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Autore: 1rebeccam    14/04/2014    11 recensioni
ULTIMO CAPITOLO scrisse all’inizio del foglio di word a lettere maiuscole, mosse il mouse e puntò il cursore sull’icona ‘centra’.
La scritta troneggiò al centro superiore del foglio virtuale.
Si sistemò per bene sulla poltrona di pelle e, sospirando, cominciò la fine del suo racconto.
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo 28




Venerdì 1 marzo, ore 01.30

Il corridoio sembra infinito.
Si è separata da lui solo due ore prima, ma sente dentro allo stomaco uno strano vuoto che le fa percorre quei pochi metri a passo svelto, guardando fisso davanti a sé. Il tempo lontano da lui le ha messo addosso ancora più ansia, con l’assurda convinzione che averlo vicino, tenerlo sotto controllo, lo avrebbe tenuto al sicuro.
Mentre mette un piede davanti all’altro rivede Rick a terra, stretto a lei in maniera disperata, con la mano bagnata delle sue lacrime. Lacrime che non aveva sentito arrivare e che non era riuscita a fermare.
Devi sentire la lama del dolore che ti squarcia l’anima…
Le parole di Scott Dunn le rimbombano nelle orecchie, chiude gli occhi continuando a camminare e sente già la lama conficcata nel bersaglio, che le sta squarciando l’anima dal primo secondo che hanno saputo la verità.
Si ferma davanti a Ryan, seduto su una poltroncina, con la testa appoggiata al muro e gli occhi chiusi.
Gli sfiora la spalla con una mano e lui apre gli occhi di colpo saltando in piedi.
-Che succede? Ci sono novità? Dobbiamo andare?-
Kate sorride e lo prende per il braccio.
-Calmati Ryan…-
L’irlandese si guarda intorno spaesato e sospira.
-Mi sono addormentato come uno scemo!-
Lei si siede costringendolo a fare la stessa cosa.
-Ti sei addormentato come uno che non dorme da venti ore e passa.-
Lui annuisce imbarazzato e si strofina gli occhi.
-La lista l’avete avuta?-
-Esposito l’ha appena portata in laboratorio, mentre dalla Gates nessuna novità, l’ho sentita dieci minuti fa.-
Risponde Kate, che si alza di scatto quando vede arrivare il dottor Travis.
-Detective Beckett… novità?-
Chiede speranzoso, ma il viso di Kate trasmette silenziosamente la risposta.
-Non lo avete ancora trovato?!-
Lei scuote la testa e sposta lo sguardo sulla porta del suo studio.
-Castle come sta?-
-E’ stanco, ha una grande forza di volontà, ma è davvero sfinito. Gli ho fatto una flebo e si è appisolato. All’inizio ha avuto un sonno agitato, ma adesso dorme pesante. Non ha sentito nemmeno quando gli ho tolto l’ago dal braccio, così l’ho lasciato dormire. L’ho trovato debilitato, la crisi è stata forte e l’infezione sta prendendo piede. I polmoni mi preoccupano, quello destro funziona male, per questo faticava a respirare e andrà sempre peggio.-
Si ferma guardando anche lui verso il suo studio.
-Continuo a pensare che dovrebbe restare qui a riposare…-
Kate s’irrigidisce storcendosi le dita. La possibilità di allontanarsi da lui prima di quanto lei stessa avesse sperato, le ha chiuso la gola. Ben Travis la nota sott’occhio, scuote la testa e torna a guardarla.
-…ma so anche che il morale è importante e qui si deprimerebbe prima del tempo.-
Kate rilascia la stretta alle sue dita e sospira rilassando tutto il corpo.
-Posso stare un po’ con lui?-
-Naturalmente. Credo non chieda altro.-
Apre la porta lentamente ed entra nello studio.
Rick è semi disteso sul lettino delle visite. Il dottor Travis gli ha messo una coperta addosso e dorme davvero di un sonno pesante.
Si siede accanto a lui e gli mette la mano sulla sua, attenta a non svegliarlo.
Dorme pesante, ma per niente tranquillo. I suoi lineamenti sono corrucciati e il respiro non è sereno.
Resta in silenzio ad osservare il suo viso, i piccoli ed impercettibili movimenti che continua a fare con le labbra. La stanchezza lo ha vinto, ma è evidente che il suo sonno è vigile, costellato di figure oscure che lo tengono in tensione.
Dopo qualche minuto lo sente mormorare qualcosa, scuote la testa un paio di volte, continuando a dire frasi incomprensibili, fino a quando stropiccia gli occhi, cercando di aprirli e tornare alla realtà.
Si porta la mano sul viso, la passa sugli occhi e finalmente li apre incontrando i suoi.
-Kate…-
Sussurra con un sorriso, lei gli sorride di rimando e lui sospira.
-Ho fatto un sogno terribile… anzi diciamo pure che era un incubo orrendo!-
Esclama strofinandosi ancora una volta gli occhi. Lei non gli risponde, si limita a tenergli la mano e a sorridergli con gli occhi lucidi. Solo in quel momento lui corruccia la fronte, si guarda intorno confuso e poi sospira pesantemente.
-Non era un incubo!-
Esclama inchiodando gli occhi a quelli di lei, che scuote la testa, accarezzandogli il viso.
-Che ore sono? Ho dormito tanto?-
-Poco più di un’ora.-
-E non è successo niente di nuovo? Notizie del Professore?-
Lei scuote la testa.
-No. Visto che con i movimenti bancari non abbiamo scoperto nulla, la Gates e i ragazzi al distretto stanno cercando tra i contratti di affitto e di vendita di case e appartamenti nel periodo in cui è stato scarcerato. Ma finora non hanno trovato nulla.-
Lui annuisce e si passa ancora la mano sul viso.
-Se aveva paura e non voleva essere rintracciato, è probabile che abbia anche cambiato nome.-
-Ci hanno già pensato. Ma per sapere se una di quelle case è stata comprata o affittata dal Professore con un nome falso, bisogna far vedere ai proprietari una sua foto. E’ l’una e mezza… è un po’ difficile fare aprire la porta d’ingresso alla gente a quest’ora di notte, anche se a bussare è la polizia.-
Lui annuisce girando la testa a guardare l’orologio appeso alla parete.
-Siamo già al primo di marzo!-
Sospira riportando lo sguardo su di lei.
-Febbraio se n’è andato, ha la vita corta come la mia.-
Kate stringe la mascella e Rick si rende conto di quello che ha detto solo perché le sente irrigidire la mano sulla sua.
-Con il signor Statson è andata meglio?-
Chiede cambiando discorso e lei annuisce.
-La lista è già in laboratorio.-
Lui si solleva di poco, per guardarla meglio.
-Come lo hai convinto, gli hai mostrato la faccia cattiva?-
Le chiede sorridendo e lei storce il naso guardando verso il soffitto.
-O cielo! Gli hai fatto le moine!-
Esclama sgranando gli occhi. Ha lo sguardo stanco ed il sorriso è forzato, proprio per questo Kate continua a stare al gioco. Evita di risponere e storce ancora il naso, chinandosi a baciarlo sulla guancia.
-Niente bacini per cercare di addolcirmi, dì la verità, gli hai fatto davvero le moine?-
Lei raggiunge le sue labbra continuando a non rispondere e lo bacia, restando incollata ai suoi occhi per un attimo, facendolo sospirare.
-Il dottor Travis mi darà anche della roba buona per tirarmi su, ma tu sei tutta un’altra cosa!-
Esclama facendola ridere.
Si bea ancora del contatto del viso al suo, fino a che lei si allontana di poco e gli accarezza la guancia.
-Sei meno pallido. Dormire, anche se poco, ti ha fatto bene.-
Lui scuote di poco la testa.
-Sono le belle notizie che mi fanno bene.-
Guarda verso la porta in modo circospetto, seguito da lei, incuriosita della sua espressione.
-Jenny è incinta!-
Sussurra tornando a guardarla con quell’azzurro che brilla improvvisamente.
-Davvero?!-
Esclama Kate sorridendo e lui annuisce.
-Me lo ha detto Ryan poco fa. Lo sanno da poco e non hanno avuto modo di dirlo a nessuno con quello che è successo… anzi, quando lo dirà a tutti, mostrati sorpresa.-
Le dice in tono cospiratorio.
-Mi mostrerò molto sorpresa… quindi i ritardi di Kevin al mattino hanno dato il loro effetto?-
Scoppiano a ridere insieme e lei lo accarezza ancora.
Per un paio di minuti la realtà si è allontanata, l’idea di una nuova vita, dell’emozione del loro amico di diventare papà, li ha racchiusi in una piccola bolla, al sicuro da tutto.
I colpetti alla porta però, fanno esplodere la bolla riportandoli al presente. Si voltano, quando Esposito si schiarisce la voce per attirare la loro attenzione.
-Scusate… Beckett, puoi venire un momento?-
-Arrivo!-
Kate si alza, ma Rick la trattiene attirandola verso di sé per rubarle un bacio.
-Mi rimetto a posto e vi raggiungo.-
Le sussurra sulle labbra, prima di lasciarla andare.
Beckett si richiude la porta alle spalle e guarda il collega. La sua espressione non promette nulla di buono.
-C’è qualche novità Espo?-
-Novità in negativo Beckett. Dunn ha inviato il suo settimo capitolo!-

Lei si porta le mani ai capelli e sospira.
-Non ditemi che abbiamo un altro cadavere!-
Esclama sbuffando, presa dalla rabbia e dalla stanchezza e quando vede arrivare il capitano Gates correndo, si sente assalire dall’ansia. Ha lasciato l’ufficio per raggiungerli e questo la fa irrigidire, pensando che il settimo capitolo porti notizie ancora più terribili.
Sposta lo sguardo su Ryan, seduto a pochi metri da lei, che guarda con attenzione qualcosa su un tablet e si sente soffocare inspiegabilmente.
-Espo che succede?-
-Stavolta non ha ucciso nessuno, però…-
Il senso di soffocamento aumenta, mentre la Gates si unisce al gruppo.
-Però?!-
Sussurra Kate guardando i colleghi, non riuscendo a capire perchè Ryan continui a guardare quel maledetto tablet invece di darle attenzione.
-Ha caricato il capitolo in rete.-
Dice tutto d’un fiato Esposito. Solo allora Ryan si alza, sollevando lo sguardo su di lei, che sgrana gli occhi.
-Che significa?-
-Ha registrato un video con le fotografie che vi ha scattato al parco giochi e con la sua voce di sottofondo che legge il capitolo e lo ha caricato sul web.-
Risponde il capitano storcendo le labbra per il disappunto.
Kate stringe i pugni cercando di reprimere la rabbia.
-Di cosa parla questo capitolo?-
La Gates si passa le mani tra i capelli.
-Dell’avvelenamento di Castle...-
Il senso di soffocamento le fa venire una vertigine, cerca d’incanalare aria con un respiro profondo, ma la testa le gira violentemente.
-…racconta tutto, per filo e per segno. Naturalmente parla dello scrittore e della detective, ma le fotografie di fondo non lasciano dubbi su chi siano i protagonisti… Castle si riconosce perfettamente.-
Ryan mostra il tablet con il video messo in pausa proprio su una di quelle foto.
-Lo ha caricato a mezzanotte esatta e nonostante sia passata solo un’ora e mezza e sia notte, lo hanno cliccato già centinaia di persone.-
Kate continua a guardare quel fotogramma e sente la rabbia divorarla.
-Non si può bloccare?-
La Gates sbuffa gesticolando con le mani.
-Lo abbiamo bloccato subito, ma non è servito a niente. Dopo un quarto d’ora il video stava già passando su tutte le reti nazionali. Mandano spezzoni continuando a ripetere che cercheranno di avere notizie più precise al più presto. Il distretto sembra un centralino impazzito. Pare che stanotte non dorma nessuno… entro domattina tutto il paese saprà dell’avvelenamento di Castle!-
Kate volta loro le spalle, si passa la mano tra i capelli e guarda la porta dietro la quale si trova Rick. Si gira di poco a guardare i colleghi.
-Avete idea di cosa significhi questo per lui?-
Voleva essere incisiva, ma il suo è solo un sussurro, una domanda retorica rivolta quasi a se stessa.
-Fallo partire Ryan, fammi sentire il suo capolavoro.-
Il collega dà il via al video, che riparte da dove era stato interrotto e la voce roca di Scott Dunn si fa largo nelle loro orecchie.


…La sua morte sarebbe stata da esempio. Lo scrittore avrebbe chiuso il cerchio… lo scrittore che aveva messo fine a tutto prima che tutto fosse realmente finito. Il veleno lo stava uccidendo. Ogni suo respiro lo avvicinava all’ultimo…
e lui ci sarebbe stato… lui gli sarebbe stato accanto per raccogliere il suo ultimo rantolo e poi si sarebbe preso lei…

-Spegnilo!-
La voce secca le arriva alle spalle e lei si gira di scatto.
Rick è appena uscito dallo studio del dottor Travis sentendo tutto. Ha gli occhi sgranati, mentre digrigna la mascella e guarda Ryan stringendo le labbra.
-Spegnilo! Fallo smettere.-
Ripete avvicinandosi di un passo. Ryan cerca di bloccare il video, ma lui non gliene dà il tempo, afferra il tablet e lo scaraventa contro il muro con furia, riducendolo in mille pezzi.
-Ho detto di farlo smettere!-
Urla stringendo ancora i pugni, mentre guarda il monitor rotto, che dopo essere rimbalzato sul muro, si è infranto ai suoi piedi. Ha il respiro affannato e sente gli sguardi di tutti addosso, ma non gli importa. Vuole solo che la voce di Scott Dunn, che racconta della sua morte al mondo intero, gli si spenga nelle orecchie.
Esposito gli posa la mano sulla spalla, aprendo la bocca per dire qualcosa, ma lui si divincola strattonandolo.
-Non toccarmi Esposito!-
Alza lo sguardo su ognuno di loro, si sente ribollire dentro e l’esplosione di rabbia si manifesta nei suoi occhi che si riempiono di lacrime.
-Lo sapete cosa sta facendo? Avete idea di cosa significhi tutto questo?-
-Castle…-
Cerca di dirgli Kate prendendolo per il braccio, ma lui si divincola anche da lei.
-Non toccarmi ho detto! Non voglio che mi tocchi… non voglio pietà… voglio solo essere lasciato in pace…-
Guarda ancora il tablet in pezzi sul pavimento e poi gira su se stesso, dirigendosi in fondo al corridoio. Apre la vetrata ed esce sul terrazzino.
-Potete abbassare la voce! I pazienti stanno dormendo.-
Esclama il dottor Travis rientrato dal suo giro di notte proprio per le urla, ma si blocca sull’espressione di ognuno di loro e sul tablet distrutto.
-Che succede?-
Chiede preoccupato. Kate lo guarda scuotendo la testa e, senza dire una parola, si avvia lentamente verso la porta a vetri lasciata aperta.
Resta ferma lì davanti senza uscire, sentendo il freddo gelido penetrarle attraverso i vestiti.
Rick le dà le spalle, le mani nude appoggiate sulla balaustra di cemento ricoperta di neve. Curvo, con la testa rivolta verso il basso.
Fa qualche passo in avanti, uscendo nel terrazzino e rannicchiandosi dentro le spalle per un brivido.
-Castle fa troppo freddo… vieni dentro.-
Sussurra, mentre lui s’irrigidisce senza però muoversi di un millimetro.
-Non costringermi a risponderti con un’altra battutaccia.-
La voce è rotta. Sta piangendo, ma non vuole farsi vedere. Non vuole mostrarle dolore e rabbia.
Lei si avvicina al balcone. Nota che le sue mani sono rosse e le punte delle dita completamente bianche per il contatto con la neve ghiacciata, ma lui non sembra farci caso. Continua a guardare verso il basso a denti stretti. Mette la mano sulla sua e lui si divincola di scatto ancora una volta.
-Non toccarmi!-
Le volta le spalle e si mette le mani nei capelli.
-Sai cosa significa tutto questo per la mia famiglia? Lo sai?-
Si gira di colpo indicando il parcheggio dell’ospedale sotto di loro.
-Li vedi? I giornalisti sono già qui… mi stanno aspettando e saranno già anche sotto casa mia. Hai idea di cosa voglia dire per mia madre e per mia figlia?-
Appoggia i gomiti alla balaustra tenendosi la testa tra le mani. Kate non riesce a dirgli nulla. Non sa cosa rispondergli. Potrebbe abbracciarlo e dire qualcosa di sensato, ma il fatto che lui non cerchi il suo contatto e la allontani da sé, la blocca. Non riesce a trovare una sola parola che possa essere di conforto per lui al momento. Sente il suo dolore, ma soprattutto sente la sua rabbia, rivolta verso tutto e tutti, prima fra tutti lei. Lo vede scuotere la testa tra le mani.
-Perché? Perchè così…-
Si sporge improvvisamente dalla ringhiera, guardando verso il basso.
-Sei lì in mezzo che te la godi Dunn? Mi stai guardando e ridi soddisfatto?-
Kate lo prende per le spalle cercando di allontanarlo, ma lui continua imperterrito.
-Non ti bastava quello che mi hai già tolto?-
Kate riesce a strattonarlo e a tirarlo via dalla ringhiera, prima che un paio di flash riescano ad accecarli nel buio della notte.
-Basta Casle, rientriamo.-
Lui china lo sguardo e sospira, lasciandosi scivolare sulla parete, sedendosi a terra.
-Lasciami solo per un paio di minuti, ti prego…-
Lei resta a guardarlo per un attimo, mentre Rick tiene lo sguardo basso. Annuisce alla sua richiesta e si avvicina lentamente alla vetrata, la apre, ma resta con la mano appoggiata al vetro.
-Posso sopportare qualunque cosa… posso sopportare che mi ritieni colpevole di quello che ti succede, che sei arrabbiato con me e mi urli contro. Posso anche sopportare che, quando tutto questo sarà finito, tu non voglia più avere a che fare con me Rick, ma non posso sopportare che mi allontani da te. Non adesso…-
Lascia la frase a metà e si volta verso di lui, che solleva la testa che teneva appoggiata alle ginocchia e la guarda.
I suoi occhi sono arrossati dal pianto, ma soprattutto esprimono confusione. Una confusione accentuata dalla fronte corrucciata.
Lei si inginocchia davanti a lui e gli prende le mani. Sono gelate, come le sue.
-Non allontanarmi adesso Rick… poi potrai decidere quello che vuoi, ma adesso… dammi la possibilità di salvarti!-
Il suo è un sussurro praticamente sulle sue labbra e l’espressione di Castle si fa ancora più confusa.
-Ma di cosa stai parlando?-
-Di te che non mi guardi, che non accetti il mio aiuto… che non mi vuoi vicina. Lo so che tutto questo sta succedendo per colpa mia. Lo so che…-
-Ehi… ehi… fermati! Allontanarti? Non ci penso neanche ad allontanarti… ho solo chiesto due minuti da solo per riprendermi!-
Lei scuote la testa, cercando di farsi vedere forte e non piangere.
-Dunn ha ragione. La consapevolezza di sapere che è colpa mia, ti sta allontanando da me, ma…-
-Smettila Kate! Dunn non ha ragione su niente. Vuole questo? Vuole allontanarci? Non può farlo Kate…-
Comincia a voce alta, ma poi si ferma, le prende il viso tra le mani fredde, sorridendo con uno quei sorrisi che le fanno tremare le ginocchia e continua anche lui con un sussurro.
-…non può dividere chi si appartiene. Tu sei la mia vita Kate. Sto andando avanti in queste ore solo perché sei con me. Non so come finirà, non ho idea se lo troveremo o se domani sarà davvero il mio ultimo giorno di vita. So solo che sei qui con me e ti voglio vicina fino alla fine dei miei giorni…-
Sospira appoggiando la fronte alla sua.
-…non importa quanti siano!-
Kate si stringe a lui, appoggia la testa sul suo collo e chiude gli occhi. Restano abbracciati per qualche secondo, Rick la sente tremare e le strofina le mani sulle spalle, per cercare di scaldarla.
-Se la Gates venisse a vedere che stiamo combinando potrebbe…-
Lei lo interrompe, mettendogli la mano sulla bocca, ma senza muoversi di un millimetro.
-Non importa. Appena avremo preso Scott Dunn glielo diremo. Sono stanca! Non voglio più nascondermi… da lei almeno!-
Lui sorride e poggia il mento sui suoi capelli.
-Come hai potuto solo pensare che volessi allontanarti da me?-
-Perché sono io la causa di tutto. Perché è colpa mia!-
-E’ una pensiero insano soltanto tuo.-
Le solleva il viso e la bacia sulle labbra gelate, che stanno prendendo una strana sfumatura violecea.
-Rientriamo o ci troveranno ibernati.-
Solleva la testa di scatto alla sua stessa battuta e alza un sopracciglio.
-Sono un genio! Devo farmi ibernare… così avresti tutto il tempo di trovare Dunn, spaccargli la faccia e il resto delle ossa del corpo e trovare il veleno!-
Kate si alza, aiuta lui a fare lo stesso tirandolo per una mano e storce le labbra.
-Oh si Castle… sei proprio un genio!-

‘Sei lì in mezzo che te la godi Dunn? Mi stai guardando e ridi soddisfatto?’
Si abbassò del tutto a ridosso della balaustra del terrazzo e appoggiò la testa al muro. Soddisfatto.
Chiuse gli occhi, continuando a sorridere.
Effettivamente lui era lì, aveva sentito lo scrittore urlargli contro… e se la godeva.
Non era stato difficile entrare nei sotterranei, salire con il montacarichi del personale di servizio, eludendo la sorveglianza e chiudersi alle spalle la porta di ferro di uno dei terrazzi dell’edificio.
Voleva godersi i giornalisti, la scia di gente che si sarebbe raccolta sotto le finestre del reparto in cui si supponeva fosse lo scrittore.
Era stata proprio la voce di Nikki a fargli sapere che stavano andando in ospedale.
La trasmittente aveva reso viva la voce dello scrittore, rotta dal dolore intenso.
Aveva sentito i suoi amici preoccuparsi.
Aveva sentito Nikki cercare di confortarlo, senza successo.
Mentre li ascoltava, aveva caricato le foto e le aveva sistemate, poi aveva spento il trasmettitore e aveva preso il suo manoscritto.
Aveva acceso il microfono e preso un bel respiro per calibrare la voce.

‘Colpevole… Capitolo VII’

Aveva preso a leggere con calma, attento alla punteggiatura e soffermandosi nei punti giusti per tenere alta la suspance.
Il suo capolavoro stava per vedere la luce.


Aveva programmato tutto con cura.
La sua vendetta era cominciata tre giorni prima, quando l’angelo dagli occhi verdi, con la sua bellezza, aveva portato loro il suo primo messaggio.
Tre corpi… tre vittime… tre muse…
Solo per lei, solo per farle capire, solo per metterla in guardia.
Nikki era colpevole… e lui si sarebbe preso i suoi sentimenti, la sua determinazione, la sua forza… la sua vita!
Niente lo avrebbe distratto dalla sua missione…


Leggeva mandando a memoria le parole, le aveva scritte lui, gli erano scaturite dall’anima… gli occhi brillavano su ogni virgola.
Pensava al suo viso, al suo modo di corrucciare la fronte, alla rabbia che avrebbe trattenuto una volta ascoltato e visto il video e che avrebbe voluto sfogare contro di lui.


Doveva farle capire il suo sbaglio… la sua colpa...
Per la sua testardaggine e il suo orgoglio, lui era stato costretto a stroncare delle giovani vite innocenti.
Erano morte a causa sua…
Anche lo scrittore era colpevole.
Anche lui doveva pagare. Lui che l’aveva creata. Lui che gliel’aveva fatta conoscere…
L’aveva incontrata leggendo avidamente le pagine in cui l’aveva descritta, le parole con cui l’aveva modellata, gli aggettivi con cui l’aveva plasmata e, leggendo e rileggendo, si era reso conto che lei non era solo un insieme di parole su carta.
Lei era viva.
Lei era reale.
Lei era vera!
Lo scrittore avrebbe pagato con la vita, avrebbe espiato con il dolore…
Niente poteva dargli pace per averla creata e buttata in braccio al mondo.
Niente poteva dargli pace per non averla tenuta solo per sé… lui l’avrebbe fatto… lui voleva farlo…
L’orgoglio e la presunzione di renderla immortale nelle pagine di un libro erano la sua colpa più grande.
Per questo doveva pagare… e niente avrebbe portato pace o perdono nemmeno a lei!
Lei lo avrebbe visto morire…


Aveva bloccato il video per un attimo, chiudendo gli occhi.
Aveva assaporato ancora quella mattina, l’adrenalina che lo aveva pervaso quando aveva avuto tra le mani la vita dello scrittore, l’emozione che aveva sentito nel vedere lei disperata.
Guardò la pagina, ritrovò il segno e riprese la registrazione.


Stava portando a termine la sua trama.
Il suo libro esigeva una morte lenta e dolorosa.
Lui stesso era il protagonista della storia che aveva già scritto, lui stesso stava assaporando l’emozione sentita mentre scriveva, perché adesso, dopo la fantasia, la scrittura sarebbe diventata realtà… proprio come Nikki era diventata reale fuori dalle pagine scritte.
Ma lei non lo aveva accettato e per questo doveva pagare.
Era bastato infilare l’ago nella carne dello scrittore e spingere il veleno dentro le sue vene…
La sua morte sarebbe stata da esempio.
Lo scrittore avrebbe chiuso il cerchio… lo scrittore che aveva messo fine a tutto prima che tutto fosse realmente finito.
Il veleno lo stava uccidendo. Ogni suo respiro lo avvicinava all’ultimo… e lui ci sarebbe stato… lui gli sarebbe stato accanto per raccogliere il suo ultimo rantolo… e poi si sarebbe preso lei…


Mentre leggeva, mentre spiegava la sua trama, le immagini dello scrittore a terra, in mezzo alla neve, passavano una dietro l’altra.
Ogni frase era accompagnata da un ritratto.
Ogni frase era accompagnata da una sensazione immortalata in uno scatto.
Ogni frase metteva in evidenza il viso dello scrittore e della sua musa.
Aveva spento il microfono e rivisto il video.
Era perfetto!
Lo aveva caricato e aspettato che scoccasse la mezzanotte.
Aveva aspettato mezz’ora prima di muoversi, voleva vedere se l’effetto sarebbe stato immediato e così era stato.
New York non dormiva mai.
La gente continuava a cliccare il video e in tv, le edizioni continue dei TG, avevano già dato notizia del nuovo capitolo dell’assassino silenzioso caricato sul web, che aveva come protagonista lo scrittore creatore di Nikki Heat.
Aveva spento il portatile e la TV, si era coperto per bene, non voleva prendere freddo… aveva preso lo zaino e si era avviato verso l’ospedale. Non poteva perdersi le reazioni dei suoi personaggi.
Rimase quasi sorpreso di trovare i giornalisti già appostati davanti all’entrata dell’ospedale, avevano fatto più in fretta di lui. Evidentemente avevano fatto due più due, mettendo insieme l’aggressione dello sconosciuto avvenuta quella mattina, alla storia che raccontava il suo video.
Non gli avrebbero dato tregua e questo lo avrebbe fatto soffrire ancora di più.

Senza aggrapparsi alla balaustra per non farsi notare, si sollevò di poco per riuscire a guardare in basso.
Il terrazzo da cui si era sporto lo scrittore era vuoto, lui e Nikki erano rientrati.
Rimise lo zaino sulle spalle e aprì la porta di ferro, cercando di farla cigolare il meno possibile.
Seguì lo stesso itinerario al contrario e uscì dai sotterranei, nascosto dall’ombra della notte.
Prima dell’alba avrebbe dovuto portare a termine un’altra missione, ma aveva ancora tempo.
La notte era appena iniziata e lui doveva prendersi un’altra soddisfazione…
Niente e nessuno lo avrebbe fermato!


Angolo di Rebecca:

Dolore su dolore per il nostro Rick...
Scott Dunn si sta davvero comportando malissimo! Non trovate?
In tutto questo, Kate continua a sentirsi responsabile di tutto, ripensa alle parole di Dunn e sente che Rick la rifiuta, ma si sbaglia... Rick non perderà mai la fiducia in lei *-* pensate che lo capirà prima o poi?!

Il nostro amico se la gode alla grande, li spia, li osserva, si mimetizza tra la gente e loro sono così presi a cercare di contenere il dolore e la rabbia, che non se ne rendono conto...

Un grazie di cuore a tutte e tanti baci!
<3
  
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