato, sono stati insieme per due anni, poi lei l’ha lasciato e adesso lui ci sta riprovando, anche se lei non sembra molto presa. A Cassandra cosa resta? Fare la fila dietro di loro per il suo misero caffè. Caffè che è anche più amaro del solito, dopo che lui ha incollato gli occhi sull’altra, passandole accanto. (Ma da un lato si rassegna dolcemente; se la bionda lo rende felice, lei non può che essere felice per lui, no?)
Prima la salutava anche. Avevano partecipato a dei seminari insieme, e questo sembrava dare loro la facoltà di potersi salutare l’un l’altra. Solo un saluto e un sorriso, niente di che, solo un testimoniare le reciproche esistenze. Non si erano mai parlati. (E, a volte, non sembrava averne bisogno. Sembravano dirsi molto di più con un sorriso e un tuffo l’uno negli occhi dell’altra.)
 
 
Cassandra fa ancora un minuscolo passettino avanti. Adesso le punte dei piedi sfiorano il bordo esterno della linea gialla, vede ogni crepa sulla vernice. Ancora un passo, e i suoi piedi arrivano al bordo della piattaforma. Un passo e c’è il vuoto.
 
 
Piazzando il problema sotto un microscopio, lei ha paura. Ogni volta che lo vede. Le tremano le ginocchia, le torna su la colazione. Ha paura. È paura che le fa abbassare lo sguardo con gli occhi sbarrati quando lui è nelle vicinanze, paura che le fa desiderare di scomparire, di non esistere, non inquinare il panorama con il suo aspetto goffo e impacciato, la sua persona inadeguata. A lei basta vederlo, ma vorrebbe non esistere per lui, per poterlo ammirare in pace, dietro una linea gialla che separa lui (un pianoforte jazz, un romanzo d'avventura letto da bambini, un film vecchio e dimenticato) e lei (un timido oboe, una poesia di donna dell'Ottocento inglese, un vecchio vinile graffiato).
 
 
A dire il vero non c’è il vuoto: c’è un po’ di buio, poi legno, metallo, carbone. Le rotaie. E il piccolo dettaglio della metropolitana che vi passa sopra. Non è propriamente vuoto
 
 
 
E lui chissà cosa pensa, ormai. Probabilmente che sia solo una maleducata che non val la pena salutare, meglio tirare dritto, tu mi ignori, io ti ignoro. Per Cassandra, così, è anche peggio, perché riesce a vederli i suoi occhi scuri quando le passa accanto (è alta quasi quanto lui).
 
 
Potrebbe saltare, non è molto in basso. Un paio di metri? Anche meno. Potrebbe saltare e seguire quelle rotaie, vie metalliche del suo destino. Finiscono nel buio, però. E non sa cosa c’è, lì dentro.
Potrebbe saltare, ma se atterrasse male? Se i fari del treno l’accecassero all’improvviso?
 
 
In fondo, cos’ha di speciale, perché diamine l’attrae, non sa dirlo. Non ne ha la più pallida idea, il più razionale indizio. L’attrae e basta, di una forza primordiale e istintiva, non riesce a spiegarla (ma allora, se è così forte, perché diamine lui non la guarda?). Sa solo che potrebbe bere i suoi occhi neri senza saziarsi mai, scoprire le loro infinite sfumature e profondità fino alla fine del suo tempo, e sarebbe felice. Anzi no, non felice, nemmeno appagata. Probabilmente proverebbe la stessa sensazione di chi nuota sott’acqua a lungo, finché non ha il petto oppresso, e tira fuori la testa e respira. Quel preciso momento, quando i polmoni gridano di sollievo e i muscoli sorridono, l’adrenalina che ancora li percorre. Quel preciso momento, ma sott’acqua. Riempirsi i polmoni di ossigeno quando l’ossigeno non c’è, gonfiando il petto schiacciato dalla pressione. (È una spiegazione possibile, c'è qualche logica? Ma forse non è la logica che deve cercare.)
 
 
Un vento più forte le solleva i capelli, balza indietro d’istinto. Un convoglio arriva in un istante, sconvolgendola. Le porte si aprono, gente esce, gente entra. Anne non è ancora arrivata. E lì, fra le facce stanche e anonime dei passeggeri, eccoli, i suoi occhi (gargoyle di pietra che tornano alla vita per lei), e il suo cuore fa un balzo. I loro sguardi si allacciano e lei è persa, non sa che fare, dove deve andare, è di nuovo dietro la linea gialla, la gente le passa accanto, una voce metallica le grida di fare attenzione. No, no, deve aspettare il prossimo, Anne non è ancora arrivata...
 
Mind the gap, mind the gap… 
 
 
I suoi occhi, magnetici, non le chiedono che di saltare, saltare nel vuoto (che vuoto non è), nel buio, nell’ignoto. Cassandra ha paura, ha una paura matta – non si parlano nemmeno! – ma le sovviene all’improvviso che, può parlargli (ad Anne non importerebbe, sarebbe solo felice, prenderebbe il prossimo), perché, ehi, questa è un’opportunità sussurrata all’orecchio. Ehi, diamine, salta! Di che hai paura? Hai solo una stupida striscia gialla davanti ai tuoi piedi. Una stupida linea che dovrebbe decidere cosa puoi fare e cosa no, ma chi diavolo deve scegliere, se non tu? C'è solo una linea gialla che ti divide da chi devi essere e chi sei, e se non stai attenta si restringerà sempre più fino a legarti le caviglie e allora sì che saranno guai. Ma adesso, adesso puoi ancora saltare, e allora salta, salta nel buio, aggrappati a quegli occhi che non ti lasciano, costringili a sorridere, vedi dove ti portano.
È solo una linea gialla.
 
Cassandra saltò sul convoglio appena in tempo. E lui le sorrise.
 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Clockwise