Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Wazzighez    14/04/2014    0 recensioni
"Max è morto". Sono solo tre parole. Ma sconvolgono una vita intera, e fanno crollare il fragile edificio su cui il ragazzo aveva faticosamente ricostruito la sua esistenza. Sono tre parole, ma infliggono un dolore nell'anima talmente forte da far mancare il fiato, e tremare, e sprofondare nel buio.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buonasera a tutti, vi propongo una nuova storia. Ora, vi accorgerete che anche in questo racconto compaiono i personaggi "Frollo" e "Ri" (per chi non avesse letto il mio precedente brano, Ri è un nome, sarebbe l'abbreviazione un po' esagerata del nome Richard). Il fatto che entrambi compaiano anche qui non è un caso: sono esattamente gli stessi. Non vi anticipo nulla, buona lettura! E se avete tempo e voglia, lasciatemi una piccola recensione!

 

Ri se ne stava seduto sulla sedia accanto al letto di Frollo, e fissava l'amico ancora immerso nel buio profondo del coma. Giaceva fra quelle lenzuola candide da due settimane ormai, gli occhi chiusi e la bocca serrata, le braccia lasciate andare accanto al busto, i capelli nascosti dalla benda che gli fasciava la testa, la flebo costantemente attaccata all'indice della mano sinistra.
Ri passava su quella sedia ogni momento che riusciva a ritagliarsi. Da giorni non andava più a scuola e quasi non mangiava più, per rimanere a fissare il volto di suo fratello. Non avrebbe desiderato altro che il suo risveglio, ma l'idea di rivederlo lo spaventava terribilmente.
Lo spaventava perchè sapeva, sapeva di dovergli confessare tutto, e quando ci pensava si sentiva cogliere da un'ansia terribile, un panico freddo e lucido che lo invadeva. Perchè la sua mente era proiettata solo e soltanto verso il momento in cui avrebbe dovuto dire a Frollo la verità su Max, il momento in cui avrebbe dovuto rivelargli che a nulla erano valsi gli sforzi dei medici per riportarlo in vita, a nulla erano serviti i suoi pianti disperati e le preghiere dei suoi amici. Max era morto, se n'era andato da quel mondo con un buco nello stomaco e il sorriso sulla faccia, ancora felice di aver scelto la vita del fratello e non la sua.
E anche per questo, gli occhi di Ri non mollavano mai il volto di Frollo, temendo e sperando ad ogni istante di vedere le sue palpebre alzarsi lentamente e le sue dita muoversi cautamente. Sapeva che la prima cosa che avrebbe chiesto sarebbe stata proprio quella, quella che Ri avrebbe voluto tacergli. Non riusciva nemmeno a immaginarsi la reazione che il ragazzo avrebbe potuto avere. Non aveva nemmeno sedici anni, e fino a tre settimane prima lui e Max ridevano insieme alla Klarissa e già correvano per le strade del Villaggio aspettando solo l'estate che presto sarebbe arrivata. E adesso Max era morto, la Klarissa era in una sala d'aspetto di quello stesso ospedale a piangere, e Frollo era in quel letto, e ancora non sapeva niente, e Ri aveva il terrore di ciò che avrebbe potuto fare.


Tre ore dopo
Ri deglutì con forza. Ecco, era successo. La mano destra aveva lentamente iniziato a muoversi, e le palpebre si erano sollevate, la bocca si era sciolta in un vago sorriso. Frollo era sveglio, era lì davanti a lui, un po' smagrito, con le occhiaie più violacee del solito, ma era vivo. E Ri non riusciva a decidere se correre ad abbracciarlo rischiando di fargli male, oppure scappare a piangere disperato in un angolo del corridoio. Perchè era terrorizzato.
“E Max?”
Una domanda, due parole, e Ri non seppe rispondere, inizialmente. Aveva cercato per due lunghe settimane le parole per confessare a Frollo la verità, si era rigirato in testa una quantità di discorsi e frasi fatte, ma adesso che era giunto il momento, la sua lingua non riusciva a muoversi e dalla gola non usciva alcun suono.
“E' ancora in coma? Ma sono sicuro che si riprenderà!” la voce di Frollo così ancora viva e colma di sicurezza e di tranquillità, il suo sguardo ancora sereno e pacifico non facevano altro che spaventare ancora di più il ragazzo, che mai avrebbe voluto far scomparire da quel volto il sorriso che vi si era creato.
“Frollo.. io... non so, non so nemmeno come dirtelo” parole a caso, gettate al vento, parole che Ri non riusciva a collegare fra sé, parole che ancora non avevano senso.
“Che c'è? Sta male?”
Ri si sforzò di alzare gli occhi e di piantargli in quelli del fratello. E in quelle due pupille scure e profonde Ri lesse qualcosa. Non un presentimento, ma forse, una sensazione. Strana e inconsapevole, ma presente, dilagante, invadente. E ne ebbe paura, una paura terribile.
Osservò il volto di Frollo, in cui ancora brillava un'espressione serena e un sorriso leggero. L'ultima cosa che pensò prima di pronunciare la fatidica frase, fu che molto probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbe potuto vedere l'amico libero da sentimenti angosciosi e tristi.
“Frollo, Max..”
“Sì?”
Ri deglutì a fatica, quasi chiuse gli occhi, strinse le mani una contro l'altra fino a sbiancarsi le nocche, e con già una lacrima che tremava sulle ciglia, lo disse.
“Max è morto.”

Buio. Un buio freddo e irrazionale, un buio che colmava e riempiva e non se ne andava, ma che lasciava svuotati di tutto. L'ombra della disperazione che si concretizzava e che si attaccava errante allo sguardo solo un attimo prima ancora vivace di un quindicenne a cui avevano portato via la parte migliore di sé. Ri negli occhi di Frollo, non riuscì a leggere altro che questo, uno stupore e un'incredulità indecenti che lasciavano spazio solo ad un'immensa ed incommensurabile tristezza, che lentamente sbriciolava il cuore e la mente.
“Frollo, io, ti prego..”
“Esci”. Bastò una parola. Bastò una parola a mandare in frantumi le speranze di Ri, che fino all'ultimo aveva pensato di poter rimediare in qualche modo, di poter parlare un attimo al ragazzo in modo pacato.
Un secco ordine, un tono di voce estraneo a quel fratello che a Ri pareva sconosciuto in quell'istante. La sua bocca tremava, rivelava una paura profonda, e un terrore, e il panico, e la disperazione.
“Frollo, aspetta”
“Esci”
Ri sospirò, e capì che non c'era più niente da fare. Così si alzò, e corse fuori dalla porta, corse in corridoio, si sedette a terra in un angolo vuoto, cavò di tasca una foto di Frollo e Max scattata soltanto qualche giorno prima, e fu il suo pianto a riempire il silenzio opprimente di quel pomeriggio.

 

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Wazzighez