Storie originali > Generale
Segui la storia  |      
Autore: Believe_in_your_dreams    14/04/2014    0 recensioni
Raviva è una ragazza normale, nulla di diverso in confronto alle altre, o perlomeno così sembra.
Raviva è fuoco e ghiaccio, pace e guerra.
Raviva è un sorriso in ogni situazione e una 'casa' sicura.
Raviva è tante cose, tante definizioni, sta a te scegliere qual è quella più adatta.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chapter 1.

 

26 settembre.

Pronta, sono decisamente pronta per quest’avventura; mi piace chiamarla “avventura”, mi da’ l’impressione di essere limitata, non duratura e non mi mette pressioni. In fondo si tratta solamente di una scuola nuova, di una città nuova, di una vita nuova, di cui non dovrei lamentarmi, anche se.. È meglio che vada, a dopo, caro diario.

Chiudo il piccolo libricino in carta riciclata e lo nascondo sotto il materasso, lì non lo troverà nessuno, nemmeno mia “madre”, dato che le faccende di casa non sa nemmeno cosa siano, visto il suo tasso alcolico così elevato già dalle sette del mattino; scendo le scale di corsa, dico d’esser di fretta ed esco velocemente di casa, ma superato il vialetto, inizio a camminare lentamente, ho tutto il tempo del mondo, per arrivare in orario.

L’edificio è abbastanza grande, ma ho seri dubbi che riesca a contenere tutte le persone che si trovano davanti ad esso, non credo di averne mai viste così tante, nemmeno alla mia vecchia scuola. M’incammino verso l’ingresso, dove rischio di essere buttata a terra da una qualche squadra sportiva, raggiungo la segreteria ove mi viene rilasciato il numero dell’armadietto insieme all’orario scolastico.

Dopo dieci minuti buoni di ricerche per trovare l’aula di letteratura, entro al suo interno giusto qualche secondo prima del suo della campanella- per fortuna. Forse quest’anno riesco ad evitare imbarazzanti presentazioni da parte dei professori e gli sguardi persi e indagatori dei miei futuri, o meglio attuali, compagni di classe, a cui sto rivolgendo i migliori falsi sorrisi che abbia.
L’insegnante entra, da’ un’occhiata al registro, nota un nome nuovo, il mio, e mi cerca con lo sguardo,  dopodiché mi da’ un veloce benvenuto ed incomincia un’interminabile racconto sulle sue vacanze estive, che, tra l’altro, sono state più interessanti delle mie – una cinquantenne ha la vita più movimentata della mia, fantastico.

La lezione termina ancor prima che me ne renda conto, ed impiego qualche secondo a ricordarmi di dover uscire a cercare la nuova classe. Questa volta impiego più tempo a trovare la nuova classe, arrivando in ritardo: “Mi scusi per il ritardo, prof, ma lei lo fa apposta a cercarsi un’aula lontana dalle altre, dall’altra parte dell’istituto. Voglio dire, per i ragazzi nuovi è praticamente impossibile trovarla.” Oh dio, gli ho risposto davvero così il primo giorno? Perfetto, sono un vero genio.
La classe sembra risvegliarsi da un piacevole torpore, accennando una risatina, accompagnata dal prof – sta ridendo? -  il quale mi risponde con un enorme sorriso sul volto: “Mi dispiace, signorina, il prossimo anno le prometto che cambierò aula, in modo che le sia più comodo arrivare in orario.” Arrossisco lievemente e prima che possa porgere le mie scuse, lui m’invita a sedermi, annuisco e cerco un posto; l’unico libero si trova di fianco ad uno di quelli che sembra essere uno dei ragazzi “popolari” – così li chiamano?.   Gli rivolgo un timido sorriso mentre mi siedo e lui, anziché ricambiare, mi fa un cenno con la testa – ricambiare il sorriso gli potrebbe rovinare l’immagine da ‘duro’, figuriamoci.

Lettere, numeri e ancora lettere; algebra è qualcosa d’inconcepibile per la mia povera mente, in un’ora mi sembra che il mio cervello stia andando in ebollizione, mentre il mio adorabile vicino di banco sembra dormire beatamente.
Suona la campanella, raccolgo velocemente i miei libri e cerco il foglio degli orari – dove diavolo è finito? – sposto lo sguardo sul mio nuovo compagno di banco, che sta leggendo attentamente un fog.. il mio foglio.  Ma quello non stava dormendo?
“Ti accompagno a inglese, ho lezione anche io lì, o almeno credo.” Bofonchia il ragazzo che pensavo non avesse nemmeno l’abilità di parlare, mentre si alza e si dirige verso l’uscita, così non mi rimane che seguirlo, perlomeno fino alla classe.
“Grazie, comunque.” Gli rivolgo un debole sorriso che il ragazzo , ovviamente, non ricambia. Mi  dirigo verso il fondo dell’aula ancora semi-vuota e mi metto seduta, per poi iniziare a guardarmi intorno, sorridendo a chi incrociava il mio sguardo, cercando di essere il più solare e amichevole possibile.

“Posso sedermi qui?” mi chiede una ragazza dalla voce flebile e un nervoso sorriso, mentre mi guarda con i suoi occhi da cerbiatta.
“Certamente.” Sfoggio un sorriso rassicurante, mentre lascio che lei prenda posto al mio fianco.
“Sono nuova, piacere Elizabeth.” Mi porge una mano, leggermente più rilassata di pochi istanti prima.
“Stai scherzando? Anche io sono nuova.” Mi lascio sfuggire un accenno di risata, mentre le stringo la mano “comunque sono Raviva, piacere mio.”
Lei sospira sollevata e ritrae lentamente la mano: ”Oh, menomale, qualcuno che può capirmi. Mi sono persa almeno tre volte da quando sono arrivata e non conoscere nessuno non aiuta per niente.”
“Ti capisco, tranquilla. Ho avuto fortuna per inglese, dato che un ragazzo che frequenta algebra con me mi ha accompagnata, altrimenti non credo sarei riuscita ad arrivare fin qui.” Accenna una risata, mentre notiamo che la classe si è riempita e che anche l’insegnante è entrata, armata di un’allegria quasi inquietante.
“Good morning guys and welcome to the new students. For the first day we will do something funny.” Esordisce con un sorriso che la fa sembrare una bambina, nonostante la trentina d’anni che portati sulle spalle.
La lezione fu veramente divertente, Elizabeth ed io rispondemmo a molte domande dei quiz a cui ci sottopose, ma non fummo le uniche, tutti parteciparono, tranne lui, il ragazzo che io-non-sorrido-mai-perché-non-posso-rovinarmi-l’immagine.

“Pranziamo insieme?” la voce di Elizabeth mi fece ritornare sulla Terra.
Annuii ed uscimmo dalla classe, salutando tutti – missione ragazza solare: in fase di completamento - e seguimmo una massa di studenti per raggiungere la mensa.
Ero convinta che saremmo finite in uno d quei tavoli emarginati, vicino ai bidoni della spazzatura magari, ma, alcuni ragazzi della classe d’inglese, invece, c’invitarono a pranzare con loro e noi accettammo senza esitazioni. Il pranzo fu piacevole e, in più, scoprii che alcuni di loro avevano dei corsi in comune con me, e anche con Elizabeth, il che mi fece cambiare la mia posizione da “ragazza nuova, sfigata e senza amici” a “ragazza nuova con alcune conoscenze” – quanti progressi in una sola giornata.

Jonah e Rachel, che scoprii avere lezione con me, m’accompagnarono a biologia, dove ridemmo per tutta la lezione, più che altro, facendola sembrare, così, molto più interessante e rapida.

Solo un’ora alla libertà, tieni duro.

All’ultima ora c’è..assemblea. non male come primo giorno, questa scuola potrebbe piacermi.
L’assemblea si tiene in teatro, un teatro veramente enorme, che si riempie in pochi minuti, ma Rachel ed io riusciamo a sederci in una fila centrale, riuscendo anche a tenere un posto in più per Elizabeth, non è troppo incasinata, potrei dormirci benissimo.
Dopo pochi attimi, un uomo di bassa statura e vestito con abiti eccentrici, che poi scopro essere il preside, sale sul palco, cercando di attirare l’attenzione su di sé, cosa non troppo difficile; inizia a parlare delle varie attività extrascolastiche, extracurricolari ed “extramagnifiche”, a suo parere.
Elizabeth non arriva e quell’ometto ha cambiato completamente discorso, ma è diventato noioso e io non riesco a concentrarmi, è così noioso, davvero tanto noio..


Sto correndo in una radura, non sembro spaventata, anzi, sto ridendo, ma qualcuno m’insegue, qualcuno di buono, presumo, ma sto inciampando in una radice, sto per cadere e farmi male, già lo so.. cos è questo? Sembra un braccio.. come non detto, eccomi qui, a terra, ma continuo a sentire quel braccio.. come sto comoda così, ma dove sono appoggiata? Mi sta raggiungendo.. È davvero comodo, che bello dormire così.. Aspetta, ma io sto dormendo!

Riapro gli occhi di scatto e mi rendo completamente conto che ho la testa appoggiata sulla spalla di qualcuno, dovevo essermi addormentata e poi qualcuno si era seduto lì, senza che io me ne accorgessi.
“Scusami, il discorso era noioso e io mi sono addormentata come un sasso, mi dispiace di averti dato fastidio..” Mi stacco dalla sua spalla, mentre assumo un tono mortificato, anche se ancora impastato dal sonno.
“Non preoccuparti, nessuna ragazza mi resiste, mi sorprende che tu ti sia limitata solo a sfiorarmi il braccio e ad appoggiarti alla mia spalla.” Ammicca sorridendo divertito.
“Certo, fascino, come no.” Credo di averlo già visto da qualche parte.. oh, già. “Aspetta, ma tu sei il ragazzo che mi ha accompagnato ad inglese, giusto?”
“In carne ed ossa, come hai potuto accurare.”  E sorride. non può essere lui, no.
“Uhm, beh, grazie per l’appoggio. Ci si vede.” Rivolgo un cenno con la testa nella sua direzione, lo stesso che lui rivolse inizialmente a me, mentre mi alzo ed esco dal teatro, ancora intontita per il pisolino durato decisamente troppo. Noto che metà dei ragazzi sono già usciti, perciò mi dirigo direttamente verso l’uscita e m’incammino per tornare a casa.

Primo giorno superato.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Believe_in_your_dreams