A/N
Gloria
allo ShikaIno’s day, sorelle Mosche Bianche e non!
So
che non sono molto presente nel sito… scusatemi! Ma per tutte le Mosche Bianche
ci sarò sempre! SEMPRE!
Dedico
questa fic alle Mosche Bianche, con un particolare ringraziamento ad Eleanor.
Perché? Perché è Eleanor ed è un mito ù_ù. E anche perché è la mia sensei-sama.
The
Night is White!
Enjoy!
Akami/AtegeV
~
Infatuation
~
Infatuazione:
è un complesso di sentimenti e di comportamenti proprio degli esseri
umani (ma presente, secondo alcuni, anche in individui di altre specie animali)
caratterizzato dal forte coinvolgimento emotivo associato a un'intensa
attrazione sessuale.
[da Wikipedia]
~
La
pioggia batte sul selciato, scuote le fronde degli alberi, bagna i vetri, colma
gli stagni. Lava, bagna e distrugge.
Il
vento soffia su cose e persone, sprovveduti che si sono avventurati nella
tempesta ignari della sua forza distruttrice.
È
bello osservare tutto ciò dalla finestra di una casa, dentro, al calduccio di un
caminetto acceso che rinchiude un bel fuoco scoppiettante, durante una
divertente serata di rimpatriata delle famiglie.
Il
vecchio e il nuovo trio InoShikaCho riunito per l’ennesima volta durante un
sabato sera di giochi da tavola, padri e figli si scontrano per aggiudicarsi la
vittoria e il succulento premio: una crostata di mele cucinata dall’abilissima
signora Akimichi.
Al
momento stanno fronteggiandosi i Nara contro gli Akimichi, ed io mi sono presa
una pausa con papà, per evitare di surclassare tutti. Siamo in
vantaggio.
Siamo
sempre stati superiori alle altre famiglie, ma siamo Yamanaka: è logico vincere
per noi! In quattro anni abbiamo sempre sconfitto Shikamaru e Shikaku al primo
turno, mentre con Choza e Choji era un’acerrima battaglia all’ultimo sangue che
prevedeva per gli sconfitti la flagellazione con i biscotti al cioccolato
utilizzati per la sfida a poker.
Ogni
volta era terribilmente divertente vederli cadere in combattimento, sommersi dal
cioccolato.
Quest’anno,
però, i Nara si sono difesi molto bene e ormai siamo arrivati alla resa dei
conti! I vincitori della sfida a Memory si batteranno contro di noi. Papà dice
che, se vincessero Shikamaru e Shikaku, sarebbe un evento da segnare sul
calendario, dato che erano anni che non accadeva.
«Elettrizzata
per la sfida imminente?» domanda mio padre, coi nervi a fior di
pelle.
Si
eccita sempre troppo quando si tratta di queste cose.
«Beh…
diciamo che provo una certa euforia…» gli rispondo, per non deludere le sue
aspettative nei miei confronti, che sono sempre troppo
alte.
«Fantastico!
Mi raccomando, Ino-chan, surclassiamoli!» esclama infine, alzando il palmo della
mano ed invitandomi a battere il cinque con lui.
«Papà!»
riluttante, acconsento alla sua richiesta, accontentandolo ed avvicinandomi al
tavolo da gioco. Siamo alle ultime battute: i Nara sono in
vantaggio.
Ad
un tratto, Shikamaru mi lancia un’occhiatina soddisfatta, alzando due carte
insieme e scoprendo la coppia di Jolly che concede loro la
vittoria.
Hanno
vinto! Meno male! Sono fin troppo contenta! Quest’anno vincere sarà un gioco da
ragazzi!
Abbraccio
mio padre, fuori di me dalla felicità, mostrando poi la linguaccia ai nostri
sfidanti: li calpesteremo con la forza degli Yamanaka!
Due
contro due.
La
prova finale è, da sempre, la sfida delle rime. Papà ed io deteniamo il record
di non aver mai sbagliato una sola parola. Ormai abbiamo la vittoria in
pugno.
«Conoscete
le regole. Uno dei Nara dovrà dire una parola, mentre uno Yamanaka rispondere
con una rima; nel turno successivo i ruoli saranno invertiti. Cominciate!»
esclama Choji, con una certa solennità, scappando poi per prendere la scatola di
biscotti con i quali i Nara – ovviamente – sarebbero stati
sommersi.
«Marmaglia!»
comincia Shikaku, guardando mio padre con aria di sfida. Tsk, troppo
facile.
«Quaglia!»
risponde lui, mentre io gli batto una mano sulla spalla,
elogiandolo.
È
il turno di Shikamaru. Lo osservo mentre pensa alla parola, ma noto che c’è
qualcosa nella sua espressione, una luce strana gli brilla nelle iridi color
terra.
Possibile
che me ne accorga solo adesso?
All’improvviso,
i nostri sguardi si incrociano, rimango fulminata.
Quella
luce è competizione?
Mi
sudano le mani.
È
voglia di vincere?
Il
cuore batte all’impazzata.
Non
capisco cosa sia quel brillio tetro nei suoi occhi, quello sfavillio
soddisfatto, quel gioco di chiaroscuri mai visti.
È
una tattica?
«…
agna!»
Le
gambe prendono a tremarmi.
«Ino!»
ricevo inaspettatamente una gomitata da parte di mio padre. «Shikamaru ha detto
“montagna”!»
«M-montagna?
Oh… sì… scusate!» è difficile riprendersi da questa marea di emozioni
dirompenti. «Castagna!»
Bene,
se questa è una tattica, non ci cadrò! Ci vuole ben altro per sconfiggere Ino
Yamanaka!
Ora
è il nostro turno e mio padre sta per perdere la cognizione con la realtà: è
troppo su di giri per questa sfida epocale.
«Mandragola!»
esclama, soddisfatto della difficile parola che ha proposto al padre di
Shikamaru. Deve essere proprio voglioso di vincere se ha sfoderato fin dal
secondo turno l’arma vincente della parola difficile! Ma non deve sottovalutare
le capacità dei Nara… sono tutti troppo intelligenti!
«Tsk! Tutto qui quello che sai fare, Inoichi?
Fragola!» sbuffa Shikaku, lanciando un’occhiatina complice a suo figlio, che in
risposta gli strizza un occhio. Si volta a guardare me, attendendo la mia
parola.
Sento
improvvisamente le guance troppo calde. Tutto il sangue ha svuotato il cervello
e si è riversato sul mio viso, donandogli una estremamente fastidiosa tonalità
vivace. Comincio a respirare, affannata.
«…»
apro la bocca, ma da essa non esce che un lamento soffocato e stiracchiato da
una voce inesistente.
«Come?
Potresti ripetere?» dice Shikamaru, avvicinando l’orecchio a me, ridacchiando
divertito dalle mie disgrazie. Istintivamente muovo un passo
indietro.
«…
matita…» mormoro, con un tono leggermente più alto del precedente, ma ancora
troppo poco per farmi sentire dal mio avversario.
«Ino?
Hai la laringite? Vuoi tirar fuori quella voce?» mi incita mio padre, dandomi
una spintarella in avanti, facendomi quasi cadere addosso al mio amico. Porto
automaticamente le mani avanti a me, per evitare di colpirlo con tutto il peso
del mio corpo, ma al solo contatto con una spalla sobbalzo, terribilmente a
disagio.
«M-matita!»
ripeto. Finalmente la mia voce si è alzata, diventando comprensibile ad ogni
essere umano.
«Nervosa?»
chiede Shikamaru, sorridendo, ancora più divertito di prima. «Partita! Ovvero
quella che vinceremo!» risponde, con una certa sicurezza.
Cosa
devo fare? Sono scossa da fremiti, quasi avessi la febbre; le guance mi bruciano
e non riesco a connettere il mio cervello… che sta facendo quello che ha
voglia.
Mio
padre si sfrega le mani, compiaciuto. Quando si muove in quel modo significa che
ha un asso nella manica: la famosa parola segreta. Nemmeno io conosco quale sia,
soltanto lui la tiene per il momento migliore della partita, così da surclassare
l’avversario.
«Cerimonia»
sibila, negli occhi la luce della competizione. «la stessa alla quale
parteciperete quando noi Yamanaka avremo
vinto e voi Nara sarete ricoperti di cioccolato!» continua,
maligno.
Accidenti…
mio padre ha raggiunto la soglia massima! Mi fa quasi
paura…
Come
se niente fosse, nonostante ciò, Shikaku Nara lancia un’occhiata d’intesa al
figlio e schiocca più volte le dita, prima di cominciare a ridacchiare: credo
che l’arma segreta di mio padre sia abbastanza inutile.
«Parsimonia.
Ed ora che mi ci fai pensare… l’anno scorso Chouza aveva usato la stessa ed
identica parola, e l’aveva chiamata “arma segreta”.» dice Shikaku, scatenando le
risa di scherno da parte delle madri e degli Akimichi: unici – fortunatamente! –
spettatori di questa disgrazia.
Vorrei
poter sprofondare. Tutti stanno ridendo di noi, soprattutto Shikamaru! E quel
che è peggio è che questa risata, per lui, è la cosa più faticosa che abbia mai
fatto da quando è nato! Quanto mi fa arrabbiare! Ora si è persino girato a
guardarmi, per ridermi in faccia…
Ora
che ci penso… vestito con quella felpa color verdone senza cappuccio sta proprio
bene. Mette in risalto la sua carnagione abbronzata…
Ma…
Shikamaru ha sempre avuto quella deliziosa fossetta sul
mento?
«Ce
l’ho da sempre!» sento rispondere il diretto interessato.
Ed
è per questo motivo che odio pensare troppo: finisco sempre per rendere tutti
partecipi di ciò che mi sta attraversando l’anticamera del
cervello.
«E
davvero trovi che sia “deliziosa”?» mi provoca, con voce sottile, cercando di
prendermi in contropiede. Nuovamente il mio cuore esegue una capovolta
all’indietro, mentre tutti i muscoli del mio corpo si tirano ed un brivido
freddo mi attraversa la schiena. Quella voce era così…
sensuale.
Scuoto
la testa: sta semplicemente cercando di deviare la mia attenzione, così da
ottenere una facile vittoria! Mi sottovaluta, odioso
pantofolaio!
«Porrò
fine a questa sfida, Ino-chan.» esclama tutt’un tratto.
«Ah
sì? E come pensi di fare?»
«Con
questa parola: fagiolo.»
tu-tum,
tu-tum, tu-tum.
«”F-fagiolo”
hai detto ?»
«Esattamente.»
tu-tum,
tu-tum, tu-tum.
I
secondi trascorrono veloci, il mio cuore batte all’impazzata, preso alla
sprovvista da una parola così semplice eppure così complicata da poter
rimare.
Il
silenzio che ci circonda e la palpabile tensione stanno mandando i miei nervi a
fior di pelle, mentre scannerizzo il mio cervello alla ricerca di una possibile
rima… ma è tutto inutile.
Rivolgo
uno sguardo intristito verso mio padre.
«Eh
sì! Questo sabato, per la prima volta nella storia del trio InoShikaCho… i
vincitori sono i Nara! Congratulazioni!» gridano gli Akimichi, mentre Chouza e
Choji si lanciano ad abbracciare Shikaku e Shikamaru e la signora Akimichi offre
una fetta di torta al cioccolato a noi «per lenire il dolore della
sconfitta.»
Io
chiudo gli occhi, e attendo la flagellazione dei biscotti al
cioccolato.
«Hai
barato!»
Un’esclamazione
adirata si leva dalla mia bocca, incolpando il ragazzo che ho di fronte,
puntandolo con l’indice inquisitore.
«Come,
prego?» risponde Shikamaru, addentando un biscotto al cioccolato – uno di quelli
che mi ha tirato giusto pochi minuti fa – sotto il mio naso, facendomi venire
l’acquolina in bocca.
«Tu
hai barato! Hai usato uno stratagemma!»
«Io
non credo. Sei tu quella che è rimasta imbambolata senza spiccicare una sola
parola! Sei proprio vuoi incolpare qualcuno, incolpa te
stessa!»
«Ma…».
Colpita e affondata. «… ma non è possibile! Tu… tu mi hai fatto qualcosa! Hai
barato in qualche modo!»
La
sua mano si alza repentinamente, quasi non me ne accorgo, immersa come sono nei
miei pensieri furiosi e rapita dal suo sguardo quasi
preoccupato.
«Sicura
di stare bene?» mi tasta la fronte, cercando di percepire un anche
impercettibile cambio di temperatura.
È
una tattica! È tutta una tattica! Mi ha fatto
qualcosa!
«S-sì!»
il groppo in gola mi blocca le parole per una manciata di secondi, mentre con
sforzo immane mi allontano da quel contatto. «Sto
benissimo!»
«Beh…
comunque hai le guance rosse, magari hai un po’ di febbre! Tieni.» mi porge,
evitando accuratamente il mio sguardo, un biscotto. «E non farti vedere da mio
padre, che poi mi accusa di “fraternizzare col nemico”!»
Si
sposta verso il tavolo da gioco, raggiungendo Choji e famiglia, cominciando ad
ascoltare i discorsi con attenzione passiva, lanciando di tanto in tanto delle
occhiate verso di me.
Rimango
attonita e perplessa. Non avevo mai provato emozioni così forti.
E
Shikamaru non mi era mai sembrato tanto attraente quanto oggi.
E
non ho mai odiato Choji così tanto quanto ora, mentre mi mostra la definizione
di “infatuazione” presente sul dizionario.
A/N – il ritorno
D’accordo.
Ora che la leggo e la comparo a quegli splendori scritti dalle altre mie sorelle
mosche bianche mi vien da dire: “Ma cosa ho scritto?”
Non
è angst, non è introspettiva, non è una cosa elaborata. Sono stata semplice, ho
cercato di mantenermi sul leggero…
Ho
trattato un tema fatto e rifatto…
Ma
comunque io sono ipercritica riguardo le mie fic. Oh, beh, prendetela per come è
venuta! Spero vi piaccia! ^^
…
…
ShikaIno!!! **